TWC - News From Indoor War 2022

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    Il Cap

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    The Splendid Life of Edward Bishop
    Part 2: A table fit for a King



    Condoglianze. Grazie. Condoglianze, Edward. Grazie. Condoglianze. Grazie. Condoglianze, Edward, sii forte. Grazie. Condoglianze. Grazie. Condoglianze. Grazie. Condoglianze, Eddie. Grazie. Condoglianze. Grazie. Mi dispiace, Edward. Grazie. Condoglianze. Grazie. Condoglianze. Grazie. Condoglianze. Grazie.


    Una tomba bianca, di marmo, lucida e dimenticabile.

    Jeannette Shepard-Bishop
    Vanitas Memoria Maior.



    L'ha scelta lui. Una delle poche cosa che è riuscito a fare. Fortunatamente non è stato lasciato da solo. I genitori di Jake, Abraham e Marie, si erano occupati di tutto il resto. Ma adesso era finita. Il primo momento delle cose da fare, della terribile distrazione del funerale, era passato. Ora c'era il vuoto.

    JK: Cosa significa?

    Jake era al suo fianco, in un completo elegante nero, i capelli biondi innaturalmente pettinati.

    EB: Il ricordo è più grande del vuoto.

    Jake fa un mezzo sorriso. Rimangono in silenzio a lungo, immobili.

    JK: Vieni, andiamo a casa.

    Jake gli passa un braccio sulle spalle, stringendolo appena.

    EB: Non voglio tornare a casa.

    JK: Vieni da noi. Ne abbiamo parlato, e ci farebbe piacere se tu vivessi per un po' con noi. Almeno per rimetterti in piedi in questo periodo.

    Si passa una mano sul volto.

    EB: Non voglio pesare sui tuoi.

    JK: Non pesi. Vieni.

    Si allontanano. Allontanarsi è qualcosa da fare. Un rimandare, ancora per un po', cosa decidere di fare dei suoi pensieri. Lo accolgono sorridendo, gli occhi lucidi. È stato poche volte in casa di Jake, e non c'era quel silenzio. Imbandiscono la tavola, silenziosi come delle ombre. Mangia zuppa di pomodoro e un toast al formaggio. Lentamente le lacrime iniziano a scendergli, senza controllo. Marie si alza, e lo abbraccia.




    Pensava avrebbe lottato con rabbia. Pensava di doversi sfogare. Ma, allacciate le scarpe e salito sul ring, silenzio. Si era allenato più duramente di quanto avesse mai fatto. Aveva portato il suo corpo al limite, e poi ancora un po' più in là. Pensava sarebbe arrivata la furia, catartica e incontrollabile, ma era arrivata solamente la calma. Jake lo aveva accompagnato, lo avevano persino fatto allenare un po', ed ora lo guardava, sorridendo appena.

    JK: Non eri triste.

    EB: Non ero nemmeno felice.

    JK: Ma non eri nemmeno triste. Non ti capitava da mesi.

    Dormivano nella stessa stanza. I genitori di Jake avevano preso una Playstation 3, nuova fiammante, ed avevano sorriso tranquilli quando aveva provato a pagarne la metà. Aveva venduto casa, e aveva messo via i soldi. Si era messo anche a lavorare, dando ripetizioni. Erano amici prima, sono fratelli ora. Jake lo capiva con una velocità impressionante, e stare con lui lo aveva in qualche modo aiutato. Passavano ore, passano ore, a giocare a scacchi, e a studiare scacchi, e a leggere e a giocare ai videogiochi assieme. Erano diventati inseparabili.

    EB: Senti, Padre Mathias vuole che passi da lui.

    JK: Quello non ti molla.

    EB: Credo tema per la mia anima.

    JK: Mah. Secondo me è inquietante.

    EB: Anche secondo me, ma credo sia innocuo. Tu vai a casa, io passo al volo in parrocchia e cerco di liberarmene in fretta.

    JK: Ok.

    Jake accelera, lasciandolo indietro. Pedala più lentamente, raggiungendo la chiesa in qualche minuto. La lascia cadere vicino alla porta della parrocchia, entrando con uno sbuffo. Una ragazza, in un vestitino estivo color nontiscordardime, è seduta ad un tavolo, una bibbia aperta davanti, e sta leggendo attentamente. Le lancia addosso uno sguardo veloce, ha i capelli marroni, riccioluti, e la pelle olivastra. Non la conosce, ma non gli dispiacerebbe conoscerla. Padre Mathias compare con un sorriso da una porta laterale.

    PM: Edward, anima cara!

    Lo afferra per le spalle, gentilmente, e gli sorride.

    PM: Grazie per essere venuto.

    EB: Padre.

    PM: Ti chiederai perché ti ho chiesto di venire.

    EB: Già.

    Padre Mathias si allontana, sorridendo, avvicinandosi ad una telecamera, che chiude e mette via, sorridendo.

    PM: Dovresti davvero partecipare alla nostra recita, Edward. Sento parlare molto bene di te dai tuoi professori.

    EB: Grazie. Perché mi ha chiesto di venire?

    PM: Perdonami, è che volevo presentarti Christina.

    Il prete si avvicina alla ragazza, indicandola.

    PM: So che devi sentirti incredibilmente solo, ultimamente. Ne abbiamo parlato a lungo. E sento che la tua fede sta perdendo di forza. Una ragazza così devota e così amichevole è quello che ti serve.

    EB: Padre, non sono venuto qui per fare amicizie nuove, onestamente.

    Christina arrossisce leggermente, piegando la testa verso il basso.

    EB: Perdonami, Christina, non è colpa tua.

    La ragazza fa un passo in avanti, prendendolo per le mani.

    CS: Voglio aiutarti.

    Le sorride, scuotendo la testa.

    EB: Sei gentile, ma...

    Lo interrompe, baciandolo. Non è male, le mani di lei che lo tirano a sé. Lo accarezza, afferrandogli la maglietta e provando a togliergliela. La spinge via, facendola cadere a terra. Si volta, guardando Padre Mathias, che sta riprendendo la scena. Scatta in avanti, prendendo la telecamera e gettandola a terra, per poi afferrarlo per il collo con entrambe le braccia. Padre Mathias gorgoglia, ma lui lo ignora, spingendolo indietro. Il prete inizia a schiumare dalla bocca, una schiuma densa e rossa, gli occhi stralunati.

    CS: NO!

    Christina lo afferra e lo tira via. Si guardano un istante, e poi scappa via.



    EB: QUANTE VOLTE È SUCCESSO?

    Lo guardano, inorriditi. Ha raggruppato una settantina di ragazzi, dai quindici ai diciotto anni. È dovuto salire su un muretto per parlare.

    EB: A QUANTI DI VOI È SUCCESSO?

    Nessuno risponde, un brusio che si spande fra di loro. Jake, seduto sul muretto, illuminato dal falò che hanno rozzamente acceso, sembra più vecchio.

    JK: Non abbiate paura.

    Lentamente una mano si alza. Una ragazza bionda, con le lentiggini, alza lentamente una mano. E poi un ragazzotto magro, rossiccio. E un diciottenne alto e muscoloso, con un accenno di barba. E poi almeno altre venticinque mani.

    EB: Finisce stanotte. Tutto questo finisce stanotte.

    Una voce si alza dal gruppo.

    ???: E cosa possiamo fare? Denunciarlo?

    Qualche risatina secca si sparge fra il gruppo.

    EB: No.

    La rabbia che aveva mentre lo stringeva al collo non è sparita, anzi. Si è acuita, affilata, indurita.

    EB: Stanotte ci prendiamo la giustizia con le nostre mani. Stanotte ci proteggiamo da soli. Stanotte dimostriamo di non essere indifesi. Stanotte restiamo uniti!

    Qualcuno annuisce.

    EB: Chi di voi ha un fratello o una sorella più piccoli?

    Qualche mano si alza.

    EB: Lascerete che passi lo stesso che avete passato voi?

    Dei no.

    EB: Chi di voi ha un fratello o una sorella più grande?

    Altre mani si alzano, alcune si abbassano, qualcuna rimane ferma.

    EB: Lascerete che non ottengano vendetta?

    Dei no, più forti.

    EB: C'è un nome per quello che faremo stasera. Qualcuno direbbe linciaggio. Qualcuno direbbe vendetta della folla. Qualcuno direbbe violenza. Ma io la chiamo giustizia.

    Dei cori si spandono fra la folla, mentre lui salta giù dal muretto, prendendo una torcia da terra e accendendola nel falò.

    EB: Giustizia con il fuoco! Giustizia del popolo!

    Molti urlano giustizia, alzandosi e prendendo una torcia.

    EB: E voi rimarrete fermi?

    Dei no, molto forti, e tutti si alzano, prendendo una torcia.

    EB: Giustizia!

    I cori giustizia si spandono per il gruppo, che si incanala per la strada, armato di torce.



    Padre Mathias era in ginocchio, sanguinante, ma vivo, la canonica e la chiesa dietro di lui in fiamme.

    EB: Non farti vedere mai più.

    Il prete si alza, scappando nel buio. Edward si gira, allargando le braccia.



    JK: Sei stato spaventoso.

    Sussurra, per non farsi sentire dai genitori.

    EB: Mi spiace.

    JK: Non spiacerti. Non so se era la cosa corretta, ma era la cosa giusta.

    EB: Speriamo.

    JK: Mi spiace per tua madre.

    EB: Lo so.

    JK: Ma sono contento tu sia qui.

    Edited by Il Capitano - 31/1/2022, 16:40
     
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    Ci troviamo in una caffetteria nel quartiere Del Rey, Alexandria, Virginia.

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    Seduti a un tavolo troviamo l'uno di fronte all'altra Emma e l'agente di polizia JJ Walker.

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    Il poliziotto ha un'espressione seccata mentre la giovane è timidamente raccolta nelle sue spalle.

    Emma: Sei arrabbiato?

    JJ: No Emma, solo deluso.

    Walker prende un sorso dal suo tè.

    JJ: Non lo sai che somministrare un medicinale a qualcuno contro la sua volontà è illegale?

    Emma: Tecnicamente l'ipecac è uno sciroppo emetico, non un medicinale...

    JJ: Cambia poco.

    Istanti di silenzio.

    Emma: Mi denuncerai?

    Il poliziotto alza le sopracciglia e accenna un mezzo sorriso ironico.

    JJ: Forse.

    Emma: Cazzo...

    JJ: Emma! Non usare parolacce.

    La giovane abbassa la testa.

    Emma: Scusa...

    L'agente Walker accenna un sorriso agrodolce, ma poi scuote la testa e ridacchia mentre l'amica rialza la propria.

    JJ: Dai Em', ti ho torturata abbastanza. Raccontami un po' che stai combinando...

    Emma: Eccetto avvelenare le persone?

    JJ: Eccetto avvelenare le persone. Raccontami un po' come va la scuola, se ti sei trovata un fidanzato, se vuoi riprovare a fare il provino da cheerleader... Insomma, raccontami un po' come ti va. Saranno più di sei mesi che non ci vediamo.

    Emma: Già mezz'anno è passato?

    JJ: Quasi. A marzo mi sono iscritto alla scuola di polizia, a settembre mi sono diplomato e a ottobre mi hanno assegnato al distretto di Del Rey.

    Emma: E niente JJ... Dopo che sei partito sono stata umiliata da Rachel e sono diventata virale per questo, e-

    JJ: Emma.

    L'espressione di JJ torna seria.

    JJ: La vendetta non è mai la soluzione.

    La giovane arriccia le labbra, leggermente stizzita, e al contempo sostiene lo sguardo del poliziotto.

    Emma: Stava per farlo di nuovo! Mi aveva attirata in trappola e io mi sono solo difesa.

    JJ: Lo so, me lo hai già detto, ed è anche per questo che chiuderò un occhio... beh, per questo e anche perché questa penso sia la prima stupidaggine che fai nella tua vita, senza contare che sei come una sorellina per me e ti voglio bene.

    Sorriso lusingato per Emma mentre JJ resta serio.

    JJ: Però attenta Em', non esagerare. Hai ben visto cosa succede quando si superano determinati limiti, e se dovessi beccarti in qualche altro comportamento illegale non sarò così intransigente. E' il mio lavoro oltre che il mio dovere.

    Emma: Ok... Greg.

    Sorrisetto beffardo per Emma a cui JJ risponde con un'espressione seccata.

    JJ: Fai la seria Emma. Lo so che stai prendendo ispirazione da quegli scalmanati della Drake 'N' Hart, lo vedo da come ti vesti, da come ti comporti, da quel video di Rachel Anderson che sta macinando visualizzazioni su YouTube che è una vendetta che si addice proprio allo stile di Samantha.

    Walker prende qualche istante di riflessione, poi sospira.

    JJ: Non farti cambiare da lei, non farti cambiare da quello che le vedi fare in TWC.

    Anche Emma diventa più seria, notando il cambio di tono nella voce dell'amico.

    JJ: Capisco che sia la tua famiglia, ma ti ha abbandonata Emma. Divenire come lei ti farà solo del male.

    Emma: Non mi ha abbandonata JJ, è stata costretta! Era solo una ragazzina che è stata schiacciata dal peso del mondo. Succedesse a me probabilmente farei la stessa cosa.

    JJ: Appunto. Devi essere migliore di così Emma.

    Sguardo fermo per Emma.

    Emma: La sono già JJ, non preoccuparti...

    Dissolvenza a qualche giorno prima...

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    Palestra della Polis High School di Alexandria. Faccia a terra ad annaspare nel proprio vomito c'è Rachel Anderson, mentre su di lei sta torreggiando l'autrice di questa umiliazione, Emma che ha appena aperto le braccia.

    Emma: IT'S EMMA, BITCH!

    E detto ciò Emma si avvia verso l'uscita della palestra seguita dagli sguardi esterrefatti dei compagni di scuola, dagli obiettivi degli smartphone che hanno documentato tutto, ma soprattutto dallo sguardo sgomento di Victoria.

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    La ragazza, uscendo, si scambia uno sguardo con l'amica, e se questa è ancora allibita da ciò che la giovane ha appena fatto, quest'ultima invece sorride soddisfatta per poi tornare a guardare davanti a se e varcare l'uscita della palestra.



    Dissolvenza sul contatore di visualizzazioni in rapido aumento di un video di YouTube chiamato "Cheerleader Throws Up In Front Of Everyone! FUNNY!". Dissolvenza su Emma che, giorni dopo, cammina per i corridoi del liceo fianco a fianco con Victoria mentre praticamente chiunque si gira a guardarla. Emma sorride soddisfatta, Victoria resta remissiva anche per vergogna di essere al centro dell'attenzione. Dissolvenza nell'ufficio della coach delle cheerleader dove troviamo Rachel Anderson a colloquio.

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    Coach: Mi dispiace Rachel, ma la squadra ha bisogno di credibilità in vista dei campionati regionali e non possiamo permetterci di essere sbeffeggiati perché la nostra capo cheerleader è la Funny Barf Girl. Purtroppo sei fuori dalla squadra.

    La giovane arriccia le labbra mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime, ma nonostante ciò annuisce alla coach. Dissolvenza su Emma che nella sua stanza sta guardando la diretta di Indoor War che sta mostrando il promo G.O.A.T. di Samantha Hart e nel mentre appunta le parole che questa sta dicendo. Dissolvenza in un'aula della scuola durante le lezioni dove Emma sta ascoltando il professore mentre qualche banco più dentro il quarterback della squadra di Football, Josh Tyson, la osserva con un sorriso interessato.



    Dissolvenza su un parchetto pubblico dove Emma e Victoria stanno parlando tranquillamente tra di loro. Dissolvenza nella mensa del liceo dove vediamo Rachel Anderson e le sue due amiche raggiungono il tavolo dei giocatori di Football, con il quarterback che dice loro che non c'è posto per loro. Dissolvenza su Emma che sta discutendo vivamente al telefono mentre passeggia per un vialetto. Dissolvenza nei corridoi della scuola dove Emma e Victoria sono ai loro armadietti, e nel momento in cui passano alcuni giocatori di Football, il quarterback saluta Emma chiamandola per nome, con questa che alza le sopracciglia, stupita. Dissolvenza sul quarterback e su Rachel che stanno parlando nel parcheggio della scuola, con il primo che sta scaricando la seconda. Dissolvenza sulla palestra delle cheerleader dove la coach sta annunciando il risultato delle audizioni, e al pronunciare il nome di Emma, questa inizia a saltellare dalla gioia mentre il resto dei presenti l'applaude. Dissolvenza su Emma e Victoria in una caffetteria dove la prima sta raccontando tutta eccitata i programmi che avrà ora che è nella squadra. Dissolvenza sul debutto di Emma durante una partita di campionato della squadra di Football.

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    La ragazza, sta nervosamente aspettando insieme alle compagne nel tunnel, e nel momento in cui la squadra rientra per l'half time, il quarterback passando augura buona fortuna a Emma. Dissolvenza sull'esibizione di debutto in cui Emma, schierata a destra nella formazione, si sta esibendo insieme alle compagne mentre Victoria l'applaude dagli spalti. Dissolvenza su Emma che nella sua stanza sta studiando e facendo i compiti. Dissolvenza su Emma che si allena in palestra. Dissolvenza sulla partita successiva dove Emma, schierata a destra nella formazione, si sta esibendo insieme alle compagne. Dissolvenza a mensa in cui il quarterback va a sedersi al tavolo di Emma, Victoria e le loro amiche, causando stupore in queste.

    Josh: Ehi Emma. Posso?

    Dissolvenza sulla partita successiva dove Emma, schierata a destra ma un po' più accentrata, si sta esibendo insieme alle compagne. Dissolvenza su Emma in mensa che, vassoio alla mano, prima di dirigersi al tavolo di Victoria, viene chiamata dal quarterback al proprio tavolo, e dopo aver flirtato un po', la giovane raggiunge l'amica. Dissolvenza su Emma nella propria stanza che sta recuperando la puntata di Indoor War del giorno precedente e si sta concentrando sul promo tra Samantha Hart e Becky Deckard nel backstage, mostrando una smorfia seccata. Dissolvenza sulla partita successiva in cui Emma, schierata al centrodestra, si sta esibendo insieme alle compagne. Dissolvenza su una tavola calda in cui stanno cenando Emma e il quarterback. Dissolvenza su Victoria seduta su una panchina in un parchetto pubblico, con Emma che arriva a passo spedito e frettoloso, chiedendo scusa per il ritardo. Dissolvenza sulla partita successiva in cui Emma, schierata al centrodestra, si sta esibendo insieme alle proprie compagne mentre dagli spalti Rachel Anderson la osserva con disprezzo. Dissolvenza su Emma a mensa che, vassoio alla mano, viene chiamata al tavolo del quarterback e, dopo qualche istante di esitazione, questa accetta, scrivendo immediatamente un messaggio a Victoria per scusarsi mentre questa a distanza e una volta aver visualizzato le annuisce, seppur con una nota di amarezza. Dissolvenza su una festa privata nella casa di un giocatore della squadra di Football, qui Emma, seduta affianco al quarterback, sta bevendo una birra nonostante ogni sorso le provochi una smorfia di disgusto. Dissolvenza sulla partita successiva in cui Emma, schierata a destra della capo cheerleader sostituta di Rachel Anderson, si sta esibendo insieme alle compagne. Dissolvenza su una festa privata a casa di un giocatore della squadra di Football dove Emma e il quarterback stanno bevendo una birra insieme. Questo le sussurra qualcosa all'orecchio...

    Josh: Vogliamo spostarci di sopra?

    Stacco di scena in un'altra stanza della casa dove Emma è tra le braccia di Josh e lo bacia mentre è avvinghiata alla sua vita con le gambe. Il quarterback la stende sul letto e inizia a spogliarla. Dissolvenza su Emma che sta raccontando l'esperienza sessuale appena vissuta a qualcuno al telefono. Dissolvenza sulla partita successiva in cui Emma, schierata al centrodestra, si sta esibendo insieme alle compagne. Dissolvenza su Emma che sta assistendo sgomenta a Samantha Hart che viene rasata a Zero Hour. Dissolvenza su Rachel Anderson che, sola, sta piangendo nella propria stanza. Dissolvenza su Victoria che sta congelando su una panchina nel parchetto in attesa che Emma si faccia viva. Dissolvenza sulla festa di Natale della scuola in cui Victoria, sola insieme ad altre due amiche, lancia occhiate seccate a Emma che invece sta ballando in pista avvinghiata al quarterback. Dissolvenza sul sedile posteriore dell'auto del quarterback dove questo ed Emma si stanno baciando e spogliando. Dissolvenza su una festa privata a casa di un giocatore in cui Emma, insieme al quarterback, altri membri della squadra e altre cheerleader, stanno facendo un gioco alcolico. Una cheerleader offre una sigaretta a Emma con questa che, dopo un attimo di esitazione, accetta. Dissolvenza alla ripresa delle lezioni in cui Emma viene convocata dalla coach della squadra delle cheerleader.

    Coach: Emma. Il tuo rendimento è eccezionale. Sei popolare con le tue compagne, con la squadra e con gli altri studenti. Per questo ho deciso di promuoverti a capo cheerleader.

    La giovane si porta le mani alla bocca mentre gli occhi le sorridono lucidi di gioia. Dissolvenza sulla partita successiva in cui Emma, schierata al centro, sta dirigendo le compagne. Sugli spalti Rachel, piena di rabbia, si alza e se ne va mentre Victoria scuote la testa amareggiata. Dissolvenza su Emma e il quarterback che stanno mangiando a una tavola calda, e non appena entra una coppia di poliziotti, tra cui JJ Walker, il giocatore di Football fa una battuta irrisoria sugli sbirri facendo emettere una risata di circostanza alla giovane. Dissolvenza su Victoria nella sua stanza che sta attendendo risposta da Emma su Whatsapp. Dissolvenza su Emma che sta fumando una sigaretta soddisfatta mentre è avvinghiata mezza nuda dal braccio del quarterback nel letto di una stanza di una casa in cui si sta festeggiando. Dissolvenza su Emma che sta recuperando la puntata di Indoor War, nello specifico il segmento dell'A Decade Of Samy.

    CITAZIONE

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    Canta insieme a lei Bad Girl, esulta quando vede arrivare Kid The Wizard, ride quando questo ci prova con Lexa Blake, ascolta rapita il Recappone, segue smaniosa la storia raccontata di Samantha su una figlia illegittima, scuote la testa quando questa dice che è solo uno scherzo, rimane allibita quando vede entrare Ellie Drake, arriccia le labbra quando la vede in difficoltà così come Lexa all'esterno, e si esalta quando la bambina ottiene il pin. Poi quando più avanti nella puntata sta guardando l'incontro backstage tra Kid The Wizard e Lexa Blake, sgrana gli occhi e si porta le mani alla bocca emozionata nel momento in cui il leggendario wrestler fa il suo nome in diretta. Dissolvenza su Emma che parla al telefono fomentatissima di essere stata nominata a Indoor War. Dissolvenza su Emma che a mensa è al tavolo dei giocatori di Football mentre Victoria la osserva seccata dalla distanza per diversi istanti prima di alzarsi e avviarsi verso di lei. Victoria raggiunge il tavolo e sospira...

    Victoria: Emma...

    Occhiate irrisorie dai presenti eccetto Emma. Josh da una leggera gomitata scherzosa a un compagno di squadra.

    Josh: Eppure io non avevo ordinato balena per pranzo...

    Tutti eccetto Emma ridono, mentre Victoria immediatamente sussulta e i suoi occhi si fanno lucidi. Emma lancia un'occhiata indispettita al fidanzato.

    Emma: Vacci piano Josh.

    Il quarterback alza le mani beffardo mentre Emma si alza e raggiunge l'amica.

    Emma: Scusalo Vic, è uno scemo.

    Gli occhi di Victoria sono ancora lucidi.

    Victoria: S-Scusatemi...

    Detto ciò Victoria fa per andarsene, ma Emma non ci sta e la segue, e non appena le due si sono allontanate, i giocatori e le cheerleader continuano a fare battute sul peso di Vic.



    L'amica di Emma sta camminando a passo svelto per i corridoi mentre singhiozza. Emma la segue tenendo il passo.

    Emma: Vic... Aspetta!

    La giovane si blocca e continua a piagnucolare mentre Emma la raggiunge. La cheerleader alza la testa all'amica e la osserva con occhi compassionevoli.

    Emma: Dai Vic, lo sai che è stupido. Non prendertela.

    Victoria: E-E a-allora perché lo f-frequenti?

    La ragazza alza le sopracciglia.

    Emma: Lo sai Vic... Mi ci trovo bene e poi-

    Victoria: E POI COSA?!

    La reazione dell'amica lascia sorpresa Emma. Victoria, occhi inondati di lacrime, è una furia.

    Victoria: Ammettilo Emma! Ammetti di essere cambiata! Ammetti di avermi accantonata! Ammetti che sei praticamente la nuova Rachel Anderson!

    La cheerleader si indispettisce.

    Emma: Come scusa?!

    Victoria: Non fare la finta tonta Em'! Ti scopi il suo ex, frequenti quelle che prima erano le sue amiche, sei la capo cheerleader e soprattutto sei diventata una stronza insensibile che schiva chi non appartiene al club dei fighi!

    Emma: Ma che cazzo dici Vic?! Ti ho appena difesa da loro!

    Victoria: E meno male! Ci mancava solo che li avessi lasciati fare! Ma ciò non toglie che sono mesi che mi dai buca e che preferisci stare con gente che per diciassette anni ti ha presa per il culo piuttosto che con quella che con te e per te c'è sempre stata! Sei cambiata Emma, sei davvero cambiata, ma in peggio.

    Sguardo deluso per Victoria che poi scuote la testa.

    Victoria: E forse ho sbagliato a definirti la nuova Rachel, in realtà sei diventata quella che hai sempre voluto essere. Sei diventata Samantha Hart.

    La cheerleader sussulta.

    Victoria: E mai avrei pensato che io sarei diventata la tua Lexa...

    La giovane Emma deglutisce mentre i suoi occhi si inumidiscono.

    Victoria: Dovresti solo vergognarti.

    E detto ciò Victoria gira i tacchi, lasciando Emma da sola, testa bassa, mentre singhiozza.

    [To Be Continued...]



    Quasi un mese dopo...



    Troviamo Emma nell'atrio della sua villa. La giovane ha occhi lucidi e viso rigato dalle lacrime ma nonostante ciò che si esibisce in un'espressione estasiata. Emma da le spalle ai suoi interlocutori e con la stessa espressione si avvia, lentamente, verso la porta d'ingresso che poi apre. La giovane deglutisce prima di esibirsi in un sorriso di felicità.

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    Davanti a se Samantha Hart, sorrisetto beffardo sul viso mentre osserva Emma. Le due si guardano per qualche istante, poi la canadese apre le braccia mantenendo il sorriso.

    Samantha: Mommy's home...

    Primo piano sul sorriso emozionato di Emma. Dissolvenza.
     
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    Si siede, un bicchiere pieno in una mano, una lettera nell'altra. Ha acceso solamente una abatjour sul tavolino al fianco della poltrona, e sospira, prendendo un sorso. La lettera è scritta su una bella carta, comprata apposta per scrivere a lui, ma quello che c'è scritto è scritto velocemente, storto e scarabocchiato, come qualcosa che ci si vergogna tanto a scrivere. Beve un sorso del whiskey, scuotendo la testa.

    Edward,
    è difficile scrivere qualcosa del genere a qualcuno che non si conosce, ma vederti in TWC mi ha davvero toccato. Non sono mai stata fan del wrestling, ma quando Jenny mi ha trascinato a vedere uno show sono rimasta folgorata. Ti ho visto cantare ed ho realizzato che mi capivi come nessuno aveva mai fatto. Lo so che non mi conosci. Non sai nemmeno chi sia Jenny, è una mia amica. Ma ho visto il dolore che c'è dentro di te. Ed è lo stesso dolore che c'è dentro di me. Mi hai guardata negli occhi, e non ho più capito niente. So che non ti ricordi di me, ma ho provato davvero qualcosa di speciale. Non so nemmeno perché te lo sto scrivendo. Spero solamente di ricevere una tua risposta. Di essere qualcosa per te. Di sognare di poterti salvare fra le mie braccia, come meriti. Perché anche io ho sofferto quello che hai sofferto tu, e posso aiutarti.

    La tua fan #1, Meredith


    Sospira di nuovo, prendendo un altro sorso, per poi piegare accuratamente la lettera, rimettendola nella busta, appoggiandola sul tavolino, prendendo un foglio bianco e la sua stilografica. Alza la penna, pensieroso.

    Dolce Meredith,
    grazie per quello che mi hai scritto. Forse crederai che è solamente la cortesia di un estraneo, ma quello che dici mi lusinga molto. Sono felice che ci sia stata una connessione così forte fra di noi, e se guardare me può essere qualcosa che ti dà forza, io ci sarò sempre. E sono sicuro che tu possa aiutarmi, ma ti imploro di trovare qualcuno di più meritevole di me del tuo aiuto, qualcuno che possa accettarlo e con cui tu possa essere felice. Il mondo ha bisogno di persone meravigliose come te.

    Tuo, Edward


    Annuisce, soddisfatto, e piega per bene anche la sua lettera, alzandosi e dirigendosi verso lo scrittoio, sempre tenendo nella mano sinistra il bicchiere. Mette la lettera di Meredith in una cassetta di legno, assieme a decine di altre, per poi mettere la sua dentro una busta elegante, di cartoncino bianco, per poi prendere un nastrino ciano, mettendolo sulla chiusura della busta. Appoggia il bicchiere, prendendo il cilindretto di ceralacca rossa, passandolo vicino alla candela dello scrittoio, per poi fare cadere abbastanza cera sulla busta. Imprime l'anello con la "S" nella cera, formando un sigillo da cui spunta il nastrino. Sorride di nuovo, soddisfatto. Poi gira la busta, scrivendo precisamente l'indirizzo della sua ammiratrice. Appoggia la busta vicino alle altre. Ne ha scritte una trentina, oggi, ma è soddisfatto. Domani le spedirà. Riprende il bicchiere, tornando verso la poltrona e sedendosi. Beve un generoso sorso, poi si appoggia con la schiena, chiudendo gli occhi. Un flash biondo, non indesiderato, e un sorriso sarcastico. E una domanda. Appoggia il bicchiere sul tavolino al suo fianco, per poi allungarsi e prendere la chitarra acustica, appoggiata alla libreria vicino ai trattati di filosofia. Inizia a suonare degli accordi, tenendo gli occhi chiusi.

    ES: Call out in the middle of the night, for when else would I hear you? Fall out in the cold starlight, I can save you if you do.

    Le persone faranno sempre del male. Per ottenere quello che vogliono, per vendetta, perché sono semplicemente crudeli. Lui ha cercato di farne il meno possibile. La sua strada avrebbe potuto essere segnata dal sangue, ma aveva scelto altro. Ma per quanto avrebbe potuto astenersi? Ne aveva già avuto un assaggio.

    ES: You will never walk alone. You can always reach me. You will never ever walk alone.

    Un altro flash, una mano che stringe la sua. Ha bisogno di essere salvato? Di essere aggiustato, come molte, molte, molte donne gli avevano scritto? È rotto? Lo era stato rotto. Tremendamente rotto. Ma ora non lo è più. Eppure, è qualcosa che non sparisce del tutto. Rimarrà sempre segnato. I giapponesi riparano le cose con l'oro.

    ES: Little Sunshine, call me Mephistopheles. When you feel all alone just call me Little Sunshine.

    E non è quello che fa lui? Mostra le sue cicatrici, ne fa un marchio, perché sono il simbolo della sua morte e della sua rinascita. Una prova tommasiana della resurrezione. E un ricordo orrendo, nella solitudine, di chi è davvero. Perché nove anni fa non era morto solamente Edward Bishop, ma la sua interezza. Quando il suo corpo era stato spezzato, così era stata la sua anima.

    ES: Light up in the middle of the day for how else could you see me? Ease up to the hunter from the prey and transform indefinitely.

    Ma il bisturi del dottore aveva riparato la carne e basta. Non c'è differenza in lui, fisicamente. Eppure non è intero. È rotto, in un modo che non è comprensibile da chi gli scrive, o dai suoi colleghi. Forse Jake riesce ad intuirlo, nel guardarlo negli occhi.

    ES: You will never walk alone. You can always reach me. You will never ever walk alone.

    E per due anni, sicuro com'era, non aveva esitato. Delle schegge della sua anima si era infischiato. Ma ora, ora gli pesa tremendamente, e la vuole intera. Non per sé. No. Se fosse per lui, non ci penserebbe neppure.

    ES: Little Sunshine, call me Mephistopheles. When you feel all alone just call me Little Sunshine.

    Non deve pensarci. Si inganna solamente, perché è così dannatamente semplice farsi ingannare. Ed è così maledettamente capace. Aveva accettato il suo destino, anche se non è semplice come aveva pensato al tempo. La grandezza era sua. Senza nessun problema. La aveva ottenuta con uno schiocco delle dita. Ma la felicità.

    ES: You will never walk alone. You can always reach me. You will never ever walk alone. You will never walk alone. You can always reach me. You will never ever walk alone.

    Non è sul suo percorso. Lo aveva capito sedici anni fa. Ogni tanto deve semplicemente ricordarlo.

    ES: You will never walk alone. You can always reach me. You will never ever walk alone. Even when you're dead and gone you can always reach me. All you gotta do is call me, call me.

    Ma è molto più semplice quando non c'è la speranza. Era facile dimenticare la felicità inchiodati su una sedia a rotelle, era facile essere disperati quando la felicità non ti tendeva la mano e sorrideva così. E sa, lo sa perfettamente che dovrebbe scappare, ma non riesce.

    ES: Little Sunshine, call me Mephistopheles. When you feel all alone just call me Little Sunshine.

    Quando veleno e miele, fiele e cura, manna e disperazione, speranza e carestia sono intrecciate, non riesce. Vuole solamente farsi prendere. Vuole solamente lasciarsi andare, ancora per un po' prima che la sveglia suoni. Prima che la realtà gli ricordi ancora che non è altro che spezzato. Grande, ma non felice.

    ES: Little Sunshine, call me Mephistopheles. When you feel all alone just call me Little Sunshine.
     
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    The Splendid Life of Edward Bishop
    Part 3: Broken



    Ti prego, no Ti prego, no. Ti prego, no.

    JK: Edward, per favore.

    EB: No.

    JK: Per favore.

    EB: No.

    JK: Va bene.

    Jake si allontanò, mettendosi a sedere a terra, guardandolo. Lui lo ignorò, girandosi nel letto. Non voleva. Voleva solamente morire, farla finita. Non aveva senso. Niente aveva senso. Non riusciva nemmeno a piangere. Rimasero in silenzio. Per ore. Lentamente il sole passò davanti alla finestra, abbassandosi.

    EB: Jake?

    JK: Sì?

    EB: Sei ancora lì?

    JK: Sì.

    EB: Va bene.

    Si girò, guardando il suo migliore amico che si alzava da terra, avvicinandosi a lui e prendendolo per le ascelle, aiutandolo ad uscire dal letto e calandolo sulla sedia a rotelle.




    Si spingeva, con Jake che gli camminava a fianco.

    JK: Ti sei abituato molto in fretta.

    EB: Che altra scelta avevo?

    Silenzio. Era una bella giornata, ma lui non la sentiva. Guardò Jake.

    EB: Lo odio.

    JK: Ti capisco.

    EB: Mi capisci?

    JK: Sì. Ti ha fatto male.

    EB: Mi ha rovinato la vita.

    JK: Non lo so.

    EB: Fottiti. Mi hai già esposto la tua teoria. Non mi interessa se diventerò il più grande giocatori di scacchi di sempre, mi ha reso un cazzo di invalido.

    Silenzio.

    EB: Scusa.

    JK: Hai ragione tu.

    EB: No. Non ce l'ha nessuno dei due. Solamente, da qui non riesco a vedere la luce. Lo so che posso fare ancora tante cose importanti, ma darei tutto per avere ancora le mie gambe che funzionano.

    JK: Lo so.




    Si spinse con uno slancio, ma scivolò, andando a sbattere contro lo spigolo del letto e crollando al pavimento con un tonfo. Sentì dei passi di corsa, e poi Jake entrò nella sua stanza.

    EB: NO!

    Alzò un braccio, per tenerlo lontano, e poi si aggrappò disperatamente alle coperte, tirandosi su con gran fatica. Ringhiò per la rabbia, ma riuscì a gettarsi sul letto.

    EB: No.

    Ansimava, guardando Jake.

    EB: No. Lo faccio da solo.

    Si passò le mani nei capelli.

    EB: Devo farlo da solo. Almeno questo. Almeno questo.

    Jake si avvicinò e lo abbracciò.




    Un sorriso forzato, una toga e un tocco, una pergamena in mano. Si spinse via il più rapidamente possibile, trovandosi un angolo solitario. Mamma sarebbe stata contenta, sapendo che si era laureato. Si appoggiò con entrambe le braccia alla sedia a rotelle, facendo forza e cercando di alzarsi. Ricadde a sedere, piangendo.



    JK: Eddie.

    EB: Non chiamarmi così.

    Jake sospirò, spostando dei vestiti da una sedia, per poi sedersi al suo fianco.

    JK: Eddie, so cosa ti passa per la testa.

    EB: No, non lo sai.

    JK: Eddie, ti conosco da più di dieci anni, siamo stati come fratelli, in questo periodo. Forse non so esattamente cosa provi, ma so cosa ti passa per la testa. E non c'è nulla di quello che posso dirti che possa farti cambiare idea. Ma credo per lo meno di meritarmi di essere ascoltato.

    Silenzio.

    EB: Scusami, hai ragione.

    JK: Grazie.

    Jake si passò le mani nei lunghi capelli biondi.

    JK: Non puoi... non possiamo continuare così. Lo so, la tua vita è stata stravolta. Sei stato privato del tuo futuro da qualcuno per futili motivi. E non puoi nemmeno vendicarti. E non voglio chiederti di andare avanti. No, non voglio chiederti questo. Voglio solamente chiederti di non arrenderti. Ti hanno rubato la vita, e tu non stai facendo niente per impedirgli di completare il lavoro.

    EB: Quindi è colpa mia, adesso?

    JK: Sì. Se stai fermo qui e ti arrendi, è colpa tua.

    EB: Esci da questa stanza.

    JK: NO!

    Jake si alzò e scaraventò lontano la sedia.

    JK: SEI LA MIA ISPIRAZIONE E IL MIO EROE DA QUANDO AVEVO DIECI ANNI! E ORA SEI LÍ A NON FARE NIENTE PERCHÈ NON PUOI CAMMINARE! NON È MAI STATO IL TUO CORPO LA COSA IMPORTANTE DI TE! SEI LA MENTE PIÙ BRILLANTE DELLA TUA GENERAZIONE! NON SARÀ LA TUA SCHIENA A FERMARTI! NON TE LO PERMETTO! VIVRAI UNA VITA DEGNO DI QUESTO NOME! PERCHÈ SONO PIUTTOSTO INTELLIGENTE ANCHE IO, E NON TI LASCERÒ QUI A MARCIRE!

    Jake camminò avanti e indietro, le lacrime che gli bagnavano le guance.

    JK: È chiaro?

    Si spinse fino a lui, abbracciandogli la vita.

    EB: Mi dispiace.

    Piangeva anche lui.

    EB: Mi dispiace.

    Jake gli accarezzò i capelli.

    JK: Lo so. Lo so.
     
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    Asciugò il piatto con un panno, sospirando piano, per poi metterlo via, gettandosi il panno sulla spalla. Ayumi stava mettendo a posto le sedie con un sorriso.

    GM: Ehi.

    Ayumi alza lo sguardo, piegando la testa di lato, con una espressione vagamente confusa.

    GM: Ti sei dimenticata la tassa per quando asciugo i piatti.

    Ayumi alza un sopracciglio.

    AH: Oh, giusto. Sia mai!

    Si avvicina e si scambiano un bacio. Hanno mangiato bene, qualcosa in casa, che hanno preparato assieme. Si sono regalati un San Valentino in compagnia, facendo tutto come una coppia, dimenticandosi del lavoro. Un piccolo assaggio di come sarebbe la vita non si fossero cacciati in quel disastro che è salvare il mondo. Le passa una mano sulla guancia, accarezzandola. Stanno vicini, senza parlare. È malinconica, in qualche modo, lo sa. Lo è anche lui. Quando si addormenteranno tornerà la fretta, il pericolo, la stanchezza. Solo questo è riuscito a darle. Apre la bocca per parlare, ma lei lo zittisce con un dito, continuando a guardarlo negli occhi.

    AH: Ti amo. Lo so a cosa stai pensando. Vietato essere tristi, oggi.

    Le sorride.

    GM: Hai ragione. E ti amo anche io, ogni giorno di più.




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    Space Oddity vibra dal giradischi, e Lilith ha gli occhi chiusi, la testa che si muove a tempo. È riuscita a recuperare un vinile originale, e le era sembrato un bel regalo per San Valentino. Si sono sedute sul divano per ascoltarlo e lentamente lei si era appoggiata con la testa sulle sue ginocchia, coricandosi, i capelli rosso pallido in una corona. Le accarezza lo stomaco, sollevandole appena la maglietta, e lei trema appena. Sorride silenziosamente.

    VV: Ti piace?

    LW: Si.

    VV: Mh.

    Gioca con le dita, scorrendole sulla pelle di lei, scivolando con i polpastrelli e le unghie. Lentamente le viene la pelle d'oca, e si inarca leggermente, aprendo gli occhi. Si scambiano uno sguardo e lei non riesce a trattenere un sorriso divertito.

    VV: Mi piace che tu sia ancora così facile da mettere in difficoltà.

    Lei mette il broncio, comicamente esagerato.

    LW: Sono solo molto gentile con te!

    Ridacchia, riprendendo ad accarezzarla, e lei chiude immediatamente gli occhi. Hanno quasi finito di organizzare per il matrimonio, e questo la stupisce sempre. Quella cosetta, questa bellissima, complicata, talentuosa, timida, meravigliosa sarebbe stata sua, e solamente sua.

    VV: Sei mia. Ti amo.

    LW: Ti amo anche io. E sono felice.



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    Hanno deciso per una discoteca. Lo ha trascinato in una discoteca. Ma sa che si sarebbe divertito. Ed ora stanno ballando al centro della pista. Gli sta dando le spalle, e si struscia contro di lui, ridacchiando. È tutta la sera che lo provoca, e Andy finalmente la prende con un braccio, tirandola a sé e stringendola, dandole un bacio sul collo.

    JM: Piano, cowboy. Siamo ancora in pubblico.

    AS: Tanto sono tutti occupati a ballare peggio di te.

    Ride di nuovo, girandosi e baciandolo sulle labbra, prima di riprendere a ballare, rimanendo appoggiata contro di lui, le loro labbra ad un millimetro. Ci è voluto veramente tanto, per farla funzionare. Non sono persone simili. Stanno bene assieme. Molto bene assieme, ma hanno spinte diverse. E ogni tanto deve provocarlo un pochino per ricordagli di non spegnersi troppo. Gli mette le braccia al collo.

    JM: Ti stai divertendo?

    La prende per i fianchi.

    AS: Direi di sì.

    JM: Ah, ah, ah. Piano.

    Lui sorride, ma la bacia con forza.

    AS: Ti amo, J.

    JM: Ti amo anche io.



    Mr. and Mrs. Dursley, of number four, Privet Drive, were proud to say that they were perfectly normal, thank you very much. They were the last people you’d expect to be involved in anything strange or mysterious, because they just didn’t hold with such nonsense.

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    Keiko trillò contenta, indicando una parola. Jake, che si era coricato vicino a lei, le sorrise.

    JK: Misterioso.

    Keiko lo guardò un istante, ricambiando il sorriso, per poi riprendere a leggere. Ognuno di loro due teneva con una mano il libro, sul divano, fianco contro fianco. Aveva scelto Harry Potter apposta perché era qualcosa di semplice, ma non troppo. Si era preparato, ed aveva studiato il primo capitolo, cercando la traduzione giapponese di tutte le parole più complicate per aiutarla. Era onestamente fenomenale. Aveva raggiunto un livello di inglese più o meno equivalente ad uno studente delle elementari, anche se le mancavano ancora tanti vocaboli, ma completamente senza studio della grammatica. Tutto quello che aveva imparato lo aveva imparato semplicemente ascoltandoli. Aveva un talento spaventoso per le lingue. Edward non si era sbagliato. Si sentì colpire da una gomitata. Tornò a concentrarsi su Keiko, che lo guardava ridendo. Doveva girare pagina, ma lui la stava bloccando con la mano. La alzò, e Keiko girò la pagina, dandogli un bacio sulle labbra nel processo. Non era un cattivo incentivo, quello. Quando si esprimeva a versi o a monosillabi lo faceva apposta, oramai. Lo faceva perché voleva fosse lui ad impegnarsi per capirla, a sforzarsi per lei. Oppure come facciata, per apparire stupida e sfruttare la distrazione dei suoi avversari. Le guardò la fronte, su cui tre sottili cicatrici si vedevano ancora. Quell’imbecille di Cross. Lo aveva fatto apposta, per cercare di ottenere una reazione di Edward. Keiko ricambiò il suo sguardo, sorridendo, scostandosi i capelli sulla cicatrice.

    JK: Hai ragione, non è importante ora, leggere è importante.

    Keiko scosse la testa, per poi indicarsi.

    JK: Hai ragione, tu sei importante. Ma non ora, sempre.

    Keiko gli diede una spintarella, sorridendo. E lui la strinse a sé, passandole una mano attorno alla vita.

    JK: Ti amo.

    Keiko si fermò, per poi guardarlo intensamente. Non le aveva mai detto di amarla.

    KI: Anche io ti amo.
     
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    Corridoi della Polis High School di Alexandria, Virginia.

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    Ferma qui c'è Emma, occhi lucidi puntati sul punto dove la sua ormai ex migliore amica Victoria ha appena girato l'angolo, uscendo dalla sua vita.

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    La giovane abbassa la testa e inizia a singhiozzare. Qualche minuto dopo Emma è nel bagno delle ragazze e si si sta sistemando il trucco sbafato dalle lacrime. Alle sue spalle la porta dei bagni si apre...

    ???: Emma...

    La ragazza, guardando direttamente dal riflesso, nota la presenza di Rachel Anderson, viso scavato, senza trucco e con vistose occhiaie presenti.



    La giovane Emma torna a focalizzarsi su se stessa e il suo make-up mentre Rachel arriccia le labbra frustrata.

    Rachel: E' da un po' che non ci vediamo eh?

    Spallucce disinteressate per Emma che continua a sistemarsi il trucco.

    Emma: Meh. Da quello che mi hanno detto è un mesetto che non vieni più a scuola...

    L'ex cheerleader arriccia le labbra.

    Rachel: E ti sei chiesta il perché?

    Emma: Non mi interessa.

    La Anderson digrigna i denti.

    Rachel: Il perché sei tu!

    Nuovamente Emma resta di spalle alla rivale e continua a sistemare il make-up. Rachel invece è una furia.

    Rachel: Mi hai rovinato la vita maledetta puttana! Mi hai tolto tutto! E ora sarò io che toglierò qualcosa a te...

    Detto ciò Rachel alza la guardia, pronta a combattere. Emma, ancora guardando dal riflesso, accenna un'espressione frustrata e poi si gira, degnando di uno sguardo diretto la rivale. Rachel inizia a saltellare sul posto goffamente mentre Emma si avvicina a lei tenendo la guardia bassa. Le due si guardano negli occhi e poi...

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    ... EMMA VA CON UN PRECISO E VIOLENTO PUGNO ALLA GOLA DELLA RIVALE!!! Rachel crolla sulle ginocchia e si porta immediatamente le mani sul punto colpito mentre inizia a tossire e a sputare sangue!!! Emma, sguardo severo, torreggia su di lei, ma tempo qualche secondo la sua espressione muta in una decisamente frustrata, e ora rialza con forza e cattiveria Rachel per i capelli e con un movimento repentino l'afferra alla gola e la sbatte di schiena contro un muro per poi tenerla ancorata a questo mentre continua a stringerle la gola. La Anderson tenta timidamente di liberarsi, ma la presa della rivale è salda, e ora questa le si mette a pochi centimetri dal viso e le parla con un tono di voce più basso.

    Emma: Ascoltami aborto, la prossima volta che proverai anche solo vagamente a minacciarmi, anzi, la prossima volta che proprio ti avvicinerai a me puoi star certa che ti ucciderò. Perciò vedi di rimanere segregata nella tua stanza ad ascoltare i gemiti di quella puttana alcolizzata di tua madre mentre ogni sera si scopa un uomo diverso, e tieni le distanze da me se ci tieni alla vita. D'accordo?

    La giovane lascia andare Rachel che crolla a terra strisciando sul muro. Emma torreggia spietata su di lei.

    Emma: D'ACCORDO?!

    La Anderson inizia a piangere mentre è rannicchiata tra le proprie gambe, e passato qualche secondo Emma sgrana gli occhi che le diventano increduli e ora inizia a scuotere istericamente la testa prima di guardarsi le mani e risentire nelle proprie orecchie come un eco distante le parole che Victoria le ha dedicato poco fa...

    CITAZIONE
    Victoria: Sei diventata quella che hai sempre voluto essere. Sei diventata Samantha Hart. E mai avrei pensato che io sarei diventata la tua Lexa... Dovresti solo vergognarti.

    La giovane deglutisce.

    Emma: N-No...

    La Anderson continua a piagnucolare terrorizzata mentre la rivale si guarda ancora le mani per qualche istante prima di abbassare la testa e sospirare.



    Dissolvenza che ci porta a più tardi lo stesso giorno. E' sera, e all'esterno di un minimarket ci sono Emma e altre cinque cheerleader che stanno fumando una sigaretta in attesa dei ragazzi che con il classico documento falso si sono andati a procurare un po' di alcool per la serata. Le amiche sono gioviali e parlano tranquillamente tra di loro mentre Emma sembra quasi assente. Passa qualche secondo e alcuni giocatori della squadra arrivano capitanati dal quarterback e fidanzato di Emma, Josh Tyson.



    Il quarterback da un bacio sulle labbra della ragazza, con questa che si mostra schiva, facendo alzare un sopracciglio a questo.

    Josh: Qualcosa non va Em'?

    La giovane sbuffa.

    Emma: Lascia perdere. Ti dico solo che ho solo voglia di bere, fumare e scopare.

    I presenti se la ridono mentre Emma resta seria verso Josh. Una delle compagne fa una battuta.

    Cheerlader: Grandissima Em'! Scatenatissima sta sera!

    La capo cheerleader è tuttavia ancora fissa sul fidanzato che accenna un leggero sorriso soddisfatto.

    Josh: Come vuoi tu Em'. E visto che vuoi fumare, io avrei in tasca una certa cosa che è decisamente meglio rispetto alle normali sigarette...

    Emma: Non sono stupida. Di' erba, fai prima. E sì, stasera mi calerei qualsiasi cosa, non mi faccio problemi.

    Il quarterback annuisce con lo stesso, odioso, sorrisetto, mentre gli altri fanno commenti fomentati su Emma che è ancora fissa su Josh che ora rilassa un nuovo sorriso ammiccante.

    Josh: Bene Em', andiamo allora.

    I ragazzi si avviano verso un parchetto poco illuminato adiacente e una dissolvenza ci porta al momento in cui Josh rolla lo spinello con Emma che, seccata, guarda altrove, poi il quarterback accende, fa un tiro e la passa alla fidanzata che, ovviamente, inizia a tossire sotto l'ilarità di tutti gli altri. Emma passa il cannone a un'altra cheerleader che prende un tiro e la passa a un altro giocatore, con questo che fa un tiro e la passa a un altro giocatore che dopo aver fumato la da a una delle cheerleader che ancora non ha fumato... Dissolvenza a poco dopo dove Emma, occhi piccoli e arrossati, sta ridendo divertita mentre è avvinghiata dalle tentacolari braccia di Josh. Dissolvenza sull'auto di Josh che sta sfrecciando per le strade di Alexandria con lo stereo a tutto volume mentre all'interno c'è lui alla guida, Emma al sedile anteriore del passeggero che sta bevendo da una bottiglia di whiskey e un giocatore di Football e una cheerleader sul sedile posteriore che si stanno baciando selvaggiamente. Dissolvenza a più tardi nella serata dove in auto sono rimasti solo Emma e Josh che si stanno baciando e spogliando sul sedile posteriore. Dissolvenza al giorno dopo per i corridoi della scuola. Emma sta camminando insieme a Josh, due giocatori della squadra e due cheerleader, e nel loro cammino incontrano Victoria.

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    Questa lancia un'occhiata già pentita verso Emma che invece fa finta di nulla e va avanti per la sua strada insieme ai nuovi amici. Dissolvenza alla stessa sera dove si sta svolgendo una festa a casa di uno dei giocatori della squadra di Football. Appartati in una stanza totalmente riservata a loro ci sono Emma, Josh e il resto del loro gruppo di amici, intenti a fare un gioco alcolico e fumare spinelli. Josh lancia un'occhiata ammiccante a Emma che arriccia le labbra, fa le spallucce e poi si avvia al suo seguito verso un'altra stanza. Dissolvenza al giorno dopo dove Emma, nella sua stanza, si sta cercando di riprendere dall'hangover. Dissolvenza al giorno dopo dove nella palestra delle cheerleader c'è Emma che sta coordinando gli allenamenti seppur non con lo stesso entusiasmo di sempre. Dissolvenza alla sera dove Emma, Josh e i loro amici sono nel parchetto a fumare erba. Un giocatore della squadra tira fuori un'altra bustina, la apre e ne stende il contenuto sul proprio smartphone. Nel vedere le strisce di cocaina che vengono formate, Emma alza le sopracciglia, e quando le viene chiesto se ne vuole rifiuta, mentre Josh, gli altri giocatori e le altre cheerleader eccetto due, tirano la polvere bianca dalle narici. Dissolvenza al giorno dopo in cui Emma a scuola sta seguendo distrattamente le lezioni mentre si ignora con Victoria che è ormai a diversi banchi di distanza. Dissolvenza alla sera in cui Emma sta uscendo da casa di Josh mentre finisce di risistemarsi il vestito. Dissolvenza al giorno dopo a scuola durante gli allenamenti delle cheerleader, dissolvenza alla sera all'esterno dell'auto di Josh che si muove ritmicamente mentre i finestrini sono appannati, dissolvenza al giorno dopo durante le lezioni, sera stessa nel parchetto tra alcool ed erba, giorno dopo durante la partita in cui Emma inneggia alla squadra, sera stessa dove Emma sta uscendo da casa di Josh, giorno dopo scuola, sera stessa parchetto, giorno dopo scuola, sera stessa Emma nella sua stanza che sta seguendo con sguardo rammaricato la diretta di Indoor War dove Samantha Hart e Lexa Blake si stanno affrontando in un rematch di praticamente un anno prima. Giorno dopo, sabato, fremono i preparativi per la festa più spettacolare mai organizzata. Sera stessa, casa di un giocatore della squadra di Football, la festa è in pieno svolgimento.



    La musica è ad alto volume, all'esterno dell'abitazione i giovani stanno bevendo e ballando, mentre altri si baciano passionalmente su delle sdraio, e altri ancora giocano all'interno della piscina. All'interno dell'abitazione la situazione è simile, alcuni stanno bevendo e fumando tra soggiorno, cucina e atrio, coppie si appartano all'interno delle stanze da letto, tra questi Emma e Josh che sono appena entrati in quella del padrone di casa. La ragazza si siede sul letto e inizia a sbottonarsi la camicetta bianca e rosa che ha indosso e che scavalla un paio di jeans denim, ma Josh la frena, dicendole di attendere. Dopo poco i due vengono raggiunti dal linebacker della squadra di Football che viene accolto da un high five dal quarterback e da un sorriso da parte di Emma. Il linebacker, Austin White, estrae dalla giacca un flaconcino arancione di steroidi e una busta di erba che consegna a Josh, poi una bustina di cocaina che stende su un comodino, iniziandola a tagliare con la carta di credito. Emma assiste in silenzio a Josh e Austin che prima si tirano dal naso la coca e poi iniziano a parlottare tra di loro.

    Josh: Ottima cazzo! Quanto ti devo bro?

    Austin: Cinquecento dollari per tutto, o in alternat-

    Ma ecco che la voce di un ragazzo dall'esterno della stanza attira l'attenzione di tutti.

    Ragazzo: GLI SBIRRI!!!

    I due immediatamente sgranano gli occhi così come Emma che balza in piedi. Josh va a controllare dalla finestra, notando i lampeggianti delle volanti, e si gira freneticamente verso Austin.

    Josh: Merda! Ci sono davvero!

    Lo spacciatore è nel panico.

    Austin: Col cazzo che mi faccio beccare con tutta questa roba addosso!

    Josh: Il giardino sul retro da sul bosco, fuggiamo da li.

    Austin: Cazzo sì!

    La giovane si frappone tra l'uscita e il suo fidanzato.

    Emma: E io cosa devo far-

    Josh: E levati dal cazzo!

    Il quarterback con una spallata spinge via Emma, facendola cadere culo a terra. La giovane, sgomenta, osserva i due andare via per poi passarsi una mano tra i capelli sconcertata.



    Dopo qualche istante un ragazzo entra di corsa, si guarda intorno agitato e poi si getta sotto il letto, nascondendosi li. Emma, riacquisendo un minimo di lucidità, si alza, nota un grosso armadio a due scompartimenti ed entra in uno di questi per poi chiudere la porta e sbirciare da una fessura. Il respiro le si affanna sempre di più, gli occhi sono lucidi e terrorizzati, il suo corpo trema. Dalle altre stanze sente urla, suppliche e poliziotti che comunicano ai colleghi di aver trovato altri ragazzini intenti a rompere la legge. Due poliziotti entrano nella stanza di Emma, il suo respiro si appesantisce ancora di più e deglutisce di continuo. Uno degli agenti viene visto da Emma mentre dapprima si accerta che quella sul comodino è cocaina, assaggiandola con la punta della lingua dopo averne preso una piccola parte con la punta del dito, e poi controlla sotto il letto trovandoci il ragazzo entrato poco prima. Il poliziotto lo tira fuori mentre questo grida terrorizzato e si dischiara innocente, ma nulla può mentre l'agente lo mette sulle ginocchia e lo ammanetta.

    Poliziotto 2: Porto questo ragazzino insieme agli altri, tu continua a controllare e vedi se ne trovi altri.

    Poliziotto 1: Sissignore.

    L'altro poliziotto controlla dietro le tende.

    Poliziotto 1: Libero!

    Poi controlla l'interno del bagno di servizio della stanza.

    Poliziotto 1: Libero!

    Poi ancora apre lo scompartimento dell'armadio affianco quello di Emma che emette un impercettibile squittio di terrore.

    Poliziotto 1: Libero!

    E poi, alla fine, si avvicina allo scompartimento di Emma. La giovane inizia ad ansimare terrorizzata, i passi del poliziotto sembrano non finire mai e si fanno sempre più gravi e pesanti all'interno delle sue orecchie. La sagoma dell'agente compare tra la fessura da cui sta spiando, oscurandole la vista e la mente, e poi, lentamente, le porte vengono aperte.

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    L'agente JJ Walker, sguardo serio, nel vedere chi si nasconde nell'armadio arriccia il naso mentre le sue labbra iniziano a vibrare come in preda a un tic nervoso. Le sue sopracciglia si inarcano leggermente, i suoi occhi si fanno più piccoli mentre puntano Emma che occhi arrossati intenti a sgorgare lacrime che le rigano il viso e tutta tremante, deglutisce terrorizzata. I due si guardano per un istante che non sembra finire mai, poi JJ arriccia le labbra e punta lo sguardo verso l'esterno della stanza dove c'è il suo supervisore.

    JJ: Libero...

    La ragazza sgrana gli occhi mentre JJ le regala solo una fugace occhiata di disappunto prima di chiudere le porte dell'armadio. Emma non riesce nemmeno a tirare un sospiro di sollievo, e ora si lascia scivolare sui vestiti mentre continua a tremare shockata. Dissolvenza a più tardi la stessa sera, dove Emma cammina sulla Lunga Strada Verso Casa...



    La ragazza procede a passo irregolare e si tiene stretta tra le proprie braccia anche per riscaldarsi in questa fredda notte di febbraio. Dopo qualche altro metro viene raggiunta da un'auto, un'auto della polizia per la precisione, e non appena se ne avvede, si blocca terrorizzata e torna a tremare. Passa qualche secondo e dalla volante esce il solo JJ Walker. I due si guardano negli occhi e se la ragazza sembra spaventata, il poliziotto la osserva con sguardo severo e labbra arricciate, quasi a mostrare delusione e rammarico.

    JJ: Non hai niente da dire Emma?

    La giovane deglutisce, i suoi occhi sono lucidi. Apre la bocca per rispondere, esce solo un sospiro.

    JJ: EMMA!

    Il poliziotto alza la voce e al contempo fa un deciso passo avanti che fa sussultare Emma. Questa inizia a piagnucolare mentre JJ, severo, non si smuove.

    JJ: Emma. Per te ho appena messo a rischio la mia carriera, e visto che una di voi mi ha già distrutto l'altra carriera ora pretendo delle risposte sincere. Fai come dirò e non ci saranno conseguenze, anche perché se avessi voluto portarti in stazione lo avrei fatto poco fa.

    La ragazza tira su con il naso mentre JJ attende. Passano alcuni secondi in cui Emma cerca di ricomporsi, poi annuisce leggermente dopo aver tirato nuovamente su.

    Emma: C-Che c-cosa v-vuoi c-che ti d-dica?

    JJ: Tutto. Voglio sapere che ci facevi a quella festa, cosa ci facevi nascosta in una stanza dove è stata rivenuta cocaina e soprattutto se l'hai consumata. E' l'unica cosa che mi sfugge visto che dall'odore che emettevi da quell'armadio so per certo che hai consumato alcool e cannabis. Rispondi sinceramente Emma, per favore. Me lo devi.

    La giovane singhiozza nuovamente per alcuni istanti, tira su per l'ennesima volta con il naso e poi sospira.

    Emma: N-No...

    L'agente di polizia alza un sopracciglio.

    JJ: No cosa?

    Emma: Non ho pippato. Mi è stato proposto ma non l'ho fatto. Te lo giuro.

    Il poliziotto è incerto.

    JJ: Chi te l'ha proposto?

    La giovane abbassa la testa.

    Emma: N-Non posso dirtelo...

    JJ: Devi Emma, altrimenti sarò costretto ad agire di conseguenza.

    Emma: Hai a-appena detto che non mi avresti arrestata...

    JJ: E non lo farò. Ma se non mi darai un quadro completo allora mi vedrò costretto a comunicare la tua presenza a quella festa e il tuo consumo di alcolici e cannabis ai tuoi genitori.

    La ragazza sgrana gli occhi terrorizzata.

    Emma: T-Ti prego no... T-Ti prego JJ...

    JJ: Dammi dei nomi e sarai libera.

    La giovane abbassa nuovamente la testa.

    Emma: N-Non posso farlo... N-Non sono una traditrice...

    JJ: E allora non mi lasci altra scelta.

    L'agente Walker da le spalle alla ragazza e fa per andarsene, ma questa, in un moto di orgoglio, rialza la testa e punta uno sguardo duro, seppur inondato dalle lacrime, verso il poliziotto.

    Emma: Ce l'hai una scelta JJ! Ed è metterti una mano sulla coscienza dopo quello che è successo tra te e lei.

    Il poliziotto si blocca, resta di spalle a Emma e arriccia le labbra seccato.

    Emma: So che ci stai male per come è finita tra di voi, so che vorresti rimediare in qualche modo e so che stai cercando di farlo con me che sono la persona che più te la ricorda.

    L'agente si gira di scatto, sguardo rabbioso.

    JJ: Io sto solo cercando di fare il mio dovere Emma! E tu me lo stai rendendo dannatamente difficile così come lei al tempo!

    Passo avanti per JJ mentre Emma sostiene lo sguardo.

    Emma: No, sei tu che rendi le cose difficili. Prima per invidia verso di lei, ora per questo cazzo di dovere che tutti ripetete all'ossessione! Ma non è così, c'è un altro modo, e tu lo sai JJ.

    JJ: E quale sarebbe quest'altro modo Emma?! Diventare un'autentica pazza?! Essere letteralmente una bomba a orologeria?! Andare in giro a fare la puttana?!

    La giovane si indispone e si impettisce.

    Emma: Non parlare di mia sorella in questo modo!

    Scambio di sguardi di fuoco tra i due, poi JJ Walker arriccia le labbra ed emette un verso di stizza.

    JJ: Tsk! Stai diventando esattamente come lei.

    Emma: E ne vado fiera... Jake.

    Jake Walker arriccia le labbra mentre Emma fa un passo deciso in avanti.

    Emma: Sono fiera di essermi liberata dalle mie catene proprio come lei. Sono fiera di essere sua sorella.

    Breve pausa per la ragazza.

    Emma: Sono fiera di essere Emma Blake!

    Primo piano sul viso di Emma ancora inumidito dalle lacrime ma che nonostante ciò mostra determinazione e sicurezza ritrovata.



    Lei e Jake restano faccia a faccia per alcuni istanti prima che uno zoom out dall'alto accompagnato da una dissolvenza concludano lo schiudimento della crisalide dalla quale Emma Blake è rinata, dispiegando le sue ali.

    You thought nothing could surprise you
    You thought you'd seen everything
    But you never saw me coming
    All eyes on me

    Ready or not
    I'm making waves
    Ready or not
    You can't escape
    Ready or not
    I'm on my way
    You can't stop
    What I got
    Ready or not

    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Ready or not
    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Woah oh oh oh oh oh oh

    Oh
    Here I come
    So you better get ready
    Get ready
    Something big is about to go down
    Ready or not

    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Ready or not
    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Woah oh oh oh oh oh oh
    Ready or not

    Countdown's on you best get moving
    I'm about to change the game
    Go ahead, try to outrun me
    It's all the same

    Ready or not
    I'm making waves
    Ready or not
    You can't escape
    Ready or not
    I'm on my way
    You can't stop
    What I got
    Ready or not

    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Ready or not
    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Woah oh oh oh oh oh oh

    Oh
    Here I come
    So you better get ready
    Get ready
    Something big is about to go down
    Ready or not

    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Ready or not
    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Woah oh oh oh oh oh oh

    Ready or not
    I'm making waves
    Ready or not
    You can't escape
    Ready or not
    I'm on my way
    You can't stop
    What I got
    Ready or not

    Oh
    Here I come
    So you better get ready
    Get ready
    Something big is about to go down
    Ready or not

    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Ready or not
    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Woah oh oh oh oh oh oh
    Ready or not
    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Woah oh oh oh oh oh oh oh
    Ready or not



    [The End]

     
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    The Splendid Life of Edward Bishop
    Part 4: A life for a life



    Condoglianze. Grazie. Condoglianze, Jake. Grazie. Condoglianze. Grazie. Condoglianze, fatti forza. Grazie. Condoglianze. Grazie. Condoglianze, Jake. Grazie. Condoglianze. Grazie. Condoglianze. Grazie. Mi dispiace. Grazie. Condoglianze. Grazie. Condoglianze. Grazie. Condoglianze. Grazie.

    Di nuovo. Una fatalità. Jake si stava comportando in maniera esemplare. Stringeva mani, accettando le condoglianze con un contenimento stoico. E lui era al suo fianco. E prendeva le stesse condoglianze. Immeritate, forse, ma ne sente il bisogno. Sono stati i suoi genitori, praticamente, per dieci anni. Li hanno seppelliti vicino a sua madre. Una tomba semplice, in marmo. Jake gli appoggia una mano tremante sulla spalla, appoggiandosi a lui. Lui gliela stringe, altrettanto tremulo. Un fruscio, poco più di una foglia che cade.

    GM: Condoglianze.

    Apre la bocca, furente. Jack gli stringe la spalla di nuovo, poi fa un passo avanti, e stringe la mano di Gregory Montoia.

    JK: Grazie.

    È invecchiato. Il volto indurito e segnato. Gli occhi freddi, distanti. I capelli lunghi raccolti in una coda.

    EB: Come puoi permetterti di essere qui?

    JK: Edward.

    Gregory abbassa lo sguardo.

    GM: Lo capisco. Ed ha ragione. Non dovrei essere qui. Ma...

    Sospira, passandosi una mano, segnata più del volto, nei capelli.

    GM: Ma volevo anche...

    EB: Scusarti? Bella forza.

    Gregory scuote la testa. Si abbassa, guardandolo negli occhi.

    GM: Mi dispiace. So di aver rovinato la tua vita.

    EB: Vattene. Vattene! VATTENE!

    Non si è mai sentito così arrabbiato in vita sua. Vederlo lì, pietoso, stanco, diverso, lo fa infuriare. La persona che ha odiato così a lungo, il motivo per cui è andato avanti, la sua vendetta. Quell'arrogante, vuoto, maledetto mostro osa presentarsi così. No. No. Ora lo colpirà, e sarà vendicato. Ma Gregory fa un sorriso triste, e si gira, allontanandosi. Jake fa un mezzo passo in avanti, poi si ferma, mettendo una mano sul petto di Edward, perché non si scaraventi giù dalla sedia a rotelle, le lacrime agli occhi.

    EB: VATTENE! VATTENE! VATTENE!






    Si appoggia con la fronte alla scrivania. Non ha mai sentito quel vuoto. Due volte era morto, e due volte non aveva neppure ricevuto la grazia di morire. Ma ora era il momento di farla finita. Apre il cassetto, ed estrae una busta. La receptionist era stata così gentile da prenderla per lui. Rovescia sul tavolo un barattolo di sonniferi. Chiude gli occhi. Non ce la fa più. Vuole semplicemente smetterla. Sette anni così. Non può continuare. Non può. Strappa con rabbia, quella poca che riesce a racimolare, il tappo, guardando il liquido con disgusto. Il cuore gli batte all'impazzata. Porta alla bocca il barattolo, e inghiotte. Il liquido scende veloce, e lui getta a terra il contenitore, dirigendosi verso il letto. Riesce a gettarsi sopra le coperte, portandosi verso il cuscino e coricandosi. Che strano. Piange. Non sa nemmeno perché.





    JK: Ed?

    JK: Edward!

    JK: EDWARD! COSA CAZZO?

    JK: NO! NO! NO! NO! AIUTO! AIUTO! AIUTO! AIUTO! STA MALE!

    GM: Spostati.

    Sente due dita in gola. Vomita, mentre qualcuno gli tiene la testa.

    GM: Andrà tutto bene. Andrà tutto bene.
     
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    Part 5: A deal




    Sta male. Sta davvero male. Ha sentito piangere Jake, ha sentito i dottori dire che si è salvato a malapena. Ma non riesce a svegliarsi. È tutto così confuso. Si sveglia in uno stato di semicoscienza, per poi riaddormentarsi, senza mai rimettere a fuoco. E sogna, sogni che si intrecciano con la realtà. Sogna il diavolo che lo afferra, e sua madre, e un albero spezzato da cui nasce un fiore, e un uomo con un bastone da passeggio che si siede sulla sedia al fianco del suo letto.

    ???: Ho avuto un professore di fisica, all’università. Un saggio, secondo la mia opinione, che un giorno è entrato in classe, ha preso un foglio, ci ha scritto sopra data e luogo, ha preso un accendino e gli ha dato fuoco. Con calma lo ha appoggiato sul tavolo, sul piatto di metallo della bilancia, dove è bruciato fino a quando non è rimasta che cenere. Poi ha alzato gli occhi, ci ha guardato e ci ha chiesto se secondo noi l’informazione era stata davvero distrutta. Ovviamente tutti ci sbagliammo. La fisica ci dice che niente è mai davvero distrutto, nemmeno nel cuore di un buco nero, e tutto ciò che sembra distrutto è in realtà recuperabile. Nelle fiamme, nel modo in cui il fumo si contorce, rimane ciò che è scritto sulla carta che brucia. Distorta fino al caos, l’informazione è nonostante tutto viva. Nulla muore davvero. Nulla muore.

    Silenzio.

    ???: Posso fare in modo che tu guarisca. Posso farti rinascere. Ma dovrai fare qualcosa per me, in cambio.

    L'uomo del sogno si rialza, voltandosi ed appoggiandosi al bastone.

    ???: Scegli.

    Si risveglia di soprassalto. Jake era seduto vicino a lui, addormentato.

    ES: J?

    Si sveglia, per poi saltare in piedi.

    JK: Eddie!

    Lo abbraccia, e lui si lascia scappare un sorriso.

    ES: Scusami, sono stato un idiota.

    JK: Sì, ma stai bene. Questa è la cosa importante.

    Si sorridono.

    ES: Quanto...

    JK: Quattro giorni.

    Scuote la testa.

    ES: Perdonami.

    JK: Perdonato. Aspetta, vado a recuperarti la sedia, così ti porto a fare un giro. Non credo tu abbia bisogno di dormire ancora.

    Jake scatta fuori. Lui si guarda attorno, per poi girarsi verso il comodino. Dov'è il suo telefono? Apre il cassetto. Una cartellina di carta lo guarda, un post it attaccato sopra.

    Nulla muore

     
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    The Splendid Life of Edward Bishop
    Part 6: Making friends and making names




    EB: Ma zia Em era lì davanti a lei e le corse incontro a braccia aperte. Finalmente era tornata a casa.

    La piccola comitiva attorno a lui gli applaude, contenta. Sono una masnada eterogenea, tre pazienti geriatrici, una ragazzina oncologica, due uomini dall'ortopedia, un infermiere, un paziente dalla chirurgia. Lo hanno ascoltato contenti, ognuno seduto su una sedia, alla ricerca di un intrattenimento nelle lunghe giornate di degenza. Sorride, per poi alzare lo sguardo e vedere una figura che cammina rapidamente per il corridoio.

    EB: Scusatemi, devo andare a parlare con il dottore.

    Un brusio di insoddisfazione si leva dal suo pubblico, ma lui scuote una mano, sorridendo, per poi spingersi rapidamente per raggiungere il medico, che ha rallentato per permettergli di raggiungerlo con la sedia a rotelle.

    EB: Salve, Dottor Newell.

    Dr.N: Buongiorno, Edward. Vedo che si è fatto un altro po' di pubblico, oggi.

    EB: Mi piace raccontare storie.

    Il medico fa un sorriso.

    Dr.N: Ha una capacità di avere influenza sulle persone straordinaria. Sa come hanno iniziato a chiamarla, i miei colleghi?

    Scuote la testa.

    Dr.N: Mr. Shepard. Nemmeno il nostro pastore riesce ad avere tanti proseliti quanto lei.

    EB: Dottore, mi dica...

    Il Dottor Newell si ferma, guardandolo. Sospira.

    Dr.N: So cosa mi sta per chiedere. No, questo ospedale non ha né i mezzi, né il personale per quello che chiede. Una operazione ricostruttiva per lei sarebbe estremamente rischiosa, e sicuramente non eseguibile qui.

    Annuisce, guardandolo.

    EB: E se ci fosse la possibilità altrove?

    Dr.N: In linea del tutto teorica, credo non sia impossibile. Servirebbero decine, se non di più, di interventi. Il suo midollo spinale è gravemente danneggiato, ed ha alcune tracce ossee al suo interno, ma non è terminalmente danneggiato. Le rimangono alcune funzioni della parte inferiore del corpo, ed è quindi possibile supporre che riparando la parte danneggiata sia possibile un miglioramento.

    Prova ad aprir bocca, ma il dottore alza una mano.

    Dr.N: Ma i rischi sarebbero elevatissimi, parleremmo comunque di una possibilità di rigetto, di delicatissimi lavori chirurgici, di anestesia totale, con il rischio di non ottenere i risultati sperati. Da medico, non mi sento nella posizione di consigliarle nulla del genere. Nella sua situazione, che per quanto capisco sia dura è ancora una di vita dignitosa, metterebbe a rischio tutto per minime possibilità di successo.

    Annuisce.

    EB: Grazie dottore.

    Dr.N: Si figuri. E non disperi. Quello che le dico è vero oggi. Magari fra cinque anni la medicina avrà risolto il suo problema. Non perda la speranza.

    Il medico gli mette una mano sulla spalla, per poi allontanarsi. Scuote la testa, poi si gira e si dirige verso la sua stanza. Apre di nuovo il cassetto, e prende la cartellina, sfogliando per l'ennesima volta. Sa il contenuto a memoria. Però vuole leggerlo ancora. L'offerta è semplice. La possibilità di tornare a camminare, in cambio di deporre il consiglio di amministrazione di una azienda. La Good Will Inc. Era tutto molto sospetto, ma sembrava legittimo. Chi gli aveva fatto l'offerta, che si firmava con lo schizzo di un occhio senza pupilla, doveva essere il proprietario della azienda. E doveva avere un peso specifico piuttosto significativo. Era impossibile scoprire niente da Internet. Sospira, alzando lo sguardo dai fogli, e incrociando quello di due occhi marroni, che lo guardano. Spuntano solamente quelli e una frangetta castana da sopra la cartella. Sente una risatina divertita, mentre la ragazza gli afferra la cartella e prova a strappargliela di mano.

    EB: Ehi!

    La ragazza ride, e i due fanno una breve gara di tiro alla fune, fino a quando lei non riesce a rubargli il tutto, cadendo a sedere ridendo.

    EB: Insomma!

    La ragazza, che ora può identificare meglio, sembra asiatica, e non sembra parlare una parola di Inglese, ma mordicchia un angolo della cartelletta, per poi cercare di rimettersi in piedi.

    KI: Itai!

    La ragazza si stringe il ginocchio, molto fasciato, e lo guarda con le lacrime agli occhi. Lui sospira.

    EB: Vieni qui.

    Si avvicina e le tende la mano, e assieme la rimettono in piedi. Lei gli sorride, riconsegnandogli la cartelletta, per poi prendersi le stampelle, che aveva silenziosamente appoggiato al suo letto. Gli sorride di nuovo, indicandosi.

    KI: Keiko Inoue.

    EB: Edward Bishop.

    KI: Misuta Shepaado!

    EB: Mi chiamano anche così, sì.

    Lei fa un gorgoglio con la gola, per poi girarsi ed allontanarsi, saltellando sulle stampelle. Annuisce. Keiko Inoue, ex lottatrice. Un infortunio gravissimo, provocatole da una lottatrice americana che voleva vendicarsi. Una carriera finita. Un'altra carriera finita. Apre la cartelletta, guardando in fondo. C'è un numero di cellulare. Prende il suo e lo compone. Passa qualche istante, poi una voce femminile lo accoglie dall'altro capo.

    ???: Qual è la tua risposta?

    EB: Voglio di più.

    ???: Soldi?

    EB: Una persona in più da curare.

    Silenzio.

    ???: D'accordo.
     
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    Back In Blake

    PART I



    Appartamento di Lexa Blake a Brooklyn, New York. Il bilocale è piccolo, ma adatto a chi si è trasferita da poco dalla piccola e intima Alexandria in Virginia alla grande metropoli, inoltre in una persona ci si sta benissimo se non ha troppe pretese e non le da fastidio qualche minuscolo errore architettonico, tipo una doccia montata in cucina.

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    E' mattina, e poco distante da qui, sempre nella stessa stanza che è adibita anche a soggiorno, c'è chi abita questo appartamento, Lexa Blake.

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    La giovane, musica country nelle cuffiette che ha alle orecchie, ha i capelli legati in una coda di cavallo, una canotta bianca aderente e una tuta da yoga verde acqua alle gambe. Lexa sta eseguendo degli squat a corpo libero, e tra una pausa e un'altra muove ritmicamente e balla sotto le note di Chattahoochee di Alan Jackson. Finito di allenarsi va nella propria stanza e recupera un accappatoio per poi spogliarsi, dirigersi in cucina ed entrare nella doccia. Poi, una volta uscita, va a piastrare i capelli precedentemente asciugati e ad applicare del leggero make up sul viso. Infine procede a vestirsi con un paio di jeans denim stretti, un maglione a collo alto nero e un paio di sneakers Adidas modello Stan Smith bianche e nere. Ora va a controllare cosa manca in casa e prepara la lista della spesa, ma prima che possa prendere la propria borsetta e uscire per le strade di Brooklyn, il suo telefono suona.

    CITAZIONE

    Em' <3


    Nel vedere il nome della sorella sul display, Lexa si lascia sfuggire un leggero quanto dolce sorriso per poi rispondere mentre prende possesso della borsetta.

    Lexa: Em'!

    L'unica risposta che riceve è la voce della sorella spezzata dal pianto, cosa che la fa immediatamente incupire.

    Lexa: Em'... Sei tu?

    Le immagini si spostano nella stanza da letto di Emma Blake.

    prs6tCa



    Qui c'è la giovane sola, rannicchiata in posizione fetale sul proprio letto mentre trema e piange.

    Emma: S-Sono io... Parlano di denunciarmi alla polizia...

    La giovane tira su con il naso.

    Emma: Solo t-tu puoi salvarmi...

    Le immagini tornano da Lexa che ha sgranato gli occhi, esterrefatta.

    Lexa: Em'... I-Io... I-Io non posso...

    Di nuovo da Emma che ha aumentato l'intensità del pianto dopo la risposta ricevuta.

    Emma: T-Ti prego... Fallo per me... Sei pur sempre la mia famiglia...

    La ragazza continua a piangere terrorizzata, le immagini tornano da Lexa che si sta mordendo le labbra e temporeggia, senza dare alcuna risposta.

    Emma: Lexi... C-Ci sei?

    La maggiore delle Blake prende un respiro e alza la testa verso l'alto.

    Lexa: Sì Em'...

    Le sorelle Blake restano in silenzio per alcuni istanti, poi Lexa sospira.

    Lexa: Quanto tempo ho prima che nostro padre torni?

    Singhiozzio da parte di Emma.

    Emma: N-Non lo so... S-Su per giù torna dall'università per le cinque...

    Lexa: Ok. Sono le undici, dovrei riuscire ad arrivare in tempo.

    La maggiore delle Blake arriccia le labbra mentre la minore riesce a sorridere.

    Emma: G-Grazie Lexi... S-So che per te è difficile...

    Espressione amareggiata per Lexa.

    Lexa: Tranquilla. Ci vediamo tra poco.

    Emma: Ok Lexi... Grazie ancora...

    Le due riagganciano e tempo che finisca la telefonata e Lexa si porta le mani ai capelli mentre sgrana gli occhi e crolla sulle ginocchia. Lo sguardo della ragazza si inumidisce immediatamente e al contempo scuote la testa istericamente.

    Lexa: No no no no no no no no no... Non è possibile...

    La giovane si rannicchia a terra in posizione fetale, esattamente come la sorella poco prima, e inizia a piangere terrorizzata mentre le immagini dissolvono a poco dopo, solo che a Toronto, Canada, precisamente nella cucina della Drake 'N' Hart House.

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    A tavola stanno pranzando Chris, Alisa e Samantha e nel mentre parlottano tra di loro.

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    Finito il pranzo, Samantha va controvoglia a lavare i piatti sotto lo sguardo soddisfatto di Alisa ancora seduta al tavolo.

    Alisa: Adoro vincere le scommesse.

    Occhiataccia di sottecchi dell'amica.

    Samantha: Puttana...

    La Drake ridacchia divertita così come Chris che ora si alza, estrae sigarette e accendino dalla tasca e si appresta a lasciare la casa per andare a fumare in giardino, ma prima che possa farlo il suo telefono suona. Chris lo estrae dalla tasca, e nel vedere il nome di Lexa accenna un sorriso per poi rispondere.

    C.Drake: Ehi bimbetta.

    Immediatamente Samantha mostra una smorfia seccata per poi tornare a lavare i piatti. Nel frattempo le immagini tornano all'appartamento di Lexa a Brooklyn, dove la giovane, mascara sbavato dalle lacrime, è appoggiata con un gomito sul tavolo mentre con la mano si tiene la testa.

    Lexa: C-Chris...

    Di nuovo a Toronto con Chris che nel sentire la voce rotta di Lexa diventa serio sia nell'espressione e sia nel tono della voce.

    C.Drake: Che succede Lexa?

    Il cambio di tono colpisce anche Alisa e Samantha, con la prima che si alza e si avvicina al fratello e l'altra che sbuffa e poi torna subito alle proprie mansioni.

    Lexa: P-Per via di mia sorella devo tornare ad Alexandria... E ho paura... Ho una paura fottuta. Aiutami, t-ti prego...

    Chris arriccia leggermente le labbra mentre la sorella gli punta uno sguardo interrogativo, non potendo sentire cosa Lexa gli sta dicendo.

    C.Drake: Lexa. Posso metterti in vivavoce almeno anche Alisa può consigliarti?

    Lexa: Mh-mh.

    Drake mette il telefono in vivavoce e Alisa si avvicina a esso.

    Alisa: Ci sono Lexa. Dimmi.

    Sospiro da parte di Lexa.

    Lexa: Si tratta di mia sorella Emma. Ha... Ha fatto una cazzata e uno sbirro di merda l'ha beccata.

    Alisa: Cavolo...

    Drake arriccia le labbra, rammaricato.

    C.Drake: Da quel "sbirro di merda" deduco che stai parlando di Jake.

    Lexa: Esattamente. Lui... Lui è stato anche clemente con lei sabato scorso e l'ha lasciata andare. Tuttavia Emma si è rifiutata di dargli dei nomi e così lui ha detto ai nostri genitori che l'ha scoperta che consumava alcool ed erba a una festa, e ora mio padre vuole denunciarla lui stesso per insegnarle la lezione.

    I Drake alzano le sopracciglia, sorpresi. Al contrario Samantha sbuffa ancora, fa un gesto di stizza, lascia ciò che sta facendo e se ne va dalla cucina a passo svelto e seccato.

    C.Drake: Ma è coglione questo?

    Alisa: Mi sa proprio di sì...

    La Drake sospira.

    Alisa: Cosa hai intenzione di fare?

    Lexa: Emma mi ha chiesto di andare li per aiutarla, ma n-non posso. R-Rischio solo di peggiorare la situazione...

    I due Drake si scambiano uno sguardo, poi Alisa annuisce a Chris che contraccambia e poi torna a concentrarsi su Lexa.

    C.Drake: Invece no Lexa. Come ti ho detto a Indoor War devi affrontare le tue paure. Vai li e fai ragionare tuo padre.

    Lexa: A me non darà mai ascolto!

    C.Drake: Cazzate! Sii te stessa, sii la Lexa Blake che conosco e ti ascolterà. Se l'ho fatto io quando eravamo in guerra contro i Watchmen può farlo anche lui.

    Alisa: Chris ha ragione. Inoltre devi comunque provare, anche se rischi di fallire. Emma è la tua sorellina ed è tuo compito proteggerla.

    I due Drake si scambiano ancora uno sguardo, poi Alisa sorride dolcemente e torna a guardare il telefono di Chris.

    Alisa: Se non fosse stato per Chris a quest'ora non sarei viva. Lui per me si è gettato in una situazione impossibile, salvandomi. Fallo Lexa, salva Emma. Non permettere a tuo padre di rovinarle la vita.

    La giovane tira su con il naso.

    Lexa: C-Ci proverò...

    Detto ciò Lexa riaggancia mentre Chris e Alisa si scambiano un nuovo sguardo, con il maggiore dei Drake che alza le sopracciglia.

    C.Drake: Le situazioni sono un tantino diverse...

    Alisa: Appunto. Tu hai dovuto farti strada in una villa piena di criminali, lei deve affrontare un bigotto imbecille che ha cacciato di casa una figlia e sta per sporcare la fedina penale dell'altra per un capriccio. Per Lexa è più facile.

    Spallucce per Alisa che poi lancia un'occhiata a Samantha.

    Alisa: Non ho ragione Sam-

    I due non trovando Samantha, assumono uno sguardo confuso mentre le immagini ci portano per le strade di Alexandria, quattro ore dopo.



    Qui vediamo arrivare una Ford Escort del 1999 che si parcheggia sul ciglio della strada. Dentro di essa Lexa Blake, sguardo determinato e che muove ritmicamente la testa sulle note di The Only Thing They Fear Is You di Mick Gordon. La giovane stacca freneticamente il proprio smartphone dal cavo AUX collegato allo stereo ed esce da Spotify, mostrando al contempo la lista dei brani riprodotti recentemente che comprende: Out Of Control dei Glamour Of The Kill, Unstoppable dei Motionless In White, Throne dei Bring Me The Horizon, Feel Invincible e The Resistance degli Skillet, I Know It Hurts degli Alter Bridge e Nerves, Too Loud e Fight degli Icon For Hire. Lexa, carica a pallettoni, scende dall'auto, sbatte la portiera alle proprie spalle, si impettisce e annuisce prima di avviarsi a passo svelto verso una sontuosa villa, la dimora della famiglia Blake.

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    La ragazza arriva davanti la porta, ma prima di suonare tentenna. Lexa si morde le labbra, emette uno squittio frustrato e poi si fa coraggio e preme sul campanello con ritrovata fiducia. Passa qualche secondo e la porta viene aperta.

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    Davanti a se Margareth Blake, la madre, che nel vedere Lexa sgrana gli occhi sorpresa.

    Margareth: Lexa... C-Che ci fai qui?

    Al contrario la figlia nel vederla arriccia il labbro all'insù, seccata.

    Lexa: Cazzo...

    La signora Blake nel sentire la parolaccia si indispone.

    Lexa: Chris ha proprio ragione sul tuo conto...

    Margareth: Chi è Chris?

    Espressione ancora più contrariata per Lexa che con una manata sul braccio scansa la madre ed entra nella villa. Margareth osserva allibita il comportamento della figlia che ora, nell'atrio, si guarda attorno in un misto di nostalgia e amarezza. Passa qualche secondo e dalla sontuosa scalinata scende di corsa Emma Blake, occhi lucidi e sorriso emozionato, e senza dir nulla va ad abbracciare con tutta la forza che ha Lexa. Questa ricambia e inizia a scambiarsi vigorosi baci sulla guancia con la sorella. Dopo qualche istante le due si staccano e si guardano commosse.

    Lexa: Mi sei mancata Em!

    Emma: Anche tu sorellona!

    E detto ciò le due si abbracciano nuovamente sotto lo sguardo preoccupato di Margareth.

    Margareth: Lexa. Non puoi stare qui, lo sai.

    Nel sentire queste parole, Lexa, si stacca immediatamente da Emma e punta un'espressione rabbiosa verso la madre.

    Lexa: ZITTA! DEVI STARE ZITTA!

    Sia Margareth e sia Emma restano sgomente da questa reazione di Lexa, con la sorella che le sfiora un braccio.

    Emma: Lexi...

    La maggiore delle sorelle Blake scansa la mano della sorella con un movimento repentino del braccio per poi fare un passo avanti verso la madre e puntarle contro un dito.

    Lexa: Ho passato anni a incolpare solo tuo marito per ciò che è successo, ma ora ho capito che sei colpevole tanto quanto lui! Tua figlia viene cacciata di casa e tu osservi in silenzio, l'altra figlia sta per essere consegnata agli sbirri e tu osservi in silenzio, le tue figlie si ritrovano dopo due anni e tutto ciò che riesci a dire è che devo andare via perché hai paura che quello stronzo rientri a casa e se la prenda con te per avermi fatta entrare! Sei una debole mam... Margareth! Sei una debole assoggettata al volere di un despota e per questo fai ancora più schifo di lui!

    La madre di Lexa ha gli occhi lucidi e allibiti mentre ascolta lo sfogo della figlia, a dir poco furiosa. Emma invece è incredula e ora, impotente, guarda la sorella fare un nuovo passo avanti.

    Lexa: E perdono a Emma di avermi detto una cazzata sul fatto che ti aggiorna su ciò che faccio, giusto perché lei per me ci è sempre stata.

    La più giovane delle Blake sussulta.

    Emma: N-Non ti ho mentito Lexi...

    Occhiata di sottecchi da parte di Lexa.

    Lexa: Sì Em, mi hai mentito, altrimenti questa non mi avrebbe chiesto chi fosse Chris. Ma non fa nulla, ciò che importa è che lui ha ragione quando dice che questa stronza non può definirsi una madr-

    Ma ecco che Margareth va con uno schiaffo sul viso di Lexa che questa blocca deviando con il braccio per poi prendere la madre per il maglione e tirarla faccia a faccia!!! Emma scatta di soprassalto e si porta le mani alla bocca mentre Lexa sbuffa rabbia sul viso di una terrorizzata Margareth Blake.

    Margareth: L-Lexa... C-Cosa ti è successo?

    Lexa: Sono cresciuta. Sono diventata una donna. Sono diventata la Something To Fear.

    ???: Lexa.

    Nel sentire una voce maschile, Lexa sgrana gli occhi, molla la madre e inizia a tremare mentre gira lentamente la testa verso la porta d'ingresso della villa.

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    Qui c'è il padre, valigetta in mano e sguardo severo puntato su di lei. Lexa indietreggia con occhi a palla e terrorizzati mentre l'uomo continua a fissarla.

    Margareth: R-Richard...

    Il signor Blake ignora la moglie e fa un passo avanti verso Lexa che quasi si sta nascondendo dietro Emma, anche lei intimorita ora.

    Richard: Lexa. Cosa ci fai qui?

    Lexa: I-I-Io... I-Io... I-I-I-Io... I-I-I...

    Richard: Sparisci dalla mia vista. Non sei la benvenuta in questa casa.

    L'uomo poggia la valigetta su un tavolinetto e poi guarda l'altra figlia con sguardo severo.

    Richard: E tu vai a prendere una giacca che ci attendono in centrale.

    La giovane Emma deglutisce per poi cercare sostegno dalla sorella che però è ancora più terrorizzata di lei.

    Richard: Emma! Sbrigati, è un ordine!

    La più giovane delle Blake abbassa la testa, rassegnata, e si incammina verso l'appendiabiti per recuperare la sua giacca di pelle.

    ???: Ma porca di una puttana che cazzo di villa!

    Nel sentire una voce fin troppo familiare provenire dall'esterno dell'abitazione, Lexa sgrana gli occhi, sgomenta, mentre Emma sussulta prima di assumere un'espressione di assoluta estasi. Richard e Margareth si guardano attorno interdetti.

    Samantha: Uh che figata uno gnomo da giardino, sembra Ali! Chissà se dentro ci sta la meth...

    Il rumore di cocci che si rompono è udibile dall'esterno.

    Samantha: Delusione...

    Il signor Blake assume una smorfia seccata.

    Richard: Ma si può sapere chi è?!

    Ed ecco che si sente suonare il campanello. Emma, viso rigato dalle lacrime ma grande sorriso sul viso, da le spalle ai suoi interlocutori e con la stessa espressione si avvia, lentamente, verso la porta d'ingresso che poi apre. La giovane deglutisce prima di esibirsi in un sorriso di felicità.

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    Davanti a se Samantha Hart, sorrisetto beffardo sul viso mentre osserva Emma. Le due si guardano per qualche istante, poi la canadese apre le braccia mantenendo il sorriso.

    Samantha: Mommy's home...

    Primo piano sul sorriso emozionato di Emma. Dissolvenza...

    [To Be Continued...]

     
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    PART II



    Ci troviamo all'esterno di villa Blake in Alexandria, Virginia.

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    Immediatamente un primo piano sul sorriso emozionato di Emma Blake.

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    Davanti a se Samantha Hart che sorride beffarda.

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    La ragazza, superato lo shock iniziale, cerca di ricomporsi e allunga una mano verso la wrestler.

    Emma: Samantha... Cazzo! Ciao... Ciao! Io sono E-Emma Blake...

    Samantha: Uh, balbetti la prima lettera del nome come L-Lexa, figata. Comunque piacere di conoscerti Emmuccia bella.

    La canadese stringe la mano della ragazza, visibilmente emozionata. Samantha ora alza un sopracciglio.

    Samantha: Posso?

    Emma: Ovvio! Non devi nemmeno chiederlo!

    La giovane si fa da parte permettendo a Samantha di entrare nella villa. Ad accoglierla gli sguardi sospetti dei genitori di Emma e Lexa, ma soprattutto l'espressione ancora sgomenta mista a terrore di quest'ultima.

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    La canadese nel frattempo si guarda attorno colpita dalla sontuosità dell'abitazione.

    Samantha: Cazzo che villa spettacolare, sembra la Guardians Mansion!

    Sguardo nostalgico per Samantha che poi punta su Emma.

    Samantha: Mi mancano quei tempi Em'. Stavo tutto il giorno a bordo piscina a sfondarmi di vodka e canne, poi quando a Alex veniva voglia mi prendeva e mi sbatteva come lo sporco troione da marciapiede che sono! Che bello!

    Tutti sono sconcertati dalle parole di Samantha eccetto Emma che cerca di celare una risatina nella propria mano. La canadese le lancia un'occhiata.

    Samantha: Mmh, ora che ci rifletto non è che sia cambiato molto... Ancora mi devasto di alcool e bombe per poi farmi sdrumare la fregna da Chris. Beh, naturalmente quando non è impegnato a sdrumarla a Lexa...

    Occhiata beffarda di Samantha verso Lexa che invece, allibita, arrossisce per poi mettersi le mani sul viso. Emma non riesce a non ridacchiare nuovamente, Richard si sta innervosendo sempre di più e ora Margareth fa un passo avanti.

    Margareth: Emma. Chi è questa "signora"?

    Nel dire "signora" con tono supponente, Margareth, squadra da testa a piedi la canadese che invece, con un sorriso soddisfatto, fa un passo avanti e allunga una mano.

    Samantha: Piacere, Alisa Drake!

    Nel sentire questa cosa Emma ridacchia nuovamente. "Alisa Drake" invece sorride sorniona prima di attendere una stretta di mano che non riceve. Poi fa le spallucce e va avanti.

    Samantha: Sono la migliore amica di Lexa, ma questo l'avete capito visto che ho appena detto che le concedo di scopare con il mio uomo, Chris Drake. Avete presente? E no, non sono sposata con lui e ho preso il suo cognome. Sono una Brotherfucker!

    La canadese sorride beffarda, Margareth emette un verso sgomento, Lexa lancia un'occhiataccia alla rivale, Emma ridacchia ancora e Richard respira sempre più affannato e sempre più indisposto. Samantha da una leggera gomitata a Emma.

    Samantha: We! Quanti anni hai?

    Emma: Diciassette.

    Samantha: Cazzo. Va be', quando ne fai diciotto ti va di non essere stronza come tua sorella e di scopare con m-

    Richard: SILENZIO!

    Il signor Blake alza la voce, interrompendo Samantha e facendo scattare di soprassalto tutte le presenti eccetto la canadese che invece assume un sorrisetto beffardo e compiaciuto. Richard la osserva torvo.

    Richard: Ho ascoltato abbastanza. Vada fuori da questa casa prima che chiami la polizia.

    Samantha: Senti coglione...

    Le tre donne Blake sono allibite nel sentire una tale mancanza di rispetto verso il loro patriarca. Richard osserva Samantha con occhi piccoli.

    Samantha: Puoi far cagare sotto tua moglie e le tue figlie con 'ste minacce del cazzo, ma con me non funzionano. Perciò o mi dai ciò che voglio o mi stabilisco qui dentro visto che sono entrata legalmente grazie a tua figlia Emma.

    Espressione glaciale per Richard.

    Richard: E cosa vorresti da me?

    Piccolo sorriso deciso per Samantha.

    Samantha: Parlare. In privato.

    Istanti di silenzio e di assoluta tensione, poi Richard con un cenno della mano indica il proprio studio a Samantha con questa che annuisce e si incammina al seguito dell'uomo. I due entrano nello studio e Richard va a sedersi alla propria scrivania mentre Samantha si guarda attorno.

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    Samantha: Figata 'sto ufficio Rich! Scommetto che ci porti le studentesse puttane e te le scopi senza pietà!

    Richard: La finisca con questi improperi e mi dica cosa vuole signora Drake.

    La canadese si siede su una poltroncina davanti la scrivania.

    Samantha: Signorina Hart, Samantha Hart. Prima ho detto Alisa Drake per far fare una risata a sua figlia Emma visto che il padre ha appena deciso di sporcarle la fedina penale e rovinarle la vita.

    Richard: Quindi di Emma si tratta.

    L'uomo si sporge leggermente verso Samantha.

    Richard: Le conseguenze di una denuncia per quei reati sono misere, quasi esigue. Emma sconterà una breve pena ai servizi sociali e poi ne uscirà pulita vista la scarsa entità del reato. Tuttavia le servirà da lezione per non commettere più certe oscenità in modo da divenire una persona socialmente adatta e funzionale, scevra da comportamenti devianti che possano comprometterle l'esistenza.

    Samantha: Ma i Richard parlano tutti a cazzo? Madonna, mi serve il traduttore!

    Richard: Colpa sua e della sua ignoranza signorina Hart. E prego, mi chiami signor Blake.

    La canadese sorride divertita per poi sporgersi anche lei.

    Samantha: Sai Rich...

    L'uomo arriccia le labbra frustrato.

    Samantha: Per me sei solo un povero coglione. Emma la lezione l'ha già imparata, e proseguendo con le tue idee del cazzo finirai per rovinarla proprio come hai già fatto con Lexa.

    La canadese diventa più seria.

    Samantha: Chris Drake è il mio fidanzato, su questo non ho mentito, così come non ho mentito su Lexa che se lo scopa visto che in lui ha trovato una figura di riferimento maschile che le da sicurezza, cosa di cui non avrebbe avuto bisogno se il padre l'avesse un minimo supportata durante la sua vita e non l'avesse cacciata di casa solo perché al posto del college ha deciso di seguire il suo sogno e divenire una wrestle-

    Ma ecco che Richard sbatte un pugno sul tavolo!

    Richard: Ed è proprio per questo che l'ho disconosciuta!

    L'uomo ansima.

    Richard: L'ho messa davanti a una scelta: proseguire nella strada che le avevo tracciato per renderla un membro funzionale della società o perseverare in un'ambiente deleterio dove sarebbe divenuta una violenta, spendibile e spregiudicata prostituta.

    Samantha: Guarda che è wrestling, mica porno...

    Richard: Non cambia nulla. In entrambi i casi mia figlia è remunerata per mostrare le sue grazie, con l'aggravante che combatte barbaramente contro altre donne e-

    Samantha: Persone, non donne. In TWC abbiamo match intergender, quindi capita che Lexa combatta contro uomini.

    Richard: Peggio ancora. Quale organizzazione permetterebbe a un essere fragile come una donna di combattere contro un uomo?! Quale sport porrebbe la donna al livello di un uomo invece che relegarla nelle mansioni che le competono?!

    La canadese accenna un sorrisetto soddisfatto per poi sporgersi ancora.

    Samantha: Ma davvero?

    Richard: Davvero signorina Hart. Con questa emancipazione forzata, voi donne e le organizzazioni che vi supportano state rovinando il mondo che i nostri avi hanno faticosamente costruito.

    Istanti di silenzio in cui Samantha finge di riflettere.

    Samantha: Non hai tutti i torti... Certe volte noi donne rompiamo proprio le palle, un altro po' e diventiamo delle cagacazzi come i froci!

    L'uomo alza le sopracciglia.

    Richard: Dalle allusioni che ha fatto verso le mie figlie mi è sembrato di dedurre che lei sia una deviata signorina Hart, non faccia l'ipocrita.

    Samantha: Ma che ipocrita, stavo scherzando prima! Volevo far ridere Emma! Non sa che l'amica di uno dei figli dell'attuale Presidentessa mi si voleva troppo scopare, ma io l'ho sempre discriminata quella lesbica del cazzo e i coglioni con cui va girando! Truman tutta la vita!

    Richard: Vedo che su qualcosa siamo d'accordo signorina Hart.

    Samantha: Beh, sui deviati come li chiama lei ha detto una sacrosanta verità. In TWC è praticamente pieno di ricchioni, lesbiche e bisex, senza contare che una volta c'è stato anche un trans di cui mi sono personalmente occupata. L'ho scacciato via quel Sam del cazzo, ah-ha!

    La canadese annuisce vivamente.

    Samantha: Comunque scommetto che di deviati ne è pieno anche nell'università dove è rettore lei, ve'?

    Richard: Purtroppo sì signorina Hart, ed è uno scandalo contando la matrice Cattolica su cui si basa la nostra stimata Università.

    Espressione decisamente soddisfatta per Samantha.

    Samantha: Perfetto. Hai qualcosa anche contro i negri o siamo a posto così?

    Richard: Come scusi?

    Sorrisetto beffardo da parte di Samantha che poi estrae dalla tasca il proprio smHartphone mostrando una schermata in cui è in corso una registrazione audio. Richard assume un'espressione esterrefatta mentre l'altra continua a sorridere.

    Samantha: Sessismo e omofobia. Tempo che finisce online e la cancel culture non ci metterà nulla a spingere la tua università a trovare un nuovo rettore che ripulisca la loro immagine e faccia dimenticare il suo predecessore.

    Il signor Blake arriccia le labbra, poi apre uno stipetto sotto la scrivania, venendo seguito dallo sguardo della canadese che diventa immediatamente serio e guardingo. Richard estrae una bottiglia di scotch e un bicchiere in cui versa dentro la bevanda per poi prendere un sorso. Samantha si rilassa invece.

    Richard: Quindi per far sparire questa registrazione vuole che non denunci Emma e che riaccolga Lexa. Sbaglio?

    Sguardo fermo per Samantha.

    Samantha: No, solo che non denunci Emma.

    Il signor Blake alza le sopracciglia.

    Samantha: Denunciandola le rovinerai la vita, ed è questo che voglio impedire. A Lexa già l'hai rovinata e più sta lontana da te e da questo ambiente tossico e meglio è. Inoltre il mio è un ricatto fattuale, non morale. Figurati se ti costringo a provare sentimenti per tua figlia, sarebbe una forzatura che non fa bene né all'uno né all'altra, oltre che una cosa innaturale. Ai figli bisogna voler bene indiscriminatamente, assurdo che debba dirtelo.

    Detto ciò Samantha scuote la testa e poi si alza, ma prima di andarsene punta uno sguardo serio su Richard.

    Samantha: Una cosa però, invece di pensare che faccia la pornostar, perché non provi ad andare su YouTube, scrivere Lexa Blake e renderti conto di come una testa di cazzo sia riuscito a concepire una persona così bella, brava e talentuosa.

    La canadese, seria, lancia un'occhiata delusa a Richard per poi lasciare l'ufficio, lasciando l'uomo pensieroso e amareggiato. Nell'atrio della villa c'è Margareth che è seduta in disparte, cupa, Emma appoggiata a un muro mentre sta tweetando al mondo la storia del suo incontro con Samantha Hart, e Lexa che cammina nervosa su e giù. Passa qualche secondo e dall'ufficio esce Samantha, totalmente ricomposta e con il classico sorrisetto beffardo in viso. Le tre donne Blake la guardano immediatamente, con questa che invece punta lo sguardo su Emma.

    Samantha: Il fascio non ti denuncerà Em'. See ya bitches!

    Detto ciò Samantha da le spalle alle altre e si incammina verso l'uscita, lanciando una fugace occhiata determinata a Lexa che invece è allibita così come la madre e la sorella.

    Margareth: M-Ma come?

    Nel frattempo Samantha lascia la villa mentre Lexa la osserva andar via a bocca aperta. Anche Emma ha uno sguardo sgomento.

    Emma: Io non so come ma... ma ci è riuscita...

    Verso di gioia per Emma.

    Emma: Che grande che è! Questa è la giornata migliore di sempre!

    La giovane torna subito a smanettare sul proprio smartphone mentre Lexa è ancora allibita e ora solo un sussurro le esce dalla bocca.

    Lexa: S-Samantha...

    La maggiore delle sorelle Blake si ricompone e guarda subito Emma.

    Lexa: Devo parlarle! Emma, vieni con me?

    Emma: E che c'è bisogno di chiederlo?

    Le due Blake si avviano verso l'uscita, ma la madre richiama la figlia più giovane.

    Margareth: Emma...

    Le due si girano, Emma con sguardo amareggiato e Lexa con sguardo severo. Margareth sospira.

    Margareth: Non fare troppo tardi. E... Lexa...

    Nuovo sospiro per la donna.

    Margareth: Quando e se vorrai questa casa sarà sempre aperta per te. Garantisco io.

    La maggiore delle sorelle Blake annuisce leggermente, seppur distaccata.

    Lexa: Sarebbe il minimo...

    Detto ciò Lexa da le spalle a Margareth e lascia la casa, seguita rapidamente da Emma. La donna, rimasta sola, abbassa la testa e inizia a singhiozzare. Nel frattempo Lexa ed Emma raggiungono la strada dove sorge villa Blake, e qui iniziano a guardarsi intorno in cerca di Samantha.



    Lexa: Cazzo! Speriamo non se ne sia già andata...

    Nel frattempo che Lexa parla, la sorella continua a guardarsi attorno prima di assumere uno sguardo interdetto.

    Emma: Ehm Lexi... L'ho trovata...

    Di riflesso Lexa si gira e non appena vede Samantha a distanza assume una nuova espressione sgomenta visto che questa è sul ciglio della strada e si sta comportando da prostituta, ammiccando agli automobilisti e facendo vedere scollatura e cosce. Emma inizia a ridere divertita mentre Lexa è ancora a bocca aperta.

    Lexa: I-Io... N-Non... Ma perché?

    Emma: E per questo che l'adoro Lexi! Fa cose che non hanno senso!

    La maggiore delle Blake sospira.

    Lexa: Invece comincio a credere che ogni minima cosa che faccia abbia un senso, anche questa.

    L'altra sorella riflette per qualche istante portandosi l'indice sul mento.

    Emma: Vuoi vedere che ci stava aspettando e voleva dare seguito a quel "sporco troione da marciapiede" che ha detto prima?

    Lexa: Sai che forse hai ragione? Andiamo!

    Le due si avviano verso Samantha che invece sta continuando tranquillamente a battere, e tempo che le altre due sono più vicine, Emma, aumenta il passo e la raggiunge.

    Emma: Samy!

    Samantha: Trenta solo boca, scinquanta figa, scento tuta la note.

    La minore delle Blake ridacchia divertita, facendo sorridere anche la canadese.

    Emma: Sei troppo simpatica Samy! Prima o poi la dovrai portare a Indoor War la gimmick da sporco troione da marciapiede.

    Samantha: Già fatto. Indoor War centosedici quando gli Ecstasy Of Golden Shower ci sono venuti a rompere il cazzo nel nostro spogliatoio. Curiosità per te: fu li che iniziò la running joke di Bad Boys due. Comunque probabilmente all'epoca non seguivi, quindi ti perdono, anzi ti premio perché hai capito che sto dando un seguito alla battuta di prima, sei forte Em'!

    La giovane arrossisce e si rintana nelle proprie spalle, lusingata.

    Emma: Samantha Hart ha detto che sono forte...

    La canadese ridacchia vedendo la reazione della fan.

    Samantha: Beh, quanto ti ci vuole per chiedere un selfie?

    La più piccola delle Blake sgrana gli occhi.

    Emma: Uh sì! Cazzo è vero!

    La ragazza tira fuori il suo smartphone sotto lo sguardo divertito di Samantha e quello più serio, ma al contempo felice di Lexa, sguardo che viene notato dalla rivale. Samantha ed Emma iniziano a farsi selfie nelle pose più disparate, tra linguacce, duck face e Samantha che lecca la guancia di una divertita Emma Blake. Una volta finito, la canadese prende lo smartphone della giovane e inizia a smanettarci su.

    Samantha: Poi taggami che ricondivido nelle mie storie, così almeno posso anche iniziare a seguirti visto che prima mi era stato vietato da una certa persona che non voleva che facessi montare la testa alla sorella. Poi, quando vuoi, fammi uno squillo che mi salvo il tuo numero. Il mio te l'ho salvato sotto il nome Samy Hart.

    La giovane, estasiata, annuisce.

    Emma: Wow...

    La canadese ridacchia ancora per poi dare una pacca sulla spalla a Emma.

    Samantha: Ok Emmuccia mia bella, una stronza vorrebbe parlarmi. La lasciamo fare?

    Le due guardano Lexa, poi Emma torna su Samantha e le parla con tono di voce sarcastico.

    Emma: Ma sì dai! Capisco di essere una sister of a bitch, ma a tutto c'è un limite!

    La canadese ride nuovamente alla battuta di Emma.

    Samantha: Cazzo quanto spacchi Em'! Se prima o poi farai la wrestler ti giuro che non rosicherò per il plagio.

    Gli occhi della giovane si illuminano mentre Samantha le sorride. Poi questa le fa un cenno con la testa ed Emma fa un passo di lato, permettendo a Lexa di avvicinarsi.

    Lexa: Samantha...

    Piccolo sorriso beffardo per Samantha.

    Samantha: Dimmi puttanella.

    La Blake sospira rassegnata mentre la rivale sorride ancora.

    Lexa: Ascolta... Io... Io ti ringrazio. Non so cosa o come tu abbia fatto, ma... ma hai salvato mia sorella...

    Samantha: Non c'è di che Lexuccia.

    Leggero sorriso, più dolce questa volta, da parte di Samantha. Lexa abbassa lo sguardo.

    Lexa: Perché lo hai fatto? Pensavo che non volessi più vedermi dopo Indoor War...

    Samantha: Nah! Alisa ha ragione. Tengo troppo a te per lasciarti andare dopo una cazzatina del genere. Quindi dopo aver ascoltato la conversazione tra te, Chris e Ali, ho rubato l'auto di Chris, ho sfrecciato come una pazza per l'autostrada riuscendo ad arrivare in sole cinque ore quando normalmente ce ne vogliono una decina e questo perché sono una cazzo di professionista, mi sono appostata fuori la vostra villa ad origliare come andava, e dopo averti sentita in difficoltà con tuo padre dopo l'ottimo confronto con tua madre sono intervenuta per salvare il bel culetto di tua sorella da una denuncia inutile, e il tuo bel culone da un confronto che ancora non puoi affrontare. Non ancora. Ma ci arriverai Lexa.

    La Blake tira su con il naso mentre annuisce. La sorella alza un dito.

    Emma: E scusa Samy, come hai convinto nostro padre a non denunciarmi?

    Samantha: Hai presente il comunicato TWC che esce dopo quasi ogni puntata in cui viene annunciata una multa nei miei confronti per "terminologie e idee da cui la Total Wrestling Corporation prende le distanze e condanna"?

    La canadese scimmiotta la voce dei dirigenti TWC. Emma annuisce in assenso.

    Samantha: Appunto. Io vengo solo multata perché la TWC non può permettersi di perdermi, tuo padre sarebbe stato licenziato e screditato di fronte a tutta la comunità accademica.

    Lexa: Lo hai ricattato quindi? Ma come?

    Samantha: Emma, spiega.

    La più giovane delle Blake riflette qualche istante, poi trovando lo sguardo complice della canadese, il suo si illumina.

    Emma: Mantenere un certo astio per risultare credibile ma allo stesso tempo assecondarlo per farlo finire in una finta confort zone in cui è in realtà vulnerabile...

    La canadese annuisce soddisfatta mentre Emma sorride a bocca larga.

    Emma: Lo hai manipolato come Noah Benson!

    Samantha: O come Rachel Anderson.

    La giovane ha uno sguardo sorpreso.

    Emma: Sai di Rachel?

    Samantha: E certo! Quel video spacca! Calcola che l'ho visto troppe volte... It's Emma, bitch!

    La più piccola delle Blake saltella eccitata.

    Emma: Ma che fomento!

    Un sorrisetto divertito compare sul viso di Samantha mentre Emma continua a bearsi. Lexa osserva la sorella con un piccolo ma gioioso sorriso, e poi punta lo sguardo su Samantha. La giovane si morde un labbro prima di assumere uno sguardo determinato e annuire.

    Lexa: Ti voglio al mio angolo.

    La frase di Lexa spiazza Emma e fa sorridere beffarda Samantha.

    Samantha: 'Sto cazzo. Hai voluto il match con Takuya a ogni costo, ora te la vedi da sol-

    Lexa: Non ad Alpha Horizon, ma nella vita.

    La maggiore delle Blake è seria, la sorella è sgomenta mentre la rivale ha solo un mezzo sorriso. Lexa fa un passo avanti.

    Lexa: Io ti ho odiata Samantha Hart, ti ho odiata davvero. Hai reso i miei primi mesi in TWC invivibili. Mi hai bullizzata, vessata e umiliata. Mi hai fatto pensare al ritiro. E per quanto hai cercato di rimediare nel corso dei mesi successivi, io non riuscivo a perdonarti, anzi, ti disprezzavo sempre di più perché contemporaneamente i miei sentimenti per Chris crescevano, e vederlo insieme a te mi faceva sentire inadeguata. Allo stesso modo mi hai fatta sentire come wrestler sia quando ti sei intromessa tra me e Becky Deckard, sia quando Takuya ti ha preferita a me, sia quando hai gettato via il match con Megumi e sia quando mi hai sconfitta nonostante io ce l'abbia messa davvero tutta per batterti.

    La giovane sospira, Samantha ascolta evitando di interrompere.

    Lexa: Ma tutto questo sparisce davanti a ciò che hai appena fatto per me.

    Altro passo avanti per Lexa.

    Lexa: Hai fatto la cosa che io reputo più difficile al mondo, e l'hai fatta con una semplicità disarmante e, specialmente, l'hai fatta quando nessuno te l'aveva chiesto e nonostante tutti i problemi che ci sono stati tra noi due. E questa non è una cosa che una normale amica fa per un'altra, no Samantha, queste sono cose che in genere fanno le madri per le loro figlie.

    Leggero sospiro da parte di Lexa.

    Lexa: Mommy's home indeed...

    La canadese alza le sopracciglia.

    Samantha: Quindi ora che si fa? Chris è il daddy e io la mommy?

    La Blake arrossisce.

    Lexa: No, ma che dici!

    Nel vedere questa reazione di Lexa, Samantha ridacchia.

    Lexa: E' solo che nel rivedere mia madre ho realizzato anche le sue colpe, e avere avuto qualcuna che ha difeso e protetto me e mia sorella in maniera così incondizionata mi ha fatto capire quanto tieni a me, di come io mi sia sbagliata su tutta la linea nel giudicarti e di come Alisa abbia ragione su di te. Sei davvero la persona più altruista che ci possa essere.

    La canadese fa le spallucce, fingendo modestia.

    Samantha: Faccio quel che posso...

    Le Blake ridono per qualche secondo, poi, una volta ricomposta, Lexa abbassa timidamente lo sguardo.

    Lexa: E... E scusa se mi sono comportata da stronza.

    Sorrisetto beffardo per Samantha.

    Samantha: Tale Surrogate Mother tale Surrogate Daughter...

    Occhiata rassegnata da parte di Lexa che poi sospira.

    Lexa: Ora andrai avanti all'infinito con questa storia, vero?

    Samantha: Yep!

    Sguardo soddisfatto per Samantha mentre Lexa abbassa nuovamente la testa sconsolata. Lo sguardo di Emma si illumina.

    Emma: No aspettate!

    Le due guardano Emma con sguardi interrogativi.

    Emma: Così Lexa avrebbe la gimmick di Ellie, e questo non va bene! Falla essere la Surrogate Slut di Chris-

    Lexa: Emma!

    La Blake arrossisce, la canadese ridacchia divertita ed Emma continua a parlare ignorando la sorella.

    Emma: ... mentre puoi fare a me da Surrogate Mother!

    Entrambe le wrestler alzano le sopracciglia, Emma è pienamente convinta di ciò che sta dicendo.

    Emma: The SoonToBeLegendary Surrogate Daughter Of The Legendary Surrogate Daughter Of The Legendary Legend. Suona troppo bene Samy!

    La sorella maggiore sospira sconsolata, Samantha invece è sopraffatta.

    Samantha: Io ti adoro.

    Lo sguardo di Emma si riempie di felicità. Samantha fa nuovamente le spallucce.

    Samantha: Beh dai puttanelle. Andiamo a mangiare qualcosa, offre Wiz.

    La canadese tira fuori la carta di credito di Kid The Wizard mentre sorride soddisfatta.

    Samantha: Mangiamo, cazzeggiamo un po', diamo fuoco a quel cesso di macchina di Lexa, raccompagniamo Emma a casa, e poi io e Lexuccia torniamo a Toronto.

    La Blake alza le sopracciglia.

    Lexa: Toronto?

    La canadese è impassibile.

    Samantha: Mi vuoi all'angolo nella vita? Bene. Allora stasera torni con me a Toronto e vieni a stare da noi, domani andiamo a cercare un appartamento tutto per te, e finito il trasloco inizierai ad allenarti seriamente insieme a me, Chris e Alisa.

    Entrambe le Blake sono abbastanza stupite da questo programma mentre l'altra sorride, seppur con uno sguardo serio e determinato.

    Samantha: Il tempo del cazzeggio è finito Lexa Blake. Sei una pro-wrestler in una major, è ora di iniziare a comportarti da tale.

    La canadese continua a guardare Lexa con sguardo determinato mentre questa ci riflette su. Anche Emma osserva la sorella con lo stesso sguardo di Samantha, come se volesse spronarla ad accettare, e tempo qualche secondo e Lexa annuisce.

    Lexa: Facciamolo cazzo!

    La sorella inizia a esultare per questa scelta per poi andare ad abbracciarla, entusiasta. Samantha osserva la scena con un dolce sorriso, e una volta che le due Blake si sono staccate, va a scambiarsi una particolare stretta di mano con Lexa, prendendole l'avambraccio destro con la mano destra e ricevendo dopo pochi istanti lo stesso gesto. Le due sono faccia a faccia e si fissano negli occhi con sguardi determinati e fieri, mentre Emma si gode la scena defilata di un passo. Le due wrestler si staccano e ora si incamminano insieme alla più giovane del gruppo per le strade di Alexandria, pronte per iniziare un nuovo capitolo nella vita di Lexa Blake.

    [To Be Continued...]

     
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    New York, NY, Stati Uniti D'America
    26/02/2022
    10:00 AM




    Siamo nel cuore di Manhattan, sulla 58th Street. Al Consolato Spagnolo a New York entrano ed escono parecchie persone, come è normale durante un giorno feriale. Tra la folla, una donna attira l'attenzione di qualche presente, che l'ha vista in televisione o sui giornali, sia sportivi che non.

    LuWmZd7



    Megumi Shibata, silenziosa, entra nell'edificio. Sa come muoversi, tra i corridoi, segno che ci è già passata più volte. Stringe qualche mano di qualche diplomatico fin troppo sorridente che con ogni probabilità è ben conscio di chi sia, di chi sia figlia e quanto fatturi la Shibata Corporation. Con qualcuno scambia qualche parola di spagnolo. Due poliziotti si avvicinano alla giapponese, senza intenzioni ostili. La aspettano mentre firma delle scartoffie, prima di accompagnarla in una stanza con uno schermo riportante il simbolo del Ministero della Giustizia Spagnolo. Prende posto, sistemandosi i capelli sfruttando il riflesso dello schermo. Passandosi la mano sulla frangia, sorride. Il taglio riportato da Billy Mercer sembra non aver lasciato nessun segno particolare, nonostante fosse profondo. Non deve attendere molto prima che il collegamento si avvii.

    5J9ukGX


    Come si poteva immaginare, sullo schermo appare Macarena Ferreiro. Indossa la solita camicia da prigioniera dietro uno sfondo scuro. Si può indovinare molto facilmente che si trovi in una stanza apposta adibita alle videoconferenze.

    MV: ¡Hola!

    MS: Hola, Maca. ¿Todo bien?

    Per quanto bene si possa stare in una prigione.

    La prigioniera scrolla leggermente le spalle.

    MV: Per quanto ci si può accontentare della solita vita tutti i giorni qui. Tu?

    MS: Non c'è male. Ma c'è sempre parecchio da fare.

    Il sorriso della giapponese sembra sincero.

    MS: Mi dispiace non poterti vedere di persona. Non ho nemmeno avuto modo di conoscere il tuo gruppo.

    MV: Capisco bene che non si può sempre prendere l'aereo. Il jet lag è sempre micidiale. Non ti preoccupare per le mie compagne. Se capita, le incontrerai alle trasferte.

    MS: Ottimo. Se ne hai l'occasione, chiedi loro se necessitano di qualcosa, in carcere. Credo le farebbe piacere.

    Annuisce debolmente.

    MS: Prima di essere messa sotto contratto, hai visto molti posti nel mondo?

    MV: Chiederò e ti farò sapere. Aspettati di tutto.

    Quasi si mette a ridere.

    MV: Vuoi sapere se ho fatto rapine solo in Spagna o in tutto il mondo?

    Si sistema meglio con le braccia, appoggiandole sul tavolo.

    MV: Il... segreto professionale mi impedisce di risponderti. Però, sì... Ho girato parecchio il mondo. Non l'ho fatto solo per turismo, ma anche per... motivi professionali.

    La Cecchina allarga il sorriso.

    MS: Mi bastava sapere indicativamente dove sei stata, a prescindere se fosse per lavoro o piacere.

    Piega un poco la testa, passandosi la mano tra i capelli.

    MS: Sei mai stata in Grecia?

    MV: Certo che ci sono stata. Ogni europea che si rispetti non va solo a Ibiza per divertirsi. Va anche in Grecia. Sono stata ad Atene per turismo e Mikonos per vacanze.

    Ci riflette un attimo.

    MV: Perchè proprio della Grecia mi chiedi?

    MS: Perchè ho ricevuto una offerta.

    Mostra un biglietto aereo.

    MS: Sono stata invitata a Larissa per un match al di fuori della TWC. Un match a coppie.

    Maca piega la testa, incuriosita. Cerca di vedere meglio quel biglietto aereo.

    MV: E' un invito a una trasferta extra? Di cosa si tratta?

    MS: L'organizzazione che se ne occupa si chiama Pro-Wrestling Ladies THÈA, una federazione che si occupa esclusivamente di wrestling femminile, e l'invito l'ho ricevuto da una... collega. Chiamiamola così anche se non se lo merita. Insieme alla sua protetta hanno vinto le cinture femminili e ora ha voluto sfidarmi.

    Punta il dito verso la webcam.

    MS: Quando mi hanno chiesto di scegliere una compagna di squadra, mi sei subito venuta in mente.

    Di riflesso, la prigioniera indica se stessa, lasciando trasparire un fievole accenno di stupore.

    MV: Perchè proprio io?

    La Shibata ripone nella borsa il biglietto aereo.

    MS: Perché con l'eccezione di mio fratello, sei l'unica persona con cui ho fatto squadra per davvero negli ultimi tempi. E so che la tua collaborazione sarebbe preziosa.

    Sorride di nuovo

    MS: Purtroppo oggi non posso darti tempo per scegliere, ho bisogno di una risposta immediata. Ma posso garantire che avremmo modo di discutere dei dettagli.

    MV: Che servono a ripagare le mie prestazioni, giusto?

    Megumi annuisce piano.

    MS: Un favore per un favore.

    La spagnola accenna a un sorriso.

    MV: Come potrei rifiutare una trasferta extra. Poi ne riparleremo dei... favori.

    MS: Eccellente. Allora, a presto.

    MV: Un attimo.

    Alza un dito.

    MV: Il fatto che io abbia accettato, non significa che è tutto a posto. Dovrai darti da fare per farmi... uscire e viaggiare fino in Grecia.

    Il sorriso della Shibata resta immutato.

    MS: Non ti preoccupare. Sentirò il prima possibile i dirigenti THÈA e le autorità greche. Il numero del tuo avvocato ce l'ho già.

    Il sorriso della Vargas è decisamente più eloquente.

    MV: Bene. Ci vediamo presto.

    MS: A presto.

    La videochiamata si chiude. La Cecchina si alza, allontanandosi dalla stanza. Pregusta già il futuro incontro.
     
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    The Splendid Life of Edward Bishop
    Finale: Rebirth




    Dolore, dolore come non ne ha mai sentito. Qualcuno gli sta strappando la colonna vertebrale e versandoci dentro fuoco liquido. Il dolore è così forte che si riversa, si espande, arriva alle ossa, nella gola, negli occhi. Sente il cuore battergli all'impazzata nelle tempie. Urla. Il dolore lo strappa dal sonno, urlante nella notte. Grida disperato, mettendosi a sedere. Due infermiere corrono nella stanza, mentre vomita dal dolore. Lo bloccano, iniettandogli qualcosa. Lentamente, molto lentamente, il dolore si attenua, diventa ovattato, lascia le dita, gli occhi, la testa, torna solamente un pulsare caldo nella spina dorsale. Tossisce, mentre gli viene passata una bottiglietta d'acqua. Beve un sorso, le labbra secche, la fronte imperlata di sudore. Ansima, chiudendo gli occhi. Si appoggia sul cuscino. Respira profondamente, le orecchie che gli fischiano all'impazzata. Sapeva che sarebbe stato difficile. Il suo corpo sta lottando follemente per rigettare le cellule staminali che gli sono state impiantate. Riapre gli occhi. Qualcuno sta pulendo il suo vomito. Provano a parlargli, ma lui scuote la testa. Non è in grado di ascoltarli. Lentamente si riaddormenta.



    Si sveglia di nuovo, è mattina presto. Si mette a sedere, per poi lentamente girarsi di lato. Si guarda le gambe, magre, deboli, poi si appoggia per bene al letto, le mette a terra e scende. Barcolla e si aggrappa al comodino, le gambe che tremano sotto il suo stesso peso, ma si tiene in piedi. Annuisce, mettendo un piede dietro l'altro e muovendosi verso la porta. Si passa una mano nei capelli, uscendo nel corridoio. Si tiene ad uno dei corrimano del corridoio, ma sorride. Cerca una stanza specifica. Keiko sta leggendo un manga, ad occhio horror, ma gira lo sguardo, lo vede in piedi e lancia un trillo di gioia, alzandosi a sua volta ed indicandosi il ginocchio, contenta. Stanno in piedi tutti e due. Lei lo abbraccia, e barcollano entrambi per qualche istante. Le accarezza la testa, contento.



    JK: Dio Mio.

    Jake lo guarda, una mano sulla bocca, gli occhi sbarrati.

    JK: Ha funzionato. Ha funzionato davvero.

    Ghigna, guardandolo.

    ES: Già.

    Non riesce a rispondergli, si avvicina e lo abbraccia, sollevandolo brevemente da terra.

    ES: Piano, J, che sono ancora fragile.

    JK: Si vede, sei ancora più magro di prima.

    ES: Ho fatto un po' fatica a mangiare, per qualche giorno.

    JK: E a dormire, a giudicare dalle occhiaie.

    Edward annuisce. È in uno stato pessimo. I capelli lunghi e disordinati, la barba bionda incolta, gli occhi cerchiati, una maglietta grigia e dei jeans, entrambi leggermente troppo grandi per lui, addosso. Ma voleva uscire. Keiko si guarda attorno, curiosa, soppesando con lo sguardo un istante Jake, per poi piegare la testa di lato e fare una pernacchia.

    JK: Ce l'ha con me?

    ES: Sì. Abbiamo un più uno.

    Jake rimane un istante in silenzio, poi ghigna.

    JK: Hai le gambe da cinque minuti e già ti dai da fare.

    ES: È un'amica. E un'alleata.

    JK: Alleata?

    ES: Diciamo che ho un piano.



    Sono in palestra. Ha usato i fondi che gli sono stati forniti, più quelli che gli avevano dato per stare zitto, per comprarsi una villa appena fuori New York. Ha bisogno di tempo e di segretezza per rimettersi in forma. Pesa cinquantatré kili. Si sentono le ossa sotto la pelle. Ha un piano di riabilitazione, ma intende fare molto di più. Lui e Jake si allenano assieme.

    JK: Non potevi farti operare per togliere le cicatrici?

    ES: No. Voglio che rimangano. Sono il segno della mia rinascita.

    Il dolore alla schiena non se n'è andato. È ancora un calore pulsante, maligno, ma si concentra per ignorarlo. Ci vorranno un paio d'anni prima che scompaia, gli dicono i dottori. Fortunatamente un paio d'anni è esattamente il tempo che gli serve. Keiko li osserva pigramente, coricata sotto un bilanciere. Ha accettato, credono, di aiutarli. Vuole lottare.

    JK: Ripetimi i termini.

    ES: Dobbiamo fare in modo che tre persone si dimettano da un consiglio di amministrazione.

    JK: E non sappiamo chi siano.

    ES: No.

    JK: E non sappiamo chi sia chi ti ha "assunto".

    ES: No.

    JK: E tu vuoi farlo mentre andiamo a lottare.

    ES: Sì.

    JK: In TWC.

    ES: Già.

    JK: Follia.

    ES: Assolutamente.

    Rimangono in silenzio, mentre lui continua ad allenarsi.

    JK: Ok. Ma il tuo piano non mi piace. Io da solo non sono abbastanza.

    ES: Sei un ottimo wrestler.

    JK: Grazie, ma non è questo il punto. La TWC è piena di ottimi wrestler. Dobbiamo fare qualcosa di più interessante. Di unico.

    Si ferma, osservando Keiko un istante.

    JK: Potremmo reclutare un gruppo. Persone che hanno bisogno di un aiuto per trovare spazio.

    Si osservano.

    ES: E preparare l'arrivo di un wrestler singolo, capace di mettere in pericolo la TWC.

    Jake ghigna.

    JK: Tu?

    ES: Non esiste vergogna nella autopromozione. Potrei fingere di avere delle visioni. Con un po' di sangue finto.

    JK: E la tua faccia da malato terminale ci crederanno tutti. A parte Gregory.

    Silenzio.

    ES: Non parlerà.

    JK: Non possiamo davvero esserne sicuri.

    ES: No, ma è l'unico ostacolo. Ci prenderemo questo rischio. Un gambetto.

    JK: Non fare lo spiritoso.

    ES: Mi serve solamente un personaggio per rendermi al disopra di ogni sospetto.



    Si guardò allo specchio. Mr. Shepard. Non era una invenzione sua, ma era una buona idea. Una nuova identità. La sua nuova vera identità. Edward Bishop era morto anni fa. Ora era qualcosa di diverso. Non sapeva se di migliore. Si era vestito elegante, ma con una certa ricercatezza. Aveva recuperato un anello di famiglia d'oro, aveva scelto colori accesi, qualcosa che lo rendesse memorabile. Jake aveva proposto un fazzoletto di seta nel taschino, con cui pulire tutto quello che toccava. Gli piaceva. meglio dei guanti che aveva inizialmente in mente. Stava bene. Avevano scelto volutamente vestiti leggermente più grandi, per nascondere il suo fisico che rinasceva. Jake annuisce, dietro di lui.

    JK: Direi che ci siamo.

    Keiko scuote la testa, per poi allontanarsi un istante e tornare con qualcosa. Un bastone da passeggio. Lo guarda, per poi appoggiarcisi. Sì, ancora meglio. Keiko trilla soddisfatta. Anche Jake annuisce. Lui sorride, un sorriso sarcastico ed affilato. Non quello di Edward Bishop, ma forse il suo.

    Mr.S: Si va in scena.
     
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    Da qualche parte sull'Oceano Atlantico.
    09/03/2022
    11:39 AM


    Ogni giorno, migliaia di aerei viaggiano per tutto il mondo coprendo le solite rotte commerciali delle compagnie aeree. Ma ci sono degli aerei che viaggiano per voli privati e occasionali. Uno di questi voli sta sorvolando l'Oceano Atlantico ed è un aereo particolare.


    Un Falcon 8X, un signor aereo privato di lusso in grado di fare viaggi intercontinentali.


    Al suo interno, tutto fa pensare meno che di stare in un aereo per quanto è lussuoso. E' territorio esclusivo di chi ha davvero una una barca, anzi no, un aereo di soldi. Ci sono varie figure al suo interno. E ce ne sta una che veramente non si penserebbe mai di trovarla lì dentro.


    Ed è proprio Macarena Vargas! Che ci fa lei lì dentro??? Su un aereo di lusso??? Intorno a lei ci sono due maschioni, uno di colore e l'altro di razza caucasica. Sono diversi di razza, ma sono accomunati da un fisico particolarmente prestante. Sono due persone mai viste prima. Non lontani da loro, ci sono le solite guardie che stanno "lavorando" guardando film su un tablet o persino addormentandosi. In fondo, dove può scappare lei? I tre tengono in mano una bottiglia di birra, ma sul bancone c'è di tutto, soprattutto bottiglie di champagne. E cosa stanno facendo? Stanno bevendo la birra a ritmo di ballo con una musica di sottofondo dall volume piuttosto alto. Lei, in particolare, è particolarmente vivace e attiva. Balla in modo sensuale e non si fa scrupoli di fare movimenti sessualmente provocatori con loro due. Ma su quell'aereo non c'è solo lei. Ai primissimi posti, lontana dalla festa, una Megumi Shibata dallo sguardo stanco ascolta musica con delle cuffie di dimensioni importanti.



    Di certo le cuffie servono ad isolarla dal casino alle sue spalle. Davanti a se, un piccolo schermo trasmette una vecchia puntata di How I Met Your Mother, che scorre senza emettere alcun suono percepibile. Sulle gambe ha la cintura da THEA Divas Tag Team Champion, che accarezza con il pollice, sovrappensiero. Sembra stranamente apatica, ancor di più rispetto all'atmosfera del resto dell'aereo. Due oggetti appaiono davanti ai suoi occhi. Davanti a un occhio si presenta una bottiglietta di birra. Davanti all'altro occhio, un flûte con un bel po' di champagne. La Cecchina alza lo sguardo, afferrando la bottiglia di birra e stappandola con un morso.

    MS: Grazie Maca.

    MV: Prego.

    La bionda si siede accanto alla sua compagna di squadra(?). Di lato, c'è l'altra cintura da THEA Divas Tag Team Champion. La prigioniera la prende e la posa sulle proprie gambe, alla stessa maniera della compagna.

    MS: Ti stai divertendo? Te l'avevo detto che ti avrei ricompensata.

    La bionda sorride.

    MV: Me la sono meritata, no?

    Tiene alto il flûte.

    MV: Alla nostra vittoria.

    Il tintinnio delle bottiglie riesce comunque a farsi sentire in mezzo alla musica.

    MS: Alla nostra vittoria.

    La giapponese fa ruotare la birra nella sua mano con una certa energia, prima di portarla alle labbra e mandare giù tutto in un sorso, facendo sollevare un sopracciglio alla spagnola.

    MS: La tua prima cintura. La tua vita cambierà radicalmente.

    Maca attenua parzialmente il sorriso. Ha la netta sensazione che c'è dell'altro oltre quelle parole.

    MV: Che intendi? Dubito che mi cambi qualcosa in prigione.

    Lo ha detto con un tono ironico e tendente allo scherzoso. Beve un po' di champagne.

    MS: Te l'ho detto. Queste sono un passepartout.

    Solleva leggermente il titolo.

    MS: Quando ne hai una, voli simili saranno più comuni. Trattamenti di favore, gente che ti dirà sempre di si. Forse non cambierà granché in prigione, ma di certo qui fuori si.

    Posa nuovamente la cintura sulle gambe.

    MS: A proposito. Come farai con quella, in carcere? Non penso tu possa portarla.

    Maca guarda meglio la cintura.

    MV: Vorrei ma non posso. La mia la terrai tu.

    Beve un altro sorso. Ci sta pensando alle frasi udite poco prima.

    MV: Qui fuori... Stai praticamente dicendo che mi guarderanno in un altro modo rispetto a prima. Cosa possono dire di una prigioniera che ha iniziato a lottare per il wrestling senza conoscere nulla ed è rimasta forzatamente per tutto l'anno e contro voglia. Nonostante tutto, questa prigioniera è arrivata a lottare per il titolo mondiale. Nonostante tutto, dopo poco più di anno, senza nemmeno conoscere i nomi delle mosse ma sapendole fare, è riuscita a vincere una cintura. Una cintura, da quanto ho capito, anche piuttosto prestigiosa. Ha vinto qualcosa che probabilmente quasi nessuna vincerà mai in tutta la carriera. Non possono più dire che è un'incapace. Se lo facessero, saprebbero la loro risposta in anticipo. Gliela sbatterebbe subito in faccia. Non avrà maggior rispetto perchè non lo avrà mai ma sarà più temuta.

    Megumi tocca una spalla alla bionda, quasi in segno materno.

    MS: Sono una wrestler da otto anni. Da quando sono arrivata negli Stati Uniti, dopo un anno per ambientarmi, non ho passato più di 365 giorni senza vincere qualcosa, se non per la gravidanza. Ho vinto tornei. Ho vinto titoli del mondo. Ma certe persone il rispetto non te lo mostreranno mai.

    La mano si sposta dalla spalla alla cintura di Maca.

    MS: Sbattigliela in faccia. Sia per modo di dire che per davvero. Vedremo se avranno ancora voglia di parlare.

    Il tono della Cecchina è molto serio. Quasi motivazionale. Guarda fuori, dove però si vedono solo nuvole.

    MS: Per quanto riguarda la cintura, va bene. Te la ridarò all'inizio di ogni show e la riavrò alla fine.

    MV: Okay.

    Maca scruta meglio Megumi.

    MV: Che hai?

    MS: Fame. E forse la birra mandata giù così a stomaco vuoto non è stata una idea geniale. Di solito lo faccio, ma non in aereo.

    Si sistema meglio sulla poltroncina, premendo un bottone per inclinare lo schienale. Dopo qualche secondo di silenzio, mentre è ancora assorta nei suoi pensieri, sorride.

    MS: Vuoi sapere una cosa divertente?

    MV: Mh?

    MS: Alice Angel era nel main event, contro Safiye, una wrestler turca che mi piacerebbe affrontare in futuro. C'erano 4 cinture in palio, tutte insieme. Tipo in quei match di boxe che fanno i milioni solo in scommesse.

    Il sorriso della Shibata si allarga.

    MS: Alice. Ha. Perso.

    La prima reazione fisica di Maca è stata quella di alzare le sopracciglia. La seconda reazione è stata quella di aprire la bocca, senza emettere alcun suono. Rimane così per svariati secondi, troppo stupita per quello che ha appena udito. Sbatte un paio di volte le palpebre prima di riprendersi davvero.

    MV: Ma allora il karma esiste! Qui tocca festeggiare ancora di più! E' stata una serata... PERFETTA!

    Si alza di scatto e prende la bottiglia di champagne con un flûte che lo riempie velocemente e lo porge alla compagna in un modo che non può rifiutare. Una volta preso il bicchiere, la bionda si mette a bere lo champagne direttamente dalla bottiglia mentre si avvicina ai due uomini prestanti. Quando la spagnola è girata, la giapponese versa la bevanda sul pavimento. Megumi nota come la compagna si stia lasciando sessualmente ancora di più rispetto a prima. Questa notizia deve averla eccitata ancora di più. Sorride di questo comportamento. Maca si accorge che la sta guardando. Le fa cenno con l'indice, con sguardo malizioso, di unirsi al ballo estremamente sensuale.

    MV: Vieni. Andiamo a divertirci. Sono tutta in fiamme.

    Megumi fa un cenno con la mano sinistra, sorridendo cordiale.

    MS: È la tua festa, divertiti. Per me immagino marito abbia già organizzato qualcosa, conoscendolo.

    MV: Ok! Rimettiti le cuffie che sarò rumorosa per ore e ore!

    Maca, non più tanto lucida ed estasiata dalla splendida notizia, si lascia andare a una risata e senza aspettare la risposta, si avvia con i due maschioni verso una porta. La camera del divertimento di Maca. Megumi si sistema le cuffie, guarda ancora una volta fuori prima di alzare al massimo il volume della musica. I voli intercontinentali sanno essere molto lunghi.
     
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