TWC - News from Indoor War 2020

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    Metroid Fusion

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    È seduto sul divano, sono quasi le tre di notte. Aveva appena smesso di lavorare. Si era preso una birra, e poi aveva deciso di provare il Gameboy che Lilith gli aveva regalato. Aveva scelto Metroid Fusion perché era quello su cui era più curioso. Non aveva mai giocato ad un Metroid, anche se sapeva che Fusion non era il capitolo migliore da cui iniziare. Si passa le dita sugli occhi, stancamente, poi beve un sorso di birra. Il suo telefono vibra. Non ha bisogno di riconoscere la vibrazione diversa che ha impostato per Ayumi per sapere che è lei. È da Natale che si scrivono quasi ininterrottamente, anche solo per sapere che l'altro sta bene, o sta pensando a loro. E sa che anche lei ha problemi a dormire. Non può fare tanto, visto che Lilith è in casa con lei. Passerebbe volentieri la notte a parlare con lei, si trova davvero bene, ma non vuole spingere le cose. Sblocca il telefono, e le risponde. Sorride, perdendosi un attimo in un ricordo di loro due abbracciati, e del profumo dei capelli di lei, poi si scuote. Gli ha inviato una foto, la copertina del libro che sta leggendo, un dito della mano destra che tiene il segno della pagina, che le copre il viso, lasciandogli vedere solo gli occhi, di una bellissima sfumatura marrone, la fronte e un ciuffo di capelli rosa. Beve un altro sorso di birra, poi le scrive quanto ha gli occhi belli, seguendo il tutto con una foto del Gameboy, che ha appena acceso. Si appoggia il telefono sul petto, e viene accolto da una schermata con la selezione della lingua. Deve essere la versione europea. Sceglie l'inglese. Dovrebbe probabilmente cimentarsi nel francese o nel tedesco, che sta cercando di imparare, ma non è abbastanza in forma per iniziare adesso. Gli chiede se è il regalo di Lilith. Risponde affermativamente, poi si stiracchia. Ha lasciato che il suo corpo guarisse, e si sente bene. Riapre la foto che gli ha mandato Ayumi, sforzandosi per ignorare il magnete che sono gli occhi di lei. Vede una abat-jour semplice in un angolo, che lancia una luce soffusa, e un quadro piuttosto anonimo, appena visibile in un angolo della foto. Non le piace che stia ancora in un posto temporaneo. Vorrebbe saperla in una casa che sia definitiva e stabile. Un pensiero folle gli attraversa la mente, e lo scaccia. Le scrive che spera di riuscire a trovarle un posto migliore dove stare. Lei gli risponde se è una proposta. Beve un sorso di birra, scacciando di nuovo il pensiero, poi le risponde seriamente. Sa che non accetterà il suo aiuto. Fa finalmente partire il gioco, e inizia una cutscene piuttosto cinematografica, per gli standard della console. La storia gli viene gettata un po' addosso, ma almeno riesce a capirla anche senza aver giocato ai giochi precedenti. Sono quasi cinque minuti, che non è poco, e la musica, per quanto permetta il sistema, è piuttosto buona. Guarda il telefono. Gli ha risposto cambiando argomento. Continuano a chiacchierare, mentre lui si fa dare istruzioni da un computer su Metroid. Il salto è strano, con una parabola alta e stretta. È difficile da descrivere, ma sa che può abituarcisi. Prova a sparare un po' e procede rapidamente. Elimina una creatura, che aveva giù visto nella cutscene iniziale, e poi esplora un po' di stanze. Il computer gli dice di andare a sconfiggere quello che crede sia il primo boss del gioco, ma lo avvisa che ha solo il dieci percento di possibilità di vincere. Scuote la testa, sorridendo. Lo trova improbabile. Gli viene detto di raggiungere una stanza in cui prendere i missili. Lei gli manda un'altra foto. Questa volta è solo lei, che gli sorride. Si vede il colletto di un pigiama, e poco altro. Le scrive che gli piace tanto. Gli risponde che lo sa. Sorride. Ha recuperato i missili. Il computer lo avvisa che ora ha il venti percento di possibilità. Scrolla le spalle e si dirige verso la stanza del boss. Il fatto che il secondo tipo di nemico che ha incontrato sia uno zombie lo delude leggermente. Beve un sorso di birra, e poi elimina un occhiocosocancello che gli blocca la porta per la stanza del boss. Le chiede se non dorme. A quanto pare, non riesce. Le chiede se vuole che la passi a prendere. Ci mette un po' a rispondere. Nel frattempo è riuscito a sconfiggere l'armadillo gigante con le zanne che gli hanno gettato addosso come boss. Sblocca l'abilità di trasformarsi in una palla. Ottimo. Gli ha risposto, dicendogli che non vuole uscire. Ma di non smettere di scriverle. Sorride. Non ci pensa nemmeno.
     
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    L'altra metà del discorso




    Si asciuga il collo, con calma. È stato un allenamento faticoso. Stanno cercando di tornare perfettamente in forma per Indoor War, e stanno dando più del cento percento. Sono stati quasi dieci ore in palestra, ma è soddisfatto. Lavorano bene, come non facevano da un po'. Si guarda allo specchio.

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    Gregory Montoia ha ripreso un po' di colore, e ha un po' meno di occhiaie. Il volto gli rimane scavato, più di quanto sia mai stato, ma sta meglio. Ha ancora i lividi sul corpo, che è costretto a nascondere con il trucco quando lotta, ma sorride. Esce dal bagno e si dirige verso la sua stanza, recuperando delle mutande e infilandosele, per poi mettersi dei jeans e una maglietta. Si guarda attorno, poi si mette una felpa rossa piuttosto semplice, stiracchiandosi. Non ha ancora mangiato. Sente lo stomaco che brontola, ma lo ignora. Il telefono vibra, sul comodino, e lui si infila il suo smartwatch, passandosi una mano nei capelli, per poi guardare il messaggio che gli è arrivato.

    Ehilà, Lilith è tornata ieri sera in California. Mi annoio da sola, hai voglia di fare un salto?



    Sorride di nuovo.

    Hai già mangiato? Altrimenti porto qualcosa e mangiamo assieme, se ti va.



    Volentieri.



    È contento. Si infila le calze, e poi recupera il portafogli. Si infila anche le scarpe, gettandosi addosso una giacca e recuperando le chiavi di casa e della macchina. Sospira.

    Fra un'ora sono lì. Ti va bene?



    Ti aspetto.



    Scende rapidamente le scale, scendendo sotto terra e dirigendosi verso i garage del palazzo degli Watchmen. Prende su il suo Hummer nero, e parte. Guida per un po' ragionando su cosa prendere. Vede un supermercato aperto ventiquattr'ore su ventiquattro, e si ferma, recuperando una bottiglia di champagne. Ritorna in macchina, continuando a guidare. Dopo qualche minuto passa davanti ad un ristorante cinese che sa essere di qualità. Si ferma e recupera da mangiare, per poi uscire e riprendere il tragitto. Arriva in anticipo di un quarto d'ora, ma scuote le spalle.

    Ti ho visto arrivare. Sali su.



    Sorride fra sé, scendendo dalla macchina, recuperando le borse e il vino. La porta si apre prima che lui possa suonare, e si arrampica sulle scale, sorridendo. Quando arriva sul pianerottolo la porta si apre, rivelando Ayumi Haibara.

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    La ragazza porta un vestito blu pastello, in tono con una metà dei suoi capelli. Sorride gentilmente a Montoia.

    AH: Ciao.

    Greg sorride, allargando le braccia.

    GM: Ciao. Ho portato da mangiare cinese e una bottiglia per festeggiare il tuo ritorno alla vita da single.

    Ayumi alza un sopracciglio e si sposta di lato.

    AH: Entra pure.

    Greg rimane a braccia aperte, piegando la testa di lato.

    GM: Niente abbraccio?

    AH: Poi ti distrai, ti cade la bottiglia e devo pulire il pianerottolo.

    Greg entra nell'appartamento.

    GM: Avrei volentieri pulito il pianerottolo io, per un abbraccio.

    Il canadese si guarda attorno.

    GM: La bottiglia va messa in ghiaccio, che non è fredda.

    Poi si ferma.

    GM: Mi sei mancata.

    Improvvisamente, Ayumia abbraccia Greg da dietro per qualche secondo, poi gli sfila la bottiglia dalla mano destra e con una piccola piroetta sorpassa il canadese, dirigendosi verso il frigo.

    AH: Anche tu, mr. agente segreto.

    Il lottatore osserva la giapponese che si allontana.

    GM: Ammetto che era abbastanza distraente, in effetti. Come stai?

    AH: Tutto okay.

    La ragazza mette l'alcolico in frigo e si volta di nuovo verso Greg.

    AH: Un po' malinconica, forse. È stato bello avere Lily in casa per queste settimane.

    Il canadese alza il cibo.

    GM: Guariamo dalla malinconia mangiando qualcosa. Ti va? Anche perché sto morendo di fame.

    Lo stomaco di Greg brontola sonoramente. Ayumi sogghigna e si avvicina al divano.

    AH: Mangiare per colmare la tristezza, questo sì che suona sano. Ma!

    La campionessa si siede.

    AH: Non sarò certo io a toglierti il piacere del cibo.

    Il canadese si siede vicino a lei.

    GM: Mangiare non era quello che avevo in mente come modo per consolarti.

    Greg rimane pensieroso un istante, mentre Ayumi lo guarda con un sopracciglio alzato.

    GM: Non mi è uscita benissimo, vero? Intendevo dire che speravo sarebbe stata un po' di compagnia a farti bene.

    AH: Sai, a volte mi chiedo come tu riesca ad essere così awkward nella vita di tutti i giorni e così deciso e forte nei tuoi lavori.

    La giapponese ridacchia.

    AH: Però apprezzo. Forza, mangiamo.

    Greg apre la borsina, prendendo due scatole, tipiche del takeaway cinese, consegnandone una più delle bacchette ad Ayumi.

    GM: Spaghetti di riso al maiale piccante.

    Il canadese apre la sua scatola, separando le sue bacchette, per poi prendere due lattine di birra, consegnandone una alla ragazza.

    GM: È la parte facile della mia vita, quella. O per lo meno, quella in cui so esattamente cosa fare. È più difficile con te, perché non voglio rovinare... il nostro rapporto. Mi sembra di conoscerti da sempre, ma ti ho parlato la prima volta quattro mesi fa, al massimo.

    Ayumi fa un leggero sospiro, ma rimane sorridente.

    AH: Dovresti stare più rilassato. Non troverei mai più difficile parlare con te rispetto alla mia vita precedente. Forse anche per questo mi piace la tua compagnia.

    GM: Hai ragione, e in effetti non è effettivamente difficile. È fin troppo facile, anzi.

    Greg prende un po’ di spaghetti dalla scatola con le bacchette, tenendoli sospesi e guardando Ayumi.

    GM: È solo che ho già rovinato tutto con... altri, perché sono stato terribile. Non ti meriti questo.

    La giapponese fa spallucce ed afferra a sua volta degli spaghetti.

    AH: Su, mangia e tranquillizzati. È tutto okay.

    GM: Sono tranquillo.

    Il canadese ancora non inizia a mangiare.

    GM: Sei l’unica persona con cui sono davvero Greg.

    Lo sguardo di Ayumi incrocia quello del canadese.

    AH: Sai che non è una cosa positiva, vero?

    GM: Forse no.

    Il canadese sorride.

    GM: Ma secondo me lo sai anche tu. Ci sono momenti nella propria vita in cui bisogna essere diversi, anche se leggermente, da quelli che si è davvero.

    AH: Forse. Farlo mi ha portato solo problemi, però.

    GM: Però io non posso fare altrimenti. Gli Watchmen hanno bisogno di qualcuno che sappia sempre cosa fare, nei momenti difficili. Hanno bisogno di mr. agente segreto, Lilith ha bisogno del fratello maggiore. E non sarebbe giusto scappassi al mio dovere di essere tutte queste cose.

    AH: È un dovere solo fin quando tu vuoi che lo sia.

    GM: Non so. Io sento di dovere a tutti loro di renderli felici, nel limite delle mie possibilità.

    La Haibara beve un bicchiere d'acqua, poi scuote la testa.

    AH: Tu sei felice?

    GM: Sì.

    Il canadese mangia un boccone di cibo.

    GM: Sono con te.

    Ayumi non risponde, prendendo un altro boccone. Il canadese si appoggia allo schienale, osservando Ayumi, e beve un sorso di birra.

    GM: Ti stupisce?

    La giapponese ridacchia.

    AH: Speravo tu avessi motivi migliori per esserlo.

    GM: Sei il motivo più bello che ho. E lo dovresti sapere, no?

    Ayumi alza le spalle, e alza altri spagetti con le bacchette.

    AH: Se chiedi a me, questa roba è un motivo migliore.




    Sono passate ore, dal cibo. Le scatole sono state messe nella borsa, in un angolo. In casa c'è anche un po' più di disordine. I controller della playstation sono a terra, usati recentemente, e la bottiglia di champagne, vuota, è appoggiata vicino al divano, a fianco di due calici. Gregory si è tolto la felpa, che ha piegato ordinatamente, ed è in maglietta, seduto per terra, la schiena appoggiata al divano. I due stanno ridendo insieme, mentre lui controlla l'ora.

    GM: Yumi, si sono fatte le quattro.

    Ayumi appoggia la testa al divano e chiude gli occhi.

    AH: Cazzo.

    GM: Dai, tolgo il disturbo.

    Greg fa per alzarsi, ma Ayumi gli tiene un polso.

    AH: No. Aspetta.

    Greg sorride, fermandosi.

    GM: Dimmi.

    AH: Vuoi...

    Ayumi distoglie lo sguardo di lato.

    AH: Vuoi rimanere qui a dormire?

    Greg rimane un istante in silenzio.

    GM: Non voglio disturbare.

    AH: Sai di non farlo.

    La giapponese si alza in piedi.

    AH: Mi piaci, Gregory Montoia.

    GM: Nel modo che penso io?

    Ayumi si avvicina a Greg.

    AH: Scoprilo.

    L'ultima sillaba di Ayumi si perde nelle labbra di Greg, che si uniscono alle sue. Rimangono così per lunghi istanti, premuti l'uno contro l'altro, in silenzio. Lentamente le braccia del canadese avvolgono la vita della ragazza, tirandola ancora più contro il suo corpo. Si staccano un istante, guardandosi negli occhi, le braccia di lei che si arrampicano sul collo di lui. I loro volti si avvicinano di nuovo, in contemporanea, e le labbra si incontrano ancora, questa volta con più decisione. Si allontanano una seconda volta e Greg sorride.

    GM: Devo finire questo discorso da un po', Ayumi. Mi piaci da morire. Sei la ragazza più bella che io abbia mai visto, ma non è per quello che mi piaci. Mi piaci perché sei intelligente, divertente, e sto bene con te.

    Il canadese appoggia la fronte contro quella della ragazza.

    GM: Mi piaci da morire, così tanto che è da tempo che sto pensando che non mi basta baciarti, non mi basta una notte, una settimana, un mese, un anno. Mi piaci così tanto che mi ritrovo a pensare se posso costruire qualcosa di serio con te. Mi piaci così tanto che penso che sarebbe bello svegliarsi con te a fianco. E poi penso di star correndo, che non posso pensare a queste cose, ma non riesco a non farlo. Perché non ho mai trovato una persona che mi renda tanto felice in vita mia.

    Ayumi arrossisce.

    AH: Non sono abbastanza sobria da risponderti decentemente, ma... vale tutto anche per me. Davvero.

    GM: Sei bella quando arrossisci.

    Gregory bacia ancora la lottatrice, sollevandola da terra un istante con le braccia, per poi riappoggiarla a terra.

    GM: Ora, se davvero vuoi che io dorma qui, mi servono un paio di coperte. Il divano mi sembra sufficientemente comodo.

    Ayumi rimane in silenzio qualche secondo, e si arriccia una ciocca di capelli blu con l'indice.

    AH: Vado a vedere cosa ho in camera.

    Gregory sospira, scuotendo la testa.

    GM: A meno che tu non voglia dormire assieme a me.

    La Haibara rialza lo sguardo su Greg e sogghigna.

    AH: Non dirlo come se fosse un sacrificio. Si, lo vorrei. Ma non ti obbligo.

    Greg la bacia di nuovo.

    GM: È la cosa che voglio di più al mondo.
     
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    A CHRISTMAS ECSTASY




    Ci troviamo sul balcone di casa Murdock, qui con il cappotto ben stretto Jack Keenan osserva la neve scendere su New York.

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    LM:Questa è per Casey, nel caso lo vedessi, non l'ho mai ringraziato abbastanza per avermi difeso pro bono.

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    Dalla finestra sbuca Lance Murdock, anche lui in un pesante giaccone e con un cappello da babbo natale sul capo. In una mano una bottiglia di scotch whisky invecchiato 32 anni, infiocchettata, che posa per terra. Nell'altra mano ne tiene un'altra, già aperta, insieme a due bicchieri di cristallo.

    LM:Questa invece è per festeggiare Natale e Zero Hour.

    Lance passa uno dei bicchieri a Jack, per poi tirare fuori dall'interno della giacca due sigari ancora incartati.

    LM:Come veri gentiluomini.

    Passa anche uno dei due sigari a Keenan, dopo di che versa nei bicchieri due dita di scotch. Lo sguardo di Keenan sembra essere preso dal cappello natalizio, alquanto bizzarro per una persona come Lance Murdock, che arrossisce leggermente.

    LM:I miei occhi sono qui. Non è stata una mia idea, ho provato a contrastare Elektra ma poi è arrivata Talia e non ho più avuto speranza. Può essere molto da processare il caos là dentro, vero? Avevi bisogno di una pausa?

    Keenan: No, no, assolutamente. Non fraintendermi, avere a che fare con due sorelle Kellis nella vita di tutti i giorni non sarebbe facile per nessuno - nemmeno per il grande Lance Murdock, scommetto, ma ognuno paga le proprie scelte di vita. Tuttavia, rispetto al sobrio e compassato Natale di casa Keenan, è un piacevole cambiamento. No, volevo solo prendere una boccata d'aria. E poi, non potevo perdermi la nevicata natalizia.

    Jack Keenan solleva il proprio bicchiere verso Murdock, per poi trarre un sorso di scotch.

    Keenan: Grazie, Lance. Anche da parte di Casey, ne sono certo. E, non ti preoccupare per i ringraziamenti: pro bono significa pro bono. Per quanto sia divertente immaginare Lance Murdock, il Goldfinger, essere difeso gratuitamente. In ogni caso, conosco i suoi gusti: sono sicuro lo apprezzerà... nonstante a breve dovrà recitare la parte del padre modello.

    Il wrestler di Atlanta sorride.

    Keenan: Non so se lo sapessi. E' una novità anche per me.

    Lo sguardo di JK torna al cappello da Babbo Natale.

    Keenan: Per quanto riguarda quello, sono d'accordo con Elektra e Talia: ti dona. Anzi, sono convinto saresti perfetto per la pagina di auguri della TWC ai suoi affezionati. Tuttavia, dopo la tentata invasione della CBO, pensavo non avresti più voluto saperne di Babbo Natale o affini.

    Nonostante il freddo, Jack Keenan sembra arrossire leggermente.

    Keenan: A proposito, ancora scusa. Lo giuro, ho detto almeno quattro volte a Cross di non presentarsi stasera.

    LM:Tranquillo, non ho intenzione di incolpare te. Certo che pur essendo schifosamente ricco si comporta da vero barbone. Oppure è uno di quegli ex che non riesce a superare la situazione, chi lo sa. Ma sono sicuro che riuscirò a trovare il modo di fargliela pagare.

    Lance punta un dito contro Keenan.

    LM:Detto questo, posso perdonarti le rudi maniere di Cross ma non sarò altrettanto caritatevole con il tuo sbeffeggiare le mie grami condizioni natalizie.

    Lance cerca di rimanere serio ma si lascia scappare una risata.

    LM:Se però porti i miei doni e le mie congratulazioni a Casey potrei farmi pervadere dallo spirito natalizio e perdonarti con tutta la mia immensa bontà.

    Keenan ridacchia.

    Keenan: "Immensa bontà". Certe cose non cambiano proprio mai.

    JK scuote la testa.

    Keenan: Per quanto riguarda Reginald, penso che quando riusciremo a capirlo completamente la psicologia farà un enorme salto in avanti. Purtroppo, quel giorno è ancora lontano.

    Il Pain Deliverer rimane in silenzio per qualche secondo, sorseggiando un po' di scotch e contemplando il paesaggio davanti a sè.

    Keenan: Mi è sempre piaciuta la neve di New York. O meglio, stasera, quando dovrò prendere la macchina, e domani, quando sarà diventata color smog, non dirò certo la stessa cosa, ma per il momento non posso fare altrimenti. Ad Atlanta abbiamo spesso nevicate tra gennaio e febbraio, ma mai più di qualche centimetro. Quasi non fa in tempo a toccare il suolo e già si scioglie. La neve di New York, invece... qualsiasi cosa, che sia importante o irrilevante, positiva o negativa, nel giro di minuti è completamente ricoperta. Non rimangono tracce di quello che è successo. Il mondo diventa un unico, grande foglio bianco. Una tabula rasa. E, a quel punto, in un lampo può trasformarsi in qualsiasi cosa si voglia, anche solo per un paio di notti.

    JK si volta di nuovo verso Murdock, sul suo volto c'è un sorriso amaro.

    Keenan: A volte, sarebbe bello se anche la vita fosse così.

    Lance fa un sorso del suo scotch e si appoggia con le braccia sulla ringhiera della balconata, vicino a Keenan.

    LM:Già... La neve di New York è magia, la vita però è per i comuni mortali, sembra non esserci mai spazio per il magico. La vita è più una neve di Atlanta. Ci vuole di più ad accumularsi ed è più raro che accada, ma è per questo che ha più valore. Per me che vedo la neve di New York da una trentina d'anni è diventata soltanto una scocciatura per spostarsi. Non riesci neanche a vedere il terreno, e se non puoi vedere le tue radici è difficile andare avanti e girare completamente pagina. Già, credo di preferirla la neve di Atlanta, sai? Non basta spazzare tutto via sotto un grande tappeto bianco.

    Murdock tira fuori uno zippo con il quale accende il sigaro già tagliato che infila tra i denti. Lo porge verso Keenan.

    Keenan: Indubbiamente, non fraintendermi. Sarebbe decisamente facile spazzare semplicemente via tutto. Troppo facile, probabilmente. Forse, in questo modo, non faremmo altro che ripetere in loop i nostri errori. E tuttavia, se fosse possibile cancellare alcune delusioni che abbiamo causato, le sofferenze maggiori che abbiamo provocato, non lo faremmo?

    Keenan accende il sigaro e trae una boccata incerta.

    Keenan: Se qualcun altro sentisse queste parole, probabilmente mi giocherei per sempre il soprannome di Pain Deliverer.

    JK sbuffa, forse soffocando una risata. Trae un'altra boccata di fumo, questa volta più a fondo. Sospira.

    Keenan: Tu come te ne sei accorto?

    Lance Murdock alza un sopracciglio.

    Keenan: Dell'estasi dell'oro, intendo.

    LM:Te ne accorgi quando non c'è più. Nel durante sei troppo in alto, troppo in euforia, perso tra mille impegni diversi, per fermarti a pensare davvero a quel concetto ed i suoi effetti. E' quando cadi che inizi a rendertene conto, già subito dopo la fine del match, non appena mi sono ripreso nello spogliatoio.

    Lance prende il sigaro tra due dita e fa un altro sorso rapido.

    LM:Era un peso e un'angoscia tremenda, ero sul punto di impazzire. Un bambino viziato a cui tolgono il giocattolo, sembrava l'unica cosa importante al mondo e che nulla avesse motivo di essere senza di esso. Da lì iniziai a capire che non poteva funzionare più, che qualcosa doveva cambiare. E per fortuna c'è sempre stata Elektra al mio fianco, impedendomi di fare cazzate e ricadere. Soltanto grazie a lei sono qui, e sai cosa? Credo di poter affermare oggi di non sentire affatto il bisogno del titolo mondiale. La vita è decisamente più rilassante da quando l'ho perso.

    Jack Keenan annuisce lentamente.

    Keenan: Sono contento di sentirlo.

    Il Pain Deliverer tira un'altra boccata di fumo.

    Keenan: Quindi senti di esserne fuori?

    Lance rimane un attimo in silenzio a riflettere.

    LM:Sento di poter dire di sì, ma sappiamo tutti che ho un'opinione di me stesso discretamente alta quindi, chi lo sa? Dimmi tu, osservatore, se questa benedetta moneta è atterrata dal lato giusto. Oh, un momento, mi è venuta in mente una risposta buona, in perfetto stile Murdock: la mia moneta non atterra mai, va sempre più in alto!

    Murdock sorride poi guarda verso Keenan, un po' dubbioso.

    LM:Dici che può funzionare in TV?

    Lance fa un'altra boccata.

    LM:Tu invece quando te ne sei reso conto? Dell'estasi.

    Keenan: Dico che è talmente autoreferenziale che, qualsiasi cosa io risponda, tu la userai lo stesso.

    JK torna subito serio ed il suo tono si fa più grave.

    Keenan: Ad essere onesto, è difficile risponderti. Quando ci si rende conto di qualcosa che è, fondamentalmente, sempre stata parte di te?

    Keenan rimane in silenzio per un istante.

    Keenan: Crescere come figlio adottivo di una delle famiglie di maggior successo della città non è facile. Potrà suonare paradossale ed ingrato, forse, ma non fraintendermi: i Keenan non mi hanno mai fatto mancare nulla, nè mi hanno mai messo addosso alcuna pressione. Tuttavia, da quando ho saputo, non ho mai potuto fare a meno di sentire di dover dimostrare qualcosa. Di dovermi mostrare degno. Sicuramente è qualcosa di sbagliato, lo so, ma non ho mai potuto evitarlo.

    Una nuova nuvoletta di fumo si dipinge davanti al volto di Keenan.

    Keenan: Forse è stato questo a spingermi a diventare avvocato. Eppure, man mano che miglioravo, man mano che scalavo qualche gradino in più, scoprivo di non essere mai soddisfatto. Non mi bastava essere degno. Volevo che questo mi fosse riconosciuto. E, forse, questo non sarebbe mai successo se fossi rimasto l'ennesimo Keenan a varcare le porte delle aule del tribunale di Atlanta. Così, mi sono dato anima e corpo ad un'altra disciplina. Anche qui, ho scalato rapidamente. Anche qui, ho sempre cercato quel riconoscimento di cui tanto avevo bisogno. Dal primo giorno in TWC, ho cercato l'oro: ho cercato un simbolo tangibile di quel riconoscimento. E, nonostante fallissi in più occasioni, ogni volta spostavo l'asticella più in alto e puntavo un bersaglio più ambizioso, perchè tutto sommato non potevo fare altrimenti. Tradire persone che si fidavano di me ed allearmi con figure dalla dubbia morale era ammissibile, purchè un giorno il mondo non mi vedesse come il figlio adottivo di una famiglia di avvocati di grido, ma come Jack Keenan, il Pain Deliverer, il Next Generation Demon.

    Di nuovo, JK si ferma per qualche istante.

    Keenan: E, alla fine, è arrivato il titolo mondiale. Il riconoscimento concreto che cercavo da tutta la vita; la certificazione tangibile del fatto che Jack Keenan era, semplicemente, degno. Nessuno avrebbe più potuto negarlo. In breve, sono stati i mesi migliori, da quando ho memoria. Quel simbolo mi rendeva più forte ed orgoglioso di quanto fossi mai stato, mi faceva sentire completo. Non penso di dovertelo spiegare, sai benissimo di cosa parlo. E per questo, fra tutti, tu puoi capire che qualsiasi cosa io ho fatto per mantenere quel titolo... compresa qualsiasi cosa ho fatto a te... non mi ha lasciato alcun secondo pensiero, alcun rimorso. L'estasi dell'oro.

    Keenan scuote la testa.

    Keenan: Poi mi hai preso quel titolo, nella notte in cui è passato di mano due volte. Non serve che dica il resto, lo ricordi benissimo. Il punto è che, nei mesi seguenti, non me ne sono mai reso conto. Ero divorato, nulla più, nulla meno, da un ricordo, da un'idea. Non riuscivo a spiegarmi come le cose avessero potuto cambiare così rapidamente. Ed ero tanto concentrato su quello da ignorare me stesso e da negare una verità che era sotto gli occhi di tutti.

    Un fiocco di neve cade sulla mano di Keenan.

    Keenan: Quando me ne sono reso conto, quindi? Per quanto paradossale possa sembrare, penso di essermene reso conto veramente solo quando ho visto la stessa cosa succedere a te. E poi, in secondo luogo, quando ho visto cosa era diventato Vincent Cross, o le condizioni in cui versa ora Kevin Manson, dopo quello che gli ho fatto. Leon mi ha aiutato a capire, ma forse non ci sarei mai veramente arrivato del tutto senza te. Anche per questo, dopo aver compreso, ho cercato di realizzare quali fossero le conseguenze delle mie azioni degli ultimi anni, e quali potessero ancora essere rimediate.

    Jack Keenan sospira.

    Keenan: Il punto è che è parte della mia natura. Mi sento meglio, adesso, ma chi può dire che Jack Keenan non continuerà a cercare una forma di riconoscimento per tutta la sua vita? Non sono sicuro di essere ancora completamente fuori dall'estasi dell'oro, Lance. E la cosa mi spaventa. Per questo, quando Virgil ha suggerito che avrei potuto puntare di nuovo il titolo massimo, ho declinato. Certo, anche ragioni di merito, ma in secondo piano.

    Tutto ad un tratto, il Pain Deliverer scoppia a ridere.

    Keenan: Mi rende poco adatto al nostro business, questo? Un wrestler impaurito dalla sua stessa ambizione? Chissà, forse è così.

    Di nuovo, JK scuote vigorosamente la testa.

    Keenan: Scusa, Lance, non volevo buttarti addosso tutto questo. Nè, soprattutto, volevo farlo in questa serata.

    Lance accenna un sorriso mentre fa un sorso.

    LM:Nah, figurati, anzi. Mi fa sentire lusingato essere considerato come spalla dei piagnistei di Jack Keenan.

    I due sorridono.

    LM:Sai, trovo che le nostre radici siano opposte ma simili. Tutta la mia vita sono stato circondato da perdenti come mio padre o il mio allenatore, perdenti che hanno fatto una pessima fine e sono caduti nell'oblio della memoria comune, io semplicemente non potevo accettare di sopportare tutto quello sulla mia persona. Tu dovevi sentirti degno dei pavimenti d'oro su cui camminavi mentre io volevo essere ben più degno dei pavimenti sporchi delle strade di Hell's Kitchen. Spero tu non te la prenda per le battute sul povero bambino ricco, comprendo perfettamente, credimi, ma l'orfanello di New York che è in me non può fare a meno di sbeffeggiarti.

    Keenan: Mi sentirei offeso se non lo facesse.

    LM:E poni un ottimo quesito. Ad un tossico basta stare lontano dagli stupefacenti e la sua vita migliora, ma un lottatore non può rinunciare all'obiettivo massimo per tutta la vita, non può limitarsi così tanto. Credo che l'unica soluzione possibile sia tuffarsi dentro l'oro, con maggiore consapevolezza, conscio di tutti i traumi passati, e vedere cosa succede. Magari procedendo pezzo per pezzo, non tuffarsi direttamente in acque profonde ma entrare dalla riva. Confrontarsi con dell'oro da meno carati.

    Lance soffia fuori il fumo.

    LM:Per qualcuno che ha messo sé stesso davanti ad ogni altra cosa per buona parte della sua vita e carriera l'esperienza in tag team è stata molto interessante. Dover dividere il ring con qualcuno da aiutare e da cui venire aiutato credo fosse qualcosa di necessario in questo punto della mia vita, è a suo modo un tentativo per espiare le colpe del passato e redimersi. Credo che per te la cosa sia abbastanza simile, e potremmo beneficiarne entrambi di un'alleanza a lungo termine.

    Lance alza in aria il bicchiere in segno di brindisi.

    LM:Che ne dici di inserire sulla lista di buoni propositi per il nuovo anno il far reintegrare i titoli di coppia?

    Keenan: Vero, è stato indubbiamente interessante. Diciamo pure divertente. Almeno, non so se per te trovarsi contro due ex allievi sia stato pesante; per me, prenderli a calci è stato, appunto, divertente. E, in fondo, direi che ce la siamo cavata decentemente.

    JK si passa una mano nella barba.

    Keenan: In più, non ho ancora nulla sulla lista dei miei propositi. Nè su quella delle cose da fare, tutto sommato. Inoltre, non vorrei mai essere lontano quando la tua moneta atterrerà. Sempre che atterrerà mai.

    Keenan alza a sua volta il bicchiere.

    Keenan: Perciò, se davvero pensi che Lance Murdock possa permettersi di dividere la spotlight...

    LM:Mi piace pensare che sono due spotlight che si uniscono per formarne una più grossa. Allora sia, all'estasi dell'oro!

    Keenan: All'estasi dell'oro!

    I due fanno cozzare i bicchieri in un brindisi e bevono. Keenan guarda in alto, verso il cielo.

    Keenan: Beh, credo che continuerà a nevicare tutta la notte. Rientriamo? Elle e Talia potrebbero iniziare a chiedersi se non siamo morti assiderati.

    JK dà una pacca sulla spalla di Murdock, rubandogli poi il cappello da Babbo Natale e schiacciandoselo in testa.

    Keenan: Lo sai? Potrebbe persino essere un nome decente per un team...

    LM:Avevo pensato a Lance Murdock & sidekick ma devo ammettere che ha un certo fascino il tuo.

    I due rientrano in casa mentre le immagini sfumano.
     
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    The Sacred Toothbrush of Happiness





    Apre gli occhi. Ha dormito, davvero. Si è svegliato da solo, ma sa di aver dormito più del solito. E sa perfettamente perché. Lui e Ayumi sono intrecciati, uno contro l'altra, i loro respiri che si mescolano. Si erano detti di non correre troppo, di non iniziare subito a comportarsi come se convivessero. È durato un giorno. Sabato avevano dormito a casa loro. "Dormito". Avevano passato la notte a scriversi, senza soluzione di continuità. E poi avevano passato la domenica insieme. E da lì avevano dormito sempre insieme, così, come sono in questo momento. Abbracciati. Era bello stare così. Sentiva il profumo della sua pelle, troppo leggero per chiunque altro, ma non per lui. Sapeva di legno di cedro e di borotalco. Dopo Indoor War avevano festeggiato il suo compleanno. Erano usciti, ma non avevano fatto molto. La osserva, ancora con gli occhi chiusi e le labbra irresistibilmente appena schiuse, che respira dolcemente, muovendosi appena. Deve star sognando. Non resiste più, appoggia le sue labbra su quelle di lei, facendo attenzione a non svegliarla. È stato incredibilmente felice quando l'ha vista uscire. Lo ha sorpreso davvero. Non gli aveva detto che voleva entrare negli Watchmen, ed era stato molto fiero di sé stesso, in quell'istante. Le aveva letto, negli occhi marrone scuro, che era sincera. Non lo faceva perché stavano insieme. O per lo meno, lo faceva anche perché era convinta davvero di entrare. Si era sentito davvero un buon leader. La stringe un po' di più a sé, sentendo le loro pelli che si incontrano. Avrebbe voluto dirle di sì all'istante, per tenersela ancora più vicina, ma sa che non può farlo. Non sarebbe stato al livello del leader di cui si era fidata. Né Viola né Jessica erano contrarie a priori, ma volevano più prove. Deve parlarne bene con Jessica. Osserva la fronte di Ayumi, perdendosi in ogni millimetro della pelle. Non sa quando ha iniziato a piacergli così tanto. È stato un periodo strano, quello che si è lasciato alle spalle. Ha trascorso il primo Indoor War dell'anno abbastanza normalmente, ma i mesi precedenti sono una gigantesca corsa in cui i giorni e le notti insonni si mescolano senza soluzione di continuità. Vuole rallentare un minimo. Vuole godersi la parvenza di vita normale che Ayumi può dargli. Vuole essere Greg, ogni tanto. E adesso le andrà a preparare una colazione, per farla svegliare bene. Vuole darle tutto quello che lei gli sta dando, forse senza saperlo. Si muove lentamente, per non svegliarla. Riesce a sciogliersi dall'abbraccio, anche se la cosa gli spiace, e poi copre per bene la ragazza, per poi vestirsi alla veloce e dirigersi verso la cucina. Guarda il soggiorno, passando, e scuote la testa. Ha attrezzato una televisione e una Xbox One alla veloce, e i controller sono sul divano. Gli piace giocare assieme a lei. Ha recuperato anche TWC 2K20. Non un granché, ma si divertono assieme. Arriva alla cucina e apre il frigorifero. Non ha tantissimo, visto che era abituato a mangiare sempre con gli altri, ma ha delle uova e della pancetta. Si mette a cucinare, facendo tostare del pane bianco e imburrandolo, per poi accendere la macchina del caffè americano. Guarda l'orologio della cucina. Sono le otto meno un quarto. Si passa una mano nei capelli, sorridendo, poi spadella le uova e la pancetta in due piatti, mettendoci vicino il pane e poi dirigendosi verso il bagno. Si dirige verso il lavandino e si pulisce il viso un istante. Guarda il porta spazzolini, in cui c'è il suo, e uno di Ayumi. Sente qualcosa di meraviglioso espandersi nel suo petto. Non capisce subito perché, poi realizza. Quello spazzolino in qualche modo è una promessa. La dimostrazione che lui e Ayumi stanno assieme. Che vogliono provare seriamente a stare assieme. Osserva lo spazzolino sorridendo fra sé, quando la porta si apre.

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    Ayumi Haibara si è svegliata, e lo osserva.

    AH: Che fai, fesso?

    La guarda. Ha recuperato una sua vecchia divisa dell'esercito egiziano, che teneva chiusa in un armadio da tempo, e che gli è sempre stata nettamente troppo grande, e l'ha trasformata in una vestaglia da notte, chiusa da una fascia nera, che deve sempre aver pescato dal suo armadio. La divisa le arriva a malapena a metà coscia, e nell'insieme gli ricorda molto uno dei servizi di gravure che ha fatto, ma il suo sguardo è completamente diverso. Dove là c'era disgusto, qui c'è malizia, dove là c'era tristezza, qui felicità. Sa di essere soffocantemente bellissima, e vuole che lui lo sappia. Le sorride.

    GM: Ammiravo il tuo spazzolino.

    Si avvicina e la bacia.
     
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    Si infila gli auricolari, per poi tirarsi su il cappuccio. Esce rapidamente, scivolando oltre la porta, il computer portatile in uno zaino in spalla. Scende le scale rapidamente, silenziosa, e poi esce dall'edificio, camminando rapidamente. Non sa perché si sta nascondendo dagli altri. Non vuole che si preoccupino. È anche ancora leggermente difficile stare serena con Greg e Ayumi nello stesso palazzo. Scuote la testa. Non ci vuole pensare. Cammina per un quarto d'ora, poi entra in un Internet Café, praticamente vuoto in quel momento. Si siede ad uno dei punti d'accesso senza computer, estraendo anche un thermos dallo zaino e versandosi una tazza di caffè caldo. Sospira, aprendo il suo portatile e mettendosi al lavoro. Non ha lasciato passare un giorno senza cercarla. All'inizio si aspettava che la contattasse. Non voleva crederci che fosse morta. E se non era morta sapeva che l'avrebbe rassicurata subito. Almeno lei. Ma non era arrivato nulla. E allora aveva deciso che non poteva lasciarla senza una degna sepoltura. Avrebbe trovato almeno il suo corpo. Stava controllando di tutto. Telecamere di sicurezza, a cui stava cercando disperatamente di avere accesso, testimoni, tracciamenti telefonici, tutto. Accende tutti i mezzi che ha messo in piedi per non essere scoperta. Cripta i dati del portatile, poi utilizza tre antivirus diversi, un VPN, un Firewall speciale. Non ha intenzione di far finire su internet la parte del database degli Watchmen che sta utilizzando. Beve un altro sorso di caffè, sospirando. Deve assolutamente trovare qualcuno disposto a prendere una mazzetta per le telecamere di sicurezza. Si massaggia le tempie, stancamente, quando una figura si siede vicino a lei, silenziosa. La osserva.

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    Viola Vixen è seduta al suo fianco, con un sorriso leggermente triste sul volto.

    VV: Ehi.

    Jessica abbassa il capo.

    JM: Ehi. Come hai fatto a trovarmi?

    VV: Ti ho seguita. Ho visto che avevi scaricato parte del nostro database, e ho fatto due più due. La stai cercando, vero?

    Annuisce, abbassando lo sguardo ulteriormente.

    VV: Anche io.

    JM: Davvero?

    VV: Sì, Jess. L'ho amata, e non sono ancora disposta a lasciare andare la speranza, almeno di trovare il corpo.

    Una lacrima scende sul viso di Jessica.

    JM: Perché non me lo hai detto?

    VV: Perché tu non mi hai detto che ti eri innamorata di lei? Abbiamo cercato di non ricordarci delle brutte parti della nostra vita a vicenda, Jess, e ci siamo mentite.

    JM: Non è solo quello. Avevo paura mi avresti detto di fermarmi.

    Viola piega la testa di lato e appoggia una mano su quella di Jessica, che però la ritira.

    VV: Perdonami. È colpa mia anche questa. Pensavo che lo sapessi che era solo uno svago, per me. Ti voglio molto bene. Molto più di quanto tu creda adesso, ma sei una mia amica. Pensavo lo sapessi come sono fatta.

    JM: Lo sapevo. L'ho sempre saputo. Ma dopo che mi sono lasciata con Greg, ho cercato di attaccarmi a te. Non volevo restare sola, e ho voluto convincermi che tu fossi di più di quello. Ho pensato che forse fra di noi poteva funzionare, e mi sono illusa. Non è colpa tua. Sei una delle cose migliori che mi sia capitata, nonostante tutto. E anche io ti voglio molto bene.

    Jessica stringe la mano di Viola nella sua.

    JM: Non abbiamo neppure parlato di come tu stia.

    VV: Sola. Tremendamente sola. Non ce la faccio più a dormire nel letto.

    JM: Da me c'è sempre posto.

    VV: Jess, lo hai visto, non ci ha fatto bene.

    JM: No, non ce lo ha fatto. Perché io sono stata una stupida. Tutto l'anno scorso l'ho passato a rincorrere il nulla. Dormi assieme a me. Ti ho sentita piangere, di notte. Non voglio che tu pianga, Viola. Sei la mia migliore amica.

    VV: E tu sei la mia.

    JM: Allora prova a fidarti di me. Non farò lo stesso errore dell'anno scorso. Ci laviamo un po' di solitudine di dosso assieme, e magari proviamo a non passare le notti a piangere.

    VV: E la cerchiamo assieme?

    JM: Sì. Se lo merita, in definitiva. Per le Sick Chicks.

    VV: E per lei.
     
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    Si passa una mano nei capelli. Un altro venerdì andato. Doveva passare a prendere Ayumi poi, ma mancava ancora più di un'ora. Le manca, come sempre, ma non vuole iniziare a stancarla. È seduto sul stomachevolmente comodo divano di casa Black, una tazza di tè in mano, da solo. Lascia che i pensieri lo attraversino, confusi. Il lavoro come sempre era complicato, ma andava bene. Aveva individuato un carico strano, e grazie a quello Andrew e Ulysses erano riusciti ad intercettare delle armi illegali che stavano per essere trasportate in Germania. Beve un sorso di tè. James e Thomas stanno svolgendo un lavoro eccellente in Giappone, continuando a martellare la Yakuza dove lui l'ha ferita, evitando che qualcuno possa prendere il loro posto nel vuoto di potere. E lui continua a cauterizzare qualsiasi cosa colleghi Ayumi ad una attività criminale. Non sa se è giusto, in realtà. Lo sta facendo perché le piace, sicuramente, ma Greg del passato perché aveva iniziato a farlo? Era davvero perché era convinto fosse giusto, o perché il profumo della sua pelle gli era andato alla testa prima che se ne accorgesse? Non lo sapeva. Sapeva che non se lo meritava. Sapeva che era una persona splendida che aveva fatto degli errori di giudizio. Era lo stesso motivo per cui Leonard era al sicuro. Perché lui non si sentiva di fargli pagare gli errori del passato. Era lo stesso motivo per cui anche lui assolveva sé stesso? No, non perché non meritasse punizione dei suoi errori, ma perché il mondo stava meglio così, che con lui a scontare una pena. Che pallone gonfiato che era. Era troppo importante per la legge, o per il giudizio umano. Tutti gli altri no, ma lui sì. Era davvero meglio di Murdock? Scosse la testa. Sì. Murdock era un imbecille che faceva quello che voleva per cercare di guadagnare fama. Era stato un paragone immeritato quello che aveva fatto. Ma sapeva anche che quella che lui riteneva giustizia, altri l'avrebbero ritenuta sbagliata. Non sapeva ancora rispondere. Una volta, svegliandosi nella notte, si sarebbe chiesto queste domande, ma ora c'era Ayumi, nelle sue notti, e, almeno nella sua pelle, quella domanda era scomparsa dall'insonnia, rimanendo solo nella veglia. Qualcuno si siede vicino a lui. Da quanto poco si sposta il divano, sa che è Lucinda.

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    Lucy si è seduta accanto a lui, sulle proprie gambe, e tiene una tazza fumante in mano. Gli sorride.

    LF: Ti vedo pensieroso.

    La osserva un istante. Continua a fargli strano vederla così, in un maglione comodo e pantaloni della tuta, i capelli rossi scompigliati. È una mamma a tutti gli effetti, gli occhi verdi attraversati da una dolcezza infinita, ma anche dalla stanchezza, senza trucco.

    GM: Lo sono.

    LF: Stavi pensando ad Ayumi?

    Sorride, gli occhi illuminati da una luce furba.

    GM: Sì. Sto bene, con lei.

    LF: Si vede. Stai meglio, da quando hai smesso di fare finta che non ti piaccia.

    GM: Non ho fatto finta. Non me ne sono reso conto.

    Lucy sospira.

    LF: Sei esattamente come Leonard.

    GM: Stai per dire stupido?

    LF: Stupido.

    GM: Lo sapevo.

    La Fisher scuote la testa, bevendo un sorso della sua bevanda calda.

    LF: Solamente tu non te n'eri accorto.

    Il silenzio che passa è carico di significato, lo sa.

    GM: La posso proteggere.

    LF: Certo che puoi. Meglio di chiunque altro sulla terra. Ma ogni istante che dedichi a proteggere lei non lo dedichi ad altro.

    GM: Non posso pretendere da lei che nasconda la nostra relazione.

    LF: Ma lo hai preteso da Jessica.

    GM: Non sono stato corretto con Jess.

    LF: Eppure sono convinta che tu debba fare il possibile per evitare che lei finisca nel mirino di persone in TWC.

    Gregory annuisce, passandosi ancora una mano nei capelli.

    LF: Non voglio vedere succedere ad Ayumi quello che è successo a me.

    GM: Non è stata colpa di Leonard.

    LF: Non ho detto questo.

    GM: È stata colpa mia. Se ci fossi stato, non sarebbe successo.

    LF: Né tu né Leonard avete colpe. Ma hai visto quello che ha fatto a Leonard. Hai visto quanto è diventato violento, per quello. Ha mantenuto la sanità mentale per un soffio. Pensa se succedesse anche a te. Non ci possiamo permettere Gregory Montoia fuori controllo, lo sai.

    Abbassa lo sguardo.

    LF: Proteggila, evitando che sia presa di mira. Sii il suo eroe in questo modo. Avete tutto il resto della vostra vita per stare assieme, non fatelo davanti alle telecamere. Ti prego. Parlane anche con lei. Sono sicura che ti dirà lo stesso.

    Gregory annuisce.

    GM: Va bene.
     
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    Un uomo cammina lungo una strada, incappucciato, perso nei suoi pensieri. Ripensa all'ultima conversazione avuta con la compagna: "Davvero non vuoi che ti accompagni?". Ah, lui avrebbe voluto avere qualcuno al suo fianco, specialmente lei. Lui non avrebbe voluto nemmeno essere lì. Cazzo, è pronto per farlo? Servirà a qualcosa? L'uomo dà due colpi di tosse nervosa, forse cercando di togliersi quell'enorme peso che sente nel petto. Non ci riesce. Che poi, cosa sta cercando? Il perdono? Non ne è sicuro. Forse lo farebbe stare peggio. E se la sua presenza facesse stare peggio loro? Cioè, lo hanno invitato, e di solito hanno le idee chiare, ma... E metti caso che ci sia qualcun altro, e lo provochi, e lui rovini tutto cominciando a litigarci. I loro amici sanno essere dei veri rompicazzo, già, ma non è quello il punto. Sta cercando di dimostrare qualcosa a sè stesso? È davvero una persona migliore? Farebbe meglio a girare i tacchi ed andarsene, ancora una volta? E... Aspetta, era questo il numero civico? Controlla... Sì. Dio santo, è già arrivato. Rimane bloccato per qualche secondo, poi alza la mano sinistra. Sente freddo, vorrebbe rimetterla nelle tasche. Che poi, chi due risponderà? Chi sarebbe l'opzione migliore? È pronto? Non pensare. Non pensare. Non pensare. Non pensare non pensare non pensare.

    Driiiiiiiiin!



    KM: Andata.

    Passa qualche istante, poi una voce esce dal citofono.

    ???: È l’ultimo piano.

    La porta si apre con uno scatto meccanico, aprendosi, e Kevin entra, iniziando a salire le scale. Un paio di volti conosciuti lo salutano verso gli ultimi piani. Ayumi Haibara, che sta scendendo le scale, e Viola Vixen e Jessica Morton, che stanno chiacchierando vicino alla porta dei loro appartamenti. Finalmente Kevin, affannato, arriva all’ultimo piano, e trova la porta aperta. Entra, trovando l’appartamento gentilmente illuminato. Ci sono quattro persone, all’interno.

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    Leonard Black e Gregory Montoia sono seduti al tavolo del soggiorno, una pila di carte che stanno sfogliando. Lucinda Fisher invece sta giochicchiando con Diana, appoggiata al bracciolo del divano. Montoia alza lo sguardo, e annuisce.

    GM: Vado.

    Il canadese si alza in piedi, muovendosi rapidamente ed uscendo dall’appartamento, un solo cenno di saluto a Kevin, mentre Leonard si alza in piedi, un’espressione di dolore che gli compare un istante sul volto, per poi sorridere. Il gigante ha più capelli grigi di quanti ne aveva a dicembre, ma sorride serafico.

    LB: Sono contento tu abbia trovato il coraggio di venire.

    Anche Lucy si è spostata, e osserva Manson.

    LF: Saluta zio Kevin, Di.

    DB: Ciao.

    La bambina trafigge con gli occhi Kevin, un sorriso curioso sul viso. Manson si morde il labbro, poi strizza gli occhi. Inspira dal naso, poi sul suo volto compare un sorriso.

    KM: Ciao, piccola.

    Kevin sembra voler continuare la frase, ma non aggiunge nulla. Alza gli occhi leggermente lucidi per un istante, poi sposta lo sguardo su Black.

    KM: Leonard.

    Manson gli rivolge appena un cenno col capo, poi abbassa lo sguardo per qualche secondo che deve sembrargli pesantissimo. Lo alza, ed incrocia gli occhi dell'ultima persona con cui non ha interagito nella stanza: Lucy. Una improvvisa fitta sembra cogliere Manson, che per un secondo tentenna, poi chiude gli occhi.

    KM: N-non so nemmeno da dove cominciare.

    LF: Così?

    La Fisher allarga le braccia.

    KM: No, no, no, no, no. No. No.

    Manson scuote veementemente la testa, facendo un passo indietro. Lucy rimane con le braccia larghe, immobile, e l'occhio di Kevin cade prima sull'espressione di Black e poi su quella della piccola Diana. Deglutisce, il battito cardiaco accelerato di almeno tre volte rispetto al solito. Abbassa la testa, chiude gli occhi, fa un paio di passi in avanti e stringe la Fisher in un abbraccio. Il contatto da parte di Kevin è minimo, quasi impalpabile. Sussurra qualcosa a denti stretti, la voce rotta.

    KM: S-s-scusami, scusami, scusami -

    LF: Ti ho scusato tempo fa. E come vedi, alla fine non è successo nulla.

    LB: Beviamo un té, che dite?

    DB: Sì! E i biscotti!

    LB: E i biscotti. I biscotti non possono mancare.

    Il gigante prende la bimba, tirandola su e mettendosela in spalla, per poi dirigersi verso la cucina. Kevin si stacca da Lucy, osservando Leonardo e Diana allontanarsi.

    KM: G-già. Non è successo niente.

    Manson si passa una mano sul volto, massaggiandosi le tempie, poi alza la testa e prova a sostenere nuovamente lo sguardo della Fisher. Si morde il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo di tanto in tanto.

    KM: Quindi, uhm... Come va, immagino?

    LF: Bene. Non sono mai stata così felice come in questo periodo. Stiamo facendo la famigliola, e stiamo pensando se vogliamo dare un fratellino a Diana.

    Kevin annuisce, sforzandosi di fare un sorriso.

    KM: Oh, figo. Immagino sia più tranquilla, la seconda volta. Specialmente quando non hai come amico un mostro che mette a rischio la vita del pargolo.

    Manson si lascia scappare un sorriso amaro, scuro in volto. Anticipa la risposta della Fisher.

    KM: Scusami, scusami. La smetto. Non sono qui per portare giù il mood. "Zio" è un appellativo un po' forte che vorrei schivare volentieri, considerate le circostanze, ma... In qualche modo, e mi sento un egoista a dirlo, mi fa piacere. Rivederti, dico.

    LF: Eri un mio amico, Kevin. Non dico che non mi abbia fatto male, ma quello che mi ha ferito davvero è che per te era più importante Leonard di me. Sono riuscita a diventare di più di sua moglie per tutti, tranne che per te.

    Lucy passa una mano sul viso di Manson.

    LF: Ma è il passato. Sono passati tre anni, da allora. Sarà la stessa cosa di prima? Non lo so. Ma sei ancora un mio amico. E sono contenta di vederti.

    Kevin scuote la testa.

    KM: Però non funziona così, e lo sai. Sono successe cose orribili, non ci sentiamo da anni. Non puoi considerarmi un amico, Lucy. Lo sai anche tu.

    Manson abbassa lo sguardo, prendendo una pausa.

    KM: Sai, è buffo. Prima ti vedevo e pensavo a Leonard, ora vedo Leonard e penso a ciò che ho fatto a te. Almeno questo è cambiato, te lo posso assicurare.

    LF: La mia migliore amica è Viola. E ci siamo odiate per anni. Ti voglio bene. Ma se non vuoi, non posso farci nulla.

    KM: No, Lucy, non è che non voglio. Ma la nostra amicizia è durata tre mesi. Poi ti ho aggredita e quasi ammazzata. Poi non ci siamo sentiti per tre anni.

    Manson sospira.

    KM: È... Diverso. Abbiamo avuto così poco tempo, in cui io non mi sono nemmeno preso la briga di conoscerti davvero e tu ti sei fatta un'idea sbagliata di me.

    La Fisher fa spallucce.

    LF: Forse. Eppure non credo. Dai, vieni di qua.

    La rossa trascina Kevin verso il tavolo della cucina, facendolo sedere da un lato, mentre Leonard ha distribuito quattro tazze, ognuna con una bustina diversa, dall’aspetto artigianale.

    LB: Gyokuro. Ti consiglio di berlo senza niente. È particolare così com’è.

    Il tè è di un verde intenso, e fuma invitante. Leonard invece sta bevendo un tè nero. La tazza di Diana ha un tè di un colore giallo chiaro, e Leonard ci sta facendo cadere dentro un cucchiaio di miele. Infine Lucy ha una tazza con un tè rosso.

    LB: E prendi un biscotto. Li facciamo fare appositamente da una pasticceria qui vicino.

    KM: Non dico mai di no, a dei biscotti. Penso si noti.

    Kevin prende un biscotto da uno dei vassoi sul tavolo, poi lo inzuppa nel té. Alza lo sguardo verso Leonard.

    KM: Ho visto il tuo match con Andy. Se avessi saputo che non stavi facendo il melodrammatico, non avrei cercato di convincerti quella volta nel backstage.

    Leonard ride, cercando fra i biscotti, mentre Diana ne ha presi due e li sta sbocconcellando felice a turno.

    LB: La cosa del capirsi non è mai stata nei due sensi, vero?

    Finalmente il gigante ne estrae uno ricoperto di cioccolato, addentandolo.

    LB: Ma tutto sommato non mi pento di quel match. Mi sto godendo la vita da persona normale. Più o meno.

    KM: Ti rende più gradevole. Se fossi ubriaco, azzarderei la parola "cute".

    Kevin scuote la testa, abbozzando un mezzo sorriso, poi rivolge un rapido sguardo a tutti e tre i presenti. Addenta il biscotto, mastica ed ingoia.

    KM: Ho provato anche io a vivere così, ed è stato anche bello finché è durato. Chissà, forse quando chiuderò i conti che ho lasciato in sospeso finirò anche io a bere té ed invitare a casa mia gli ex-colleghi.

    LB: Spero tu possa permettertelo.

    Il gigante ridacchia, mentre Diana prende un terzo biscotto.

    LB: Non mentire, tra l’altro. Sono sempre stato la tua persona preferita, in TWC.

    Kevin fa spallucce.

    KM: In un certo senso, immagino di sì. Però sei la persona che preferisco di meno in questa stanza.

    Manson afferra un biscotto e con la stessa mano fa un cenno a Diana.

    KM: Sei più simpatica di papà, vero?

    Diana annuisce, sorridendo.

    DB: Anche tu sei patico.

    La bimba annuisce, improvvisamente seria.

    DB: Ma Inda patica, pa Nad patico. Eg patico. Ola patica. Essica patica. Andyu patico.

    KM: Sì, piccola. Sono tutti simpatici.

    Manson sorride alla bimba, poi sospira ed addenta un biscotto. Sussurra qualcosa.

    KM: Specialmente Andyu. Vorrei che fosse qui.

    DB: Nosci Andyu? Alto come pa!

    Leonard sorride.

    LB: Credo che tu sbagli Andyu. Parla di Andrew.

    Il gigante sorseggia un po' di te.

    LF: Non ci credo che tu possa trovare simpatico Greg, Kevin.

    KM: Ehi, Diana ha detto che è simpatico, quindi è simpatico. E grazie per avermi risparmiato l'onere di cambiare argomento, Cin -

    Manson prende una pausa, interrompendosi improvvisamente, poi tossisce.

    KM: Niente, parlare di Greg mi ha fatto andare per traverso il biscotto. Mi avete scoperto.

    Gli occhi della bimba si illuminano di una luce simile a quella che si trova negli occhi di Leonard.

    DB: Eg patico patico. Eg mago come pa. Eg canta bene. Eg legge le storie. Eg si bacia sempe con...

    Diana sembra concentrarsi immensamente su qualcosa, poi sorride di nuovo.

    DB: Yumi! Yumi patica.

    KM: Ancora una volta, sono d'accordo. Intenditrice.

    Manson annuisce, rivolgendosi a Lucy.

    KM: Sai mica se ce l'abbia con me per quel brutto match all'Overture To The Future?

    LF: Ayumi? Non so, onestamente. Non è esattamente la persona più loquace del pianeta.

    DB: Oquace?

    LB: Loquace, vuol dire che parla tanto.

    Diana ci pensa su per un po’.

    DB: Yumi non è oquace.

    La bimba annuisce, l’espressione di qualcuno che ha detto una verità innegabile.

    LB: Tra l’altro, Kevin, ti pregherei di non dire a nessuno questa cosa.

    KM: È un segreto che Ayumi parli poco?

    DB: Io Kevy patico! Io Kevy finto onto.

    LB: Sì.

    Leonard accarezza la testa della figlia.

    LB: Sai perfettamente cosa intendo.

    Manson annuisce, l'espressione più seria.

    KM: Sì. Potete stare tranquilli. Avete la mia parola.

    Il gigante annuisce.

    LB: Molto bene.

    Lucy ha finalmente preso un biscotto, e lo addenta a sua volta.

    LF: Kev, parlando di questo, tu ed Elizabeth state bene?

    Kevin annuisce.

    KM: Sì, direi di sì. Se oggi posso essere qui come una persona decente è grazie a lei, non smetterò mai di dirlo.

    Manson manda giù in pochi morsi il biscotto che ha in mano, poi afferra la tazzina di té.

    KM: So che da fuori può non sembrarlo, ma è la persona migliore che conosco. Un po' emotiva, sì, magari selettiva, ma mi fido di lei. Mi ha chiesto di non parlare di lavoro a casa, si deve ancora abituare allo stress di essere un personaggio pubblico e tutto.

    Manson sorseggia un po' di té.

    KM: Buono, è vero.

    LB: Lo faccio importare da una torrefazione artigianale direttamente dal Giappone.

    LF: Sono contenta, Kev.

    La ragazza accarezza amichevolmente un braccio di Manson.

    LF: Falla venire qui a cena. Sono sicura che si divertirebbe.

    Kevin sorride alla Fisher.

    KM: Potrebbe, sì. Vedrò di lavorarci.

    Manson gira il capo verso Diana.

    KM: E tu, cosa vuoi fare da grande? La wrestler come mamma e papà?

    Diana annuisce vigorosamente, in un turbinare di capelli ramati.

    DB: Sì. Sono già fotissima. Batto pa tutte le volte che lottiamo. Però voglio fare anche l’austronauta.

    Kevin spalanca gli occhi.

    KM: Wow! Io ho battuto tuo papà una sola volta, sei davvero fortissima!

    Manson si ricompone e solleva un biscotto.

    KM: Facciamo così. Quando sarai grande, se io non sarò troppo vecchio, ci sfidiamo. Nello spazio. Un match di wrestling nello spazio. E chi vince, vince dieci scatole di biscotti. Ci stai?

    Diana guarda la madre.

    DB: Posso?

    Lucy ridacchia.

    LF: Certo che puoi.

    Diana salta giù dalla sedia, sorprendentemente aggraziata per la sua età, e poi si avvicina al padre, osservandolo.

    DB: È vero che io Kevy ti ha batto?

    LB: Una volta sì. Ma non puoi vedere il match.

    DB: Sei fote, io Kevy. Pa è il...

    La bimba sembra pensarci a lungo.

    DB: Quatto più fotte di sempre.

    Kevin alza il capo in cielo, pensando.

    KM: Uhm, sì, quarto è un buon numero.

    Alza l'indice al cielo, tornando a guardare negli occhi Diana.

    KM: E papà ha ragione. Non guardare quel match, eh.

    Kevin alza lo sguardo verso Black.

    KM: Non farle vedere i miei match, mai. Forse il primo con Carroll, dovrebbe essere sicuro quello. Aspetta, non ha visto il tuo a Zero Hour, vero?

    Gli occhi grigi di Leonard si illuminano di una luce ironica

    LB: Certo che non le faccio guardare i tuoi match. Deve imparare a lottare bene.

    Diana si è arrampicata sulla schiena di Kevin.

    DB: Io Kevy! Tu combatti i cattivi? Aiuti gli uacciame? Anche io sono una uacciame! E anche pa! E ma! Ma è la meglio!

    LF: Scendi Di. Non ci si arrampica sulle persone.

    La piccola Black scende.

    DB: Ia La si arrampica!

    LB: Aspetta qualche anno ad imparare da Viola, ti prego.

    DB: Cusa io Kevy.

    KM: Non ti preoccupare.

    Kevin sorride alla bimba, poi gira lo sguardo verso Black. Abbozza un sorriso un po' beffardo.

    KM: E io prima dell'infortunio sapevo lottare bene. Quando ancora non ero ridotto ad essere un brawler che usa le unghie.

    Manson sospira, poi rialza la testa.

    KM: A meno che, io non tiri fuori le ultime gocce di atleticità nel mio corpo e... Sei libero per War Of Change, vero?

    LB: Sì. Io e Lucinda pensavamo di guardarlo mangiando sul divano. Molto rustico.

    DB: Ustico?

    LB: Vuol dire che non è elegante.

    Diana annuisce, soddisfatta.

    LB: Magari anche prendendo una pizza.

    Gli occhi di Manson si illuminano.

    KM: Uh, buona la pizza! Aspetta, mi hai appena rifiutato. Oh beh.

    Kevin fa spallucce.

    KM: Nel caso ordinate una salamino, quattro formaggi, cipolle, aglio e peperoncino. Io cerco di togliere il Medal Of Honor a Thunder, torno qui con un arbitro, schieno chiunque abbia pagato e me la mangio. Rinforzo di aglio, che ne mettono sempre poco.

    Diana ha arricciato il naso.

    DB: Bleah.

    LF: In effetti lo zio Kevin non ha dei gran gusti.

    DB: Io mangio la magghetira!

    LB: Non è andata benissimo, l’ultima volta, con il Medal of Honor, vero?

    KM: Ma come la margherita, piccola! Leonard! Lucinda!

    Manson sposta lo sguardo da un genitore di Diana all'altro, poi capisce di non essere riuscito a cambiare argomento e sospira.

    KM: Già. Non è andata bene. E un po' mi fa effetto, tornare a pensarci.

    Il Painmaker scuote la testa.

    KM: Però, Thunder va fermato. Non gli permetterò di continuare a sputare sulla disciplina che amo. E che razza di wrestler sarei, se non puntassi al titolo del mondo?

    Kevin si lascia scappare un sorrisetto.

    KM: La verità è che l'idea di tornare campione mi spaventa, ma non posso scappare. Devo prendermi le mie responsabilità, non posso continuare a rimanere immobile per paura di fare qualcosa di sbagliato. E poi, quando avrò quella cintura, potrò dare un'ultima opportunità a Eddie, o a Andy. Se lo meritano.

    Leonard sospira.

    LB: C’è stato un periodo in cui credevo che vincere un titolo del mondo mi avrebbe reso felice, ma è passato così tanto tempo, e sono successe così tante cose, che non capisco nemmeno perché lo pensassi.

    Il gigante osserva Diana, che ha preso un altro biscotto e lo sta mangiando soddisfatta.

    LB: Thunder è innocuo. Che vinca il titolo massimo oppure no. Ci sono pericoli molto peggiori. Sannhet, per esempio.

    Kevin sgrana gli occhi per un attimo, poi scuote la testa.

    KM: Già. Ma non sta a noi vecchi soffocarlo. Non ne abbiamo il diritto, e non ne siamo in grado.

    Manson annuisce.

    KM: Ma ho in chi riporre la mia fiducia.

    Leonard alza un sopracciglio, divertito.

    LB: Fammi indovinare, fa rima con Coca-Cola Light.

    KM: Jack Gallego fa rima con qualcosa?

    LB: San Diego.

    KM: Cazzo.

    Manson spalanca gli occhi non appena finisce la frase, poi guarda Diana.

    KM: Non ripeterlo. Mi raccomando. Se una persona lo dice anche solo una volta prima dei vent'anni, non può più fare l'astronauta.

    Diana osserva Kevin, la testa piegata di lato, mentre Lucy sorride.

    LF: Non ti preoccupare, non è vero. È una parola come un’altra. Solo, non è bello dirla.

    La bimba annuisce.

    DB: Va bene, ma.

    Il gigante guarda Manson.

    LB: Se vuoi insegnare il turpiloquio ad un bambino, il modo migliore è quello di proibirglielo. Così la rendi una parola speciale, e fai in modo che se la ricordi.

    Manson rimane immobile per qualche secondo, poi sospira.

    KM: Vi siete mai chiesti perché io e Liz non abbiamo mai pensato di mettere su famiglia?

    DB: Chi è Liz? È patica?

    LB: In realtà no, non ce lo siamo chiesti. Elizabeth non mi sembra tipo da fare la mamma, e tu ancora meno.

    Il gigante scuote la testa.

    LB: Ma, d'altra parte, sono diventato papà io.

    LF: Ed è il pa miglioe al mondo!

    KM: AW. Sì comunque, Liz è simpatica. Un giorno te la faccio conoscere, promesso.

    Kevin sorride a Diana, poi afferra un biscotto e torna a rivolgersi a Leonard.

    KM: Mi sembri portato, comunque. A noi manca proprio la voglia, di allevare qualcuno o qualcosa. È solo noi due, per ora.

    LB: Ed è una possibilità assolutamente valida. Non devi sentirti obbligato, perché non lo sei.

    Black piega la testa di lato.

    LB: Non eri nemmeno obbligato a rapire nessuno.

    Kevin sbuffa.

    KM: Leonard, ne abbiamo già parlato. È una cosa che consiglierei a qualcuno di fare? No. È sbagliato, e non voglio che nessuno scelga di emularmi. Ma sbagliato o meno che fosse, è stata la soluzione che ho scelto di intraprendere con i mezzi, il tempo e le esperienze a mia disposizione.

    Kevin scuote la testa.

    KM: Quando ho sentito Gregory parlare a Randy di non mi ricordo quale complesso, qualche puntata fa, mi ha ferito. Perché ti posso assicurare, ha ragionato e sta ragionando con la sua testa. Mi dà fastidio che la gente pensi che sia la mia marionetta, un tizio fragile sotto il mio giogo. E non vorrei che fosse ciò che pensi anche tu.

    LB: È opinione di Gregory, e mia, che la vostra sia una relazione malsana, nata su basi sbagliate. E che non porterà a nulla di buono, se non la correggi. Non ti stima per la persona che sei, ma come meccanismo di difesa. E tu hai fiducia in lui per quanto ci hai investito, non perché è davvero lui.

    KM: Opinione basata su? Due promo visti in TV?

    Gli occhi di Kevin si fanno fessure.

    KM: Meccanismo di difesa? Da chi? Da cosa? Perchè io dovrei pensare a Randy come ad un investimento?

    LB: Credi davvero che io segua solamente due cose in TV? O che io non sia capace di capirti, dopo tutto questo tempo?

    KM: Pensi di capirmi necessariamente meglio di quanto ci riesca io, giusto? Sono sempre il solito squilibrato, per te?

    LB: No. Ma come al solito, sto cercando di aiutarti. Ti sto solo dicendo di fare attenzione e di ripensare il tuo rapporto con Randy. Non di tranciarlo, ma di sanarlo. Sei libero di non accettare il mio consiglio, ma io devo dartelo.

    Kevin scuote la testa, alzandosi.

    KM: Non so che dati possiate avere su di me e lui, né come evidentemente vi permettano di saperne più di me sul mio rapporto con Randy.

    Manson trattiene un'imprecazione, poi prova a rallentare il respiro per ricomporsi. Chiude gli occhi, quando li riapre la situazione è migliore. Incrocia lo sguardo di Leonard.

    KM: Dì quello che vuoi su di me. Mi interessa di lui perché lo percepisco come qualcosa che ho plasmato io? Perché già da prima lo vedevo simile a me? Perché penso sinceramente che sia una brava persona? Perché mi sta simpatico? Perché è il mio burattino con un corpo più integro del mio? Pensala come vuoi. Non mi interessa.

    Kevin scuote la testa.

    KM: Ma non pensate nemmeno per un secondo che Randy si senta così legato a me. Non lo sento spesso, se domani venissi attaccato o sparissi forse non se ne accorgerebbe nemmeno. Sta scegliendo la sua strada, anche con un pizzico di egoismo forse, ma è così che voglio che sia. Io sono stato una parentesi su cui non aveva controllo, ora si sta circondando delle persone che ritiene migliori per il suo percorso di crescita e la sua vita. Ed io sono fiero di lui. E potete dare tutti del pazzo a me, che lo sono stato per una vita, ma lasciate stare Randy. Date molta più importanza al suo rapporto con me di quanto faccia lui, continuando a parlargliene.

    Manson sospira.

    KM: Lasciatelo quanto più sereno possibile, almeno voi. Libero di sbagliare, di diventare ciò che vuole diventare, di essere un wrestler che non venga definito dall'essere stato rapito una volta. Perché lui ce la sta mettendo tutta, e dover affrontare ancora il discorso mi sembra uno sputo in faccia a tutto il suo lavoro.

    Kevin si sposta, riposiziona per bene la sedia con il sedile sotto al tavolo e fa un passo indietro.

    KM: Grazie del tè, dei biscotti, dell'invito e per avermi permesso di togliermi un peso. Ora devo andare.

    DB: Io Kevy è arrabaiato?

    LB: No. Credo sia spaventato.

    Il gigante si è alzato a sua volta, e osserva Kevin.

    LB: Ho sbagliato tante cose, con te, Kevin. Ma sono ancora qui con l'intenzione di aiutare, non di ferire. Rifletti su quello che ti ho detto, e pensa se ha senso agire in qualche modo. Siamo sull'orlo di una tempesta, forse la peggiore che si preannuncia, e io non ho più le forze per superarla da solo. Dobbiamo aiutarci a vicenda. Questo è quello che ci rende buone persone. Ascoltarci ed aiutarci.

    Kevin annuisce gravemente.

    KM: Non voleva essere un addio.

    Manson scuote la testa.

    KM: Questa cosa mi ha offeso. Principalmente per Randy, io ormai ci sono abituato. Ma terrò sempre a cuore l'aiuto che mi hai dato quando Sannhet stava minacciando Liz, e la possibilità che ho avuto oggi.

    L'ex Apocalisse annuisce nuovamente, come pensieroso, poi alza la testa.

    KM: Vi guardo le spalle. Dovesse succedere qualcosa, sapete come contattarmi. Ed avrò premura di fare lo stesso con voi.

    Manson sospira.

    KM: Ascoltarci ed aiutarci. State tranquilli.

    Leonard scuote la testa a sua volta.

    LB: Lo siamo.

    Il gigante tende la mano verso Kevin.

    LB: Non essere offeso. Voglio solamente cercare di evitarti i miei errori.

    KM: Lo so.

    Kevin sorride a Diana.

    KM: Fai la brava, mi raccomando.

    DB: Anche tu!

    Diana saltella, recuperando un altro biscotto e poi abbracciando Kevin.

    LF: Davvero.

    Manson chiude gli occhi, poi ricambia l'abbraccio.

    KM: Davvero.

    Kevin si stacca dopo qualche secondo, poi rivolge un ultimo cenno del capo a tutti i presenti.

    KM: Ci si vede in giro.

    Manson raggiunge la porta, aprendola e chiudendola in maniera sorprendentemente delicata alle sue spalle. I tre Black rimangono in silenzio un istante.

    LB: Quanti biscotti hai mangiato?

    DB: Non so.

    Il gigante sospira.

    LB: Birbante.

    Diana annuisce.

    DB: Bribante!
     
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    My First Week as a Watchman




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    Parcheggia, sospirando. Non ha ancora le chiavi dell'appartamento di lei. Non le ha volute. Forse perché vuole ancora mantenere quel minimo di distanza. A breve potrebbe non essere più importante. Si massaggia le tempie, poi esce dalla macchina.

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    Si massaggia le tempie. Il solo di febbraio lo riscalda appena. Non è calda, New York, in quel periodo, ma non si mette la giacca. Sente quella solita sensazione in fondo allo stomaco prima di vedere Ayumi. Qualcosa fra la felicità e il panico, che lo prende ogni volta. È andato completamente, e lo sa, ma non gli spiace. Sa anche che ogni tipo di panico sparirà appena comparirà lei. Forse è quello il panico, quello che lei possa non comparire. Si passa una mano sulla felpa rossa che indossa, e poi sui jeans grigi. Sente qualcosa di duro in una tasca, e lo estrae. Un lucchetto. Si è dimenticato di metterlo via. Si stava esercitando ad aprirlo e richiuderlo con gli attrezzi, e se lo è infilato in tasca al volo quando ha visto che era arrivata l'ora di partire. Guarda il cielo, bigio e spento, poi scuote la testa. Non si sono visti, sabato. È la prima volta che stanno lontani per ventiquattro ore, e, nonostante cerchi di non farlo vedere, le ha subite molto più di quanto si aspettasse. Ha dormito poco. Scuote la testa. È davvero andato. La sente arrivare, come sempre. Aspetta che si avvicini.



    Eccola.

    AH: Ehilà!

    La giapponese sorride e lo abbraccia. Ricambia l'abbraccio, stringendola a sé.

    GM: Mi sei mancata.

    La bacia sulle labbra.

    GM: Ho una sorpresa per te.

    Ayumi sorride, strizzando gli occhi, maliziosa.

    AH: Potrei fare una battuta da Viola.

    GM: Potrei apprezzare. Soprattutto perché per la sorpresa devo portarti a casa mia.

    AH: Interessante, sorprendimi.

    Il canadese apre la portiera della macchina, seguendosi al posto del guidatore, e Ayumi lo segue rapidamente, scivolandogli addosso per sedersi sul posto passeggeri. I due passano il tragitto godendosi della compagnia dell’altro, e, arrivati al palazzo di SoHo, scendono, salendo rapidamente le scale che portano all’appartamento di Greg. Qui trovano Viola Vixen e Jessica Morton, appoggiate contro il muro.

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    Il canadese sorride alle due, poi indica la porta a fianco alla sua, sorridendo. Ayumi li raggiunge poco più indietro e fa un cenno col capo alle due Watchmen.

    AH: Ciao, ragazze.

    Viola piega dolcemente la testa di lato, sorridendo.

    VV: Ciao Yumi.

    Jessica la osserva con uno sguardo illuminato da una luce strana, per quanto amichevole.

    JM: Ehi.

    Il canadese indica di nuovo la porta, più energicamente.

    AH: Ok, ok, arrivo.

    La Haibara apre. La giapponese entra in un appartamento molto simile a quello di Montoia, arredato semplicemente con mobili moderni ed essenziali. Il canadese raggiunge Ayumi, facendo dondolare delle chiavi.

    GM: Ti piace?

    Ayumi si guarda intorno, rimanendo a bocca aperta per qualche secondo. Si gira, poi tira uno schiaffo a Montoia.

    AH: Sì. Ma sei un idiota.

    Il canadese ridacchia, tranquillo.

    GM: Tutti gli Watchmen hanno un appartamento qui. Sei libera di non prenderlo.

    AH: Ma i soldi per farlo ormai li hai spesi. O li avete, non so.

    Ayumi si mette le mani sui fianchi.

    AH: Non c'era bisogno...

    Greg si massaggia la mascella, non smettendo di sorridere.

    GM: Invece ce n’era bisogno. Siamo una squadra, adesso, e vorrei tu ne facessi pienamente parte. Questo vuol dire anche vivere assieme a tutti.

    La Haibara incrocia le braccia, e guarda prima Greg e poi Viola e Jessica, che si sono affacciate.

    AH: Cercherò di fare del mio meglio per ripagarvi, lo prometto.

    GM: Farai fatica. Abbiamo messo insieme un fondo per garantirti una entrata stabile mensile, qualsiasi cosa succeda. Ora, prima che tu mi tiri un altro schiaffo, vorrei avvisarti che tutti gli Watchmen hanno un fondo del genere, e che non è una questione di soldi. Voglio essere sicuro che tu non sia costretta a prendere un lavoro per soldi, ma che possa sempre farlo per il bene della nostra causa.

    Ayumi, dopo qualche secondo, sbuffa e si gratta il capo.

    AH: Gesù, avete molto più dietro di quanto immaginassi.

    GM: Possiamo considerarti dei nostri ufficialmente?

    La giapponese annuisce.

    AH: Sì. Non ho intenzione di tornare indietro su questo.

    GM: Abbraccio di gruppo, allora.

    Jessica e Viola si avvicinano, e i tre circondano rapidamente Ayumi, bloccandola in un abbraccio che la fa arrossire.

    VV: Benvenuta.

    JM: Benvenuta.

    Le due ragazze poi si allontanano, lasciando soli Greg e Ayumi. Il canadese sta continuando a stringere la Haibara.

    GM: Avrei voluto chiederti se volevi venire a vivere con me, ma ho pensato che era troppo presto. Volevo lasciarti la possibilità di lasciarmi rimanendo negli Watchmen. Però non ho resistito su una cosa. Nel tuo mazzo di chiavi c’è anche una copia di quella del mio appartamento.

    AH: Tu ne hai una di questo?

    GM: No.

    Il canadese guarda negli occhi Ayumi.

    GM: Te l’ho detto. Voglio che tu possa stare lontana da me, se ne avessi voglia.

    AH: Sei dolce.

    Ayumi bacia Gregory.

    AH: Ma non preoccuparti di questo.

    Wednesday



    È sera. Ayumi Haibara è appoggiata al balcone del terrazzo di casa Black. Hanno mangiato tutti assieme, ed ora è uscita a prendere un po’ d’aria.

    VV: Ti va una birra?

    Viola Vixen la raggiunge, appoggiandosi vicino a lei e porgendole una bottiglia. La giapponese annuisce, sorridendo.

    AH: Certo.

    Ayumi prende la bottiglia, poi si volta di nuovo in avanti e alza lo sguardo verso la luna piena.

    AH: È una bella serata.

    VV: La è.

    Viola guarda verso l’alto a sua volta, e sembra pensierosa un istante.

    VV: Ti ricordi quando hai detto che ero una ragazza confusa?

    Ayumi ridacchia, e prende un sorso di birra.

    AH: Sì. Perdonami, non avevo idee esattamente progressiste ai tempi.

    VV: La ero. Non nel senso in cui intendevi tu, ma la ero. Sono stata scorretta con te, ai tempi, e non ti ho mai chiesto scusa davvero. Forse perché ho sempre ritenuto che non ne avessi bisogno, visto che eri diventata una criminale. Quindi lo faccio ora. Scusa.

    La Haibara si volta verso Viola, divertita.

    AH: Tranquilla. È buffo, perché se ripenso a quella faida, col senno di poi ti avrei dato ragione.

    VV: Possiamo dire di aver sbagliato entrambe?

    Viola beve un sorso della sua birra, poi osserva Ayumi.

    VV: Voglio provare ad essere in buoni rapporti con te.

    AH: Anche io. Sono stanca di avere nemici.

    VV: Però devi trattare bene Greg.

    AH: Non ho motivi per non farlo.

    Viola si volta verso Ayumi.

    VV: Sono seria. È come un fratello, per me. Si merita di essere felice, più di tutti.

    La giapponese ricambia lo sguardo della Vixen.

    AH: Anche io sono seria, te lo prometto.

    Viola sorride dolcemente.

    VV: Allora sei fortunata.

    La Vixen si stiracchia, per poi bere un sorso di birra.

    VV: Come ti sei trovata a vivere con noi?

    Ayumi fa spallucce.

    AH: È ancora un po' strano, a essere sincera. Mi piace, non fraintendermi. Ma non ci sono abituata.

    VV: Sì, è strano. Soprattutto ritrovarsi improvvisamente a fare una vita così condivisa. Però stai lavorando bene.

    Viola da una pacca "sportiva" sul sedere ad Ayumi.

    VV: Ti sei inserita molto bene nel gruppo.

    Ayumi, di nuovo, ridacchia.

    AH: Suppongo che Greg non sia un tipo geloso, giusto?

    VV: In realtà non lo so.

    Viola si gira e lancia una occhiata a Greg, che sta parlando con Leonard.

    VV: Ha la strana qualità di rendere le ragazze completamente incapaci di pensare ad altri.

    La Vixen rimane un istante in silenzio.

    VV: Perché ti piace?

    AH: È divertente, sveglio, e buono. Ma anche saggio.

    VV: E il fatto che abbia addominali su cui puoi cuocere un uovo sicuramente non guasta.

    Le due rimangono in silenzio per qualche istante, poi scoppiano a ridere assieme.

    VV: Scusa.

    Viola continua a ridacchiare, per poi tornare lentamente seria.

    VV: E non ti preoccupare per Jess. È contenta per voi due.

    Ayumi annuisce.

    AH: Non ho chiesto molto a Greg, non mi sembrava carino. Se mi assicuri che è tutto okay, mi fido.

    VV: Stavano assieme. Si sono lasciati male. Non riuscivano più a fidarsi l’uno dell’altra. Principalmente perché lei ha insistito molto per mettersi assieme a lui, e lui all’inizio lo ha fatto solo per farla contenta. Ma credo adesso si siano messi a posto.

    Ayumi annuisce.

    AH: Capisco...

    Prende un altro sorso di birra.

    AH: Tu come stai?

    Viola abbassa lo sguardo, pensierosa.

    VV: Me la cavo. Grazie a voi, in realtà. Finché sono assieme alla mia famiglia, sono contenta.

    Ayumi mette la mano libera sulla spalla di Viola.

    AH: Mi spiace per com'è andata. Anche Lily la pensa così, ma si vergogna a dirlo.

    Viola sorride, anche se gli occhi le rimangono tristi.

    VV: Io...

    La Vixen abbraccia Ayumi, soffocando un singhiozzo un istante, per poi allontanarsi.

    VV: Io spero ancora.

    Ayumi sorride.

    AH: Se dovrà esserlo, vedrai che sarà. So che è una frase fatta di merda, ma a volte è davvero così.

    VV: Lo so.

    Viola osserva Ayumi.

    VV: Amiche?

    GM: Amiche.

    VV: Con benefici?

    Friday



    Notte, appartamento di Greg. Il canadese sta facendo qualcosa al computer, seduto sul divano, mentre con la mano libera massaggia il polpaccio destro di Ayumi, che ha le gambe nude lascivamente su quelle di Greg, mentre gioca alla PlayStation. Improvvisamente, la giapponese alza la voce:

    AH: Vaffanculo, LOLMaster2003!

    Ayumi molla il controller.

    AH: Perché i ragazzini sono così forti ai videogiochi?

    GM: Perché hanno più tempo per giocare.

    Il canadese spegne il computer, massaggiandosi gli occhi per un istante, per poi baciare una gamba della ragazza.

    GM: Giochiamo a qualcosa assieme?

    AH: Che vuoi giocare?

    GM: Qualcosa che possa fare senza pensare troppo. Un picchiaduro, magari.

    Greg da un altro bacio alla gamba della ragazza, per poi osservarla.

    GM: Mi piaci quando ti offendi perché perdi.

    AH: Non avrai quella visione, stasera. Vado a cambiare disco.

    La ragazza si alza, e afferra la scatola di Tekken 7.

    GM: Posso consolarmi guardandoti mentre gongoli perché hai vinto. O con un joystick in mano e la lingua fra i denti. Sei bella quando ti concentri.

    Ayumi osserva Greg per qualche secondo.

    AH: Ciao Viola, non ti avevo vista sul mio divano.

    Greg la osserva, sorridendo.

    GM: La malizia è tutta tua. Io sono probo e onesto.

    AH: Ooooh-k, fesso.

    La Haibara inserisce il disco, e torna sul divano. Greg ridacchia.

    GM: Il mio joystick?

    Ayumi sogghigna.

    AH: Hai vinto un viaggio per andare a prenderlo.

    GM: Va bene.

    Il canadese si alza in piedi, per poi cercare un po' in giro, trovandolo e girandosi, solo che le gambe di Ayumi ora occupano il suo posto. Greg fa un finto sospiro e le alza, per poi sedersi e appoggiandole sulle sue.

    GM: So che dovrei fare una battuta adesso, ma sei troppo bella, per cui hai vinto tu, a sto giro.

    AH: Bravo.

    Il gioco si avvia, i due selezionano la modalità versus, e Ayumi sceglie Ling Xiaoyu come personaggio.

    AH: Se fossi razzista, potresti fare una battuta anche adesso.

    GM: Sono canadese, non posso essere razzista.

    Greg prende King.

    AH: Buono, adesso lascia i videogiochi all'asiatica.

    La ragazza sceglie lo stage Howard Estate. E i due iniziano a giocare. La partita dura un po', e Ayumi sfrutta la posizione per distrarre il più possibile l'avversario, vincendo.

    GM: Complimenti!

    AH: Grazie, Gureguri.

    GM: Guregory? Omae wa sude ni shindeiru!

    Ayumi guarda un attimo Greg, in silenzio.

    AH: Stasera niente biscotto inzuppato.

    Il canadese sospira.

    GM: Ricatti, adesso? Soprattutto dopo che hai barato per vincere?

    AH: Zitto, Gu.

    Ayumi tocca con l'alluce il naso di Greg, ridendo.

    GM: Ti toccherà farmi stare zitto, Yumi.

    La Haibara si tira su, accanto al ragazzo, e sorride rilassata.

    AH: Non sfidarmi.

    GM: È esattamente quello che sto facendo.

    Greg fa un sorriso, preparandosi. Ayumi gli salta addosso, e i due capitombolano a terra, ridendo. La ragazza blocca a terra Montoia, le mani contro le sue.

    GM: Sai una cosa, Yumi? Forse sono innamorato.

    AH: Certo che lo sei, Gu.

    Ayumi appoggia la fronte a quella di Greg.

    AH: E anche io.

    Edited by °Kid is Alive° - 27/2/2020, 23:41
     
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    GM: Sto facendo la cosa giusta?


    The Right Thing




    LB: La cosa giusta?


    One Week Away




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    Gregory Montoia è appoggiato al parapetto del balcone di casa Black, Leonard è al suo fianco.

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    Dentro casa Lucy Fisher, Viola Vixen, Jessica Morton e Ayumi Haibara stanno giocando tutte insieme a Lovers in a Dangerous Spacetime, sedute sul divano, Diana seduta sulle spalle della madre che osserva interessata, urlando consigli sconclusionati. I due fuori le osservano per un istante, sorridendo entrambi, poi tornano a guardare la città.

    GM: La cosa giusta con Keenan.

    Leonard rimane in silenzio a lungo, gli occhi grigi che scrutano i palazzi.

    LB: Tu credi di averla fatta?

    Montoia si passa una mano nei capelli.

    GM: Te lo chiederei se fossi sicuro?

    LB: Probabilmente no.

    Il gigante rimane ancora in silenzio.

    LB: Hai voglia di un White Russian?

    Il canadese annuisce, e Black si allontana, lasciando da solo Greg, che chiude gli occhi, ascoltando il rumore di New York. C'è una musica nascosta nel caos, un ordine nel rumore. Leon appoggia il bicchiere di Montoia sul parapetto, bevendo un sorso dal suo.

    GM: Grazie.

    Greg riapre gli occhi, prendendo la bevanda e sorseggiandola a sua volta.

    GM: Non hai risposto alla mia domanda.

    LB: Ho risposto a una delle due.

    Il canadese sorride, gli occhi nocciola che scrutano un istante il volto dell'amico.

    GM: È sempre stato difficile avere una risposta da te.

    LB: Solo quando non la voglio dare.

    Greg beve un sorso del cocktail.

    GM: Allora perché non vuoi darmi la risposta?

    LB: Perché non ne hai bisogno.

    Leon fa una pausa.

    LB: Non sono stato io ad insegnarti cosa è giusto e cosa è sbagliato. Anzi, ho solo rischiato di fare dei danni.

    I due rimangono in silenzio per qualche istante, poi Montoia annuisce.

    GM: Va bene.

    Black ridacchia.

    LB: Sei tu il capo, adesso, Gregory. Non puoi più seguire, siamo tutti noi a seguire te. Non in tutte le situazioni avrai tutti dalla tua parte, e a volte dovrai combattere contro persone che non vorresti danneggiare.

    GM: Lo so. Ma non posso neppure andare avanti senza guardarmi mai indietro. Voglio essere sicuro di fare la cosa migliore. Essere al comando non vuol dire fare solo di testa propria.

    Leonard da una pacca sulla spalla al canadese.

    LB: Allora sentiamo cosa ne pensa il resto del gruppo.

    Il gigante si volta.

    LB: Ragazze, pensate che Greg abbia gestito bene la situazione con Murdock e Keenan?

    Tutte e cinque rispondono affermativamente, con Diana che annuisce entusiasticamente. Black si gira di nuovo.

    LB: Visto?

    GM: Riuscirò mai ad avere una tua risposta?

    LB: Dubito.
     
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    CITAZIONE (L'Importanza di Essere Alice @ 28/7/2019, 19:30) 
    Lilith rimane a guardarla per qualche secondo, poi fa un respiro profondo e percorre il vialetto che la conduce alla porta dell'abitazione. Una volta qui, suona il campanello. La ragazza riesce a udire il rumore dello spioncino, ma dopo qualche secondo il portone viene aperto. Ad aprirle è una ragazza bassina, dai lunghi capelli castani legati in due trecce e gli occhi del medesimo colore. La pelle della ragazza è leggermente abbronzata, e i tratti del suo viso sono molto morbidi.

    YQYAXiem



    Lilith alza una mano in segno di saluto, forzando un sorriso.

    LW: Ehi, Reb.

    RC: Ti avevo detto di non tornare, o sbaglio?

    La ragazza fa per chiudere la porta ma Lilith la blocca.

    LW: No, aspetta! Per favore!

    Rebecca desiste, riaprendo completamente il portone e scrutando Lilith severamente. Quest'ultima alza entrambe le mani.

    LW: Per favore. Non ti chiedo di farmi entrare in casa, voglio solo parlare.

    RC: Mi è bastato quello che ho visto in TV.

    LW: No, ascoltami. No.

    Rebecca sospira, incrociando le braccia e appoggiandosi all'uscio.

    LW: Sono venuta qui per chiederti scusa. Di tutto. Sono stata una persona orribile, Reb, lo so. E so anche di averti già pregato troppe volte di rimanere. Io non credo di meritarmi il tuo perdono.

    Lilith abbassa lo sguardo.

    LW: Ma questo non cambia che mi manchi. Mi manca tutto, di noi. Mi manca suonare, mi mancano le giornate al parco, mi manca- mi manchi tu. Sono un disastro, non so parlare e n-non so esprimere davvero quello che sento. Ma non mi sono mai scusata, e stasera volevo farlo. Non pretendo altro.

    Rebecca annuisce.

    RC: Ma hai l'aria di avere anche altro per la testa.

    Lilith ridacchia nervosamente.

    LW: Perché è così, mi conosci.

    Breve attimo di silenzio.

    LW: P-Posso dir-

    RC: Vai.

    LW: Ok.

    Lilith annuisce e prende fiato.

    LW: Avrai visto me e Viola in TV. Sì, lo so, sembra strano. La verità è che tutte le volte che ho davvero amato qualcuno l'ho ferito, come te. E mi sono odiata, odiata, davvero odiata per questo, e non volevo che succedesse più. Quindi ho pensato, ho pensato che iniziare un rapporto nato per essere leggero potesse prevenire questa cosa. E per un po' ha funzionato ma poi-

    La ragazza si blocca di colpo, respirando profondamente. Rebecca cerca di incontrare il suo sguardo.

    RC: Ma poi?

    LW: Ma poi ho visto che che stava succedendo di nuovo anche con Viola. Non lo volevo, e non potevo sopportare di ferirla ancora. Renderla assuefatta dalle mie sofferenze come te. Mi sono detta che dovevo essere io a cambiare. Sto cambiando. E... vorrei che tu fossi parte del mio cambiamento. Non dico di riprendere la nostra storia, ma tornare a frequentarci così che io possa dimostrarti che sono... migliore.

    Secondo momento di silenzio. Lilith chiude gli occhi, mordendosi il labbro inferiore.

    LW: Questa è la parte in cui mi mandi a fanculo, vero?

    RC: Lily. Apri gli occhi e guardami.

    La ragazza obbedisce e finalmente lo sguardo delle due si incrocia.

    RC: Non ti ho mai odiata. Anche quando sei stata la persona più tossica che potessi essere, non ti ho mai odiata. E non lo faccio nemmeno ora. Ma cambiare-

    LW: Sono in terapia, Reb.

    Rebecca alza le sopracciglia per un attimo. Gli occhi di Lilith brillano.

    RC: Oh.

    LW: Vedo una psicologa ogni weekend, e prendo stabilizzanti per l'umore. Mi aiutano. Davvero.

    Di nuovo, silenzio.

    LW: Non so perché l'ho detto.

    Finalmente, Rebecca concede alla ragazza un piccolo sorriso.

    RC: Vogliamo prendere un frappè?

    Quel frappé alla pesca.



    25 Dicembre 2019, 16:34; The Firehouse Diner, Venice Beach, LA

    4WDnIBe



    Lilith osservava bene Rebecca. Le due erano divise dal tavolino e da due grossi frappé rosa sopra di esso. La giovane Williams strinse le spalle.

    LW: Mi spiace per la fretta. Dovrò essere sull'altra costa entro stanotte.

    Rebecca fece una piccola smorfia ma scuote la testa.

    RC: Non preoccuparti.

    La mora prese un sorso di frappé dalla cannuccia.

    RC: Ho visto il tuo match di qualche settimana fa.

    Istintivamente, Lilith si sfiorò la fronte con la mano destra.

    LW: Ho ancora i segni?

    RC: Nah.

    Ci fu un piccolo momento di silenzio.

    RC: Che ti porta a Venice?

    Lilith si aspettava una domanda simile.

    LW: Nostalgia di casa. E la festa di ieri sera.

    La wrestler poteva sentire lo sguardo dell'amica penetrarla.

    RC: Tu odiavi la nostra classe del liceo.

    LW: Beh, non tutti.

    RC: Chi hai mai salvato oltre a me e Jordan?

    Lilith rimase in silenzio, abbassando leggermente lo sguardo. Rebecca abbassò dunque di poco il capo, riottenendo il contatto visivo.

    RC: Sei tornata per me, Lily?

    La Williams cercò di farsi il più piccola possibile dietro il suo frappé.

    LW: Sì.

    Rebecca sospirò... ma poi sorrise appena.

    RC: Sei incorreggibile.

    La Williams si sentiva soffocare, e prese un sorso. Non voleva piangere.

    LW: D-Dovevo cercare di-di fare qualcosa, rimediare e-

    RC: Calma.

    La voce di Rebecca era risoluta, ma gentile. Lilith alzò lo sguardo su di lei. Rebecca le fece un piccolo, dolce sorriso. La Williams vide formarsi una piccole fossetta sulla guancia dell'amica. L'aveva vista tante volte, non poteva fare a meno di notarla.

    RC: Hai promesso di cambiare tante altre volte, ma mai così. Ho sempre creduto che tu non fossi una persona cattiva. Un sacco di volte mi sono sentita una vera idiota per averlo pensato. L'ultima volta doveva essere, appunto, l'ultima. Ma...

    Rebecca fece un piccolo gesto con la mano, allargandola, e chiudendo gli occhi.

    RC: ... ti vedo davvero diversa, questa volta.

    LW: Sto davvero cercando di migliorare. Non voglio più essere un mostro, non voglio più-

    La voce di Lilith si ruppe. Chiuse gli occhi, ma tutto quel che riuscì a vedere fu una ciocca bianca intrisa di rosso.

    RC: Non sei mai stata un mostro.

    Lilith riaprì gli occhi. Guardò Rebecca.

    RC: Solo una stronza. A volte davvero tanto.

    La Chase sospirò di nuovo.

    RC: Eppure ancora non ce la faccio a vederti piangere. Tieni.

    La mora allungò un tovagliolo alla Williams, che se lo passò sugli occhi. Entrambe presero qualche altro sorso dei rispettivi frappé, in silenzio.

    RC: È davvero buono.

    LW: Già.

    Ci fu dell'altro silenzio.

    RC: Vorrei perdonarti. Ma non voglio vederti andare di nuovo via.

    LW: Tornerò stabilmente in California dall'anno prossimo. Ho già un posto bloccato e-

    RC: Non è quello che intendo.

    Lo sguardo fra le due s'incrociò nuovamente. Ogni volta, per Lilith, sembrava un peso insostenibile.

    RC: Sei pulita?

    La rossa annuì con convinzione.

    LW: Ho smesso.

    RC: Del tutto?

    LW: Quasi.

    Rebecca alzò un sopracciglio.

    LW: Ogni tanto fumo una sigaretta.

    RC: Quelle posso fartele passare.

    Lilith sorrise.

    LW: Posso sapere il tuo nuovo numero di cellulare?

    Rebecca esitò per qualche secondo. Fece un altro sospiro, più leggero.

    RC: Va bene.

    La ragazza prese il suo cellulare.

    RC: Suppongo che non potremo mai ignorare quello che siamo state.

    LW: Io non ci sono riuscita.

    Lilith sorrise di nuovo, incoraggiante.

    LW: A te com'è andata?

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    Rossen Headquarters, N̴̨̺̮͙̪̩̺̮̳͎̹͚̤̝̫͐̓̊́̽̾̕̕͝o̷̖̠̘͚̓̑w̸̨͈̱̪̞͐͊̔̉̍̑̍̄͑͠͠͠ḩ̴͙̘̙̩̲̫̜̪͎̠͉̳́͊͛̆͐̓́͑͒͊̚͜͝ͅę̶̨̼̟̫̝̙̼̳̖͔̫̳͊̒́͛͂̋̀̂̚͘r̴̨̡̛̼̗͓͙͒̿̈́̏͋̏̄͑̀̅̚ͅẽ̷̢̠̞̗̰̝̱̳͔͙̰̹͚̰̗̅̈́̀̒̀̌̈́͗̓͘.


    Una stanza dalle pareti grige, con mobili in legno massello scuro, un letto al centro, una sedia accanto al lato, dal lato destro, una lampada sul mobile a destra del letto, un IPhone accanto alla lampada che è in ricarica. Una chitarra nell'angolo destro della stanza, un Jukebox Wurlitzer 1015 nel sinistro, oltre a foto appese alle pareti di Vincent Cross della sua gang prima che fosse nota come Cross Business Organization, del bar Crossroads, di Temperance Deckard in compagnia del fratello Xander e della sorella Becky. Sul mobile sinistro delle altre foto di Vincent Cross e gli altri, i cassetti sono chiusi da ambo le parti. Nel letto si trova Noah Benson, con delle fasciature attorno alla testa.

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    Il ragazzo è cosciente ma fissa un punto morto nel soffitto, distante nello sguardo. Nella stanza entra Temperance Deckard, silente, con delle bende bianche tra le mani.

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    La ragazza fissa Noah Benson. senza che il volto tradisca emozioni. Si siede accanto al ragazzo, che si mette lentamente in posizone seduta. Lei ripone le bende pulite sulle proprie gambe, poi cautamente gli slaccia le bende vecchie, una dopo l'altra, fissandolo negli occhi. Noah la fissa a propria volta, mentre le bende cadono, una dopo l'altra. Noah chiude gli occhi di scatto, gemendo di dolore, e Temperance si ferma. Noah prende un respiro ed annuisce. La ragazza, lentamente, riprende a slacciare le bende, fino a che la striscia non viene posta sopra il comodino. Noah prova a muovere la testa, ma ha un sussulto e si tiene la testa con le mani. Temperance per piegarsi verso il ragazzo fa cadere le bende pulite a terra. Si china a raccorglierle, mentre Noah tira altri sospiri profondi e alza la testa. Temperance si alza e torna a fissarlo, gli occhi lacrimanti. Si avvicina a lui, e poggiano la fronte l'uno contro l'altro. Respirano sommessamente, lentamente. Poi Temperance si stacca dal fidanzato e prende le bende, allacciandole con dolcezza attorno alla sua fronte. Fuori si sente ovattato il rumore della pioggia che cade. Una volta completato il bendaggio, Noah ritorna in posizione supina sul cuscino. Invita con la mano Temperance, la quale sospira e poi si mette sul letto, lasciandosi abbracciare dal ragazzo.



    Fuori dalla stanza, intanto, una figura li osserva dall'angolo, cercando di non far rumore: Ben Roberts.

    bobby_roode_3_cutbyjess_23january2014



    L'uomo si appoggia con la schiena al muro del corridoio, chiude gli occhi, sospira, si passa la mano destra sul viso e si asciuga gli occhi che lacrimano.
     
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    >"Rebecca"

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    Track 1: No Halo - Un Funerale



    Video



    C'è un'aria strana in questa casa di Los Angeles. È affollata, ma silenziosa. Le persone che la riempiono sono tutte vestite di nero, o bianco, e chiacchierano in piccoli gruppi a bassa voce. Il calendario è fermo al Dicembre 2012. Un ragazzo coi capelli castani a caschetto, con un sorriso appena abbozzato, abbraccia una donna vicino alla porta, che sembra starsene andando insieme alla famiglia.

    ???: Grazie per essere venuti.

    La voce del giovane è gentile, ma stanca.

    ???: Coraggio, Cody.

    Il marito si avvicina e mette una mano sulla spalla al ragazzo.

    ???: Si sistemerà tutto.

    ???: Sì...

    Al piano di sopra, in una camera chiusa, una ragazzina pallida e bionda è rannicchiata per terra sotto la scrivania.

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    Appoggiata alla parete, sta con le ginocchia contro il petto, e nasconde il volto contro di esse. Ogni tanto, tira sul col naso e singhiozza. Qualcuno bussa alla porta, e la ragazza non risponde. Non vuole farsi trovare. Ma la porta si apre lo stesso.

    6TgpWkEm



    Si affaccia un'altra ragazzina, dalla pelle più abbronzata e i capelli castani. Indossa un cardigan nero, aperto sopra una camicia bianca infilata dentro una gonna scura. La giovane perlustra con lo sguardo la stanza.

    ???: Lily, sei qui dentro?

    La ragazzina bionda ammutolisce... finché l'altra non la vede. La ragazza mora, con sguardo apprensivo, fa una smorfia di preoccupazione.

    ???: Lily...

    Si chiude la porta alle spalle e si avvicina alla scrivania, per poi rannicchiarsi vicino a Lilith, che non alza la testa.

    ???: Ehi.

    LW: V-Vai via, Reb...

    Rebecca Chase sorride appena.

    RC: No. Non credo lo farò.

    Rebecca stringe le spalle di Lilith con un braccio e la spinge delicatamente verso di sé, appoggiando la guancia contro il capo dell'amica. Rebecca chiude gli occhi, mentre Lilith scoppia finalmente a piangere a dirotto.

    RC: Sono qui. Sono qui.
     
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    (Missing: II)


    Rossen Headquarters, N̴̨̺̮͙̪̩̺̮̳͎̹͚̤̝̫͐̓̊́̽̾̕̕͝o̷̖̠̘͚̓̑w̸̨͈̱̪̞͐͊̔̉̍̑̍̄͑͠͠͠ḩ̴͙̘̙̩̲̫̜̪͎̠͉̳́͊͛̆͐̓́͑͒͊̚͜͝ͅę̶̨̼̟̫̝̙̼̳̖͔̫̳͊̒́͛͂̋̀̂̚͘r̴̨̡̛̼̗͓͙͒̿̈́̏͋̏̄͑̀̅̚ͅẽ̷̢̠̞̗̰̝̱̳͔͙̰̹͚̰̗̅̈́̀̒̀̌̈́͗̓͘.


    Un seminterrato buio, senza finestre, illuminato da alcune lampade. Un tavolo e due sedie come unico mobilio, un registratore alta fedeltà digitale accanto ad esso. Sul tavolo due microfoni. Seduto vicino ad uno dei due microfoni c'è Vincent Cross.

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    L'erede di Sylvie Rossen, braccia sul tavolo, si guarda intorno, in attesa. La porta si apre ed ecco che entra Spoony, il guru.

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    L'amico di Cross si siede davanti a lui e all'altro microfono.

    VC: È proprio necessario?

    SPN: Sì.

    VC: Gli altri pensano che lo sia, vero?

    Spoony accende il registratore.

    VC: Rispondimi.

    SPN: Da ora in poi non dovrai rompere il contatto visivo. Guardiamoci.

    Cross scuote il capo.

    VC: Perché ho detto di sì a questa idea?

    SPN: Violazione. Riprendiamo da capo. Guardiamoci.

    Cross e Spoony si fissano.

    SPN: Dì il tuo nome.

    VC: Vincent Cross.

    SPN: Dìllo di nuovo.

    VC: Vincent Cross.

    SPN: Dillo di nuovo.

    VC: Reginald Rossen.

    SPN: Dillo di nuovo.

    VC: Vincent Cross.

    SPN: Dillo di nuovo.

    VC: REGINALD SMITHSONIAN ROSSEN!

    Cross si scuote, cercando di alzarsi.

    SPN: Violazione, riprendiamo da capo.

    VC: Non ho bisogno di questa cosa.

    SPN: Il solo fatto che tu debba fare questa cosa vuol dire che ne hai bisogno. Siediti, ora.

    Cross si rimette a posto. Si fissa con Spoony.

    SPN: Dì il tuo nome.

    VC: Reginald... Smithsonian Rossen.

    SPN: Dì il tuo nome un'altra volta, per esserne sicuri.

    VC: Reginald Smithsonian Rossen.

    Spoony annuisce.

    SPN: Parli mai a sproposito?

    VC: La mia vita è fatta di spropositi.

    SPN: Sai rispondere alle domande senza fare commenti ironici o sviando la risposta?

    VC: No.

    SPN:L'hai appena fatto, quindi mi stai prendendo in giro.

    VC: Sì.

    SPN:Violazione. Riprendiamo da capo.

    Cross scuote il capo.

    SPN: Violazione. Riprendiamo da capo.

    VC: Perché dobbiamo fare tutto ciò?

    SPN: Lo capirai. Riprendiamo da capo.

    I due tornano a fissarsi.

    SPN: Dì il tuo nome.

    VC: Reginald Smithsonian Rossen.

    SPN: I fallimenti del passato ti tormentano?

    VC: No.

    SPN: I fallimenti del passato ti tormentano?

    VC: No.

    SPN: Quindi lo fanno.

    Cross sbuffa.

    VC:Da quando "no" è "sì"?

    SPN:Violazione...

    VC: Riprendiamo da capo.

    Cala il silenzio. Cross si sistema sulla sedia.

    SPN: I fallimenti del passato ti tormentano?

    VC: Alcuni.

    SPN: Puoi fare qualche esempio?

    VC: Non ho salvato Nick Carroll.

    SPN: Avresti potuto fare qualcosa per salvarlo?

    VC: Sì.

    SPN: Per esempio?

    VC: Essere più presente. Essere un amico migliore. Vendicarlo e rimettere le cose a posto. Così su due piedi.

    SPN: Ritieni di essere un amico migliore adesso?

    VC: Sì.

    SPN: Sicuro?

    VC: Sì.

    SPN: Quindi contro Randy White lotterai per vendicare Noah, non per difendere il titolo.

    VC: No.

    SPN: Perché?

    VC: Perché Noah deve vendicarsi da solo. Non devo vendicarlo io.

    SPN: Non vale la stessa cosa anche per Nick Carroll?

    VC: Nick Carroll era come un figlio per me.

    SPN: Noah non lo è?

    VC: No.

    SPN: Cosa vedi quando vedi Noah?

    VC: Perché stiamo parlando di lui?

    SPN: Cosa vedi quando vedi Noah?

    VC: Mio fratello Rodney. Ha trovato lavoro in un importante studio legale, di recente.

    SPN: Lo senti spesso?

    VC: No.

    SPN: Pensi di essere un cattivo fratello?

    VC: Sì.

    SPN: I fallimenti del passato ti tormentano.

    VC: Sì.

    Cala di nuovo il silenzio.

    SPN: Perché lotterai ad Alpha Horizon?

    VC: Per liberarmi di un insetto.

    SPN:Ti importa del titolo degli Stati Uniti?

    VC: Sì.

    SPN: Cosa rappresenta per te?

    VC: Prestigio e potere. Sono il secondo campione singolo più longevo della storia della Total Wrestling Corporation. Me lo merito.

    SPN: Solo questo?

    VC: Solo questo.

    Spoony fissa il registratore.

    SPN: La sessione uno è terminata.

    Spoony spegne il registratore e si alza.

    VC: A cosa serve tutto ciò?

    SPN: Alla prossima visita, Vincent.

    VC: Mi chiamo Reginald.

    SPN:Se lo dici tu.

    Spoony esce dalla stanza. Cross rimane solo, a fissare il reigstratore.

    Edited by Temperance - 19/7/2020, 22:52
     
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    Esiste un parco, a New York, che dista solo dieci minuti a piedi dal Madison Square Garden. Un rettangolo di verde immerso fra i grattacieli, una di quelle visioni tipiche della Grande Mela. Si chiama Bryant Park, ed è molto frequentato. D'altronde, si trova proprio al centro di Manhattan. Era stata Lilith a consigliarglielo. Pare che ogni tanto ci avesse passato del tempo con Jimmy, prima o dopo gli show.

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    Ayumi Haibara se ne sta seduta su una panchina. È vestita con un cappotto di lana color rosso sangria, un cappellino abbinato e un foulard bianco a fantasia floreale. Si guarda intorno, respirando l'aria un po' fredda e sicuramente poco pulita del tardo pomeriggio newyorchese. Osserva le persone che passano sul marciapiede davanti a lei, da una parte e dall'altra. Mamme con bambini a spasso. Impiegati che tornano a casa da lavoro. Impiegati che invece probabilmente ci stanno andando, a lavoro. Una signora con un barboncino al guinzaglio le passa vicino, e il cane si avvicina a lei, annusandola. La Haibara sorride e gli da una carezza, prima che la padrona lo allontani scusandosi. Ayumi, per una volta, si sente non così troppo diversa da quelle persone. Si sente parte di un'insieme. La sensazione non le dispiace. La tranquillità di quel pomeriggio era meravigliosamente comune, così come il motivo per cui si trovava lì. Un motivo incredibilmente ordinario. Una situazione ordinaria per una vita ordinaria. Dieci, undici anni prima, ne sarebbe stata disgustata. La Ayumi di dieci anni prima non aveva davvero idea di cosa davvero desiderava. La giapponese abbassa un attimo lo sguardo, assorta nei suoi pensieri. Li rialza quando sente avvicinarsi un signore anziano, vestito con abiti vecchi e sporchi e che si regge su un bastone da passeggio consumato. I capelli lunghi, grigi e bianchi sono ispidi. L'uomo, con un bicchiere in mano, chiede l'elemosina ai passanti, che però perlopiù lo ignorano o lo scacciano. Ayumi si ricorda di quando ha dormito per strada per due mesi, a diciotto anni. Tokyo è fredda, di notte. Tira fuori una banconota da cinquanta dollari dal portafoglio e la consegna all'anziano, che sorpreso sorride e fa un piccolo inchino, ringraziandola. Il sorriso del vecchio è bello. Non quel bello convenzionale, ma quello che capisci essere davvero sincero. La giapponese gli sorride a sua volta, e lo saluta gentilmente quando l'anziano si allontana. I soldi per lei, finalmente, stanno smettendo di essere un problema. Il telefono nella sua tasca vibra.

    > Sto arrivando, perdona il ritardo

    Nessun problema <



    Sono le 6:36 PM. Avevano fissato per le 6:30. Tipico suo, scusarsi per così poco. Si concede di apprezzare quel momento di banale, ordinaria solitudine e tranquillità. Anche se sa di avere una chiacchierata complicata da fare a momenti. D'altronde, quanto può essere più complicata di ciò che ha già passato? Si sente confortata e tranquillizzata da questo pensiero. È molto più calma di quanto immaginava di essere. Si complimenta da sola, nella sua testa, poi si ammonisce immediatamente per averlo fatto.

    ???: Ehi.

    Ayumi alza la testa di scatto, e istintivamente sorride.

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    Andy è in piedi davanti a lei, a sua volta sorridente. Il suo sorriso, invece, tradisce un po' d'imbarazzo. È vestito con un giubbotto nero di pelle, sopra una felpa blu e dei jeans.

    AH: Ehi.

    La giapponese si alza e abbraccia rapidamente Scrull per salutarlo.

    AH: Come stai?

    AS: Un po' indolenzito, ma potrebbe andare peggio.

    I due si staccano, e si siedono sulla panchina.

    AS: Tu? Sembri in forma.

    Ayumi ridacchia.

    AH: L'incontro è stato duro, e ho avuto un bel mal di testa per due giorni. Ma per il resto, sto bene.

    Andy fa un piccolo sospiro.

    AS: Grazie per avermi scritto.

    AH: Era-era dovuto.

    Andy sogghigna, guardandola.

    AS: No che non lo era. Non mi devi nulla.

    La Haibara alza le spalle.

    AH: Non sono d'accordo.

    Andy alza le mani, conciliante e tranquillo.

    AS: Va bene, sentiamo.

    AH: Sono stata una stronza...

    AS: Corretto.

    AH: ... e ti ho abbandonato in un momento di debolezza...

    AS: Già.

    AH: ... e ti ho ignorato per un anno intero-

    AS: Mh-mh.

    Scrull sogghigna, a braccia incrociate, e Ayumi gli tira un pugnetto sulla spalla.

    AH: Ma insomma!

    Andy scoppia a ridere.

    AS: Scusami, vai pure avanti.

    La Haibara si schiarisce la gola.

    AH: Dunque-

    AS: Comunque hai dimenticato "minacce di morte".

    AH: ANDY!

    Scrull ride ancora, e anche Ayumi sorride. Sta scherzando, ma sa che il ragazzo ha ragione.

    AH: Mi fai sentire una merda.

    AS: Scusami. Cerco di sdrammatizzare.

    Ayumi fa una piccola smorfia.

    AH: Però è una cosa seria. Sono stata orribile con te.

    Stavolta, Andy rimane in silenzio, e lascia ad Ayumi lo spazio per parlare.

    AH: Mi dispiace. So che non riparerà niente, ma è giusto che io mi scusi.

    AS: Non c'è nulla da riparare, Yumi.

    La voce di Andy è tranquilla.

    AS: Sono passati tre anni. Sono vite sparite, quelle.

    La Haibara rimane in silenzio, le parole appena pronunciate da Scrull che le rimbombano in testa.

    AS: Io sto bene ora. Tu stai bene. Va tutto bene.

    AH: Non ti ricordavo così maturo.

    AS: Ci sto provando.

    Andy sorride, grattandosi la nuca.

    AS: Sarei dovuto venire io a cercarti, io, uhm...

    Il giovane lascia ricadere il braccio sulla gamba.

    AS: Non ero sicuro su come comportarmi. E alla fine, non ho fatto niente.

    AH: Non era compito tuo, ne di Lilith.

    AS: Forse.

    Andy tamburella con le dita della mano destra sul bordo della panchina.

    AS: Però se tu e lei state bene adesso, non è certo grazie a me. Per questo non devi scusarti. Avrei potuto fare di meglio anche io.

    Il ragazzo alza un angolo della bocca.

    AS: Come sempre.

    AH: Ehi.

    Ayumi esita per un momento, poi appoggia la mano sulla spalla di Andy.

    AH: Sicuro di stare bene?

    AS: Sì. Ma devo anche essere onesto con me stesso e con gli altri, no?

    La giapponese abbassa la mano.

    AS: Come sta Montoia?

    AH: Sta bene, anche lui è un po' acciaccato.

    AS: Bene.

    AH: So che è venuto a infastidirti, venerdì sera. Mi spiace.

    AS: Naaah, niente di serio.

    Scrull si appoggia sulla schiena alla panchina, e accavalla le gambe.

    AS: È un po' uno stronzo, ma che ci vuoi fare.

    AH: Sei stato un po' cattivo, con lui.

    AS: Non lo nego.

    Piccolo momento di silenzio fra i due, che guardano davanti a loro.

    AH: Ti infastidisce?

    AS: Cosa?

    AH: Io e Greg.

    AS: Pfff.

    Andy sogghigna, e guarda la ragazza.

    AS: Da quando hai bisogno della mia approvazione?

    Ayumi sorride a sua volta, alzando le sopracciglia.

    AH: Ero solo curiosa.

    AS: Sei contenta con lui?

    AH: Sì.

    AS: Allora è a posto.

    Andy alza le mani.

    AS: Non ho davvero niente contro di lui, Yumi. Anche se non si fida di me. Come dargli torto, d'altronde.

    AH: Non buttarti giù.

    AS: Non mi butto giù, è la realtà oggettiva delle cose. Continuerò a provare, e prima o poi mi riguadagnerò la fiducia di tutti.

    Il ragazzo fa spallucce.

    AS: È l'unico modo.

    Ayumi sorride di nuovo, dolcemente.

    AH: Sei davvero cresciuto.

    AS: Tu dici?

    AH: Ce la fai ad accettare un complimento al primo colpo?

    AS: Mi scusi.

    AH: Ecco.

    Passa un altro momento di silenzio.

    AS: Ti mancano gli Hunters?

    Ayumi si aspettava questa domanda.

    AH: Non so, Andy.

    AS: Mh...

    Andy si gratta la barba.

    AH: Non mi manca il senso di famiglia che ne derivava. Perché... sai, no.

    AS: Lo so, lo so. Watchmen.

    AH: Però eravamo più giovani e ci divertivamo. Per un piccolo momento nel tempo, credo che gli Hunters siano stati perfetti.

    Andy sorride.

    AS: Già, lo penso anche io.

    AH: Come hai detto tu, sembra una vita fa.

    AS: Perché è vero. E va bene così.

    Ayumi sente il bisogno di dire una cosa.

    AH: Sai, se ci fossimo incontrati in un altro momento... forse le cose sarebbero andate meglio, fra noi.

    L'ha detta. Molto spontaneamente. Forse non è stata molto sensibile. Forse non era la cosa giusta da dire. Ma Andy rimane tranquillo.

    AS: È vero, ma senza le esperienze fatte insieme, non saremmo le persone che siamo oggi, no?

    È maturato davvero. Ayumi lo percepisce. Almeno per quanto riguarda loro. Della malinconia la colpisce, ma è un dolore breve. Arriva e se ne va subito. Andy tira su la gamba destra, e appoggia il braccio al ginocchio.

    AS: Pensa ad essere felice della tua vita di oggi, Ayumi Haibara. È la cosa migliore che puoi fare, per il ricordo degli Hunters. E di noi.

    La Haibara tira un altro pugnetto ad Andy.

    AH: Smettila di fare il poetico.

    Rischia di farla piangere.

    AS: Va bene, va bene.

    Andy sbadiglia.

    AS: Ti va di venire qui con Lilith, la prossima volta che siamo tutti e tre in zona?

    AH: È un'idea.

    AS: Magari ci prendiamo una birra. A meno che gli Watchmen non ti abbiano resa una sofisticata assaggiatrice di alcolici raffinati e costosi.

    AH: Lo ero già prima, ma la birra può andare.

    Ayumi si ricorda di una canzone che ha ascoltato recentemente in una playlist di Spotify.



    CITAZIONE

    It's temporary I'm sure


    AH: Ehi, vuoi sapere una storia divertente?

    AS: Sentiamo.

    Ayumi ridacchia.

    AH: Ogni tanto passo da casa di Leonard. Viviamo nello stesso palazzo, lo sai, no?

    AS: Mh-mh.

    CITAZIONE

    But it's not beautiful at all
    When we stand up and fall
    So if you hear the phone not ringing
    That's just me not calling for another episode
    And so the story goes


    AH: Una sera esco sul pianerottolo e trovo Diana da sola.

    AS: Come stanno, fra l'altro?

    AH: Bene, pare bene. Insomma, c'era la bimba da sola sul pianerottolo e se ne stava lì tipo a colorare un libro dei suoi. Mi avvicino e le faccio "ehi, perché non sei con mamma o papà?"

    AS: Eh.

    AH: Lei ignora completamente la mia domanda e mi fa "Egg! Egg!". E io ero confusissima, non capivo perché volesse delle uova, no? Quindi chiamo Gu-

    AS: Gu?

    AH: Gregory.

    AS: Ah.

    CITAZIONE

    I may be right here but I'm not even close, I
    I'm quick on the uptake but slow on approach, and
    You'll be elsewhere so I don't suppose


    AH: Quindi lo chiamo, perché non so ancora cosa fare in questo tipo di situazioni, e gli dico "Diana vuole un uovo, pare. Abbiamo delle uova in casa?". Lui si mette a ridere, e Diana inizia a indicarlo e fa di nuovo "Eg! Eg!", ed esce fuori che è semplicemente come lei chiama lui.

    AS: Ci potevi arrivare.

    AH: No spik ingurish.

    Andy scoppia a ridere.

    AS: Se non finisce con voi che le cucinate una frittata, comunque, sarei assolutamente deluso.

    AH: Sfortunatamente, mancavano le uova.

    AS: Dannazione.

    CITAZIONE

    And we'll have summer springs
    Weekend kings
    Strawberry lace tastes like honey bee stings
    And love
    Is temporary
    And we'll midnight flings
    And pendulum swings
    We could put it down as just one of those things
    'Cause love
    Is temporary


    AS: Ti voglio bene.

    AH: Anche io.

    CITAZIONE

    And we'll have summer springs
    Weekend kings
    Strawberry lace tastes like honey bee stings
    And love
    Is temporary
    And we'll midnight flings
    And pendulum swings
    We could put it down as just one of those things
    'Cause love
    Is temporary



    Edited by °Kid is Alive° - 16/3/2020, 15:55
     
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    Sono tre giorni che piange. No, non è vero. Sono tre giorni in cui sta piangendo. Tre lunghi giorni in cui il suo stato d'animo è una piccola tempesta di felicità e tristezza, che si mescolano, sovrastano, scavalcano, confondono, annullano. Ha sfruttato ogni istante libero che ha avuto per piangere senza sosta. Ma ora no. Si gode il vento, ancora freddo nel marzo di New York, sul viso, una piccola luce accesa nel cuore. Viola è ancora un po' offesa con lei. Le passerà. Pensava sarebbe stato diverso, ma come sempre si sbagliava. Perché per quanto combatta, non è quello che cerca. Sente le lacrime che tornano agli occhi. Si sarebbe nascosta, tempo fa, anche se non c'è nessuno. Ma non la imbarazza più. Non sa se perché. Forse è troppo malinconica per poter davvero vergognarsi della cosa. Forse è andata troppo avanti, e ora non riesce a tenersi dentro nulla. Forse è solo troppo sola. E l'odio di un istante vale più dell'indifferenza di una vita. Le lacrime finiscono. Come un mare in piena, le onde non sono costanti. I suoi pensieri sfumano, evaporano, si riformano e mutano. Pensa a Gregory, che ha baciato Ayumi in televisione. Pensa a Beverly. Dovrebbe piangere. Non lo fa. Se si capisse, non sarebbe così. Pensa a Lilith, e nemmeno adesso piange. Ma sa perché hanno pianto insieme, quello che hanno pensato. Ecco che tornano le lacrime. Rimane immobile a piangere. Guarda il cielo nuvoloso e grigio, la luce triste che un sole pallido riesce a far splendere sulla città. Vorrebbe poter dire che il tempo riflette quello che prova, ma non è vero. Vorrebbe dire che la sua vita è fatta di poesia. Vorrebbe dire tante cose. Vorrebbe tante cose, tutte confuse e interconnesse. Vorrebbe non essere sola, e vorrebbe essere lasciata stare. Qualcuno si siede vicino a lei, appoggiandole un bicchiere davanti.

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    AP: Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere berne un'altra.

    Le sorride, stanco, ma affettuoso.

    JM: A cosa è?

    AP: Cioccolato fondente, marshmellow e biscotti.

    Ne beve un sorso. È calda e molto dolce.

    JM: Non c'era bisogno che venissi.

    AP: No, non ce n'era. E avrei potuto dormire un'ora in più, riprendermi un po'. Non c'era bisogno che ti portassi un'altra cioccolata, sono quattro dollari e cinquanta che potevo mettere da parte. Eppure, eccomi qui.

    Fa un altro sorriso, e la guarda con quegli occhi grigi così simili a quelli di Leonard, ma anche così diversi. Quelli di qualcuno che è soddisfatto di quello che è riuscito a fare, nonostante avesse la possibilità di fare di più.

    JM: Grazie.

    AP: Ho visto il match. È stato molto carino da parte tua.

    Si stringe nelle spalle. Ha pescato dal suo arsenale. Non sa perché, di nuovo.

    JM: Spero tu non ti sia offeso.

    Scuote la testa.

    AP: Ne sono lusingato. Hai tanti esempi migliori da cui prendere. La mia carriera da wrestler è stata altalenante.

    JM: Ed è il motivo per cui ti rispetto.

    Le sorride di nuovo, il sorriso di chi sa che non è del tutto vero.

    AP: Me lo dicono in tanto, che avrei meritato di meglio, che avrei potuto ottenere grandi cose. Ma non è vero. Non ho mai avuto quella passione, quella spinta, che permette a persone come Leonard o Lucinda di diventare i migliori. Sono stato uno dei tanti, abbastanza fortunato da essere alto, e abbastanza intelligente da creare un personaggio interessante, ma niente altro.

    Si passa una mano nei capelli. Non c'è tristezza, nella sua voce. Forse una malinconia, ma sbiadita, grigia.

    AP: E non c'è nulla di male in questo. Ad essere grigio, scritto tutto in minuscolo. Ad essere medio. Non c'è nulla di male, e non c'è nulla di sbagliato.

    JM: Anche io sono così.

    AP: No, al contrario. Tu sei nera, nera come l'inchiostro, così tanto che rifletti la luce. Solo, non te ne sei ancora accorta. E fino ad adesso hai lasciato che il nero ti fermasse. Hai lasciato che il tuo essere unica e diversa fosse una debolezza. Perché per una persona come te, il resto del mondo è grigio e medio. E ti sei convinta di essere così anche tu. È il momento di comprendere il tuo punto di forza. E se per farlo, devi usare il mio moveset, sono contento tu lo faccia, perché sei tutto tranne che grigia in minuscolo.

    Si alza e le sorride.

    AP: E non c'è nulla di male in questo. Nell'essere unica e speciale. Non c'è nulla di male nello stare male e nell'essere triste, quando tutti si aspetterebbero la tua felicità

    Le mette una mano sulla spalla, stringendogliela affettuosamente, poi si allontana. Alza lo sguardo. Il tempo non è cambiato. Ma forse ora ha un significato diverso.

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