TWC - News from Indoor War 2019

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    NEWS FROM INDOOR WAR



    News from Indoor War è il nome del thread nel quale vengono postate tutte le informazioni relative agli episodi di TWC Friday Night Indoor War appena passati o prossimi, come, per esempio, i nomi delle superstar che prenderanno parte al main event dello show. Questa sezione viene utilizzata dagli amministratori per varie comunicazioni in gimmick da parte, per esempio, del general manager dello show, ma è aperta anche a tutti i partecipanti: infatti oltre che durante Indoor War, si possono postare facoltativamente promo anche qui, per arricchire il proprio personaggio o le rivalità in corso.

     
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    The Dark Year

    White Noise

    Chapter 3: The Lone Digger



    Il suo respiro, il vento che le batte addosso, qualche macchina che passa lontana. Corre, facendo attenzione a non caricare mai troppo peso sulla gamba sinistra. Ha il bastone allacciato sulla schiena, insieme ad uno zainetto. Non ha davvero bisogno di peggiorare la sua situazione. Ma ha ripreso a correre, almeno. Usa delle solette per diminuire l'impatto e non forzare il ginocchio, indossa un tutore apposta per tenere il più fermo possibile il tutto e non va avanti troppo a lungo. Ma la cosa sta diventando sopportabile. Sta lentamente passando da un dolore costante ad un fastidio continuo, appena percepibile, un sottofondo che riesce ad ignorare. Il suo telefono, dalla tasca dello zaino, vibra. Tempo scaduto. Rallenta, fermandosi gradualmente, su uno dei ponticelli di cui è cosparso Central Park. Si appoggia ad uno dei due parapetti, sporgendosi e guardando l'acqua sotto di lei.

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    Viola Vixen si guarda dall'acqua sotto, il viso ancora con qualche segno dei continui colpi subiti nelle scorse settimane. Il sorriso che le ritorna indietro è un sorriso stanco, ma le sembra sincero. È la prima volta che riesce a fare più di mezz'ora di corsa dall'anno scorso. Una goccia di sudore le cade dalla fronte. Sospira, prendendo lo zaino ed estraendo il telefono, spegnendo la sveglia. Guarda per qualche secondo la sua chat di Whatsapp, sospirando.

    LD: Non girarti.

    Rimane immobile, lasciandosi scappare un sorriso.

    VV: Ciao.

    LD: Ciao.

    VV: Come mai qui?

    LD: Ne avevo l'occasione, e ho pensato che ti avrebbe fatto piacere scambiare due parole.

    VV: In effetti, non è una cattiva idea. Chi sei in questo momento?

    LD: The Lone Digger. Ma sono arrivato come Daniel Meier. Giocatore svizzero di Rugby. Nessun problema, in definitiva.

    VV: Non mi dispiace Daniel, ti si addice.

    LD: Non è esattamente la mia identità preferita, in realtà.

    VV: Come va?

    LD: Bene. Ma non credo avessi dubbi.

    VV: So che sapete cavarvela.

    LD: Tu come stai?

    VV: Sono stata peggio. Riesco a correre, a combattere, a camminare senza bastone. Non mi sveglio più alle due di notte per il dolore, non mi viene da vomitare se appoggio male il piede, e sto iniziando ad abituarmi a mangiare la metà della quantità a cui ero abituata di cibo.

    LD: Sei dimagrita tanto. Stai bene così.

    Sorride. Non c'è nemmeno un filo di adulazione. Lo ha detto come se fosse un dato di fatto.

    VV: Grazie.

    LD: E con Alice?

    VV: Ho un piano. Speravo di riuscire a non finire in questa situazione, ma non ho potuto fare altro.

    LD: È un buon piano?

    VV: Greg lo ha approvato.

    LD: Ok.

    Rimangono in silenzio per qualche secondo.

    LD: Sei pronta a fare quello che devi?

    VV: La sono sempre stata.

    Silenzio. Viola si volta dopo qualche secondo, trovando solo il vuoto. La Vixen sorride, guardando una busta di plastica appoggiata sul parapetto. Si avvicina, aprendola, e dentro ci trova una serie di fumetti.

    VV: Grazie.
     
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    Reaching for the Horizon



    Una palestra, con i muri tinti in colori pastello, praticamente vuota. Solo tre persone la popolano.

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    Viola Vixen, Gregory Montoia e Jessica Morton si stanno allenando. Viola, in pantaloni della tuta e canottiera bianchi, sta facendo panca in un angolo, silenziosamente concentrata, mentre Jessica, in felpa nera e pantaloncini viola scuro, sta tirando pugni ad un sacco da boxe, tenuto fermo da Greg, che indossa una maglietta rossa e dei pantaloni della tuta neri. Gli occhi nocciola del canadese seguono attentamente i movimenti della Morton.

    GM: Brava, continua così.

    Viola lentamente appoggia il manubrio, mettendosi a sedere ed iniziando ad osservare il sacco da pugilato a sua volta. Lo sguardo della lottatrice si incrocia con quello di Greg per un istante, ed il leader degli Watchmen annuisce. Viola si rimette in piedi, afferrando un asciugamano e gettandoselo sulle spalle, per poi dirigersi verso gli altri due. Jessica continua a sferrare colpi per qualche altro secondo, finché non lascia andare le braccia sui fianchi, osservando in ordine prima Viola e poi Greg.

    JM: Ancora un po' ragazzi. Non mi sento ancora pronta.

    VV: Jess, basta. Ti sei allenata tutto il giorno.

    JM: Ancora un po'.

    GM: No.

    Montoia ha recuperato una bottiglietta d'acqua, e sta bevendo con calma.

    GM: Basta. Tutto quello che faresti d'ora in poi sarebbe solo dannoso per il tuo fisico. Riposa, e domani riprendiamo.

    Il canadese si passa una mano nei capelli.

    GM: Andate a farvi la doccia.

    Jessica apre la bocca, come a replicare, poi la chiude e si gira, dirigendosi verso lo spogliatoio. La Vixen la osserva un secondo, poi la segue, zoppicando appena. Gregory rimane in silenzio per qualche secondo, per poi dirigersi verso un borsone, recuperandolo e mettendoselo in spalla. Lentamente si sposta verso il suo spogliatoio, sedendosi e togliendosi la maglietta. Il canadese si tocca il busto, accarezzandosi un ematoma di discrete dimensioni sul fianco. Sospirando si stiracchia, poi prende il telefono dalla tasca del borsone, sbloccandolo e guardandolo distrattamente. Dopo qualche secondo si lascia sfuggire un sorriso, scrivendo qualcosa in risposta. Passa ancora qualche istante, poi blocca nuovamente il telefono e si alza in piedi, quando si sente bussare. Greg alza la testa.

    GM: Avanti.

    La porta si apre leggermente, facendo comparire di nuovo Jessica, che ha lo sguardo basso.

    JM: Scusami.

    Il canadese rimane in silenzio, chiudendo gli occhi un istante, respirando piano.

    JM: Volevo chiederti una cosa.

    GM: Dimmi.

    JM: Perché hai scelto me per lottare contro Beverly?

    Greg rimane in silenzio per qualche secondo.

    GM: Ho i miei motivi.

    Jessica alza lo sguardo, gli occhi neri puntati in quelli di Montoia.

    JM: Avresti potuto scegliere Viola. Lo sai quanto conti per lei.

    GM: Eppure ho deciso così. Ripeto, ho i miei motivi.

    Jessica fa un passo in avanti.

    JM: Gregory, ti prego. Ho bisogno di sapere.

    GM: No. Se ti fidi di me, non ne hai bisogno.

    Jessica si morde il labbro.

    JM: Non ti ho baciato per ottenere quel match.

    Greg rimane in silenzio, chiudendo di nuovo gli occhi.

    JM: Greg?

    GM: Esci da questo spogliatoio. Subito.

    Il canadese riapre gli occhi, l'espressione completamente indecifrabile.

    JM: Greg...

    Montoia rimane immobile.

    GM: Fuori.

    Jessica rimane in silenzio, voltandosi ed uscendo. Il canadese si lascia cadere sulla panca, respirando a fondo, per poi alzarsi in piedi di scatto e lanciare il suo borsone contro il muro. Greg respira profondamente per qualche istante, poi esce di scatto, andando ad afferrare Jessica per un braccio, fermandola prima che riesca a rientrare nello spogliatoio. Jessica osserva il canadese, che la guarda a sua volta.

    GM: Quello che faccio nella mia vita privata non influenza in alcun modo il mio lavoro come Watchmen. Non ti permettere mai più di metterlo in dubbio.

    Jessica annuisce, in silenzio. Lentamente Greg lascia andare il braccio della lottatrice. Il silenzio cala fra i due, poi Greg fa un passo in avanti, afferrando di nuovo Jessica, questa volta per le spalle, ed abbracciandola con il braccio destro. Il canadese appoggia la guancia sulla testa della Morton.

    GM: Scusami.

    JM: Non ti preoccupare.
     
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    È buio, ma in qualche modo fra le fredde luci dei lampioni al neon, la nebbia è comunque visibile. Serpeggiante, si espande all'infinito in ogni direzione e ricopre strade ed edifici, distese di grigio cemento. Dalla finestra della sua stanza, Lilith osserva in silenzio.

    AA: A cosa pensi?

    Lilith si volta e si posa sulla sedia davanti al tavolo appoggiato contro la parete, unico arredo presente nella grigia stanza oltre al letto.

    AA: Stai ancora provando a scrivere su quello stupido diario?

    La Williams sospira.

    AA: Sappiamo entrambe cosa vuoi davvero.

    Il cappio pende dalla parete alle sue spalle.

    Nella fresca notte di Venice Beach, un tremito scuote il corpo pallido Lilith Williams, illuminato dalla fredda luna, visibile dalla finestra della sua cameretta. La ragazza sospira, posando la matita sulla sua scrivania. Osserva il foglio bianco e scuote la testa, per poi alzarsi. Beve un altro sorso da una bottiglietta di plastica trasparente, e poi la ripone. Si alza dalla sedia e si volta verso il centro della stanza. Nel buio la lunga corda pendente dal lampadario al neon della camera è appena visibile, colpita dalla luce lunare, esattamente come chi l'ha messa lì. Il silenzio è violento e assoluto, ma Lilith può percepire il suo battito cardiaco accelerare a ogni passo. A ogni passo. Le mani sudano. Lilith deglutisce. Sotto la corda, nel lungo e unico rettangolo della stanza illuminato dalla Luna, ogni cosa assume un significato lugubre. Ogni passo, ogni giorno passato, ogni parola, conduce a quella corda. Anche se ci ha provato. Anche se pensava di esserne scappata. Questa è l'unica fine possibile. Lilith respira velocemente, espirando con la bocca. Avanti, sangue freddo. Il battito accelera. Avanti. Lilith tira a sé lo sgabello. Lo ha preso dal pianoforte. Le mancherà suonarlo. Alza una gamba, mette un piede sopra. Avanti. Fa forza e si tira su. Poggia l'altro piede. Avanti. Delle lacrime le rigano il volto. Non le sente. Forse sì. È come se soffocasse già. Sente la pressione. Sulla gola, sul collo. Gli occhi bruciano. Eppure il cappio è lì. Vuoto. Avanti. Le mani tremano. Anche le braccia. Tutto il corpo, sotto il pigiama bianco. Così forte che rischia di cadere. O far rumore col tremito dello sgabello. Ma non importa. Afferra le estremità del cappio. Lo tira verso di sé. Piega leggermente la testa in avanti. Fa passare il cappio. Ora lo sente. Avanti. Prega che qualcuno entri. Rebecca. Fallo. Jimmy. Fallo. Cody. Fallo. Mamma. Fallo. Papà. Fallo. Qualcuno. Fallo!

    Qualcosa vibra nella tasca di Lilith.

    Nella stanza grigia, Lilith vede una luce calda fuori dalla finestra. Una fiamma. Si ferma e cala la mano nella tasca. Afferra l'oggetto e lo porta davanti ai suoi occhi. Un accendino giallo. In fretta, Lilith lo accende e brucia la corda sopra il suo collo, liberandosi e cadendo sul pavimento. Nonostante il dolore, slega velocemente il cappio e se lo toglie, per poi lanciarlo via. Lilith si rialza e si affaccia dalla finestra. Una ragazza tiene in mano una torcia. Indossa un cappotto color sabbia con fasce gialle sulle braccia e sul petto, cappuccio tirato su e bavaglio giallo a coprire il volto. Nonostante tutto, Lilith sa chi è.

    Sul cellulare, è arrivato un messaggio. È da parte di Viola Lestrade:

    [06/03, 23:46] Viola: Buonanotte, Lily. Ci vediamo presto.

    Lilith inizia a piangere a dirotto.

    AA: Non lascerò che ti prenda.

    Al centro della camera, la Alice insanguinata digrigna i denti, osservando Lilith inginocchiata per terra.

    LW: L-lasciami stare...

    AA: Non permetterò che lei rovini tutto. Non puoi liberarti di me. Noi siamo la stessa cosa.

    La Alice insanguinata cammina verso Lilith.

    AA: Lo imparerete alle vostre spese.

    Giorno 75, 05/03/19
    Non so se riuscirò a fuggire. Non ci sono molte vie d'uscita dalla camera. Posso uscire solo quando l'Insanguinata entra. Ho paura. Eppure devo farlo. Devo uscire da qui e raggiungere i boschi, dove ci sono i Banditi. Ho sentito che hanno pianificato un'incursione. Devo unirmi a loro, anche se l'Insanguinata non vuole. Sfrutterò il caos della rivolta. Posso farcela. Devo farcela. Eppure... ho paura. Questa è la mia casa. Qui è dove sono sempre stata. Come posso abbandonarla? L'Insanguinata è gentile, se faccio quello che vuole. Come posso impedire che mi faccia del male?

    Giorno 76, 06/03/19
    Mancano tre giorni all'incursione. Non posso, non posso non posso non posso. Cosa mi succederà? E se fosse una trappola? Devo rimanere qui. Devo rimanere e chiudere la porta a chiave. Per sempre. Stasera.

    Giorno 77, 07/03/19
    Due giorni. Mi finirò.


    Edited by °Kid is Alive° - 6/3/2019, 20:19
     
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    At the Hall of Justice



    È una bella giornata di sole, a New York, ma un canadese si muove frettolosamente per le strade, ignorando il bel sole in una giacca nera.

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    Gregory Montoia, anche se in questo momento preferisce non farsi chiamare così, indossa una giacca con il cappuccio nera ed un paio di jeans, ed entra rapidamente in un pub, salutando con un cenno della testa l'uomo al bancone, unica persona nel locale al momento. Greg sorpassa rapidamente tutti i tavoli ed entra nel bagno, per poi aprire una porta segnata come privata. Sale rapidamente una rampa di scale ed attraversa un'altra porta. Qui si infila un passamontagna, togliendosi la giacca e girandola, rivelando un interno verde, che si butta addosso di nuovo. Il canadese alza il cappuccio, per poi attraversare rapidamente un corridoio ed entrare da una porta. Qui viene accolto da una schiera di strani personaggi.

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    Quattro figure lo osservano da una stanza piuttosto grossa, ognuno impegnato a fare qualcosa. In un angolo, davanti ad un computer, un uomo mascherato di nero e rosso osserva un computer, leggendo giornali di qualche anno prima. In piedi, che fa pigramente stretching, un uomo vestito di verde, i capelli lunghi sciolti sulle spalle. Ad una scrivania un altra figura in nero, gigantesca rispetto a tutte le altre, sta facendo qualcosa con un qualche tipo di meccanismo, come a manutenerlo. Infine, seduta su un divanetto, una ragazza in facepaint e tuta di spandex, che osserva con gli occhi viola gli altri. Greg annuisce a tutti e quattro. La prima a muoversi è la ragazza, che lo raggiunge tendendo la maschera.

    LW: Sapevamo saresti arrivato. Joe ci ha avvisato.

    Greg modifica leggermente la propria voce, usando un tono leggermente più alto del solito e un accento appena udibile del sud.

    GM: Mi avevano detto come trovarvi. Sono...

    Crea una voluta pausa, fingendo imbarazzo.

    GM: Emerald Ronin.

    LW: Lost Will.

    Gli tende la mano. La conosce già. Marina Rayner. Hanno fatto sesso sopra un tetto una volta, quando ancora lui si faceva chiamare Boston. Preferisce dimenticare i dettagli. Non si immischia mai in situazioni troppo pericolose, ma l'ha vista sventare qualche rapina. È più pericolosa di quella che sembra. Ricambia la stretta, evitando di proposito di guardarla negli occhi, fingendo nuovamente tensione. Il secondo ad avvicinarsi è l'uomo in verde.

    AS: Alan Scott!

    Anche lui gli tende la mano, sorridente. Ecco, lui si chiama davvero Alan Scott. È più o meno la mascotte del gruppo. Completamente svitato, ma è anche stato lui a convincere Joe a concedergli la Hall of Justice. Qualche volta è riuscito a fermare scippatori a piedi. L'uomo in nero che stava manutenendo il macchinario è il terzo ad alzarsi.

    TA: Mi chiamano The Angel.

    The Angel. Annuisce, guardandolo negli occhi. O almeno, dove dovrebbero essere i suoi occhi, dietro spesse lenti perfettamente integrate in quello che sembra un elmetto piuttosto tecnologico. Lui è seriamente pericoloso. Lo ha visto personalmente fermare cinque criminali con armi da fuoco. Per qualcuno della sua stazza si muove sorprendentemente veloce. Ed ha parecchi gadget. Anche l'altro mascherato si alza. Indossa un impermeabile nero, oltre alla sua maschera, che non lascia nemmeno intravedere gli occhi, ed ha la voce roca.

    TS: The Shard.

    Un detective di prima categoria, ben prima di un vigilante. Difficilmente si mischia in situazioni fisiche, ma è capace di osservare una scena e capire istantaneamente cosa è successo. È sicuro che abbia capito istantaneamente chi è, ma sa anche che non dirà nulla. Piega appena la testa nella sua direzione, ricevendo una scrollata di spalle d'accettazione. Non sembrano, ma anche questi sono suoi alleati. Alan gli batte una mano sulla spalla.

    AS: Anche tu qui per combattere il crimine?

    GM: Sì. E sono onorato di fare la vostra conoscenza. Ho sentito grandi cose, su tutti voi.

    AS: Sono sicuro che anche tu ci raggiungerai presto in quanto a fama. Per esempio, vedi me, la mia prima settimana di lavoro ho fermato un criminale che aveva rubato un portafogli e stava scappando in bicicletta...
     
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    O' Latitant'

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    XD: Tutto questo mi è familiare.

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    Una grande stanza arredata a palestra, con muro a specchio. Un ring al centro della stanza. Xander Deckard e Richard Rossen sono seduti su delle sedie, mentre nel ring Vincent Cross e Box Mannix fanno sparring. Box colpisce i guantoni con cui Cross accoglie i suoi colpi.

    RR: In che senso?

    Sul ring i due uomini grugiscono.

    XD: Nel senso... Che mi sembra tutto familiare, qua. Il cambio di location. Mi ricorda il mio precedente lavoro, diciamo. Forse è il ring.

    RR: Dici in-

    XD: Lì.

    RR: Puoi anche superare quella fase della tua vita.

    XD: Quale fase?

    Richard sbuffa.

    RR: Come preferisci.

    Box continua a colpire i guantoni di Cross, che arretra un po'.

    VC: E così sei tornato in carreggiata?

    BX: Se la FWP ha deciso di fallire in santa pace e perdere uno come me, è colpa loro!

    Box saltella sul posto, andando a fare stretching con le corde. Cross ne approfitta per rifiatare, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

    VC: Signos ti servirà, lì?

    BX: Ti farò sapere. Potrei convincere una certa nostra vecchia conoscenza ad unirsi a noi.

    VC: So benissimo di chi stai parlando. E' una pessima idea.

    Box si gira verso il biker.

    BX: Spii il mio telefono. Figlio di troia.

    VC: Mi sono calato nel ruolo bene, non trovi?

    BX: Figlio di troia.

    Box rapidamente si avvicina a Cross, iniziando di nuovo a prendere a pugni i guantoni, Cross alza ed abbassa le mani dando motivo al Black Lion per alzarsi ed abbassarsi e colpirlo a zig zag.

    VC: Se riesci a convincerla, buon per te! L'ultima volta non ti ha quasi staccato un orecchio con un calcio!?

    BX: E' per questo che mi serve.

    Box ferma il suo assalto.

    BX: Se voglio dominare la federazione e trionfare, mi servono alleati potenti.

    VC: Non c'è quell'altro tizio con cui potresti andare d'accordo?

    Box sputa per terra.

    BX: Subito ad accomunare i neri.

    Vincent sorride.

    VC: Ammetto di averlo fatto apposta.

    Box colpisce con un destro il volto di Cross, che arretra di un paio di passi, per poi portarsi le mani al volto. Box scende dal quadrato, andando a prendere un asciugamano. Xander e Richard ridono coprendosi il volto con una mano ciascuno.


    VC: Vi sento, stronzi.


    SDR: Ci siamo persi qualcosa?


    Nella stanza entrano Street Dog Raymond e Ben Roberts, futuri partner di Vincent Cross nel 3 vs 3 ad Alpha Horizon contro la brigata di teutoburgo.


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    Roberts poggia il proprio borsone su di una panca, e così fa Street Dog. Xander si alza dalla propria postazione mentre Cross si siede sul ring e Box Mannix beve acqua da una bottiglietta di plastica.

    XD: Niente di particolarmente esaltante, oserei dire.

    Box lancia un'occhiataccia al Predatore, che fa spallucce.

    RR: Reggie ha fatto incazzare Box con qualche commento di troppo.

    E' il turno di Cross di lanciare un'occhiataccia al fratello, che alza le mani. Raymond ride sotto i baffi.

    SDR: A volte mi chiedo come faccia a funzionare questo gruppo.

    BR: Perché qualcuno qui prende sul serio la situazione.

    Tutti si voltano verso Ben, che rimane di spalle.

    BR: Abbiamo un match, venerdì. Un 3 vs 3 dentro una gabbia infernale. Probabilmente ci sarà sangue e distruzione in quell'incontro.

    Il TDPW Criminals Champion si volta verso il gruppo.

    BR: E' troppo pretendere un minimo di serietà?

    XD: Per la brigata di Teutoburgo? Davvero?

    BR: Chiudi il buco di culo che hai al posto della bocca, Xander.

    Xander fa per replicare, ma Richard lo prende per il polso, intimandogli di stare zitto. Cross fissa Roberts, che lo fissa a propria volta. Il barista sale sul quadrato velocemente, Cross rimane seduto a gambe incrociate. Ben lo guarda dall'alto verso il basso, letteralmente. Lo punta con il dito indice.

    BR: Non mi piace quello che stiamo facendo. Non mi piace come ti stai comportando. Non mi piace questa organizzazione in cui noi siamo i tuoi schiavi. Però ti aiuto lo stesso.

    Cross annuisce.

    BR: Ti aiuto perché i tuoi nemici sono più stronzi di te. E perché... sono tuo amico, fino alla fine, ricordi?

    Cross annuisce.

    BR: Rispondi, cazzo.

    Cross abbassa il capo. Ben porta le mani sui fianchi mentre il capo della CBO si alza.

    VC: No one can beat the Bikers, 'cause we'll hit you when you blink.

    Ben sospira.

    BR: Unless you know a tavern with loose cards and looser drinks.

    VC: For every bloody scuffle, we'll gladly raise a cup.

    BR: No matter what tomorrow holds, our glasses are pointing up...

    I due si guardano. Vincent mette la mano sinistra sulla spalla destra di Ben.

    VC: Certo che mi ricordo.

    BR: Vorrei tornare a quei tempi.

    VC: Sai che non possiamo.

    Tutti rimangono in silenzio. Box si passa una mano sul viso.

    BX: Dovremmo sentirci in imbarazzo per voi?

    I due Bikers si voltano, lanciando un'occhiataccia al Black Lion, che torna a bere dalla propria bottiglia. Street Dog sale sul ring.

    SDR: Posso dire?

    Tutti tranne Box Mannix, che va vicino ad un sacco da boxe, si voltano verso Raymond.

    SDR: Abbiamo un match. Dobbiamo provare le nostre tattiche. Pensiamo a quello, intanto. Non litighiamo.

    Roberts lascia cadere le braccia lungo i fianchi.

    BR: Già, pensiamo a quello.

    VC: Questo è lo spirito!

    Anche Xander e Richard salgono sul ring, e sulle immagini di Box Mannix che prende furiosamente a pugni un sacco da boxe, con la telecamera che si concentra infine sui suoi nuovi pantaloncini color argento con la scritta "WTF" sopra, le immagini staccano.
     
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    Devil's Goodbye



    Le immagini ci mostrano Damien in primo piano mentre sullo sfondo si vede un muro di pietra.

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    D: Alpha Horizon doveva rappresentare il proseguimento di quello che doveva essere il mio anno, l'anno di Damien. Tutto ciò che dovevo fare era dare semplicemente continuità alla vittoria contro Andy Scurll, una vittoria che mi aveva dato la consapevolezza dei miei mezzi dopo un periodo di sconforto, quello che dovevo fare era semplicemente battere Malaquias Ortiz e mandare un messaggio a mio a padre, quello che ho ottenuto invece è stata l'ennesima sconfitta e segno che il successo contro Andy non fosse altro che un colpo fortunato e che la consapevolezza nominata prima non fosse altro che una mera illusione.

    Sorriso amaro del diavolo.

    D: L'unica cosa vera è che da quando sono in TWC non ho fatto niente di rilevante, l'unico successo vero e proprio l'ho raggiunto solo perchè aiutato da un'altra persona, da solo invece non ho ottenuto niente e questo è un segno che ho sbagliato tutto. Per me ora non c'è niente, nessuna prospettiva positiva quindi annuncio che è tempo per me di tornare a casa. Questo è un addio? No, è solo una pausa a tempo indeterminato fino a quando non sarò di nuovo in me, fino a quando non capirò la miglior strategia per raggiungere il mio obiettivo di dominare la TWC.

    Detto ciò allo scoccare delle dita le fiamme avvolgono Damien mentre le immagini sfumano.
     
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    The Dark Year

    Son of a Red Sun

    Finale: Balance




    LB: La tua è solo rabbia, niente altro. Pensi sia voglia, o talento, ma sei solo un bambino arrabbiato che spera di competere contro un guerriero.

    GM: Non sono un bimbo arrabbiato.

    LB: Eppure ti fai guidare dalla rabbia, non la controlli. Lasci che ti guidi, e questo ti rende debole.



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    Sta volando, l'aria che gli scorre sul volto. Atterra con il piede destro e fa una capriola per attutire l'impatto, continuando a correre. Fa altri tre passi lunghi e potenti, e poi salta, atterrando con il piede sinistro su un comignolo, che sfrutta come trampolino. Appoggia la mano destra e il piede contro il muro, usandoli per rimbalzare, guadagnando ulteriore slancio verticale. In questo modo riesce a scavalcare oltre il tetto, rotolandoci sopra un istante e continuando a correre. Il cuore batte a ritmo costante, veloce ma non impazzito, mentre il corpo sta urlando a tutta voce di fermarsi. Gli fa dannatamente male il busto, e la mano destra è contusa, oltre al polso che si fa sentire. Ha degli ematomi ovunque, di cui uno sulla schiena piuttosto largo, cortesia di una testata, ma ignora il dolore fisico. Si getta su una parte del tetto piuttosto ripida, scivolandoci sopra, per poi saltare dal bordo, sfruttando la velocità raggiunta per passare da un palazzo all'altro. Di nuovo deve fare una capriola per attutire il colpo, ma continua a correre, sfruttando dei bocchettoni d'areazione come trampolino per saltare oltre una recinzione di metallo. Si getta a terra, scivolando sotto delle tubature, e si rialza, aprendo con una spallata una porta, entrando nella tromba delle scale di un edificio. Salta il corrimano, atterrando ad un pianerottolo più sotto ed andando a rimbalzare con il piede contro il muro, per poi darsi la spinta e correre nella direzione opposta, scendendo una rampa di scale tre gradini a tre gradini. È arrabbiato? Sì. Gli sta succedendo troppo spesso? Sì. Salta oltre un carrello di servizio dell'albergo, gettandosi in un corridoio. Corre, sempre stando attento al battito cardiaco. Correre gli fa bene, gli permette di non pensare a quello che è successo, cercando di tranquillizzarsi. Il corridoio fa un angolo stretto, e lui rimbalza sulla parete, continuando la sua corsa, saltando poi fuori da una finestra aperta. Vola ancora, per poi atterrare sulla scala antincendio del palazzo davanti. Sente le ginocchia che non apprezzano l'impatto, e si lascia scappare un ringhio di rabbia, per poi riprendere a correre. Sale rapidamente quattro rampe, arriva nuovamente sul tetto, e guarda il palazzo di fronte. C'è tanto spazio fra i due tetti, ma sa di potercela fare. Corre, ma sente la rabbia arrivare di nuovo. Si lascia scappare un altro ringhio, poi sfrutta un comignolo per saltare. Usa tutta la sua forza, lasciandosi andare in un urlo. È solo a metà salto che si accorge di aver esagerato. Si sta muovendo troppo velocemente. Impatta contro il bordo del tetto dall'altra parte, sbattendo di petto. Cerca di afferrare il bordo con le mani, ma è troppo veloce.


    LB: Non hai un equilibrio. Sei preda delle tue emozioni.

    GM: Tu sei come me.

    LB: Vuoi essere come me o essere meglio?


    È riuscito a fermarsi. Non sa bene come. Ora è attaccato alle vetrate, ma è scivolato almeno nove metri. Non sa come muoversi, ma si guarda attorno. Il suo corpo gli sta mandando ogni tipo di segnale. Istinto di autoconservazione. Se riuscisse a fare qualche metro di lato, potrebbe raggiungere quel cornicione. Inizia a muoversi lentamente, tenendosi alle poche sporgenze del vetro. Gli scivola la mano destra. Rimane appeso solo con la mano sinistra per un istante, poi si getta in avanti. Si stringe ancora. Non riesce a percorrere quella distanza. È troppo, e gli sta scivolando la presa. Chiude gli occhi, respirando lentamente. Equilibrio. Ha bisogno di equilibrio. Non deve pensare ad Andy, non deve pensare ad Ayumi. Deve smettere di essere arrabbiato. Guarda il cornicione, prendendo le misure, ma poi richiude gli occhi. Equilibrio. Deve concentrarsi solo sul salto. Niente rabbia. Niente Andy, niente Ayumi. Niente Jessica. Non deve pensare a lei, in questo momento. Non deve preoccuparsi di quello. Equilibrio. Riapre gli occhi e salta. Sono istanti di perfetto silenzio mentale. Atterra sul cornicione perfettamente iniziando a scalarlo lentamente, per raggiungere il tetto. Equilibrio. Percorre quei metri che lo separano dal tetto in poco, ed arrivato sul busto fa una verticale. Si rimette in piedi, silenziosamente. Niente vendetta, solo giustizia. Non è più arrabbiato ora.


    GM: Voglio essere migliore.

    LB: Allora, sforzati di esserlo.
     
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    Le chiavi le pesano in mano, mentre si appoggia al bastone con la sinistra. Non è ancora in forma, anzi. Il match contro Alice le è pesato molto più di quanto avrebbe dovuto. Il ginocchio ha fatto un deciso passo indietro, ed il suo corpo sta spendendo risorse per guarire in modo più distribuito. Ci vorrà del tempo, ancora una volta. Ma doveva fare quello che ha fatto. Non lo sapeva, ma ne aveva bisogno.

    MDkntI8



    Viola Vixen osserva una porta, sospirando. Indossa una felpa bianca e dei jeans, ed in spalla ha uno zaino nero. Sospira. Infila le chiavi nella toppa, girandole, per poi aprire. Guarda la stanza che le si presenta davanti. Un salotto, in cui due gigantesche librerie giacciono ribaltate a terra, i libri sparsi sul pavimento, in maniera disordinata. Viola chiude gli occhi, respirando lentamente. Non torna lì da più di un anno. Riapre gli occhi, entrando dentro. C'è odore di chiuso, polvere, tristezza, in quell'appartamento. Non vuole starci più del necessario, come se avesse paura che tutta quella solitudine che c'è dentro, quella malinconia, quella tristezza si attacchino sulla sua pelle. Non vuole più stare così. No. Deve solo recuperare alcuni libri, e poi andarsene. Si avvicina alla prima libreria, accucciandosi, sentendo il dolore che attraversa il suo corpo. Lo ignora, iniziando a prendere i titoli che le interessano e infilandoli nello zaino. Dopo qualche istante si alza e si sposta vicino all'altra, recuperando gli ultimi libri. Si alza in piedi, e poi si guarda attorno. Non sta piangendo, anzi. Sente dentro di sé qualcosa che si accende. Come se il mondo tornasse lentamente a fuoco, in quel momento. Ha avuto bisogno di tempo, e di pensarci sopra, e di lasciare che tutto le scorresse addosso. E lascia segni, mille aghi che ti strappano la tua vita, mentre la lascia andare via. Ma ora è finita. Ora sente che è il momento. Si rialza. Non è più il momento di aspettare. Non è più il momento di essere un fantasma. È il momento di prendersi quello che è suo. Prende un accendino dalla tasca dei pantaloni, per poi accenderlo. Aspetta ancora un secondo. Poi lo lascia cadere sui tomi ancora a terra. Il fuoco si spande rapido e lei si volta, uscendo dall'appartamento e chiudendosi la porta dietro. È pronta.
     
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    Ci troviami in un ben noto Fast Food, il più amato d'America. Al suo interno c'è una vasta folla di clienti, ma la telecamera ci porta ad un gruppo specifico, seduto ad uno dei tavoli in fondo, isolati dagli altri.


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    Si tratta della CBO, Cross Business Organization, stranamente senza Street Dog Raymond al tavolo. Vincent Cross, Ben Roberts, Xander Deckard e Richard Rossen, i primi tre con cerotti e fasciature visibili su braccia e testa, il quarto con qualche livido, rimangono in silenzio. Ben batte le mani sul tavolo, Cross si gira i pollici. Xander guarda fuori dalla finestra e Richard naviga sul suo IPhone XS Max.

    VC: Quei cosi non hanno il jack per le cuffie.

    RR: Taci, dinosauro.

    VC: I Nokia salvano dai proiettili.

    RR: I Nokia son-

    BR: Vorremmo evitare di litigare sempre?

    Ben si guarda intorno.

    BR: Ho fame.

    VC: E quando hai fame sei irascibile.

    BR: Di questo periodo lo sono sempre.

    XD: Non l'avevamo notato.

    Ben lanciata un'occhiataccia a Xander, che però sta continuando a guardare fuori dalla finestra.

    XD: Ha chiamato Temperance. Piangeva un po'. Ha avuto paura per le nostre vite. Forse le stiamo facendo troppo male.

    VC: Sono i nostri avversari a farci male.

    BR: E non capisco cosa c'entri come argomento col mio nervosismo.

    XD: Niente.

    Xander si gira verso Ben.

    XD: Solo che, per uno che sembrava odiare tutto questo, tu e mister Raymond vi siete parecchio divertiti ad alzare il livello di violenza dell'incontro, o sbaglio?

    Ben rimane in silenzio per alcuni secondi. Cross guarda prima lui, poi Xander. Ben si gira.

    BR: Era Wulf. Se lo meritava.

    XD: Saresti così gentile da indicarmi il criterio con cui scegli chi si merita cosa e chi no? O semplicemente ti costa troppo ammettere che a te infondo tutto questo piac-

    VC:
    Xander.

    Vincent allunga le braccia sul tavolo.

    VC: Parla ancora una volta e ti riporto nel mio ufficio.

    Xander deglutisce, e poi prende un grosso respiro, sbuffando.

    VC: Andiamo, signori, non siate così. Abbiamo vinto. Abbiamo trionfato, anzi. Siamo usciti vivo da questo incontro e potremo tornare a casa tutti assieme, sani e salvi. E a stomaco pieno. Siamo qui per celebrare in grande stile!

    RR: Con del Junk Food?

    VC: The American Way!

    AS: E mandi un messicano ed un inglese ad ordinare?

    Al gruppo si approcciano Street Dog Raymond e Alejandro Signos, che portano tre menu a testa al gruppo, completi di panini, patatine, coca cole, chicken nuggets, insalata, e gelato.

    DarioCueto



    VC: Ovviamente, è parte del fascino. L'American Way converte tutti!

    I menu vengono disposti sulla tavola, Street Dog si siede accanto a Ben e Alejandro accanto a Richard.

    RR: Non avete risparmiato a spese, vedo.

    VC: Possiamo permettercelo!

    Cross apre il contentore del proprio panino.


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    E' un Chicken, Bacon & Onion! Richard trova il medesimo panino nel proprio menu, ed anche Xander.

    BR: Fammi indovinare, è anche nel mio, in quello di Signos...

    SDR: E nel mio, sì.

    VC: E' il panino ufficiale della CBO!

    Silenzio.

    SDR: Vincent, ci ho pensato intensamente mentre ordinavamo: il tuo senso dell'umorismo fa schifo.

    VC: Quale senso dell'umorismo?

    SDR: Appunto.

    XD: Mi avete entrambi rubato le battute. Non so come avete fatto, so solo che non è giusto.

    Xander inizia a mangiare il proprio panino, imitando Richard. Anche Cross inizia a mangiare. Ben comincia con le patatine. Street Dog con i Nuggets. Alejandro beve la propria Coca cola.

    BR: I panini del fast food sono cotti nello stesso olio delle patatine, dell'insalata e di qualsiasi altro panino, sapete? Per questo hanno tutti lo stesso sapore.

    VC: Di qualcosa bisogna pur morire!

    SDR: Non vorrei morire subito dopo esserci sbarazzati di quel gruppo di pazzi teutonici che poi aveva al suo interno un italiano, un gigante, un tizio pelato che nessuno ha mai visto...

    AS: Basta pensare a loro, hombres!

    Signos alza la coca cola al cielo.

    AS: E' tempo di festeggiare come si deve, mangiate e bevete quanto volete! Da domani si torna al mondo reale. A voi, miei capitani!

    Signos alza il bicchiere, per poi iniziare a bere dalla cannuccia.

    XD: Ye, a noi.

    VC: A noi!

    Anche Cross alza il bicchiere, e beve dalla cannuccia. Tutti continuano a mangiare.
     
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    Jessica Morton respira, lentamente, guardando giù nel vuoto. Non è abituata a stare lì, così in alto, ma la fa sorridere.

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    Indossa una felpa nera degli Watchmen, che è riuscita a rubare a Gregory, ed un paio di jeans. Sotto la felpa sta portando un reggiseno senza spalline, per evitare di passare sulla spalla destra, ancora dolorante, ma per il resto il suo fisico sta già riprendendosi bene. E, per la prima volta in vita sua, è in casa di Andrew Preach, o per meglio dire, nella sua serra. Non ne aveva mai vista una simile, sul tetto di un grattacielo, ma è in qualche modo accogliente, nella sua poca professionalità. Non pensava che Andrew fosse tipo. E la cosa più bella è che è leggermente terrazzata, e un pannello di vetro permette di guardare nel vuoto da sopra. Agghiacciante, per certi versi, ma molto spettacolare. Chissà se piace a Greg. Non sa neppure perché lo ha pensato. Certo che piace a Greg. Un parkourer come lui adora queste cose. È davvero riuscita a mettersi in imbarazzo da sola mentre pensa?

    AP: Eccomi.

    Matthew-McConaughey



    Andrew Preach compare dietro Jessica, due tazze di tè in mano. Il poliziotto indossa una semplice camicia grigia e dei jeans, e sorride placidamente alla Morton, che arrossisce leggermente, prendendo la sua tazza.

    JM: Grazie.

    AP: Figurati.

    Andrew guarda giù a sua volta, annuendo.

    AP: Affascinante, non è vero?

    JM: Sì. Sembra quasi chiamarti.

    AP_ L'appel du vide. La chiamata del vuoto. Un fenomeno piuttosto affascinante.

    Jessica beve un sorso di tè.

    AP: Vieni, che ci sediamo.

    Andrew guida la ragazza verso un terrazzo, indicandole una panca, su cui si siedono entrambi, rimanendo in silenzio per qualche istante.

    AP: Posso immaginare di cosa tu voglia parlare, ma vorrei me lo dicessi in prima persona.

    Jessica beve ancora un sorso di tè.

    JM: Voglio sapere perché Greg ha deciso di mandare me a lottare contro Beverly, al posto di Viola. E perché non vuole dirmelo.

    Andrew rimane in silenzio per qualche istante, annuendo.

    AP: Allora, partiamo dal secondo punto. Non vuole dirtelo perché vuole che tu ti fidi di lui. Da leader, vuole che tu sia pronta a seguire un ordine anche quando non sai tutte le motivazioni dietro, riuscendo però a constatare che non è contro le priorità degli Watchmen.

    Andrew rimane un istante in silenzio.

    AP: Vuole che tu sia pronta ad accettare di fare quello che ti viene chiesto perché ti fidi del suo giudizio. E credo sia ragionevole fidarsi del giudizio di Gregory. Ogni cosa che fa è soppesata ben di più di quanto chiunque possa pensare, al di fuori di noi.

    Jessica annuisce.

    JM: Capisco. E perché lo ha fatto?

    Andrew rimane di nuovo in silenzio, sorridendo.

    AP: Dirtelo non sarebbe contro questa supposizione?

    La lottatrice arrossisce di nuovo.

    JM: Hai ragione.

    Il poliziotto scoppia a ridere, scuotendo la testa.

    AP: Tranquilla, capisco perfettamente perché me lo chiedi.

    La gigantesca figura continua a ridere per qualche istante.

    AP: Non lo ha fatto per quello che pensi. Lo ha fatto perché crede tu avessi più possibilità di Viola di vincere.

    Jessica scuote la testa.

    JM: Jessica è una lottatrice migliore di me.

    AP: Può darsi, ma dimentichi che Gregory pensa a tutto. Viola non era pronta ad affrontare Beverly, secondo lui, ed ha preferito dare la possibilità a te, credendo tu potessi farcela.

    JM: Eppure ho perso.

    AP: Lo hai fatto, senza dubbio.

    JM: Quindi l'ho deluso.

    Andrew scuote la testa.

    AP: Al contrario. Da come me ne ha parlato sembrava piuttosto soddisfatto di come ti sei comportata sul ring. Sei una lottatrice vera.

    JM: Ma avrei dovuto portare a casa il titolo.

    AP: Davvero? Era quella la cosa importante, o dimostrare al mondo che meriti di stare a lottare con i grandi? O dimostrare a te stessa che l'unica cosa che ti separa da quel titolo è la giornata giusta?

    Andrew sorride.

    AP: Cosa credi sia più importante per Gregory? Un titolo o tu?

    Jessica non riesce a non sorridere.

    JM: Grazie Andrew.

    AP: Figurati. Sono qui per questo. Non hai fallito la tua missione, ad Alpha Horizon. Sei riuscita in pieno. Quello era il tuo giorno zero da Watchmen. Il prossimo Indoor War il giorno uno. Ci renderai fiera.

    La lottatrice abbassa il capo, nascondendo il volto.

    JM: Grazie.

    Andrew annuisce di nuovo.

    AP: Vado a prendere qualche biscotto, ti va?

    JM: Volentieri.

    Jessica rialza il volto verso Andrew, sorridendo felice, una lacrima che le riga il volto.
     
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    Le immagini caricate su TWC.com ci portano all’interno di un ufficio ben conosciuto dal TWC Universe. Seduto alla scrivania, piegato in avanti, Virgil Brown jr. tamburella con le dita sul tavolo.

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    Nel silenzio della scena, il suo sguardo è rivolto verso un punto preciso della stanza. Proprio lì si sposta la telecamera, mostrandoci l’altra persona presente nell’ufficio del General Manager.

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    Keenan: Credo sia meglio per tutti che questa conversazione sia il più breve possibile.

    VB: Non sono della stessa idea, Jack, ma non penso di poterti convincere facilmente del contrario.

    Senza staccare la schiena dal muro cui è appoggiato, JK fa spallucce.

    Keenan: Esatto. Quindi, andiamo dritti al punto. Tre domande.

    L’inquadratura stringe sul volto del Pain Deliverer, dello stesso colorito del muro alle sue spalle, eccezion fatta per i cerchi scuri intorno agli occhi, intenti a fissare la punta delle scarpe dello stesso Keenan.

    Keenan: Come mai hai voluto vedermi?

    JK si passa una mano nella barba incolta.

    Keenan: Perchè non hai potuto aspettare il prossimo episodio di Indoor War per farlo?

    Lentamente, Keenan alza lo sguardo, puntandolo oltre le spalle di Virgil Brown jr.

    Keenan: E cosa ci fa lui qui?

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    La telecamera viene puntata verso Gregory Montoia, appoggiato ad un muro. Il canadese indossa una camicia rossa, le maniche arrotolate fino al gomito, ed un paio di jeans, oltre alla sua solita cuffia nera, e sta guardando qualcosa sul suo Smartwatch, la sua mazza da baseball appoggiata al suo fianco.

    GM: Keenan.

    Greg non alza gli occhi dal suo orologio.

    GM: Sono qui solo per evitare tu faccia troppa confusione in questo ufficio, in realtà. Sai, se una persona continua ad andare in giro promettendo di ammazzare persone non è raro vedere le persone prepararsi a difendersi.

    Il canadese fa spallucce, continuando a fare qualcosa con l'orologio.

    GM: Insomma, te la sei cercata. Il lato positivo è che ti permette di vedere anche Viola e Jessica.

    La telecamera si sposta ancora, inquadrando un angolo della stanza.

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    Viola Vixen e Jessica Morton sono sedute su due poltroncine. La prima, a gambe incrociate, indossa una felpa bianca, il cappuccio tirato sulla testa, e dei pantaloni della tuta dello stesso colore, un bastone da passeggio a fianco a dove è seduta, mentre la seconda indossa una minigonna di jeans, degli stivali alti neri e una maglietta dello stesso colore. La Vixen alza brevemente lo sguardo, sorridendo, e Jessica piega la testa di lato.

    Keenan: Non ho mai creduto troppo nella polizia predittiva, Montoia.

    JK alza un sopracciglio.

    Keenan: Assumerò che questo sia un'idea tua, dunque. Perciò, sentiti pure libero di rispondere alle mie prime due domande.

    VB: Gradirei particolarmente se tu evitassi di cercare di farmi risaltare come un vecchio incapace. Sono solo vecchio. Ed ho chiesto io agli Watchmen di essere qui. Non mi sembrava adatta all'occasione la semplice presenza della A&A Security.

    Virgil sospira.

    VB: Ora, per quanto riguarda le tue domande, credo che sia giusto rispondere ad entrambe. Ti ho convocato qui oggi perché non volevo toglierti tempo durante la prossima puntata di Indoor War, dove suppongo sarai già impegnato. Non credo di sbagliarmi quando penso che questo è un favore che ti faccio.

    Il General Manager guarda Jack.

    VB: Per quanto riguarda il motivo per cui sei qui, è perché intendo avvisarti in anticipo che non riceverai altre shot al titolo mondiale nel prossimo futuro, almeno fino ad ordine contrario.

    Silenzio. Per almeno una decina di lunghi istanti nessuno fiata. Lo sguardo di Jack Keenan viaggia da Virgil ai Watchmen ripetutamente, come alla ricerca di una spiegazione. Per due volte, il Pain Deliverer si inumidisce le labbra, ma si ferma prima di emettere un solo suono. Tutto ad un tratto, JK scuote la testa.

    Keenan: Avanti, sputa il rospo, Virgil. So che stai per arrivare a quella parte.

    JK deglutisce visibilmente.

    Keenan: La parte in cui mi spieghi quel che, secondo la tua parziale visione del mondo, avrei sbagliato e mi indichi la strada da seguire per tornare alla posizione che mi compete.

    VB: Non esiste quella parte.

    Virgil incrocia le dita davanti al proprio volto.

    VB: Tornerai ad avere una shot al TWC World Heavyweight Championship solo quando, e se, te lo comunicherò io.

    Jack Keenan annaspa, portandosi una mano al petto. Il suo sguardo continua a viaggiare per la stanza.

    Keenan: Mi stai dicendo... mi stai dicendo che avrei visto il mio titolo perdere gran parte della sua rilevanza... il mio lavoro di mesi e mesi completamente annullato... il mio rematch rovinato da una doppia interferenza... il mio incontro ad Alpha Horizon trasformato sostanzialmente in un Handicap match... per questo?

    JK alza un indice tremante in direzione di Brown.

    Keenan: Come puoi...

    VB: Come posso?

    Un piccolo tonfo. La mano di Virgil Brown jr. ha sbattuto sul tavolo.

    VB: Come posso? Ho passato mesi - mesi! - a dirti di non trattare la mia federazione come il tuo giocattolo. Ho chiuso un occhio più di una volta; in fondo, il mio lavoro richiede di sapere quando è opportuno farlo. E così è stato negli ultimi due mesi. Mi sono detto che avresti capito presto che è nella natura delle cose cambiare. Mi sono detto che, dopo un periodo di assestamento, saresti tornato ad essere una grande risorsa.

    VB punta il suo sguardo in quello di Keenan.

    VB: Poi è arrivato Alpha Horizon. Ti ho visto combattere con l'obiettivo di infortunare i tuoi avversari. Ti ho visto tentare di conficcare un cacciavite nella fronte di Lukas Sannhet. Ed ho capito di essermi sbagliato.

    Il General Manager sospira.

    VB: Come posso fidarmi di una persona tanto lontana da un equilibrio? Come posso rimanere a guardare mentre uno dei miei migliori atleti consuma sè stesso e la federazione per pura smania? La soluzione era una sola.

    Virgil Brown si appoggia pesantemente allo schienale della sedia, con aria stanca.

    VB: Spero capirai. Naturalmente, non ti lasceremo solo in questo, Jack, voglio sia ben chiaro. E, quando le tue priorità saranno tornate al posto giusto, sarò il primo ad essere felice nel riaprirti la strada verso il titolo massimo.

    Jack Keenan, che ha ascoltato in silenzio, si stacca improvvisamente dal muro, avvicinandosi rapidamente alla scrivania, gesticolando.

    Keenan: Virgil, stai facendo un grave errore...

    Jack si blocca di colpo, la punta di una mazza da baseball contro lo sterno.

    GM: Non un altro passo, Keenan.

    Gregory si è frapposto fra Keenan e Brown, in un movimento fluido e veloce, ed ora ha gli occhi nocciola attentamente fissi sul lottatore.

    GM: A meno che tu non voglia testare il mio record per persona gettata fuori da un ufficio nel minore tempo possibile. E ti assicuro che è parecchio veloce.

    Jack Keenan sembra aver bisogno di abbassare lo sguardo verso la mazza per accertarsi che stia effettivamente succedendo.

    Keenan: Chi ti credi di essere, Montoia?

    La voce di JK pare tremare leggermente, ma il suo tono è freddo come il ghiaccio.

    Keenan: Accetta un consiglio: questa questione non ti riguarda. Fa' sì che rimanga così.

    GM: Questo è lo spirito giusto, Keenan.

    Il canadese spinge di più con la mazza.

    GM: Stai indietro. Questa cosa mi riguarda eccome. Sono qui apposta per impedirti di fare qualcosa di stupido.

    Greg fa un sorriso appuntito.

    GM: E ti assicuro che non ho nessun motivo di essere spaventato da te.

    Keenan spinge verso il basso la mazza, liberandosi lo sterno.

    Keenan: Toccami ancora e Scrull sarà l'ultimo dei tuoi problemi.

    Greg pungola con la mazza il petto di Keenan. Con un brusco movimento, JK la sposta verso l'esterno, andando poi fronte contro fronte con Montoia. Virgil allunga il braccio sul tavolo, afferrando un telefono da ufficio. Jessica Morton ha un sussulto. Viola Vixen si alza di scatto dalla poltroncina, incespicando per via del ginocchio infortunato ed afferrando istintivamente il bastone da passeggio. E' il rumore, forse, a distogliere l'attenzione di Keenan e Montoia per un secondo. Sufficiente perchè Jack Keenan faccia un passo indietro, con il fiato corto.

    Keenan: Oggi sono stati commessi degli errori imperdonabili.

    Lo sguardo di JK viaggia da Gregory Montoia a Virgil Brown jr., che ha ancora la mano posata sull'apparecchio.

    Keenan: Ogni azione ha una reazione.

    GM: Ho notato, Keenan.

    Il canadese ha gli occhi nocciola che brillano sarcastici.

    GM: Ma sappi che gli Watchmen non si tirano indietro. Non ti permetteremo di cercare di influenzare la dirigenza con la forza.

    Keenan: Facile a dirsi, quando si ha la mazza dalla parte del manico.

    Gli occhi di Keenan si stringono, riducendosi a due fessure.

    Keenan: Ma non sarà sempre così.

    JK supera con lo sguardo Montoia, rivolgendosi ora a Virgil.

    Keenan: Prendetevi questa settimana per rimediare. Prima che ci siano conseguenze.

    Jack Keenan inspira a fondo, chiudendo gli occhi e stringendo i pugni lungo i fianchi. Quindi, senza salutare, volta i tacchi ed esce dall'ufficio. Il silenzio rimane per qualche istante nella sala, poi Greg sospira, facendo un cenno a Jessica, che si volta e chiude la porta, controllando prima che non ci sia nessuno oltre l'uscio. Quando rientra il canadese annuisce, dirigendosi verso una poltroncina libera e sedendosi.

    GM: Brown, non ti aspettare che io ti tiri fuori dagli impicci ogni volta così.

    Virgil rimane un istante senza parole, poi si siede a sua volta.

    VB: Come mi avrebbe aiutato, esattamente, questa cosa?

    GM: Mi sono preso la maggior parte dell'odio al posto tuo. Ora Keenan ce l'ha con me, invece che con te. Di più di così non potevo fare.

    Brown rimane un secondo in silenzio.

    VB: Lo posso apprezzare.

    Greg piega appena la testa.

    GM: Credo sia giunto il momento per noi tre di andare.

    Montoia si alza, dando un occhiata al General Manager, per poi scuotere la testa.

    GM: Era la cosa giusta da fare.

    Virgil alza lo sguardo, poi annuisce. Il silenzio scende di nuovo nella stanza, e questa volta nessuno lo rompe, con i tre Watchmen che escono ordinatamente dall'ufficio del GM, lasciandolo solo. E sulle immagini di uno stanco Virgil Brown Jr. il collegamento si interrompe.
     
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    Dannazione. Dannazione.



    Chris_Sabin



    Andy corre. Corre come poche altre volte lui abbia mai corso. Dolorante, letteralmente ovunque. Infreddolito dalla notte Newyorchese, da cui non ha avuto tempo di ripararsi prendendo una giacca o un giubbotto. Non c'è tempo. Svolta l'angolo, quasi inciampando, e continua a correre. Aspettare un taxi sarebbe voluto dire sprecare del tempo che non ha. Altra svolta. Destra? No, no, sinistra. Più veloce. Poi tutto a dritto lungo il viale. Quando il Madison Square Garden è in vista, si concede un attimo di pausa per rifiatare. Il fiato esce dalla sua bocca sotto forma di nuvolette, e Andy si accovaccia e si passa una mano sul polpaccio. L'acido lattico era già in circolo un'ora fa, figuriamoci adesso. Nonostante ciò, Scrull ringhia e riprende a correre verso il palazzetto. Qualche passante lo riconosce. Non importa. Andy percorre la circonferenza del MSG e velocemente arriva al parcheggio sotterraneo. Qui si guarda intorno.

    Dove diavolo sei?!



    Deve anche evitare Greg. Ma adesso lui non è importante. L'importante è trovare lei. E non è nemmeno difficile. C'è una lunga limo nel parcheggio, che non c'è mai stata negli ultimi mesi. Andy si avvicina, cercando di calmare il fiatone e asciugandosi il sudore dalla fronte. La a lussuosa limousine è spenta e vuota, ma Andy non fa nemmeno in tempo a constatarlo che sente delle voci alle sue spalle.

    ???: Ano baka meinu ga yattekita!

    Segue una risata. La voce è femminile. Gelida. Con occhi sbarrati, Scrull la vede arrivare.



    Ayumi Haibara, scortata dalla sua security personale, si sta dirigendo verso la limo. Quando però nota la presenza del ragazzo, si blocca di colpo. Lo sguardo dei due vecchi compagni si incrocia in un lungo attimo di silenzio. Uno dei suoi quattro uomini in nero fa un passo avanti, ma subito Ayumi lo ferma con la mano, e passa davanti a lui. La giapponese sorride, bonaria. Andy ha altre idee. A passo svelto e deciso va incontro alla Haibara.

    AH: Buonasera, Andy caro. Come...

    Scrull afferra Ayumi per il colletto. Ayu, sospira, sempre sorridente.

    AH: ... va?

    AS: Come osi?!

    Ma prima ancora di poter continuare il discorso, Andy alza lo sguardo e trasale. Quattro pistole, tutte puntate su di lui.

    AH: (japanese) Giù, giù, ragazzi. (Inglese) È solo un vecchio amico.

    AS: Cristo santo!

    Andy molla Ayumi, mentre i quattro bodyguard abbassano le armi. Il ragazzo inizialmente alza istintivamente le mani, poi torna a guardare la Haibara e le abbassa, lentamente.

    AS: Tieni a bada i tuoi gorilla.

    AH: Se non lo facessi, ti avrebbero già crivellato. Dimmi, a che devo la visita?

    Andy digrigna i denti.

    AS: Lo chiedi pure?! Pensi che non sappia cosa hai fatto a Lily?

    Ayumi scrolla le spalle.

    AH: Quindi? Pensi che l'abbia attaccata per farti un dispetto? Sei troppo egocentrico. Non c'entri nulla, tu. È una questione fra me e lei.

    AS: No, non lo è. Lily non ti parla da mesi, da quando ci hai mollato per fare la reginetta della yakuza.

    Andy sposta un attimo lo sguardo sulla security orientale.

    AS: Hai fatto la tua scelta, la tua carriera è ripartita e a quanto pare hai abbastanza potere per fare quello che cazzo ti pare. Non hai niente da guadagnare da Lily.

    Ayumi aggrotta le sopracciglia.

    AH: Questo. Questo è tipico tuo, Andy. Sai sempre tutto di tutti, vero?

    AS: So che quando ti ho conosciuta eri spezzata, ma non avevi bisogno di questa roba.

    Momento di silenzio, lo sguardo fra i due vecchi compagni s'incrocia nuovamente.

    AH: Tu non sai niente di me, Andy. E non devi metterti in mezzo a ciò che non ti riguarda.

    Scrull non si scompone, duro.

    AS: Lily mi riguarda. E un tempo mi riguardavi anche tu.

    La Haibara annuisce, lentamente.

    AH: Già. Un tempo.

    La giapponese supera Andy che però la blocca afferrandole il polso.

    AS: Non potrai fingere in eterno.

    AH: Lasciami o giuro che ti faccio sparare.

    Scrull lascia la presa sulla ragazza. Che con una smorfia infastidita si volta e prosegue verso la sua limo. La security la segue, silenziosamente. Uno dei quattro apre la porta per Ayumi. Prima di entrare, la giapponese si ferma un attimo.

    AH: Buonanotte, Andy.

    Detto ciò, Ayumi entra nella limo insieme alle sue guardie del corpo. Dopo pochi secondi, la limousine parte e lascia il palazzetto. Andy, rimasto solo, tira un lungo sospiro.

    AS: Cristo.

    Il ragazzo rimane fermo, con lo sguardo basso. Dopo qualche secondo, si smuove e attraversa una porta del parcheggio. Sale le scale, attraversa un lungo corridoio e si ritrova nel backstage. Una volta qui, si dirige verso l'infermeria, ma si gela appena svoltato l'angolo.

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    Gregory Montoia è davanti all'ingresso dell'infermeria, e sta entrando proprio in quel momento. Non sembra aver visto Andy, e si richiude la porta alle spalle. Scrull rimane immobile. Abbassa lo sguardo. Dopo qualche secondo, gira i tacchi e si alza il cappuccio della felpa. Mette le mani in tasca, e torna nella direzione da cui è arrivato.

    [Nel frattempo]



    Siamo nell'infermeria, occupata in questo momento da quattro persone.

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    Il dottor Chris Brooks, intento a gettare via dei guanti di latex, sporchi di sangue, una casacca blu e dei pantaloni bianchi addosso, oltre ad un rocchetto di filo per punti infilato nella tasca sul petto ed un orologio digitale al polso. Su un lettino, Viola Vixen, un felpa bianca addosso ed una discreta quantità di punti e cerotti sul viso, sta osservando il suo ginocchio, fasciato e coperto con del ghiaccio, lasciato scoperto dai pantaloni della tuta che indossa, tirati su fino alla coscia. La lottatrice ha i capelli bagnati, probabilmente lavati per scrostare il sangue. In una sedia in un angolo, Jessica Morton, la spalla destra fasciata, in un maglietta nera e pantaloni aderenti dello stesso colore, sta guardando il telefono, retto con la mano sinistra. Alice se ne sta sdraiata sul lettino. Anche lei ha i capelli bagnati, e una fasciatura sulla fronte. Indossa una camicia giallo canarino sbiadita e pantaloni di tuta neri.

    CB: Ho finito, ragazze. Siete a posto. Viola, voglio rivederti mercoledì, che diamo una controllata a quel ginocchio.

    VV: Va bene.

    Alice sospira, scuotendo la testa leggermente e poi girandola verso il muro.

    AA: Mi dispiace.

    Viola si sporge, accarezzando con un dito la gamba sinistra della Angel.

    VV: Non ti preoccupare. Sapevo quello a cui andavo incontro. Spiace a me non essere riuscita a proteggerti.

    La Angel respira profondamente, chiudendo gli occhi per qualche secondo.

    AA: Tranquilla. Pare che Haibara sia un mio problema, ora. Non vostro.

    JM: Quando qualcuno incrocia il percorso degli Watchmen, diventa anche un nostro problema.

    VV: E non ti lasceremo combattere da sola.

    Alice rimane in silenzio, lo sguardo perso nel vuoto.

    AA: Non mi merito il vostro aiuto. Ho fatto cose troppi sbagliate, a Viola e a me stessa.

    La Angel volta la testa verso Viola.

    AA: Quando mi hai scritto, due o tre sere fa, non ero in un bel posto. Mi hai salvata. Di nuovo. E nonostante questo, ti ho distrutto il ginocchio. Sono un'egoista.

    Alice alza lo sguardo verso il soffitto, respirando profondamente.

    AA: Qualsiasi cosa Ayumi voglia da me, la aspetterò. Quello che deve accadere, accadrà.

    Viola sorride, saltando giù dal lettino sulla gamba destra, saltellando fino ad Alice e sedendosi accanto a lei, per poi afferrarla e chiuderla in un abbraccio.

    VV: Scema. Non è una questione di meritarselo.

    Jessica annuisce.

    JM: Vogliamo farlo.

    VV: Esatto. Stiamo al tuo fianco perché lo vogliamo fare, e perché è giusto. E perché mi rende felice.

    Alice chiude gli occhi e sorride.

    AA: Non farmi piangere di nuovo, ti prego.

    La giovane rimane un po' nell'abbraccio.

    AA: Grazie. Di tutto.

    Improvvisamente la porta si apre, facendo entrare un'altra figura piuttosto conosciuta.

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    Gregory Montoia, in una maglietta rossa e jeans, ha nella mano destra la sua tipica mazza da baseball, e nella sinistra il TWC World Tag Team Chamoionship. Il campione di coppia appoggia la cintura su un mobiletto, e qui possiamo vedere che ha ancora attaccata la targhetta con il nome di Matt Thunder. Al polso destro il canadese porta uno Smarthwatch, mentre dalla tasca posteriore sinistra dei pantaloni spunta una cuffia nera, probabilmente recentemente tolta. Greg appoggia la mazza al muro, poi si muove verso Jessica, inginocchiandosi davanti a lei e controllandole la fasciatura della spalla.

    GM: Ragazze. Doc.

    Annuendo si rialza, poi si dirige verso il dottor Brooks, e i due si scambiano qualche parola sottovoce, prima che Greg non torni vicino al lettino di Alice, osservando rapidamente i punti dati a Viola, prima di tendere la mano verso la giovane lottatrice.

    GM: Non credo di essermi mai presentato a te. Gregory, ma puoi chiamarmi Greg.

    Alice si sistema a sedere sul letto, appoggiandosi contro il muro. Con una piccola smorfia di dolore, allunga il braccio destro e stringe la mano a Greg.

    AA: Alice. Beh, Lilith, in realtà. Chiamami come ti viene più facile. Perdonami.

    Greg ridacchia, ma possiamo vedere che la risata non si allarga fino agli occhi nocciola, che rimangono completamente seri.

    GM: Non devi preoccuparti. Credo che mi terrò su Alice, se non ti spiace.

    Il canadese va a sedersi sull'ultima sedia libera, osservando Viola ed Alice.

    GM: E non ti preoccupare per la Haibara. Non la passerà liscia.

    Alice annuisce.

    AA: Lo so. Ma voglio provare a parlarle, il prima possibile. Ha detto qualcosa riguardo al successo, o qualcosa del genere. Voglio capire perché. E perché me.

    GM: Lo capisco perfettamente, ma permettimi di dirti anche che ha colpito anche una dei miei. Non posso fare finta di nulla.

    AA: No, lo capisco, davvero. Lo capisco.

    La ex campionessa sospira.

    AA: Vi aiuterò. È il minimo che posso fare.

    Il canadese annuisce, per poi lanciare una veloce occhiata al suo titolo di coppia, sospirando.

    GM: Sai anche che dovrò occuparmi di Andy, giusto?

    Alice si incupisce.

    AA: Sì. Proverò a parlare anche con lui. Non è una cattiva persona... davvero. Non lo è, e non credo che possa diventare un vero pericolo per gli altri. Ma non posso biasimarti. Anche io sarei arrabbiata a morte. Lo ero.

    GM: Non sono arrabbiato.

    Greg stringe un pugno, continuando ad osservare Alice.

    GM: Ma, ovviamente, non posso fare finta di nulla.

    Il canadese rimane un secondo in silenzio.

    JM: Ma non ti preoccupare. Non credo che intenda eliminarli.

    Greg guarda Jessica, annuendo.

    GM: No, gli Watchmen non lavorano così.

    Le parole di Gregory risuonano.


    Nella sua limo, Haibara tiene lo sguardo perso all'infinito oltre il finestrino oscurato. Improvvisamente, il telefono nella tasca del suo cappotto inizia a vibrare. La giapponese si scuote e risponde.

    AH: Moshi moshi?

    ???: Sei stata molto furba.

    Ayumi sogghigna.

    ???: Avevamo un appuntamento, stasera. Dall'altra parte del mondo rispetto a dove sei tu.

    AH: Hai fatto un errore.

    ???: Ammetto di essere stato ingenuo. Pensavo che una mafiosa fosse ancora una persona, evidentemente mi sbagliavo.

    AH: Già.

    Momento di silenzio.

    ???: Ci rivedrai presto.

    AH: Oh, lo spero proprio. Caro Cody.
     
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    Leonard Black sorride, osservando le pareti del suo appartamento.

    LB: Ci sarà bisogno di dare una pitturata.

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    GM: Credo si possa fare.

    Gregory Montoia, dietro di lui, sta sorridendo a sua volta. Ha una valigia in mano, e la appoggia vicino all'ingresso. Esce, lasciandolo solo. Leonard si avvicina ad un mobile, aprendo il cassetto. Una maschera cinese lo osserva, una foto riposta al suo interno. Non può non sorridere di nuovo, prendendola in mano. Accarezza la figura femminile sulla foto, al fianco di un sé stesso nettamente più giovane.

    LB: Sono riuscito a proteggerle, questa volta, Elena.

    Mette via la foto, prendendo la maschera. Si guardano negli occhi un istante, poi Leonard la butta di nuovo nel cassetto, chiudendolo.

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    Lucy Fisher entra nell'appartamento, un sorriso smagliante a sua volta. Marito e moglie si guardano, per poi scambiarsi un bacio.

    LF: Quindi anche questa volta non me la posso prendere con te perché mi hai fatto morire?

    LB: A me sembri abbastanza viva.

    La ragazza sorride di nuovo, gli occhi verdi che brillano.

    LF: A malapena.

    Leonard appoggia la sua fronte contro quella di lei.

    LB: Ti amo.

    LF: Ti amo.

    Una serie di passi irregolari e veloci si spande per l'appartamento, e quando Lucy si volta viene travolta da un'altra ragazza.

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    VV: Lu!

    LF: La!

    Le due rotolano per terra, abbracciate, sotto lo sguardo divertito del gigante.

    LB: Lasciane un pezzo anche per me, se puoi, Viola.

    Viola Vixen si rimette in piedi, tirando con sé Lucy e continuando a stringerla.

    VV: Vedremo. Mi sei mancata tanto.

    LF: Anche tu. Ma sono qui, adesso.

    GM: Ho come l'impressione di star portando su le valigie da solo.

    Gregory ricompare, un'altra valigia in mano, appoggiandola vicino alla prima.

    AP: Non ti preoccupare, ci sono anche io.

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    Andrew Preach, una terza valigia in mano, compare dietro al canadese, un largo sorriso stampato anche sul suo volto. Leonard si avvicina e i due si abbracciano, e Lucy si aggiunge ai due, riuscendo a malapena ad arrivare a prendere entrambi.

    JM: Hai visto? Sono tutti felici, oggi.

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    Jessica Morton è l'ultima ad arrivare, una bambina di un anno e mezzo in braccio, la pelle scura e gli occhi chiari che guardano attentamente il mondo attorno a lei. Jessica da un bacio alla testa della bambina, che è coperta da capelli ramati.

    JM: È veramente la bambina più brava del mondo.

    Leonard ridacchia.

    LB: Ultimamente.

    Il gigante si avvicina alla lottatrice, prendendo in braccio la figlia.

    LB: Hai imparato a dormire solo recentemente, vero Diana?

    La bimba osserva attentamente il padre.

    LB: Prendetelo come un sì.

    Gregory si guarda attorno.

    GM: Ci siamo tutti, quindi?

    Tutti annuiscono.

    GM: Bentornati a casa, ragazzi.

    Casa.
     
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    GM: Su richiesta di Leonard, e con parere positivo del sottoscritto, l'allenamento di oggi è stato cancellato. Ma non voglio che perdiate tempo in cose inutili, quindi faremo un diverso tipo di esercizio. Team building. Ho prenotato una saletta di un cinema per le undici, una pizzeria per l'una e mezza e una piscina per oggi pomeriggio. Presenza obbligatoria.




    Nuota rapidamente, la testa che emerge solo ogni tre bracciate per prendere fiato. Non è un nuotatore eccezionale. Riesce a scendere sotto i tre minuti a stile libero nei duecento metri, ma è lontano dal picco che vorrebbe ottenere. Dovrebbe riuscire a togliere almeno trenta secondi per sentirsi davvero a posto con sé stesso. Tocca il fondo, uscendo dall'acqua e respirando a fondo. Non aveva su gli occhialini, e ci mette qualche istante a riprendere a vedere. Si aggrappa al bordo della piscina, tirandosi su con la forza delle braccia e mettendosi a sedere.

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    Gregory Montoia respira, passandosi una mano nei capelli bagnati. Indossa un costume a bermuda rosso, non esattamente l'ideale per nuotare ad alta velocità, ma non si sente particolarmente in forma. Probabilmente il match con Keenan di venerdì non è esattamente un toccasana per le sue capacità atletiche. Dopo qualche istante una ragazza si siede vicino a lui.

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    Jessica Morton ha i capelli blu raccolti in una corta coda, e indossa un bikini nero e verde, e niente trucco. La trova molto più bella così che in ogni altro modo, ma non si spinge a dirlo. Non vuole far passare il messaggio sbagliato.

    JM: Non ero così tranquilla da secoli.

    Greg sorride.

    GM: C'è Leonard. Ha questo effetto sulla situazione. Riesce a far sembrare spensierata anche la situazione più complicata. E complicata la situazione più spensierata.

    Il canadese lancia una occhiata verso la piscina per bambini.

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    Leon Black, gigantesco, l'acqua che gli arriva alle ginocchia, sta osservando Diana che nuota con i braccioli, gli occhioni che si scrutano attorno.

    GM: Sembra davvero un buon padre.

    JM: Non avevo dubbi.

    GM: Io sì, ma devo ammettere che mi sto ricredendo.

    Jessica osserva con gli occhi neri Greg.

    JM: Sei sempre così negativo con lui.

    GM: Assolutamente no.

    Delle urla, fra il giocoso e il bellicoso arrivano dall'altro lato della piscina.

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    Lucy Fisher e Viola Vixen sono incrociate in una lotta senza quartiere in acqua, e ridono.

    GM: È che ho conosciuto un Leonard diverso da quello che hai conosciuto tu. Guardandolo adesso è comprensibile pensarla come fai tu.

    La guarda, sorridendo di nuovo, per poi soffiarle addosso.

    JM: Ho freddo così.

    La lottatrice si passa le mani sulle braccia, mentre le viene la pelle d'oca.

    GM: C'è un solo modo per scaldarsi.

    Greg spinge all'improvviso in acqua Jessica, che riemerge dopo qualche istante, un broncio divertito sul volto.

    JM: Non ero attenta!

    GM: Male. Devi stare sempre attenta, quando sei in presenza del leader degli Watchmen.

    Il canadese fa un sorriso sarcastico, e la Morton gli schizza addosso dell'acqua con le mani.

    JM: Ma smettila.

    Jessica si appoggia con le braccia alle ginocchia di Greg, muovendo appena le gambe per rimanere a galla. Montoia si guarda di nuovo attorno.

    GM: Vi voglio bene. Tutti quanti. Ed è mio dovere proteggervi. Voglio che questa sia la vita degli Watchmen, non il duemiladiciotto.

    JM: Ce la puoi fare.

    Jessica sorride.

    GM: Lo spero.

    JM: Io credo in te.

    GM: Lo so.

    JM: E poi ti aiuterò io.

    La Morton annuisce, l'espressione seria.

    GM: Credi di essere pronta ad affrontare dei membri della Yakuza?

    JM: Se mi insegni sì.

    Greg annuisce.

    GM: Se hai davvero voglia, sì. Posso insegnarti a difenderti e a difendere gli altri. Però non voglio trovarti fra tre mesi a sparare alle vecchiette.

    JM: Non prometto niente.

    Il canadese scoppia a ridere, guardando la Morton.

    JM: Che c'è?

    GM: Niente. È una delle cose che si direbbero tipicamente Leonard e Lucinda.

    Jessica arrossisce.

    JM: Non ci trovo nulla da ridere.

    La ragazza fa forza sulle braccia, tirandosi su ed arrivando a livello degli occhi di Greg, i muscoli tesi per la posizione, per poi allungarsi leggermente e dargli un bacio sulle labbra.

    GM: Jess...

    La Morton torna in acqua, sorridendo.

    JM: Greg.

    GM: Lo sai che non intendevo in quel senso.

    JM: Lo so.

    Greg chiude gli occhi. Fanculo. Il canadese riapre le palpebre, per poi sporgersi ed afferrare per il mento la ragazza, rialzandola e dandole un bacio a sua volta. Jessica spalanca gli occhi un istante, poi poi chiuderli e ricambiare. Dopo qualche istante i due si staccano, e Viola sta festeggiando.

    GM: Zitta tu.

    VV: Lo sapevo. Io lo sapevo.

    GM: Zitta tu.

    Greg ridacchia, mentre anche Lucy e Leon stanno incitando il duo. Jessica e Gregory si guardano negli occhi, e lui si avvicina leggermente, parlandole sottovoce.

    GM: Ci proviamo, ok?

    Jessica annuisce, sempre sorridente, per poi tirare improvvisamente in acqua il lottatore. Jessica si stringe a lui un istante, per poi iniziare a nuotare verso il centro della piscina.

    JM: Gara?

    GM: Volentieri, ma ti avviso, potrei tranquillamente detenere il record dei duecento metri stile libero, se volessi.
     
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