Indoor War File #1

TWC World Heavyweight Championship

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    Indoor War File #0.5



    Siamo in una stanza bene illuminata, dove tredici persone stanno sedute attorno ad un tavolo rotondo.

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    Philips Brian, presidente della TWC, è in piedi, l'espressione seria.

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    Alan Taylor, Andrew Ortiz, Eddie Raymond, David Dawson, Michael Ace, Jay Smith, Virginia Salinas, Mark Wight, Mike Kendrick , John Runnels ed El Ejecutivo Enmascarado, i dieci membri indipendenti della Boards of Directors della TWC, sono tutti seduti ai loro posti, ed applaudono compitamente.

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    Virgil Brown Jr. il General Manager della TWC e è seduto a sua volta, ma non sta applaudendo, osservando l'ultima persona.

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    Gareth Yvain, co-General Manager della TWC e ultimo membro della Board, sorride pacifico.

    PB: E a seguito della nostra votazione, direi di concedere la parola al nostro più nuovo membro, perché ci possa esplicare le sue intenzioni per rinnovare la nostra gloriosa federazione dopo questo momento difficile.

    Brian si siede, e Gareth si alza in piedi, sollevando una mano in segno di ringaziamento.

    GY: Vi ringrazio. Vi ringrazio. La TWC sta affrontando un periodo difficile. A seguito di un calo dei nostri ratings televisivi ci siamo ritrovati senza un contratto per Indoor War. E nonostante il successo dei nostri PPV, ci troviamo ad momento di scelte complicate. Voi avete riposto la vostra fiducia in me, e la ripagherò. Metterò in atto una serie di cambiamenti fondamentali per rinnovare ciò che va rinnovato, e tagliare ciò che va tagliato. Niente sarà dato per scontato, per la nostra rinascita. Da oggi si riparte da zero, con un nuovo obbiettivo.

    Gareth fa un sorriso affilato.

    GY: Il successo.
     
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    Indoor War File #1



    È una giornata piovosa, nonostante sia luglio. Le gocce di pioggia si infrangono sulla sua visiera, mentre guida agilmente fra il traffico. L'asfalto bollente di New York ha creato una cortina umida, che si appiccia alla gola e alle narici, ma lui guida senza pensarci. Svolta a destra, fermandosi davanti ad un cancello. Una guardia si avvicina, squadrandolo un istante, per poi fare segno a qualcuno. Il cancello si apre, e lui entra nel parcheggio, muovendosi verso un posto vuoto. Ferma la sua moto, spegnendola, per poi togliersi il casco, appoggiandolo al manubrio e scendendo.

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    Gregory Montoia si passa una mano sulla giacca di pelle, asciugandola sommariamente, per poi togliersi anche quella e buttarla sulla moto, prendendo da una borsa laterale della stessa uno zaino, che si mette in spalla. Il canadese indossa una semplice maglietta nera e dei jeans, ed ha i capelli castani tagliati diversamente dal solito, più lunghi sopra e molto corti a lati. Greg si passa la mano sinistra nella barba, sospirando, un anello d'oro all'anulare sinistro e una serie di lividi sulle braccia. Si dirige verso una porta tagliafuoco, mettendosi lo zaino in spalla e sospirando di nuovo. Apre la porta spingendo con il bacino sul maniglione antipanico, ritrovandosi in atrio con tre ascensori e una rampa di scale. Inizia a salire in silenzio, contando mentalmente il numero di gradini. Sale quattro piani, rimuginando, e arriva ad un'altra porta, ben più decorata. La apre con una spinta, trovandosi in un accogliente corridoio, che ronza di tecnologia. Normalmente avrebbe decine di impiegati al lavoro, ma non oggi. Oggi è un venerdì, e il venerdì è o libero o di lavoro in loco. O lo sarebbe, in altre condizioni. Passa a fianco di una decina di uffici vuoti, per poi arrivare ad una scrivania completamente vuota, dietro qui sta una porta aperta, da cui filtra l'unico rumore attivo. Qualcuno che gira le pagine di un libro. Si schiarisce la voce in maniera discreta, per poi bussare sullo stipite. Una voce lo raggiunge dall'altra parte del muro, con un accento inglese colto.

    GY: Avanti.

    Entra nella stanza, e dietro la scrivania del general manager siede Gareth Yvain, che gli sorride pacifico, passandosi una mano nei capelli argentei.

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    Il co-GM appoggia una copia della Bibbia sulla scrivania, tenendo il segno con una elegante cordicella di raso che spunta dalla rilegatura di pregio della copia, e si liscia leggermente il completo ardesia che porta, senza cravatta, su una camicia crema. Gli occhi azzurri dell'inglese lo scrutano selvaggiamente furbi, prima che il loro proprietario gli faccia segno di sedersi su una poltrona davanti alla scrivania. Obbedisce, sfilandosi lo zaino e appoggiandolo sulla poltrona al suo fianco. Rimangono in silenzio un istante ancora, prima che Gareth si alzi, dirigendosi verso un mobile di servizio a fianco della scrivania.

    GY: Nonostante il mio stimato collega ed odiato avversario sia americano ha sempre mantenuto la tradizione di offrirvi il tè. E io, nonostante la mia decisamente più nobile origine, non riesco a sopportare quella insipida bevanda. Per qui voglio mediare fra tradizione e ragionevole disgusto offrendoti un caffè.

    Yvain prende un bricco di vetro da una macchina da caffè, versandone due tazze che estrae dal mobile, per poi girarsi verso di lui.

    GY: Latte? Crema? Zucchero?

    GM: Nero.

    GY: Ovviamente. Una truce condanna all'edonismo, la tua, senza dubbio.

    GM: Semplice preferenza.

    Gareth appoggia la tazza fumante davanti a lui, per poi sedersi al suo posto.

    GY: Non ho avuto l'opportunità per farti le congratulazioni per te ed Ayumi. Per quel poco che la conosco lei sembra avere le qualità per essere una ottima madre, e sono certo che con un po' di sforzo tu diventerai un altrettanto ottimo padre.

    GM: Grazie.

    Beve meccanicamente un sorso di caffè.

    GM: Spero davvero sia così.

    GY: Il primo figlio è sempre il più difficile, e sempre quello che vuole effettivamente fare il wrestler. Mio figlio Arthur è sempre stato deciso a combattere.

    Un sorriso increspa il viso di Greg.

    GY: Sì, Arthur.

    GM: Scusa.

    GY: Ti capisco. Mi è sempre piaciuto il nome, per quanto sia scontato.

    Il canadese beve un altro sorso di caffè.

    GM: Diciamo che tu e Virgil vi assomigliate più di quanto vogliate far vedere.

    GY: Sentirtelo dire è una grave sconfitta per me. Ma forse è vero che l'odio nasce dal vedere una distorsione del proprio riflesso. Magari anche tu vedevi qualcosa del genere in Lukas Sannhet.

    Montoia guarda verso l'altro, pensando.

    GM: No. Ma non ho mai odiato Lukas.

    GY: Neppure quando è arrivato così vicino all'ucciderti che hai perso il senno?

    GM: No.

    GY: Sei sicuramente un uomo molto particolare, Gregory Montoia.

    GM: Non mi piace pensarla così.

    GY: Ma è innegabile. Per quanto trovi stucchevole la ammirazione senza fondo che Virgil prova nei tuoi confronti, non posso fare a meno di apprezzare un uomo così futilmente buono come te.

    Gareth beve un sorso del suo caffè, per poi guardare il suo ufficio.

    GY: Sei profondamente diverso da tutti coloro che ti hanno preceduto. Sigfried Jaeger, Andy Moon, Nick Carroll, Kevin Manson, Jack Keenan, Lance Murdock, Sanshkin, Travis Miller, Big Black Boom, Matt Thunder, Vincent Cross, Billy Mercer e Lukas Sannhet stanno in una categoria diversa dalla tua.

    GM: Non posso fare a meno di notare una gigantesca mancanza.

    Il canadese alza un sopracciglio, sorridendo.

    GY: Perché i miei dubbi nascono tutti da lì. Chiunque, chiunque, nel mio ruolo si chiederebbe se sei fuori da quella categoria perché sei in quella di Leonard Black. E, credimi, è una domanda perfettamente legittima. Sei stato il suo primo allievo e ti sei preso la sua eredità, che lui piacesse o no.

    Yvain mima di sparare con le dita.

    GY: Boom.

    Il general manager appoggia le mani sulla scrivania.

    GY: Ci hai persino privato di una delle migliori lottatrici di questa federazione mettendola incinta. E quindi mi sono fatto questa domanda. Sei nella categoria di Leonard Black?

    Gregory si appoggia allo schienale della poltrona.

    GM: No.

    GY: Questo suona come un peccato, ma voglio che tu consideri bene la tua risposta. Per quanto voi due possiate vedere di buon occhio questo accostamento, non voglio sapere se tu sei come lui, ma se tu saresti un campione come lui. Leonard Black sapeva quale era il suo posto.

    Gregory alza di nuovo il sopracciglio.

    GM: Come quando ha formato una fazione per lottare contro il General Manager del momento? Fox Olon non sarebbe d'accordo con te.

    GY: Fox Olon non è un decimo della mente che sono io. E Leonard sapeva per cosa lottare. Non ha mai lottare per rompere lo status quo. Sapeva che cosa era giusto e cosa era sbagliato, ed era disposto a combattere per quello. Non ho problemi a vederti contestare ogni mia decisione, Gregory. No. Ma Leonard Black sapeva che non era colpa del sistema, ma delle persone. Ha lottato per sostituire le persone sbagliate dal sistema, e per metterci quelle giuste. Ed ha funzionato. Possiamo discutere a lungo sul fatto che Virgil fosse la persona giusta, ma ha regalato una prosperità duratura alla TWC. Per cui te lo chiedo di nuovo. Sei nella categoria di Leonard Black.

    Gregory guarda a lungo Gareth.

    GM: No. Sono stufo di un mondo ingiusto. Non combatto per mantenere lo status quo. Non combatto perché la persona migliore possibile sia campione. Combatto per migliorare il futuro.

    Gareth scuote la testa.

    GY: Temevo mi rispondessi così. Saresti un buon wrestler, se volessi.

    Montoia sospira, aprendo lo zaino ed estraendo una cintura. Il TWC World Heavyweight Championship brilla sotto la luce dell'ufficio.

    GY: Hai tolto la targhetta con il tuo nome. Virgil me lo aveva accennato.

    GM: Già. Un lavoro in meno per voi, no?

    GY: Dovrò comunque scalartelo dalla paga. Ma non è ancora detta l'ultima parola. Sono un uomo comprensivo. Puoi ancora cambiare idea.

    Gregory scuote la testa.

    GM: Sono in una categoria diversa. Da Leonard Black e da tutti gli altri. Questo oro non brilla per me.

    Montoia appoggia il titolo sulla scrivania di Yvain.

    GY: Peccato.

    Gareth si schiarisce la voce.

    GY: Gregory Montoia, io, Gareth Yvain, in quanto General Manager della Total Wrestling Corporation, con una decisione di dodici a uno della Board of Directors, ti dichiaro decaduto dal tuo ruolo di nostro Campione Mondiale, e ti chiedo la restituzione immediata della cintura rappresentate il titolo.

    GM: Apprezzo il voto di Virgil.

    I due rimangono in silenzio per qualche istante.

    GY: Non credo di avere altre cose di cui discutere con te. Sarò più che contento di parlare del tuo ruolo in federazione con la ripartenza degli show.

    Montoia si alza in piedi, appoggiando la tazza di caffè ancora a metà.

    GM: Oh, sono certo che ci sarà qualcosa da fare anche per me.

    Il canadese indica il titolo.

    GM: Perché anche se non ho quello, non vado da nessuna parte.

    GY: Vedremo. Puoi andare.

    Montoia si gira, iniziando ad uscire dalla stanza.

    GY: Avresti potuto essere un ottimo wrestler.

    Greg si ferma, chiudendo gli occhi, per poi girarsi e guardare il General Manager.

    GM: Lo sarò, te lo assicuro. Ma a modo mio.

    Montoia esce dalla stanza, lasciando il TWC World Heavyweight Championship dietro di sé.
     
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