Total Wrestling Corporation!

Posts written by The Hawk

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    Non hai ancora letto Zero Hour? Fai un salto dillà prima di ripassare qui!

    Okay, a quanto pare questo momento è arrivato anche per me. Inserirei qui il meme di Frizzi con i ritirati aggiornato se Rivo non fosse stato pigro, al suo ritiro, e lo avesse creato davvero. Purtroppo non lo ha fatto, quindi mi sento autorizzato a fare lo stesso pure io.

    Qualche mese fa, sul gruppo, ho letto un messaggio che mi ha divertito parecchio. Mi pare fosse di Landi, ma potrei sbagliarmi. In ogni caso, quel che diceva – a grandi linee – è che, in TWC, chi intende ritirarsi lo pianifica con un anno di anticipo. Nel mio caso, è stato non ironicamente così. Rivo può testimoniarlo, forse anche qualcun altro (Muse probabilmente lo aveva intuito da subito): ho iniziato a programmare il ritiro di Jack Keenan a Zero Hour 2020. Una pianificazione così accurata che mi sono ritrovato a scrivere il promo di ritiro e sto scrivendo questo messaggio per voi nell’ultimo giorno disponibile, ma vabbè, non è rilevante.

    Perché il ritiro per Gecchinan, quindi? In estrema sintesi, un annetto fa ho realizzato che era, ormai, un personaggio praticamente giunto alla conclusione del suo percorso, o comunque molto vicino. Nella mia testa c’era già l’idea che lo stint da campione di coppia con Lance Murdock sarebbe stato l’ultimo stint importante; che dopo si sarebbe andati verso la chiusura. Quando Rivo mi ha svelato i suoi piani per la conclusione del percorso di Murdock, questo non ha fatto che confermare le mie intenzioni. E ha delineato la parte di tragitto mancante per Jack. Così, il tempo che è passato fra i due Zero Hour è servito per posizionare le tessere da far cadere al momento opportuno.

    Per carità, non era l’unica opzione. Avrei potuto ipotizzare un arco diverso, più lungo, meno auto-conclusivo. Non sarebbe stato nemmeno troppo difficile. D’altra parte, a ben vedere, Keenan si lascia dietro delle strade ancora aperte, o che comunque avrebbero potuto dare vita a nuovi spunti/sviluppi. Su tutte, la questione Watchmen, ma pure i discorsi imbastiti e non conclusi con Kenta, Mercer, Noah, Sannhet, i Monolith and counting, non sto qua ad elencare, sono già prolisso abbastanza. Il fatto è che, nella mia testa, si sarebbe rischiato di allungare il brodo senza davvero aggiungere qualcosa al percorso complessivo di Jack. Avrei potuto, piuttosto, dedicare più spazio a qualche personaggio secondario. Povera Jean, avevo in mente qualcosina per approfondirti un po’ e renderti meno piatta e monotematica, sei stata sacrificata sull’altare delle priorità, del tempo e della voglia (scegliete voi in quale ordine). Oppure ancora, avrei potuto pensare ad un reboot totale e cominciare da zero.

    Tutto al condizionale, in definitiva. Il punto è che, in tutta sincerità, era il momento giusto per chiudere, senza lasciare porte socchiuse o spiragli. Le ragioni sono un po’ le solite. Il tempo, in primo luogo: l’entrata nel l-word world ha avuto il suo peso anche in questo caso. Landi l’ha scritto in maniera ineccepibile nel suo post di saluto: la TWC dovrebbe togliere tempo agli altri hobby, non a lavoro/studio. Per me, specie nell’ultimo periodo, questo equilibrio si era rotto sempre di più. Per lunghi periodi dell’anno, persino arrivare a leggere Indoor War – imho, il minimo indispensabile per scrivere con un minimo di cognizione di causa – era diventato un peso; su vari sviluppi ed archi narrativi ho man mano accumulato dei buchi che non avrei voluto avere. Un po’ collateralmente, un po’ come conseguenza, anche la voglia è venuta progressivamente meno. Credo questo si sia visto, specie negli ultimi mesi, e di questo mi scuso in particolare con chi si è ritrovato a feudare/lavorare con me.

    Una menzione specifica, in questo senso, per Muse: penso che mi abbia visto particolarmente scarico nell’ultimo periodo e di questo mi dispiace. Mi dispiace anche essere stato piuttosto sordo ad alcune sue avances: ha provato ad insistere con me quasi quanto Cross ha fatto con Keenan, proponendomi a più riprese di allungare i tempi, di prendere in considerazione qualche opzione differente, magari di arrivare a War of Change… io, però, avevo già preso la decisione e non ho mai approcciato il discorso con la flessibilità che avrei potuto avere. Se volete un’altra ragione per ringraziare Muse, giusto una sidenote: a due giorni di distanza dalla laurea, si è preso comunque il tempo di lavorare a tutti i dialoghi/intermezzi del match. Merita un ringraziamento per questo e molto, molto altro. Tra l’altro, come dovevo delle scuse a Muse, ne devo per la stessa ragione a Pier, che si è sobbarcato tutta o quasi la regia di Keenan-Kenta.

    Al netto di tutto questo, confessiamoci: il 2021 è forse l’anno di Keenan di cui sono più soddisfatto. Magari è solo la sensazione del momento, magari rivaluterò quello che ho appena detto a mente fredda, non lo so. Quello che posso dire è che, non solo o non tanto a livello qualitativo (anche perché questo lo potete valutare solo voi), quanto a livello di percorso, imho il 2021 di Keenan è sullo stesso piano del 2018. E nel 2018 è stato top heel e campione massimo per tutto l’anno, il che poteva rendere più “semplice” (non fraintendetemi, ma non trovo altro modo per dirlo) la gestione delle storyline. Se avessi dovuto pronosticare il percorso di Gecchinan un paio di anni fa, lo avrei immaginato, al punto di arrivo, babyface tradizionale, quasi da “schema classico”. Per come si è sviluppato man mano, invece, JK è emerso come un personaggio perennemente tormentato, sempre in dubbio, sempre in ricerca ed incompiuto, e lo scampolo di serenità che riesce a trovare, alla fine di tutto, sta nell’uscita dal circolo vizioso in cui era entrato in TWC. A posteriori, questa narrazione mi piace molto più di quel che avevo in mente all’inizio e – sempre parlando per imhoismi – un finale agrodolce ha un miglior effetto di qualsiasi altra opzione. In tal senso, Keenan-Cross V (per quanto un match di certo non inedito) è il capitolo finale che desideravo e, probabilmente (again, dovrò ripensarci a mente più fredda), il match di cui vado più fiero tra tutti quelli che abbia mai scritto.
    [DISCLAIMER: leggetelo, è l’ultima fatica a cui vi costringo, su, dai dai dai]

    Ma ora lasciamo che Keenan si goda la pensione [oddio, “pensione”, finisce a lavorare in uno studio legale, forse gli girava meglio continuando a prendere botte] e apriamo uno specchietto personale. Giuro, sarò breve. O almeno, ci provo.

    Grazie.

    Potrei limitarmi a questo, a dirla tutta. Tra TWNA e TWC, portiamo avanti questo progetto da, ad occhio e croce, una decina d’anni. Sicuramente di più, non ho voglia di fare calcoli. Diomadonna, anche solo dirlo mi fa sentire male. Se ha funzionato, se continua a funzionare, è perché le basi sono solide. E quelle basi sono le persone che ne fanno parte. Potrebbe suonare strano, venendo da me. Lo ammetto candidamente: non sono mai stato uno dei membri più attivi, né più coinvolti. Non tengo il conto dei “visualizzato” sul gruppo, tanto per dirne una [scusate, è più forte di me]. O, per dirne un’altra, sono ancora a zero sul fronte incontri nella vita VERA [quest’estate ci siamo andati vicini un’altra volta, io e Rivo ci siamo mancati per pochi chilometri]. Nonostante ciò, non mi sono mai sentito “fuori”, e questo è un grande, grande merito della comunità. Sembra una cosa da poco, ma vi assicuro che non lo è. E per questo vi ringrazio, tutti, uno per uno.

    Dovessi poi passare ai ringraziamenti singoli, finirei questo post per Zero Hour 2022 probabilmente. Soprattutto, non vorrei mai dimenticare qualcuno. Perché, lo dico davvero, non c’è una persona con cui abbia avuto l’opportunità di feudare o comunque lavorare da cui non abbia imparato qualcosa, o con cui non sia stato un piacere condividere idee e prospettive. Potrà sembrare una frase fatta, lo so. Non lo è. Permettetemi solo una menzione per le persone con cui ho condiviso più tempo, idee e progetti negli anni, e in generale che più mi hanno accompagnato lungo il percorso. Muse, Rivo, Wiz. Non servono parole. Sapete già.

    Vado a chiusura, altrimenti davvero non finisco più. A costo di ripetermi: le basi del progetto TWC sono solide. Lo sono sempre state, lo sono oggi. Sicuramente più di quanto non lo fossero, per dire, 3 anni fa. Per carità, dispiace avere, nelle ultime 2 pagine di Locker, 3 post di saluto, quasi più che commenti, ma su questo faccio mea culpa pure io. In ogni caso, sono convinto che questo progetto abbia tanto da dire e da dare e che la qualità, in prospettiva, non possa che continuare a crescere. “Facile dirlo mentre te ne stai andando”. Vero. Non saprei come obiettare, se non che lo dico perchè credo in questo progetto. E credo nelle persone che ne fanno parte. That’s all.

    Ecco, dovrei aver detto tutto quello che volevo. Poi, oh, mica sparisco. Sono solo nel paradiso dei ritirati, nulla di più. Che bella luce bianca in fondo a quel tunnel. Che pace. Che serenità. Spero gli altri mi abbiano scaldato il posto.

    Ad maiora, ragazzi. È stato davvero bello.
    I migliori auguri. A tutti. Per tutto.
    Chesi
  2. .
    Una giornata uggiosa, nel quartiere residenziale di una non meglio precisata città americana. Alcune macchine scorrono pigramente lungo la strada, sollevando nuvole di foglie gialle ed arancioni. Lungo il marciapiede, un paio di famiglie passeggiano, godendosi gli sparuti raggi del Sole, alto nel cielo. E passeggia anche una figura conosciuta, avvolta in un cappotto grigio.

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    Jack Keenan, a passo lento, viene superato da un paio di figure. Non pare nemmeno accorgersene. Il wrestler di Atlanta svolta in un angolo, trovandosi in una secondaria, residenziale a propria volta, pulita, ben tenuta. Jack Keenan raggiunge la porta di una casa al contempo signorile e sobria, di color panna. Il Pain Deliverer si ferma davanti al campanello. Sospira. Alza il braccio. Sospira di nuovo. Preme il campanello con il dito. Il suono, all’interno della casa, si riverbera anche al di fuori, ben udibile pure dalla strada. Passano 5 secondi. Poi 10. Poi un minuto. La porta rimane chiusa, senza alcun segno di vita dall’interno. Jack Keenan scuote la testa, quindi preme di nuovo il campanello. Questa volta più a lungo. Bussa alla porta. Quindi, torna ad attendere. A lungo. Inutilmente.

    […]



    Jack Keenan è ancora di fronte alla casa color panna. Più precisamente, nel vialetto d’ingresso che taglia in due il giardino della casa stessa, seduto su una panchina. Le nuvole sono scomparse in cielo, permettendoci di vedere il Sole autunnale, ora a metà del suo percorso pomeridiano. Jack Keenan si stiracchia sulla panchina, gettando poi uno sguardo al proprio orologio da polso. Il nativo di Atlanta estrae dalla tasca del cappotto il proprio cellulare. Fissa per qualche istante lo schermo, prima di digitare un numero. Keenan si porta all’orecchio il telefono, rimanendo in attesa. Trascorsi alcuni secondi, JK, scuotendo la testa, interrompe la chiamata andata a vuoto. Prima che spenga il cellulare, è possibile vedere come quel numero sia stato chiamato già 12 volte. JK ripone il telefono nella propria tasca, appoggiandosi di nuovo alla panchina.

    […]



    Jack Keenan è ancora sulla panchina. Gli ultimi raggi del Sole, ormai al tramonto, si allungano nel giardino, perdendosi poco oltre il vialetto. Nulla, oltre a questo, è cambiato nella scena. Nulla, se non questo: una finestra della casa è illuminata, con una luce che viene dall’interno. Lo sguardo di Keenan è puntato proprio verso quella finestra. JK si alza in piedi, dirigendosi verso il campanello. Stavolta con decisione, il nativo di Atlanta suona. Come prima, nessuna risposta. Nessun accenno di vita dall’esterno. Keenan bussa, con vigore. Ancora nulla. JK resta mezzo minuto abbondante davanti all’uscio, prima di tornare alla panchina. Sedutosi, JK si piega verso terra, raccogliendo alcuni sassolini. Keenan porta all’indietro il braccio, formando un arco a mezz’aria. Il primo sassolino coglie il muro della casa, con un rumore sordo. Il secondo colpisce la finestra illuminata. E così anche il terzo. E il quarto. E il quinto. I tonfi dei sassolini contro il vetro risuonano, man mano che i raggi del Sole si fanno più corti.

    […]



    Jack Keenan è ancora sulla panchina. Probabilmente ha finito i sassolini. È buio, ormai. L’unica fonte di luce, all’interno della casa, proviene sempre da quella finestra. JK si porta le mani davanti al volto, scaldandosele con il fiato. Raccoglie nuovamente dalla tasca il cellulare, fa per digitare un numero. Ci ripensa. Lo ripone in tasca. Portandosi le mani alle tempie per massaggiarsele, si piega verso terra. Ne raccoglie qualcosa, che stringe fra le proprie mani. La stringe al punto che le sue nocche si fanno bianche. Si alza in piedi, di scatto, portando il braccio all’indietro.

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    La finestra va in pezzi con un fragore terribile. Qualche coccio di vetro crolla anche fuori dalla casa. Dall’interno, nessuna reazione. La luce rimane accesa.

    […]



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    La porta crolla a terra, uscendo dai propri cardini, con un fragore assordante. Jack Keenan fa il proprio ingresso nella casa, scuro in volto. A passo sicuro, raggiunge la stanza da cui proviene l’unica fonte di luce. Affondata in una poltrona, una figura conosciuta.



    A stento Vincent Cross volta la testa in direzione di un furioso Keenan.

    Keenan: Dimmi un po’, pensi che sia facile per me?

    JK digrigna i denti.

    Keenan: Pensi davvero che volessi finisse in questo modo?

    Keenan stringe i pugni lungo i fianchi. Le sue nocche sono bianche.

    Keenan: Pensi che lo farei se non ci fosse una buona ragione?

    Cross lancia un'occhiata a Keenan. Silenzio.

    Keenan: Lo pensi?

    Silenzio.

    Keenan: E' questo quello che pensi?

    Silenzio. Keenan sospira, volgendosi verso l'uscita.

    Keenan: Come preferisci.

    VC: Mi devi una porta.

    Cross affonda nell'oscurità, sguardo fisso davanti a sé.

    Keenan: Ti devo una finestra.

    JK torna a girarsi verso Cross.

    Keenan: Sulle porte siamo pari.

    Cross sospira, alzandosi.

    VC: Ho una domanda per te.

    Si volta. Si guardano per la prima volta faccia a faccia.

    VC: Ti sei mai chiesto perché IO non voglia che tu te ne vada?

    Keenan: Ne dubiti?

    Altro sospiro da parte di Cross.

    VC: E immagino tu abbia già tutte le tue risposte.

    Keenan: No. Ma so cosa tutto questo significa per te.

    Silenzio. Cross scuote il capo.

    VC: Non è questo. Non è solo questo. Non è questo in generale, che diamine.

    Un sospiro gutturale, quasi un ruggito. Cross stringe i pugni.

    VC: Se te ne vai, sarai libero. E non ti potrò più vedere.

    Silenzio.

    Keenan: Non essere ridicolo.

    VC: La TWC è un cancro, Jack Keenan.

    Silenzio. Silenzio prolungato.

    Keenan: Stai cercando deliberatamente di farti del male, Vincent, o...

    VC: Dimmi una sola persona che sia uscita felice dalla TWC, Jack, o che sia felice, o che sia stata fottutamente normale, Jack. Dimmene una, cazzo.

    Keenan: Non ha rilevanza.

    VC: Sì che ne ha, imbecille che non sei altro.

    Cross scuote il capo vigorosamente.

    VC: Se te ne vai, non avrai più motivo di tornare. E non ritornerai. Siamo il centro di tutto il male del mondo, pare. Uno spirito che ritiene di incarnare il Male assoluto è venuto proprio qui a fottere con la nostra testa. Un pazzo sadico con tante personalità e tanti problemi in testa lotta proprio da noi. Un tizio che può far esplodere fiamme nel ring e da noi. Chris Drake? Alisa Drake? Samantha Hart? Lexa Blake? Non parliamone. E questi sono solo gli esempi più stupidi.

    Cross punta il dito.

    VC: Pandemonium? Kevin, Elizabeth? Lance, Elektra? Potrei farti nomi per ore. Ricordati quello che è successo a Beverly, perché io vorrei poter smettere di averlo qui in un angolo della testa.

    Cross si passa le mani sulle tempie.

    VC: Andiamo avanti. Randy White che si ritira perché la TWC ha smesso di essere divertente. Gli Watchmen che affrontano la Yakuza. Andy che si mette una maschera per distaccarsi dal mondo e diventare più cattivo. Alice che diventa una cazzo di insanguinata o che so io. Tu e Ayumi con la Yakuza. Nick che viene messo quasi in coma da Kevin che è convinto di diventare l'apocalisse o che so io. Beverly che quasi uccide Alice. Sean Morgan che quasi spezza il collo a più donne in diretta mondiale. Kevin che quasi ammazza una donna incinta per far uscire allo scoperto la personalità spietata e repressa di Leon. Billy Mercer che diventa un uomo spietato. Gli Shibata con la loro filosofia malata. Shepard e il suo gruppo di maledetti bastardi. Io che brucio una copia della casa dei tuoi genitori solo per farti arrabbiare un po'. Io che ritiro Sigfried. Io che sto per ammazzare Randy White. Io che quasi perdo tutto per colpa di quel singolo gesto. Io che quasi mi faccio sparare da Eddie. Ha sparato il colpo, che ti credi. Sono stato solo fortunato a scansarlo. E a pensarci...

    Cross guarda il vuoto. Un brivido ne scuote il corpo.

    VC: Cristo santo.

    Silenzio. Cross alza il capo, guardando verso Jack.

    VC: E tu vuoi che io mi aspetti che tu voglia continuare ad avere a che fare con tutto questo anche quando non sarai obbligato da una firma su un foglio di carta? Jack, ci siamo letteralmente conosciuti per via di mio fratello che voleva mandarmi in galera per levarmi di torno e acquisire l'eredità di famiglia, una cazzo di sottotrama da soap opera. Eppure era vero. Siamo una cazzo di soap opera vivente, che però lascia eccome le proprie tracce. Anche troppo.

    Scuote il capo violentemente.

    VC: Se tu te ne vai... Se ti ritiri... Come posso chiamarti? Come posso farti questo? Come posso chiederti di venire a salutare ogni tanto? Come posso pensare di poterti infettare con questo germe da cui non riesco a guarire, mentre stai finalmente sbarazzandotene? Da questo cancro che mi ha ormai pervaso il corpo e in cui rimango per sperare di proteggerne le persone che amo?

    Cross si asciuga gli occhi.

    VC: Sarebbe egoista. Sarebbe infantile. Sarebbe stupido. Sarebbe una cosa irreponsabile e crudele. Tu dovresti essere al fianco di tuo fratello, nello studio di famiglia, felice. Distante da una vita che ti chiede di sacrificare il tuo corpo con violenza indicibile, e per cosa poi? Per questa sofferenza? Per questo mondo pazzo? Per questa cazzo di soap opera vivente?

    Vincent si volta di nuovo verso Jack.

    VC: Dovrei essere davvero stupido, per farlo.

    Keenan: No, mi hai frainteso.

    Il tono di Keenan non è cambiato.

    Keenan: Non ha rilevanza.

    Keenan scuote la testa.

    Keenan: Questo... tutto questo... non puoi fare nulla per cambiarlo. Credi che non lo vorrei? Ma è così, punto e basta.

    JK sospira.

    Keenan: Non devi vivere attraverso tutto quello che è successo. Devi farlo nonostante tutto quello che è successo.

    Keenan volge lo sguardo altrove.

    Keenan: E lo hai fatto. E lo abbiamo fatto. E potremmo continuare a farlo. Non è per quello che ho preso la mia decisione, cazzo.

    Il Pain Deliverer appoggia un pugno alla parete.

    Keenan: Lo stesso vale per noi due. Vincent, il nostro rapporto non è quello che è per la TWC. Il nostro rapporto è quello che è perchè ci siamo incontrati, perchè una serie di contingenze ci hanno portato in quella gabbia di matti di cui hai appena parlato per minuti e ha fatto sì che tu avessi bisogno di me. Cristo, forse il nostro rapporto è quello che è nonostante la TWC.

    Lo sguardo di Keenan si indurisce.

    Keenan: Quando me ne sarò andato, tra noi non cambierà nulla.

    JK raccoglie da terra uno dei pezzi di vetro della finestra. Lo stringe nella propria mano, quasi abbastanza forte da tagliarsi. Alza gli occhi verso Cross.

    Keenan: A meno che tu non voglia continuare a comportarti da imbecille come nelle ultime settimane.

    Keenan lascia cadere sul tappeto il pezzo di vetro.

    Keenan: Buonanotte.

    Detto questo, il nativo di Atlanta volge le spalle a Cross ed esce dalla stanza - e poi dalla casa, scavalcando la porta scardinata.
  3. .
    New York. Quartieri residenziali. Un uggioso pomeriggio autunnale. Lungo una strada, una serie di vetture scorre a velocità media, sollevando piccole nuvole di foglie ingiallite. Una macchina accosta lungo il lato sinistro della via. Americana, modello moderno, piuttosto costoso. Ne scende una persona avvolta in un cappotto leggero, sotto cui si indovina un abbigliamento ricercato.

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    Casey Keenan raccoglie dall’automobile una valigia ed una borsa, quindi chiude la portiera, traendo una boccata d’aria. L’avvocato inspira a fondo, prima di mettersi in moto. Lo seguiamo camminare per poche decine di metri, prima di fermarsi di fronte ad una abitazione in mattoni rossi, con un cancello di colore bronzeo ad aprirsi su un giardino piccolo e curato. Casey Keenan sbircia il campanello della casa, per poi trarre dalla propria tasca un cellulare e comporre un numero. Trascorrono un paio di secondi.

    Casey: Sono qui.

    L’avvocato interrompe la telefonata. Passa poco altro tempo prima che la porta della casa si spalanchi e una figura scenda i gradini per il giardino.

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    Jean Wilson apre il cancello, andando poi ad abbracciare Casey Keenan, che ricambia. I due si separano dopo qualche istante.

    JW: Hai fatto buon viaggio?

    Casey: Sì, ottimo. Grazie.

    JW: Sarai stanchissimo.

    Casey: Onestamente, no. Decisamente meno di quanto avrei pensato.

    Il viso di Casey Keenan si apre in un sorriso.

    Casey: Come stai?

    Jean Wilson non tarda a ricambiare.

    JW: Bene, grazie. Tu?

    Casey: Molto bene.

    L’infermiera inarca leggermente un sopracciglio, passando una mano sulle ombre scure che circondano gli occhi di Casey Keenan.

    JW: Queste non dicono la stessa cosa.

    L’avvocato sbuffa, soffocando una risatina.

    Casey: Quelle? Aggiungi il viaggio alle gioie della paternità.

    Jean Wilson sospira, sempre sorridendo.

    JW: Meno male, iniziavo a pensare fossero una sorta di patrimonio di famiglia.

    La frase cade nel silenzio.

    Casey: Lui è in casa?

    JW: Sì, è dentro. Vieni, ti accompagno.

    Jean Wilson richiude il cancello, facendo poi strada a Casey Keenan dentro casa. L’avvocato lascia il cappotto su un appendiabiti e la valigia per terra, portando invece con sé la borsa. Segue la ragazza in un breve corridoio.

    JW: Tesoro, abbiamo visite.

    I due svoltano in una porta laterale, sulla sinistra, ritrovandosi in un salotto arredato con gusto. Ad aspettarli, ora girata verso la porta, una figura familiare.

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    Jack Keenan sgrana gli occhi.

    Jack: Casey?

    Jack Keenan si alza dalla poltrona su cui era seduto, riuscendo nell’impresa di non rovesciare il liquido ambrato nel bicchiere che ha in mano. Casey Keenan sorride.

    Casey: Ciao, Jack.

    Lo sguardo di Jack Keenan si sposta su Jean Wilson, come a cercare spiegazioni. La ragazza si limita a fare spallucce.

    Jack: Come mai sei qui a New York?

    Casey: Viaggio di lavoro, sfortunatamente. Un paio di clienti con sedi distaccate a Midtown, nulla di che.

    Jack Keenan inarca un sopracciglio.

    Jack: Nulla che non ti lasciassero fare a distanza, senza costringerti a lasciare sola la tua famiglia?

    Jean Wilson ridacchia.

    JW: Non credo tu stia facendo sentire il benvenuto Casey, sai?

    A queste parole, Jack Keenan sembra riscuotersi.

    Jack: Scusami, Casey… non intendevo questo. Ben arrivato.

    Il volto di Jack Keenan si stiracchia in un sorriso stentato.

    Jack: Accomodati pure.

    Casey Keenan prende posto su una poltrona di fronte al fratello. Jean Wilson, invece, dopo aver stirato qualche invisibile piega dai propri pantaloni, si sposta verso la porta.

    JW: Caffè?

    Casey: Sì, grazie. Nero, se non è un problema.

    La ragazza annuisce e lascia la stanza. Casey si schiarisce la voce, ma Jack lo ferma sul nascere.

    Jack: Lo so, avrei dovuto passare a casa.

    Jack Keenan si lascia ricadere pesantemente sulla poltrona. Il sorriso è evaporato sul suo volto.

    Jack: Fino a una decina di giorni fa ero in Mississippi, avrei dovuto venire ad Atlanta. Sarebbe stata una deviazione da nulla.

    JK sospira.

    Jack: Ho solo pensato… di non essere nella miglior condizione.

    Casey Keenan si limita ad annuire, fissando il bicchiere in mano al fratello e la bottiglia di scotch sul tavolino che li separa, spostando poi lo sguardo sulla macchia violacea che circonda l’occhio destro del Pain Deliverer. È quello che indica, con un cenno del capo.

    Casey: Come va con quello?

    Quasi istintivamente, Keenan strizza l’occhio, salendo a coprire con una mano a massaggiare la palpebra.

    Jack: Bene, sta guarendo in fretta.

    JK fa spallucce.

    Jack: È una cosa da nulla.

    JW: No, non lo è.

    Jean Wilson rientra nella stanza, roteando gli occhi.

    JW: Come ti ho detto qualche migliaio di volte.

    La ragazza appoggia una tazza sul tavolino, di fronte a Casey.

    JW: Ecco qui il caffè.

    Casey: Grazie.

    L’infermiera sorride.

    JW: Avrete sicuramente di che aggiornarvi. Vi lascio soli.

    Jean Wilson lascia nuovamente il salotto, non prima di aver scambiato un fugace sguardo con Casey Keenan. Nella stanza cala il silenzio, per qualche istante.

    Jack: Come sta Arty?

    Casey sorride. Tutto il suo viso pare sorridere. I segni della stanchezza sembrano scomparire.

    Casey: Bene. Molto bene. Cresce a vista d’occhio.

    L’avvocato annuisce leggermente.

    Casey: Non riesce a dormire senza il tuo peluche, sai?

    Jack Keenan abbozza un sorriso, che si ferma però alle labbra. Casey si allunga sul tavolo per afferrare la tazza di caffè. Nel farlo, il suo sguardo torna sul bicchiere di scotch nelle mani del fratello.

    Casey: Quanti ne hai già avuti?

    JK fa roteare il liquido nel bicchiere, quasi distrattamente. Resta in silenzio per qualche secondo.

    Jack: Onestamente? Nemmeno uno.

    Jack Keenan appoggia sul tavolo il bicchiere, intonso.

    Jack: Questo era un piacere per altri momenti, ormai.

    JK si zittisce di nuovo.

    Jack: Credo di non averne mai bevuto uno, negli ultimi mesi.

    Casey: Hai sue notizie?

    Jack solleva leggermente lo sguardo.

    Casey: Di Lance, intendo.

    Di nuovo, per un attimo Jack Keenan resta in silenzio.

    Jack: Da quel che so, sta bene. Insomma, fisicamente parlando.

    Il Pain Deliverer espira a fondo.

    Jack: L’ultima volta che l’ho sentito era in Egitto. Ha detto di avere qualcosa da fare lì.

    JK ha una scrollata di spalle.

    Jack: Non lo vedo da un po’. Spero per Natale.

    Casey Keenan è immobile, quasi una statua.

    Casey: E come stai?

    Lo sguardo di Jack Keenan cade di nuovo sul bicchiere di scotch.

    Jack: Non lo so.

    Il Pain Deliverer rimane immobile, lo sguardo perso nel vuoto.

    Jack: Davvero. Da quando Lance ha abbandonato New York… da quando…

    L’ex campione di coppia si ferma per un istante, come alla ricerca delle parole giuste.

    Jack: Da quando è successo… dall’incidente… nulla, o quasi nulla, è andato come avrebbe dovuto.

    JK sospira.

    Jack: Ho pensato di fare lo stesso pure io, sai? Andarmene. Cercare un senso da qualche altra parte. Qualsiasi altra parte. Capire se il futuro potesse ancora riservare qualcosa.

    Casey Keenan si sporge leggermente dalla poltrona, in silenzio.

    Jack: Invece sono rimasto. Non so esattamente per quale ragione. Forse perché mi sembrava giusto. Forse per senso del dovere. Forse per paura di deludere. Forse per non scappare per l’ennesima volta. Tu più di chiunque altro sai cosa intendo.

    Jack Keenan rimane in silenzio per un istante, quasi si aspettasse una risposta. Non arriva.

    Jack: E i risultati? Ho cercato di fermare la minaccia di Lukas Sannhet. Non ci sono riuscito. Non sono stato abbastanza forte. Ho gettato via l’opportunità. Poi, ho cercato di fare la stessa cosa con Kenta Shibata – per capire solo all’ultimo di essere in errore. Clamorosamente. Di aver sbagliato nel giudicarlo. Nell’essermi impegnato a distruggere qualcosa, invece che a costruire. E, stavolta, nell’esserci praticamente riuscito. In più, in tutto ciò, non sono riuscito ad aiutare abbastanza Vincent nel momento in cui più ne aveva bisogno.

    JK scuote la testa.

    Jack: Quell’idea… l’idea di fare come Lance… non l’ho mai messa del tutto da parte.

    Casey: Non abbandoneresti mai Vincent. Non abbandoneresti mai Jean.

    Jack Keenan solleva leggermente la testa.

    Jack: Nemmeno se fosse la cosa migliore per loro?

    Casey: Smettila.

    Jack: Come puoi dirlo? Quando mi hai visto di recente?

    Jack Keenan piega in obliquo il capo.

    Jack: A Jackson ero pronto a massacrare un ragazzo di 21 anni per le mie convinzioni su di lui. Sono stato vicino a spaccargli in testa la sua cintura pur di togliergliela. A Glasgow per poco non ho conficcato un cacciavite nella fronte del mio avversario.

    Le mani di Jack Keenan si torcono l’una nell’altra, in continuo movimento, forse inconsapevole.

    Jack: Casey, la persona che ero… il Kingpin… è ancora parte di me. Magari non c’è nulla che io possa farci.

    JK si prende ora la testa fra le mani.

    Jack: Nulla, se non contenere i danni che potrei fare qui.

    Cala il silenzio, per qualche istante.

    Casey: In realtà, ho visto tutto questo.

    Jack Keenan aggrotta le sopracciglia.

    Casey: Ho seguito i tuoi ultimi incontri.

    Jack: Davvero?

    Casey Keenan annuisce.

    Jack: Allora l’hai visto anche tu.

    Casey: No. Ti sbagli.

    JK sospira.

    Jack: Avrai visto quello che volevi, allora. Ma ti ho appena detto quello che ho sentito. Quello che ho fatto.

    Casey: No, mi hai detto quello che hai quasi fatto.

    Jack: Non fa differenza.

    Casey: Sì, la fa.

    Lo sguardo di ghiaccio di Casey Keenan si punta sul fratello

    Casey: Perchè qualche anno fa non ti saresti mai fermato.

    Casey Keenan scuote la testa.

    Casey: Se fossi ancora la persona che dici di essere, quella cintura, quel cacciavite non sarebbero rimasti fermi nella tua mano.

    L’avvocato sospira.

    Casey: Vuoi torturarti per questo? Fai pure. Ma io non giudicherò una persona che ha cercato di trattenere la propria mano, anche a costo di perdere un’opportunità – e ci è riuscita.

    Cala di nuovo il silenzio.

    Casey: Ti ho portato qualcosa.

    Casey Keenan si piega per raccogliere la borsa che ha portato con sé. Delicatamente, con grande attenzione, inizia a tirarne fuori il contenuto. Dei riflessi metallici sporgono dalle pieghe della borsa.

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    La cintura viene appoggiata sul tavolo tra i due fratelli. Il titolo di coppia risplende sotto la luce del lampadario, quasi come il logo TWC e la scritta, a lettere eleganti, “Ecstasy of Gold”. Keenan si sporge in avanti, incredulo.

    Jack: L’ho lasciata a te.

    Casey: E io te la restituisco.

    Lo sguardo di Keenan guizza dalla replica a Casey, per un paio di volte.

    Jack: Perchè? Non ricordi quel che ti avevo detto?

    Casey: Certo. Di restituirtela solo quando avessi sentito di potermi fidare di te.

    Casey Keenan annuisce.

    Casey: Per questo l’ho riportata.

    Jack Keenan scuote la testa.

    Jack: Casey, ti sbagli…

    Casey: Non fingere che non ti conosca, Jack.

    Lo sguardo di Casey Keenan è penetrante.

    Casey: Non riporterò quella cintura ad Atlanta. Fanne pure quello che vuoi, è tua.

    Casey Keenan fa spallucce.

    Casey: Ma considerala un promemoria del fatto che credo tu stia proseguendo sulla buona strada. Per quanto difficile e faticosa possa essere.

    Silenzio.

    Jack: Io…

    Silenzio.

    Jack: Non so cosa dire.

    Casey: Non serve che tu dica niente.

    Silenzio.

    [un po’ dopo]



    Silenzio. È scesa la sera. Il cappotto di Casey Keenan è sparito dall’appendiabiti, la sua valigia a sua volta è scomparsa. La strada è deserta. All’interno della casa, le luci del salotto sono accese. La cintura è ancora sul tavolo. Jack Keenan è appoggiato alla finestra, ma il suo sguardo non va verso l’esterno: è fisso sul titolo. Jean Wilson, seduta su uno sgabello davanti ad un pianoforte, si alza in piedi, andando ad abbracciare Jack Keenan da dietro ed affondando la testa tra le sue scapole. Il nativo di Atlanta intreccia le dita della ragazza tra le proprie. Il suo sguardo non si sposta dalla cintura. La scritta “Ecstasy of Gold”, a lettere dorate, scintilla sotto la luce del lampadario.
  4. .

    One step forward



    Una stanza buia. Due sole fonti di luce intaccano leggermente la penombra: la luce lunare, che fa timidamente capolino da una finestra; ed un orologio digitale a muro, che indica le 4.26 del mattino. Questi ci permettono di capire di essere all’interno di un bagno casalingo – e poco altro, tutto sommato. Ciò, quantomeno, fino a quando la luce si accende, tutto ad un tratto, illuminando la stanza. Subito dopo, la porta del bagno si apre silenziosamente e, altrettanto silenziosamente, una figura conosciuta fa la propria comparsa.

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    Jack Keenan, in pantaloncini corti e maglietta bianca, appoggia i gomiti sul lavandino. Lo specchio restituisce l’immagine di un Keenan stanco, con un paio di lividi piuttosto evidenti sul volto, a fare il paio con i cerchi scuri che gli contornano gli occhi. Una fasciatura passa attorno al suo collo, scomparendo sotto la maglietta, dove si indovina proseguire fino alla spalla. JK apre il lavandino, unisce le mani a coppa sotto il getto e si passa un po’ d’acqua sul volto, con un sospiro rassegnato. Il solo gesto di sollevare le braccia all’altezza necessaria sembra arrecargli dolore, ma il Pain Deliverer lo sopporta in silenzio. Keenan scuote la testa, spostandosi quindi verso la porta. Prima di uscire, getta un ultimo sguardo allo specchio. Solo in questo momento realizza di non essere solo.

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    Keenan sgrana gli occhi, mettendosi in posizione di difesa.

    Quill: Perciò, la hai ancora dentro di te.

    Quill abbozza un sorrisetto.

    Quill: La cosa per cui mi ero interessato a te. È ancora lì.

    Il sorrisetto si fa più largo.

    Quill: Cerchi solo di soffocarla.

    Keenan: No, per niente. Ti sbagli.

    Ma la figura cui Keenan sta rispondendo è cambiata.

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    FJH: Certo che c’è. Chiunque abbia guardato Homeland se n’è accorto.

    Akuma Fujihara porta alla bocca una sigaretta, traendo una boccata di fumo.

    FJH: Ne hai solo avuto paura.

    Akuma ridacchia.

    FJH: Mi chiedo quando tornerà a farsi vedere.

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    La figura nello specchio è cambiata di nuovo.

    ED: È mai stato in dubbio che l’avessi ancora dentro di te, Keenan?

    Elizabeth Duval incrocia le braccia davanti al petto.

    ED: Evidentemente è facile dimenticare quello che hai fatto a me e Kevin.



    KM: Tu mi hai portato via il futuro, Keenan.

    Kevin Manson abbassa gli occhi.

    KM: Ci pensi mai? Per anni non ho potuto rimettere piede in TWC.

    Lo Splatter Hand si passa una mano nei capelli.

    KM: E quando l’ho fatto, praticamente non avevo più una schiena.

    Manson scoppia a ridere, una risata amara.

    KM: Mi hai portato via persino il Dropkick.

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    EJ: Probabilmente è più facile così. Vivere con la coscienza a posto, dico.

    Eddie Jordan fa spallucce.

    EJ: Dimenticare le persone che hai minacciato di costringere al ritiro…

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    SGF: … attaccato a tradimento…

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    C.Drake: … pugnalato alle spalle.

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    D: Ma ne è valsa la pena, no? Tutto questo ha portato a qualcosa, giusto? Sei migliore adesso. Hai imparato la lezione e le cose hanno preso la piega giusta, o sbaglio?

    Damien scoppia in una risata sguaiata.

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    LS: In fondo, tutto questo è servito a fermarmi.

    Sannhet osserva Keenan, il suo volto è inespressivo.

    LS: Senza bisogno del Kȉ̷̠n̸̢̻̻̯͚͓̦̙̗̞̦̠̪͇͐̀̍͒̌g̵̨͌p̵̟̕i̷̼̊n̸̢̻̻̯͚͓̦̙̗̞̦̠̪͇͐̀̍͒̌.

    L’Enden piega leggermente il capo.

    LS: O forse quella è solo la storia che avevi costruito nella tua testa.

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    TM: E pensare che mi sono chiesto così tante volte se fossi al tuo livello.

    Travis Miller alza un sopracciglio.

    TM: Per ben tre anni.

    Lo scozzese scuote la testa.

    TM: Forse mi sarei dovuto chiedere l’opposto.

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    GM: L’elenco di persone che sei riuscito a deludere continua a crescere, vedo. Complimenti.

    Gregory Montoia scruta Keenan con i suoi occhi nocciola.

    GM: E tu avresti voluto essere come me.

    Gregory sbuffa.

    GM: Non hai mai avuto davvero la capacità di fare quel che va fatto, qualsiasi sia il prezzo.

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    VV: Nè la capacità di capire di cosa avessero davvero bisogno le persone attorno a te.

    Keenan: Tu eri l’ultima persona da cui me lo sarei aspettato.

    L’immagine di Viola Vixen nello specchio solleva un sopracciglio.

    Keenan: Mi sei stata vicino nei momenti in cui ho mostrato la parte peggiore di me.

    JK sospira.

    Keenan: E quando cercavo di fare qualcosa per rimediare ai miei errori, te ne sei andata.

    Lo sguardo di Viola Vixen è di sufficienza.

    VV: Questo dovrebbe farti capire molto.

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    Leon Black rimane in silenzio. Il suo sguardo è puntato su Keenan. Il suo giudizio è tutto in quello sguardo.

    Keenan: No, Leon. Non guardarmi così.

    Leon Black non distoglie lo sguardo.

    Keenan: Io non ti ho abbandonato.

    Silenzio.

    Keenan: Tu hai abbandonato me!

    La voce di Keenan è alterata.

    Keenan: In voi pensavo di aver trovato un… un… una famiglia.

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    Casey: Quindi sai cosa significa.

    Keenan: L’ho fatto per voi. Per voi, maledizione.

    Casey Keenan scuote la testa.

    Casey: Vuoi mentire persino a te stesso?



    VC: Non importa. Lo avresti abbandonato comunque, prima o poi.

    Vincent Cross, lo sguardo perso nel vuoto.

    VC: In fondo, è questo che significa cercare un rapporto con te. Rassegnarsi ad una relazione unidirezionale. Costringersi a gesti eclatanti per attirare la tua attenzione.

    Cross sospira.

    VC: E anche in quel caso, prima o poi lascerai andare.

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    Lance Murdock. Una bottiglia vuota di scotch in mano, le guance rigate di lacrime.

    LM:Anche quando sarà peggiore.

    Murdock abbassa lo sguardo.

    LM:Anche quando farà più male.

    Gli occhi di Keenan brillano di un luccichio insolito. La sua voce è un sussurro.

    Keenan: È quello che volevi. Partire senza più voltarti indietro. Lasciarti tutto alle spalle.

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    ELK:Quel che voleva, o quel che diceva di volere?

    Elektra Kellis. Pallida, persino più pallida del suo solito.

    ELK:Quello di cui aveva bisogno, o quello di cui diceva di aver bisogno?

    Lo sguardo della greca è severo.

    ELK:Confidavo in te, Jack. Ma immagino che vada sempre nello stesso modo, con te.

    La sua voce si fa più grave.

    ELK:Un passo avanti, due passi indietro.

    L’immagine nello specchio cambia.

    Quill: Un passo avanti, due passi indietro.

    FJH: Un passo avanti, due passi indietro.

    ED: Un passo avanti, due passi indietro.

    KM: Un passo avanti, due passi indietro.

    EJ: Un passo avanti, due passi indietro.

    SGF: Un passo avanti, due passi indietro.

    C.Drake: Un passo avanti, due passi indietro.

    D: Un passo avanti, due passi indietro.

    LS: Un passo avanti, due passi i̷̼̊n̸̢̻̻̯͚͓̦̙̗̞̦̠̪͇͐̀̍͒̌d̸̛͎i̸̫̐ẻ̵̗ţ̷͖̪̦̏̃͊͋͌́͐̒̅r̷̛̛̻͓̟̙̓͛̎̿͊̆̄̌̎͒̋̚o̷̥̤͍̬͙̩̺̯̥̜̼̪͂͛̌͒̓͌̃͋͜͜͝.

    TM: Un passo avanti, due passi indietro.

    GM: Un passo avanti, due passi indietro.

    VV: Un passo avanti, due passi indietro.

    Casey: Un passo avanti, due passi indietro.

    VC: Un passo avanti, due passi indietro.

    LM:Un passo avanti, due passi indietro.

    Una nuova figura compare nello specchio.

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    Jean Wilson è entrata nel bagno, in punta di piedi. A sua volta, indossa un paio di pantaloncini ed una maglietta. I suoi capelli sono scarmigliati, i suoi occhi socchiusi suggeriscono che si sia appena svegliata.

    JW: Ehi, tutto bene?

    La ragazza abbraccia Keenan da dietro. Sono soli nella stanza. Così come nello specchio, ora.

    JW: Mi è sembrato di sentirti urlare.

    Keenan chiude gli occhi, massaggiandosi le palpebre con una mano. Quindi, si volta verso l’infermiera, ricambiando l’abbraccio.

    Keenan: Perdonami, non avrei mai voluto svegliarti.

    JK bacia sulla fronte la Wilson.

    Keenan: Sono solo inciampato, tutto qui.

    Jean Wilson sbadiglia.

    JW: Va bene. Torni a letto?

    Keenan: Ancora un attimo, finisco e arrivo.

    La ragazza annuisce stancamente.

    Keenan: Scusami ancora.

    La risposta della Wilson si trasforma in un altro sbadiglio prima che si possa capire qualcosa. In ogni caso, la ragazza di Keenan esce dal bagno, lasciandolo da solo. Il Pain Deliverer inspira a fondo. I suoi occhi tornano a sollevarsi verso lo specchio. Non c’è nessuno a ricambiare il suo sguardo, se non sé stesso. JK scuote la testa. La sua espressione si fa più determinata.

    Keenan: Posso ancora fare qualcosa di buono.

    Keenan annuisce leggermente. Il volto del Keenan nello specchio si distende in un sorriso ironico.

    Keenan: Puoi?
  5. .

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    *MODIFICATO MATCH DI HOMELAND*



    La TWC ha annunciato che, dietro precisa richiesta di Jack Keenan, la stipulazione per l'incontro fra lo stesso Jack Keenan e Lukas Sannhet, previsto per Homeland, è stata modificata in No Holds Barred. Eventuali ulteriori aggiornamenti saranno puntualmente riportati sul sito.

    TWC.com
  6. .

    20/07/2021 - New York City


    Ben Roberts cammina per una rampa di scale.



    BR: Sono felice che tu sia riuscito a venire. So che è... difficile.

    Dietro di lui, Jack Keenan.

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    Keenan: Non posso negarlo.

    Keenan abbassa lo sguardo.

    Keenan: Lui come sta?

    Ben sospira.

    BR: Vincent sta... Lo vedrai con i tuoi stessi occhi. Mi ricorda quando è morta quell'altra ragazza...

    Keenan: Beverly.

    Silenzio.

    BR: Esatto.

    I due entrano attraverso una porta alla fine della rampa di scale negli appartamenti dove vivono i CBOs sopra il Pub Crossroads. Ben conduce Jack fino alla porta della stanza di Vincent Cross.

    BR: Non te lo avrei chiesto se non fossi... Beh, tu. Sai com'è.

    Keenan: Figurati, Ben. Non ti preoccupare

    Ben annuisce e si allontana. Jack apre la porta.



    Vincent Cross è seduto sul letto. Guarda verso la finestra, verso il paesaggio, con sguardo fisso. Sospira.

    VC: Ehi.

    Keenan: Ehi.

    Jack Keenan si avvicina all’amico, prendendo posto su una sedia di fronte a lui. Silenzio.

    VC: È sempre così, non è vero?

    Keenan sospira. Distoglie lo sguardo, per un istante, passandosi una mano sugli occhi.

    Keenan: Più passa il tempo, più sembra davvero di sì.

    Silenzio.

    VC: Sono... Non so neanche cosa dire.

    Silenzio.

    VC: Giornate così... non dovrebbero esiste.

    Cross scuote il capo, fissando il vuoto.

    VC: Non lo sopporto.

    Si porta le mani sulla faccia.

    VC: Per quel che vale...

    Cross sospira, guardando la finestra, poi Jack.

    VC: Sono felice che tu sia qui.

    Keenan: Lo stesso vale per me.

    Silenzio.

    VC: Sai...

    Cross si passa una mano sulla faccia. Sospira. Guarda Jack.

    VC: Sai dov'è sepolta?

    /-----------/



    Il loculo sembra rappresentare fedelmente quello che Lance Murdock ha sostenuto di desiderare. Lontano dai riflettori. In mezzo a una fila di lapidi uguali l’una all’altra o quasi, quella di Elektra Kellis si distingue solo per il nome e la fotografia, oltre che per un mazzo di rose viola depositate poco sotto l’iscrizione. Il cimitero, un semplice cimitero di quartiere, è praticamente deserto. Solo Vincent Cross e Jack Keenan stazionano davanti alla lapide di Elektra Kellis, a capo chino.

    VC: Sai? Non ho molto da dirti, Elektra, niente di significativo, niente che...

    Cross prova ad asciugarsi gli occhi.

    VC: Niente che potrebbe cambiare quello che è successo, quello che vedo davanti a me. Niente.

    Cross trattiene il respiro per un attimo, poi espira. Jack gli mette una mano sulla spalla.

    VC: Una volta hai distrutto una delle mie moto. Sì, me lo ricordo ancora. Sì, è una cosa che avrei voluto rinfacciarti anche quest'anno, se ne avessi avuto l'occasione, e... E tu e Lance avreste fatto una faccia infastidita, vi sareste messi a dire che sono un idiota, e avreste riso tra di voi, e tutto sarebbe stato meglio. Sarebbe stato tutto molto meglio.

    Cross si asciuga nuovamente gli occhi.

    VC: E sono un idiota a sentirmi così, a dannarmi su qualcosa su cui non avevo controllo, ma... Mi mancherete. Mi mancherete tanto. Mi mancherete tanto.

    Sospira.

    VC: Addio.

    Cross ricomincia a piangere. Abbraccia Keenan, che lo stringe a sé. Silenzio. Passa molto prima che Vincent Cross si stacchi. In silenzio, i due voltano le spalle alla tomba, per poi imboccare un vialetto polveroso, ricoperto di sassolini bianchi. È una bella giornata estiva. Dalla strada parallela arriva qualche grido di ragazzini. Probabilmente, nulla di questo sfiora Keenan, né Cross. I due raggiungono lentamente il termine del vialetto, spingendo un cancello leggermente arrugginito. Jack e Vincent si ritrovano sulla strada principale, quasi subito costretti a coprirsi gli occhi. Forse per il Sole, forse per altro. Si avvicinano ad una automobile, che si illumina. Vincent Cross apre la portiera del guidatore, girandosi poi verso Keenan.

    Keenan: Tieni duro, Vincent.

    JK sospira.

    Keenan: Ci vediamo presto.

    Silenzio.

    VC: A presto, Jack. Grazie.

    Senza aggiungere altro, Cross entra nell’automobile. La macchina esce dal parcheggio, allontanandosi quindi lungo la strada. Keenan la osserva sparire in una strada secondaria, in silenzio. Quindi, con un sospiro, si avvicina ad un’altra automobile, prendendo un paio di chiavi dalla tasca. Fa per aprirla. Si ferma. Il suo corpo sembra scosso da un singulto. Jack Keenan arretra, appoggiandosi al cancello del cimitero. Si siede su un muretto, vicino all’entrata. Inspira, espira a fondo, incassando la testa verso il mento. Raccoglie il cellulare da una tasca dei pantaloni, compone un numero.

    Keenan: Potresti raggiungermi?

    Keenan alza leggermente lo sguardo.

    Keenan: Sì, sono qui.

    /-----------/



    Siamo di nuovo davanti alla tomba di Elektra Kellis. Alle rose viola se ne sono aggiunte di bianche. Jack Keenan è seduto sull’erba, di fronte alla lapide. Non è solo.

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    Jean Wilson, a sua volta seduta per terra. I due rimangono in silenzio per un bel po’.

    Keenan: Sono molto belle.

    Jean Wilson annuisce leggermente. Volta il capo verso Keenan, il cui sguardo è ancora fisso dinanzi a sé.

    JW: Come sta Vincent?

    Keenan finalmente distoglie lo sguardo, girandosi verso la ragazza.

    Keenan: Lui… non bene, no. Naturalmente.

    Di nuovo, l’infermiera annuisce.

    JW: Non gli hai detto di… di...

    La ragazza non completa la frase, limitandosi a passarsi una mano sul ventre.

    Keenan: No, no.

    JK scuote la testa.

    Keenan: Spetta a Lance soltanto farlo.

    Keenan chiude gli occhi. I cerchi scuri che circondano le palpebre si fanno più evidenti.

    Keenan: E, in ogni caso, non avrebbe fatto altro che farlo stare peggio.

    JW: Certo.

    La ragazza si avvicina leggermente a Keenan.

    JW: E tu, come ti senti?

    Silenzio. Keenan torna a girarsi verso la lapide.

    Keenan: Io… non so, immagino…

    JK sospira, scuotendo la testa.

    Keenan: Suonerà profondamente egoista, ma oggi avrei voluto avere qui il primo Cross che ho conosciuto. Ostinato e maledettamente cocciuto. Pronto a sorreggermi, che lo chiedessi o no, a dirmi che questo momento sarebbe passato, che con il tempo avremmo superato tutto, che…

    Gli sguardi di Jack e Jean si incrociano.

    Keenan: Scusami, non dovrei nemmeno pensarlo. Non è per niente giusto da parte mia. È solo che…

    JK sposta ancora lo sguardo verso il loculo.

    Keenan: È solo che è tutto così improvviso… e assurdo… e…

    JW: Lo so.

    Jean Wilson stringe una mano di Keenan. I suoi occhi sono lucidi.

    JW: È incredibile.

    La testa di Keenan si sposta lentamente dall’alto verso il basso. Il suo sguardo si fa vacuo, come perso altrove. Solo un leggero tremolio tradisce il suo stato d’animo.

    Keenan: Sai… all’inizio davvero non la sopportavo. Mi ci è voluto parecchio per capirla ed apprezzarla.

    Per un istante, l’ombra di un sorriso sembra quasi passare sul volto di Keenan.

    Keenan: Inutile a dirsi, la cosa era reciproca.

    JK si passa una mano sul volto, massaggiandosi le tempie.

    Keenan: Penso sia la prima donna che io abbia colpito, su un ring e in generale.

    Keenan si guarda intorno.

    Keenan: Strana cosa da dirsi in un momento come questo, eh?

    Tra le lacrime, Jean Wilson riesce a sorridere.

    JW: Solo un po’.

    Keenan: Ricordo nitidamente quella notte. Ricordo ogni colpo sul suo collo. Era il suo punto debole, ne ero perfettamente consapevole.

    Lo sguardo di Keenan è vitreo.

    Keenan: È per via di quel collo che ha dovuto ritirarsi. E… i medici hanno detto che era troppo malmesso per sopportare quel colpo di frusta. Io… mi è capitato di chiedermi…

    È la stretta alla sua mano a riportarlo alla realtà

    JW: Jack Keenan.

    Il nativo di Atlanta si volta.

    JW: Non provarci.

    Nel volto di Jean Wilson c’è una fredda determinazione.

    JW: Non pensarci nemmeno.

    Silenzio.

    Keenan: Sì, hai ragione.

    Un sospiro.

    Keenan: Hai ragione.

    Cala di nuovo il silenzio.

    Keenan: Mi chiedo come sarà ricordata.

    Keenan alza gli occhi verso l’alto.

    Keenan: In generale. Da chi non l’ha conosciuta.

    JK scuote la testa.

    Keenan: Come una pagina di un albo d’oro? Come la ragazza che prendeva a ginocchiate chiunque le si parasse davanti? Come la wrestler costretta al ritiro per un collo troppo fragile?

    JK deglutisce.

    Keenan: Quanti ricorderanno i sacrifici che ha dovuto e saputo fare? Quanti ricorderanno ogni volta che si è dedicata anima e corpo alle persone che le stavano a cuore, senza mai chiedere nulla in cambio? Quanti ricorderanno come ha anteposto i sogni degli altri ai suoi?

    JW: Non importa quanti.

    Jean Wilson si sporge leggermente in avanti.

    JW: Importa chi.

    Jack Keenan rimane in silenzio. Annuisce.

    Keenan: Mi manca già.

    JW: Anche a me.

    Il nativo di Atlanta si rimette in piedi, seguito dalla ragazza.

    Keenan: Ciao, Elle.

    La coppia fa per incamminarsi in direzione dell’uscita. Tutto ad un tratto, Keenan afferra la mano della Wilson e la tira a sé, con gentilezza, rifugiandosi in un abbraccio. Come aggrappato ad un’ancora di salvezza, Keenan si abbandona tra le braccia di Jean Wilson, che gli accarezza gentilmente la nuca. I due rimangono in questa posizione a lungo, senza che nessuno spezzi l’abbraccio. Keenan chiude gli occhi cerchiati di nero. Li riapre. Ha un sussulto.

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    Keenan si irrigidisce. Jean non se ne accorge, o forse lo considera normale, in questo momento. Jack Keenan si scioglie dall’abbraccio, sbattendo le palpebre. La scritta sulla lapide è di nuovo normale. L’incisione vista fino a poco fa è tornata. Jean Wilson alza lo sguardo verso Keenan, lo prende per mano. I due si avviano nuovamente verso l’uscita del cimitero. Prima di superare il vialetto, però, Jack Keenan si volta di nuovo verso la lapide. I suoi occhi non sembrano cogliere nulla di strano. Digrigna i denti.

    Keenan: Sei finito, Sannhet.

    Poco più di un sussurro. Keenan stringe il pugno destro lungo il fianco.

    Keenan: Finito.
  7. .

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    Keenan: Assolutamente no, nessun problema. Figurati, capisco benissimo. Sarà per la prossima volta. Passate una buona serata.

    Jack Keenan allontana dall’orecchio il cellulare, interrompendo la chiamata.

    Keenan: Lance ed Elle non saranno dei nostri per stasera.

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    Jean Wilson, in cappottino leggero, distoglie lo sguardo dal placido traffico della serata newyorchese e si volta verso Keenan.

    JW: Non stanno bene?

    Keenan: No, no, tutto a posto. Semplicemente, è saltato fuori un impegno pregresso.

    JW: Capito.

    La ragazza fa spallucce, quindi prende a braccetto Keenan, quasi trascinandolo verso il suo lato del marciapiede.

    JW: Mi dispiace. Però non è male averti tutto per me, una volta tanto.

    JK ridacchia.

    Keenan: Sei consapevole che siamo a tanto così da una vera e propria convivenza, sì?

    JW: Sì, ma con Lance quel “tanto così” non c’è.

    Jean si avvicina ancora di più a Keenan.

    JW: E poi, detto tra noi, sono contenta di abbassare di una o due stelle lo standard del ristorante per la serata. Non sono convinta che abbiate capito che guadagno molto meno di voi.

    Keenan: Ed è una grande ingiustizia della nostra società.

    Le labbra di Keenan si piegano in un sorrisetto.

    Keenan: Dicevi di voler farmi provare da un po’ quel ristorante vicino a casa tua, giusto? È qui vicino?

    JW: Giusto dietro l’angolo.

    Senza dire altro, e senza preavviso, la ragazza stringe la presa sul braccio di Jack Keenan e inizia a trainarlo nella direzione indicata. Il nativo di Atlanta finge di opporre resistenza, ridacchiando.

    Keenan: Ehi, da dove tutta questa fretta? Quel posto non si muoverà nei prossimi 5 minuti.

    JW: Non voglio correre il rischio. Ho fame.

    Keenan: Non diminuirà facendo uno sprint con me aggrappato al tuo braccio.

    JW: Sei noioso.

    Keenan: L’ho sentito dire.

    La coppia supera l’angolo successivo, girando a destra su una via secondaria della Grande Mela, trovandosi praticamente subito davanti ad un piccolo ristorante con veranda verso l’esterno. Un cameriere all’entrata li accoglie, accompagnandoli ad un tavolo per due, illuminato da una piccola lampada a batteria, modellata in una forma particolare e longilinea. Il cameriere si allontana, lasciando i due soli al tavolo. Non sono passati tre secondi prima che Jack Keenan inizi a giocherellare con la lampada. Jean Wilson alza gli occhi al cielo.

    JW: Avvertimi quando hai finito.

    Keenan: Potrebbe volerci un po’.

    Keenan assume un’aria innocente, ma qualcosa, nello sguardo della propria ragazza, lo fa desistere. Con un gesto fintamente disinteressato, JK allontana la lampada.

    Keenan: Com’è andata al lavoro oggi?

    Jean Wilson fa spallucce.

    JW: Nessuno è morto. Tu?

    Keenan: Al momento il grosso dello staff è in Europa. Ma nessuno è morto, né qui, né lì.

    JW: Un’ottima giornata per entrambi, direi.

    Keenan: Sì, decisamente.

    JK allunga una mano, afferrando un menu.

    Keenan: Mi accennavi che qui la carne è molto buona?

    JW: Carne e pesce, in realtà.

    La ragazza, con un cenno del capo, indica un punto alle proprie spalle.

    JW: Se fossi in te, mi sbrigherei a decidere, comunque.

    Il cameriere visto poco fa torna ad avvicinarsi al tavolo occupato dalla coppia.

    Cameriere: Siete pronti ad ordinare?

    Jean Wilson incrocia lo sguardo di Keenan, che annuisce.

    JW: Sì, siamo pronti. Per me filetto di branzino al pepe rosa con contorno di insalata e pomodori.

    Il cameriere segna l’ordinazione su un taccuino.

    Cameriere: Molto bene, grazie. E per il signore?

    Keenan: Per me la tagliata di manzo con patate arrostite, grazie.

    Cameriere: Perfetto. Desidera la carne ben cotta o ȁ̴̦̱̯̝͒̽́̿̅̉̽̇l̶̟̓ s̷̺̽ȁ̴̦̱̯̝͒̽́̿̅̉̽̇n̸̢̻̻̯͚͓̦̙̗̞̦̠̪͇͐̀̍͒̌g̵̨͌ũ̴͖ȅ̷͔?

    La sedia di Keenan si allontana bruscamente dal tavolo. Gli occhi del Pain Deliverer si sgranano, guizzando verso i tavoli vicini, quindi da un angolo all’altro della strada. Una gamba di Keenan si sposta istintivamente verso l’esterno, pronta a scattare.

    Cameriere: Tutto bene, signore?

    Gli occhi di Keenan tornano a posarsi di fronte a sé. Il suo sguardo incrocia l’espressione perplessa del cameriere e quella preoccupata di Jean Wilson.

    Keenan: Io… io… sì, chiedo scusa. Alla fine credo proverò pure io il branzino, grazie mille.

    Il cameriere rimane immobile per un istante, squadrando il nativo di Atlanta. Quindi, volta le spalle al tavolo e rientra all’interno del ristorante – non prima di essersi girato un’altra volta a guardare Keenan.

    JW: Cos’era quello?

    Keenan: Niente, Jean, niente. Ero solo… sovrappensiero, ecco tutto.

    JW: Jack…

    Keenan: Tranquilla, Jean. Nulla di cui preoccuparti.

    La ragazza non pare convinta, ma rimane in silenzio, lasciandosi sfuggire un sospiro. Jack Keenan abbassa lo sguardo sulla propria mano. Pare sorpreso di trovarla ancora stretta attorno al coltello.

    (un po’ dopo)

    Ritroviamo Jack Keenan e Jean Wilson fuori dal ristorante, intenti a passeggiare per la New York notturna. La ragazza si guarda intorno, sorridendo.

    JW: Non ti manca tutto questo quando sei in giro per il mondo.

    Keenan posa i suoi occhi sulla Wilson, indicandola con un cenno del capo.

    Keenan: Non quanto mi manca questo.

    L’infermiera sorride.

    JW: Idiota.

    I due svoltano un angolo, girando verso sinistra.

    JW: Eccoci a casa. Vediamo dove ho messo le chiavi…

    La ragazza solleva la propria borsetta, frugandovi dentro. Ma lo sguardo di Keenan è stato attirato da tutt’altro.

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    Gregory Montoia è appoggiato con la schiena al muro di una casa, una gamba leggermente sollevata e piegata all’indietro, contro la parete. Keenan sgrana gli occhi.

    GM: Io ho rinunciato a tutto per affrontarlo.

    Lo sguardo di Montoia si punta su Keenan.

    GM: Tutto e tutti. Per settimane, mesi. Per proteggerli. Per metterli al sicuro da lui. E loro non erano civili.

    Con un cenno del capo, il leader dei Watchmen indica Jean Wilson.

    GM: Tu non potevi farlo nemmeno per qualche giorno.

    Montoia scuote la testa.

    GM: Non è mai stato in dubbio chi, fra noi, fosse l’uomo migliore.

    Jack Keenan sbatte rapidamente gli occhi. Come era comparso dal nulla, Gregory Montoia è improvvisamente svanito. Il punto cui era appoggiato è vuoto. Vuoto come, d’altra parte, è sempre stato. Keenan scuote la testa, incredulo. Jean Wilson solleva lo sguardo verso Keenan; davanti alla sua espressione, lo sposta nel punto che JK sta fissando. La ragazza aggrotta le sopracciglia.

    JW: Che succede?

    Keenan: Io credevo… no, nulla.

    Jean Wilson si avvicina a Keenan, accarezzandogli una guancia.

    JW: Jack, sei sicuro che vada tutto bene?

    Keenan: Sì, assolutamente...

    Jack Keenan si blocca. Il suo sguardo si è posato sulla cassetta postale della casa della sua ragazza.

    Jȅ̷͔ȁ̴̦̱̯̝͒̽́̿̅̉̽̇n̸̢̻̻̯͚͓̦̙̗̞̦̠̪͇͐̀̍͒̌ Wi̷̼̊l̶̟̓s̸̨̃o̵̮̅n̸̘͘



    JK resta a bocca aperta. Jean si volta nella direzione in cui sta guardando, ma non pare notare nulla. Torna a voltarsi verso il proprio ragazzo, ancora più confusa.

    JW: Jack…

    Keenan: Avevi ragione, Jean, non va tutto bene. Ho appena realizzato… che non sono certo di aver chiuso bene la porta di casa. Devo rientrare a controllare. So che avremmo dovuto stare da te stanotte, ma ti spiace un cambio di posto? Tanto vale stare lì.

    JW: Sì, certo. Anzi, andiamo subito, potrebbe essere già tardi.

    A passo svelto, la ragazza si avvia in direzione della macchina di Keenan, seguita dal nativo di Atlanta. Il quale si volta un ultimo momento verso la casa della Wilson, passandosi una mano sugli occhi. La scritta sulla cassetta postale è tornata assolutamente normale. Keenan si blocca per un istante, scuotendo la testa. I suoi pugni si stringono lungo i fianchi.
  8. .
    Boh io voglio fare la cosa banale e iniziare con il fare i complimenti a Wiz per star monopolizzando il Locker con i commenti a più o meno ogni cosa. Mi fai sentire un po’ una merda però davvero grazie Wizzo

    Kick-off
    - carina la chiacchiera tra gli Shibatas, la loro è una bella relazione. Vediamo un po’ se stavolta Alisa se ne è trovata uno normale
    - segmento con il Pandemonium al completo che è efficace nel mostrare le dinamiche di gruppo (alcune persino per la prima volta, ad esempio quella di RW KURAI) e nel darmi l’occasione di parlare subito di Pandemonium. Allora, non serve che ripeta che l’arco di Elizabeth Duval è stato uno degli archi narrativi più interessanti degli ultimi mesi e che questo mi dà fiducia per il Pandemonium; dall’altro lato, è difficile negare che, per quel che si è visto per il momento, la Duval sia il Pandemonium. Ora come ora, è lei a legare tutte le dinamiche tra le altre persone del gruppo. Il che non solo rinnega quel che stanno dicendo, aka il fatto che non c’è un leader in Pandemonium (che non è negativo, capiamoci), ma rende la stable un po’ fragile per un gruppo che ha appena debuttato. Imho, ci sono personaggi che forse sono “di troppo”, richiedendo a chi scrive il Pandemonium uno sforzo di caratterizzazione non necessario (penso a White KURAI e al tizio giapponese biondo di cui non ricordo il nome), ed altri le cui ragioni per la presenza nella stable non sono chiarissime (Miller e i Future Shock). A questo aggiungo che, dopo un debutto di un certo impatto, mi pare che abbiano fatto… pochino, nelle puntate successive? Non so. Per ora, un paio di riserve, ecco tutto – fermo restando che invece la Duval, Takuya e Ogre funzionano molto bene e a Mercer uno sviluppo in tal senso può fare moooolto bene (e vorrei vederlo più leader della formazione, man mano). Ah, disclaimer: tutto questo lo sto scrivendo a inizio commento, probabilmente da qua a fine PPV mi ricrederò
    - ho riso IRL e nemmeno poco
    - promo tra i Deckards che sono stato contento di leggere. Non solo perché è carino e funziona, ma anche perché il loro rapporto – così come Xander stesso – è stato un po’ “sacrificato” nelle ultime settimane e mi dispiace, considerando che XD esce giusto giusto dal momento in cui avrebbe dovuto raccogliere l’eredità di John Drive

    Kevin Manson vs Travis Miller
    Feud: lo dico subito, una delle migliori faide della Road to Alpha Horizon. Il Kevin Manson dell’ultimo periodo, sempre più in balia degli eventi, sempre più incapace di modificarli, sempre più lasciato in disparte dalle persone che ama, è una delle versioni più interessanti che Kevin abbia avuto nei suoi anni di TWC. Per quanto riguarda Travis, qualsiasi sfumatura, allineamento o sfaccettatura assuma, a seconda del periodo, riesce sempre a mantenere l’essenza di Travis. Fermo restando quel che ho detto prima, cioè che la spiegazione della sua presenza in Pandemonium (“sono qui per fare da chioccia”) mi sembra ancora un po’ debole. Su questo, diamo tempo al tempo; sul feud, again, bello
    Match: beh, il match non è che la naturale prosecuzione del feud, quindi non posso che ripetere quello che ho scritto sopra. La condizione di Manson e la sua lenta resa vengono raccontate impeccabilmente, con una narrazione che fa pensare alla possibilità di una ripresa, prima o poi, ma che non arriva mai. Il match inizia con Kevin con le spalle al muro (o al paletto) e finisce con Kevin con le spalle a terra, ma è come se il finale fosse lì già fin dall’inizio. Spietato e coerente. Un modo tanto atipico quanto efficace per dare il là ad un PPV

    Becky Deckard vs Alisa Drake
    Feud: questo PPV decide di partire subito con due degli incontri che hanno alle spalle i build-up più solidi, imho. Non che sia una novità la capacità di programmazione di Wiz (né di Muse, non prendertela ammale Mus, è solo che i piani trentasettennali di Wiz fanno più meme), ma qui siamo in presenza di un match del quale ho apprezzato la costruzione in ogni passaggio – ipertrofia di Samantha o no. Okay, dire che non c’è stato un segmento di troppo o non necessario sarebbe esagerare, però è sicuramente uno dei feud più “veri” che abbia letto in questa Road to Alpha Horizon, quindi kudos a entrambi
    Match: come sempre, prima le cose meno serie: 1) il moveset di Becky Deckard è proprio carino, nulla da dire; 2) non so se il passaggio, nel corso del match, da Queen Bee a Queen Bae fosse voluto, ma ho riso. Comunque, l’incontro è sostanzialmente da dividere in due: fermo restando che la storia si scriveva da sola, ho trovato che la prima fase facesse un po’ fatica ad accelerare – per poi farlo improvvisamente quando, senza fasi intermedie, si è arrivati alle prime near falls. Mi è parso sia mancato qualcosa nel mezzo, insomma. Poi, dalla prima New Me in poi, indicativamente, il match cambia decisamente marcia e diventa sempre più intenso e godibile, fino ad una fase finale molto convincente. Molto convincente anche perché riesce a portare avanti la storia, mettendo dei nuovi tasselli, e apprezzo molto che si continui. Ora vediamo se Alisa turna full-Chris o meno

    Elizabeth Duval vs Andy Moon
    Feud: allora, di Liz e del suo ultimo periodo ho già accennato, parlando di Pandemonium in generale. Quel che si può dire su Duval-Moon è che, purtroppo, ha avuto poco tempo e ancor meno segmenti a disposizione. Ha tirato fuori due cose piuttosto interessanti, però: il ritorno dei Midnight Hunters, bel momento; e il promo tra Liz e Andy (ft. Ogre), che imho è stato uno dei segmenti più efficaci dell’ultimo Indoor War e fooorse avrei voluto durasse un paio di scambi in più, perché si è interrotto proprio quando si stava entrando appieno nel personale, senza una vera risposta della Duval
    Match: devo ancora trovare una wrestler femminile che non abbia almeno un soprannome comprendente la parola “Queen”. Questo match, oltre ad essere molto piacevole e scorrevole, è davvero efficace nel raccontare la storia che si propone di narrare. Una storia semplice, per carità, ma funzionale: funzionale a Liz per il suo nuovo ruolo (nonostante non la faccia lookare super strong – ma forse non ne aveva troppo bisogno); funzionale a Ogre, che acquista altri punti interesse nel corso del match. E funzionale, molto funzionale a Andy, che fornisce una prestazione da highlander, si mostra capace di gestire sempre i ritmi dell’incontro, di adattare la propria tecnica all’avversario che gli si para davanti (submissions e mat wrestling contro Liz, brawl con Ogre…), ma alla fine non riesce nella missione impossibile che si era posto ed è giusto così. E funzionale anche a White KURAI… no, okay, lui è lì solo per farsi menare. Resto convinto che se domani mattina si ritrova fuori da Pandemonium faccio colazione lo stesso

    Viola Vixen vs Yidhra
    Feud: mi viene da dire il miglior prodotto della premiata ditta Cap-Scav in questa Road to AH. Nulla di trascendentale (né doveva esserlo), ma è una faida lineare, con il pregio di dare buon rilievo a Yidhra (in generale, uno dei personaggi che mi aspetto in crescita costante nel 2021). Plus, Viola è sempre un plus, e le sue strategie di provocazione su Yidhra/Aartsen – che rappresentano circa il 95% della sua attività durante il feud – funzionano
    Match: “A quanto pare vedremo zero effettivo wrestling in questo match” ed effettivamente non ci andiamo lontani. La sfida diventa più una competizione a chi riesce a trovare l’arma più anticonvenzionale sotto il ring, effettivamente. Tra parentesi, complimenti agli addetti della produzione che sono riusciti a stipare tutta quella roba là sotto, professionalità a palate. Peeeeer il resto, l’incontro è fondamentalmente il parco giochi della famiglia Manson, ci sono tanti spot da mani nei capelli (quello del taglierino IRL penso sarebbe la cosa più pericolosa mai vista su un ring, New Jack compreso) e il match è così malato da fare il giro e diventare entertaining per poi rifare il giro e tornare malato. Mi limito a dire che speravo quasi in una affermazione di prestigio per Yidhra, considerando che Viola non aveva bisogno della vittoria, ma il finale ci sta comunque. Eeee ora torniamo TV-PG plz

    Ecstasy of Gold vs Cloud☆Chasers!
    Match mio, quindi nulla da dire se non i complimenti ai miei compagni di Road to AH perché sono stati tutti in grandissimo spolvero (e menzione a margine per il buon Rivo, che a Indoor War #124 è stato in forma come raramente l’ho visto in TWC). L’incontro è penso il tag team match che più mi son divertito a scrivere in TWC, e in generale sono molto soddisfatto di come è proseguita la storia (in ed extra TWC) da dicembre a questa parte. Mi è parso di capire da alcuni commenti che in realtà alcuni passaggi sono più chiari nella mia testa che fuori (come normale), maaaaa se rispondo ora non finirò mai di commentare questo PPV, quindi andiamo oltre

    Imogen Forsythe vs Benjamin Walker
    Feud: ecco, qui un po’ mi spiace. In primis perché il (secondo) debutto di Imogen e la sua sfida a Manson, nella prima puntata dell’anno, era stato un segmento davvero di grande impatto. Purtroppo, dopo quello, mi è parso che il personaggio sia stato un po’ accantonato (e il fatto che il match sia andato in taping non è un buon sintomo). A questo aggiungo che mi sarebbe piaciuto rimanesse un certo alone di mister sul Face Collector, e invece il suo spiegone sulle sue capacità (ammesso che abbia detto la verità) ha eliminato questa componente e “formalizzato” il personaggio, imho. Anche Walker avrebbe beneficiato di una attenzione maggiore in queste settimane, e in generale penso che questo feud avrebbe potuto fare bene ad entrambi per un lavoro di approfondimento – che, invece, è mancato, e a memoria mi sembra non si sia andati oltre all’idea di “sfida tra cacciatori”. Peccato
    Match: peccato anche perché il match è carino. Non un candidato a MOTN, okay, ma non aveva l’ambizione di esserlo. Spiace per la sconfitta di Walker, ma è una sconfitta che ci sta, e il match riesce a sottolineare il suo stile cinico ed efficace sul ring. Plus, faccia bonus per Imogen. A proposito, ricordo male io o ne aveva già 3 nel repertorio? In tal caso, non capisco perché usarne solo 2. Carine le citazioni ai WoW (forse da Lando me ne sarei aspettate anche più) e match che riesce ad essere godibile e leggero – insomma, quel che serve come pre-ME

    Alice Angel vs Megumi Shibata
    Feud: premessa #1, la vittoria del titolo di Alice è il segmento più bello della Road to Alpha Horizon. Premessa #2, la Alice Angel (tornata) campionessa femminile è la sua versione più pronta e matura. Ecco, con queste due premesse, il fatto di arrivare al Main Event di questa serata con una avversaria che non venga percepita come sfidante di transizione in vista di WoC è un grande successo. Perché Megumi ha avuto un grande impatto, in pochissimo tempo, sulla TWC, tanto sul ring (Ultimate Warfare) che fuori, aprendo non poche dinamiche interessanti nel giro di poche settimane. Il tempo a disposizione per il feud delle due non è stato tantissimo, e un confronto in più non avrebbe guastato (specie visto il numero medio di segmenti a puntata avuti da Alice), ma comunque una faida efficace. Nota a margine (e imhoismo puro), dal confronto al microfono tra le due ne è uscita “vincitrice” Megumi. Non semplice
    Match: dallo scontro dello entrate, invece, esce nettamente vincitrice Alice. Il match doveva essere MOTN e MOTN è stato, diciamolo subito e ci togliamo il pensiero. Push GROSSO GROSSO per Megumi, cosa di cui sono molto contento, ed ennesimo scossone per una Alice che davvero non ricordo un periodo, in TWC, in cui sia stata in una fase di transizione e scarso interesse. Ho apprezzato che l’incontro non abbia seguito un canovaccio face-heel classico, bensì entrambe siano entrate nell’incontro con un piano d’azione preciso e non abbiano mai completamente perso il controllo sullo stesso. Detto tutto questo, forse è uscito un po’ lunghetto. Intendiamoci, bisognava sellare i 58 minuti di match, giusto, ma mi è parso che, per farlo, si sia diluito leggermente troppo lo spazio tra gli spot chiave dell’incontro (notevoli davvero l’abbraccio di Megumi ad Alice, le citazioni agli altri membri della divisione, il kick-out all’uno sulla Violet’s Song e, soprattutto, il crollo finale della Angel). Almeno, personalmente parlando sono arrivato davvero stanco alla fine (sarà anche l’effetto Night 1, certo) e questo me lo ha reso leggermente più pesante. Poi, oh, ripeto, sicuro MOTN
    [nota a parte: “qualcuno evidentemente ha fatto i compiti a caso” uno dei typo più divertente che mi sia capitato di leggere ultimamente]

    Fallout:
    - Rivo sgamato da Wiz
    - uh, questo lo commento insieme al segmento di News – che, per inciso, ho letto prima di leggere la Night 1, con spoiler annessi. Era abbastanza scontato che non fosse stata Becky ad attaccare Alisa, bello che la responsabilità vada su Lexa. Che, se conosco abbastanza Wiz, nasconde qualcosa. Si vedrà alla Night 2 – che, sempre per inciso, devo ancora leggere
    - Alice ha decisamente bisogno di un abbraccio. Qualcuno la abbracci, pls

    Ooooookay, è stato un lavoraccio ma anche questo PPV lo abbiamo commentato ahahah ah no c’è ancora la Night 2 ahahahaha okay ragazzi giuro che commento anche quella ma non trattenete il fiato, spero di farcela pre-IW prossimo bacioni
  9. .
    Inquadratura fissa su una strada secondaria, in un quartiere residenziale, illuminato a notte. Nessuno nei dintorni. Una automobile accosta al marciapiede, quasi silenziosamente, come spaventata all’idea di turbare la pace notturna. I suoi fari si spengono, una portiera si apre, con rumore altrettanto attutito.

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    Jack Keenan chiude la portiera dietro di sé. Il Pain Deliverer tira fuori dalla tasca il proprio cellulare, digita qualcosa. Lo schermo del telefono torna a spegnersi, e Keenan lo lascia scivolare nuovamente nella giacca. Il nativo di Atlanta inspira a pieni polmoni l’aria frizzante della New York notturna. Chiude gli occhi. Li riapre quando, tutto ad un tratto, una porta si spalanca di fronte a lui.

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    Jean Wilson, in giacca e pantaloni della tuta, esce dal condominio. I suoi capelli sono leggermente spettinati. La ragazza sbadiglia, poi sorride, prima di scambiare un rapido bacio con Keenan.

    Keenan: Mi dispiace per l’ora.

    JW Ti direi che non devi scusarti, ma temo che “sono stanca perché ho dovuto aspettare che il mio ragazzo finisse di picchiare un paio di amici” non sia esattamente quel che il mio capo vorrà sentire, domani.

    La ragazza sorride di nuovo.

    JW Allora, come è andata?

    Keenan: Bene. Meglio del previsto.

    Jean Wilson solleva leggermente un sopracciglio.

    JW Significa che troverò in reparto Randy con mandibola e mascella invertite di posizione?

    JK ridacchia.

    Keenan: Suvvia, non ho detto molto meglio del previsto.

    JW È… un sollievo, immagino?

    Keenan ride di nuovo.

    Keenan: Non ti preoccupare. Abbiamo vinto e tutti stanno bene. Insomma, bene quanto si possa stare dopo 30 minuti di incontro. Ma non è questo il punto. Non sarei qui a tenerti sveglia solo per poterti raccontare come è andata.

    JW Questo è sorprendente, sì. Per cosa, allora?

    JK rimane in silenzio per un istante.

    Keenan: Sbagliavo, con Randy.

    JW E naturalmente quando ero io a dirlo la questione non si poneva nemm...

    Keenan: … e sbagliavo con te.

    Jean Wilson sospira.

    JW Ti prego, Jack, non ricominciare...

    Keenan: No, aspetta, per favore. Sbagliavo con te, come con Lance, come un po’ con tutti, in realtà.

    Keenan scuote la testa.

    Keenan: Sbagliavo con me, è questo il punto.

    Il Pain Deliverer si schiarisce leggermente la voce.

    Keenan: Durante l’incontro di stasera, ho realizzato... qualcosa. Qualcosa che stavo negando a me stesso da un bel po’.

    Jack Keenan rimane in silenzio un istante, come a cercare le parole giuste.

    Keenan: Da tanto tempo, quel che faccio… non riuscivo più a trovarci una fonte di entusiasmo. Tutto quel che vedevo davanti a me, negli ultimi mesi, era lavoro. Dovere. Responsabilità. E, non fraintendermi, quella responsabilità c’è e deve esserci. Dico solo che da molto non mi divertivo più nel fare quello che faccio.

    JK sospira.

    Keenan: Andavo avanti automaticamente, perchè sentivo di doverlo fare. Di avere un debito da pagare. E credo di avere usato questa idea come una specie di scudo. Per ripararmi dalle delusioni, dai rifiuti, dal senso di impotenza di fronte a molte situazioni. Mi è già successo, in passato. Lasciare da parte ogni emozione, schermandola con un obiettivo. Uno scopo. Una missione.

    Nuova, breve pausa.

    Keenan: Mi ero ripromesso che non sarebbe accaduto. Che non sarebbe potuto accadere. E, tuttavia, è successo di nuovo. Fino a stasera. Stasera, mentre ero su quel ring, nei momenti finali di quel match… tutto è sparito. Sono tornato a divertirmi. E ho capito che ero tornato quell’uomo, e che non posso scappare da me stesso… da solo. Che avrò sempre bisogno del supporto di qualcuno, probabilmente.

    Il silenzio che segue è quasi amaro, ma il sorriso di Keenan si distende ancora di più.

    Keenan: Avrò sempre bisogno di qualcuno. Ma non voglio che sia un semplice “qualcuno”. E non voglio che sia per questa ragione.

    Gli occhi di Keenan sembrano lucidi, alla luce fioca del lampione.

    Keenan: Quello che voglio dirti – e per cui ti sto tenendo sveglia – è che non voglio stare con te perché ti vedo come un’ancora di salvezza.

    La Wilson inarca leggermente un sopracciglio.

    JW Mi vedi come un’ancora di salvezza? Dovrebbe essere… un complimento? O, non so, la base di una relazione sana, o...

    Inaspettatamente, Keenan scoppia a ridere.

    Keenan: Un giorno questa mia bocca sarà la mia rovina. Ma, ti prego, lasciami finire.

    JK prende una mano della ragazza.

    Keenan: Non voglio stare con te perché ti vedo… perché una minima, autodistruttiva parte di me ti vede come un’ancora di salvezza, Jean.

    Il sorriso di Keenan quasi vacilla, prima di aprirsi ancora di più.

    Keenan: Voglio stare con te perchè ti amo.

    Jean Wilson fa un piccolo passo indietro. Rimane in silenzio, per un istante. Forse le è entrato qualcosa in un occhio.

    JW Sei un idiota, lo sai?

    La voce della ragazza è tremolante. Forse anche a Keenan è entrato qualcosa in un occhio.

    Keenan: Lo so.

    Jean Wilson scuote la testa.

    JW Ti amo anch’io.

    Jean Wilson scoppia in una risatina, come se settimane di tensione fossero sparite in una bolla.

    JW Ti amo anch’io.

    La distanza tra i due torna a riempirsi. Jack Keenan e Jean Wilson si abbracciano, nel silenzio della notte. E non si staccano più.
  10. .

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    Gocce di pioggia ruscellano contro una finestra, producendo una rete di sottili fili che corrono verso il basso. Il mondo esterno è avvolto nel grigio, illuminato dagli occasionali fari di qualche veicolo. Lo possiamo osservare dall’interno di una casa illuminata a sera, in compagnia di una figura conosciuta.

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    Seduto su una poltrona girata verso la finestra, Jack Keenan osserva il paesaggio – almeno, fino a dove la pioggia lo consente. Il Pain Deliverer indossa una camicia grigia leggera, le maniche arrotolate ai gomiti. JK sembra completamente assorto, lo sguardo perso oltre il vetro. Tanto da accorgersi a malapena della figura che entra in scena.

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    Jean Wilson si siede su un’altra poltrona, a fianco di quella su cui si trova Keenan. Nelle mani ha due tazze fumanti: ne porge una a Keenan, che solo ora pare riscuotersi e si volta verso la ragazza, prendendo la propria tazza.

    Keenan: Grazie.

    Keenan sorride, soffia leggermente sulla tazza, cercando di raffreddare il liquido all’interno.

    JW Un penny per i tuoi pensieri?

    JK solleva leggermente un sopracciglio.

    Keenan: Se intendi “soffia sul tè prima di procurarti un’ustione di secondo grado alla lingua e costringere Jean a lavorare fuori orario”… beh, più o meno questo.

    JW Non adesso, scemo.

    Keenan si volta di nuovo verso la finestra, per un istante.

    Keenan: Niente.

    E’ il turno di Jean Wilson di sollevare un sopracciglio.

    JW Niente?

    Keenan: Niente, davvero.

    L’infermiera non dice una parola: si limita a continuare ad osservare Keenan con un sopracciglio alzato, finchè JK non è costretto a voltarsi. Il nativo di Atlanta alza leggermente gli occhi al soffitto.

    Keenan: Giuro, Jean, niente di importante. Sto solo pensando ancora a quel ragazzo.

    JW Se fossi gelosa, la cosa inizierebbe a preoccuparmi.

    La Wilson sospira.

    JW E, te lo ripeto, dubito gli farebbe piacere essere chiamato “quel ragazzo”.

    Keenan: Non è nulla più di quel che si è mostrato un paio di settimane fa.

    Leggero sbuffo di Jean Wilson, quasi giocoso.

    JW Non ho mai visto un incontro di wrestling, ma ormai questo saprei ricrearlo a mente, da quante volte l’ho sentito.

    Sbuffo di Jack Keenan, meno giocoso.

    Keenan: Un momento cerca di ricreare un match che è solo nella sua testa e di darsi un tono, quello successivo comincia a rendere uno scherzo tutto quello che sta facendo. Riuscendoci in pieno. E, non contento, si ripete anche al momento di annunciare la stipulazione per il prossimo incontro – e Dio solo sa quale assurdità sceglierà.

    JK beve un sorso di tè, scuotendo la testa.

    Keenan: Okay, lo so, è stupido, ma… se nel tuo reparto arrivasse qualcuno di nuovo e tutto quel che facesse non fosse altro che ridicolizzare e minacciare tutto il lavoro che avete fatto finora, cosa faresti?

    JW Beh, innanzitutto cercherei di insegnargli, invece di lamentarmene e basta.

    Keenan: E se questo qualcuno facesse il tuo lavoro da anni? Non dovrebbe aver imparato ormai da tempo?

    JW Ogni reparto ha le sue peculiarità, un nuovo arrivato avrebbe sempre bisogno di imparare.

    Keenan: … okay, ammetto di non essere sempre bravo quanto penso con le metafore.

    JK si spinge leggermente all’indietro con la schiena, sprofondando nella poltrona.

    Keenan: Forse non ce l’ho nemmeno tanto con lui, quanto con me.

    Keenan beve un altro sorso dalla propria tazza.

    Keenan: Tutto questo… era anche per trovare qualcuno pronto a continuare il nostro lavoro sulla divisione di coppia insieme a noi. E avevo puntato piuttosto forte su quei due, davvero. Ora, dopo quel che è successo un paio di settimane fa… non so, mi chiedo se non sia stato un altro errore.

    JK sospira.

    JW Stai parlando di solo uno dei due, però.

    Keenan rimane in silenzio per un attimo, passandosi una mano nella barba, tagliata corta.

    Keenan: Sì, hai ragione. Lei… è a posto, ti direi. Molto più che a posto, in realtà. Ha sconfitto Lance, non è andata lontano dallo sconfiggere me, nonostante un braccio in meno e un incontro in più alle spalle. Se solo prendesse più spesso per l’orecchio Randy, potrebbe andare molto più lontano.

    Jean Wilson ridacchia.

    JW Forse dovrei davvero essere gelosa.

    Keenan: I capelli rosa non sono mai stati il mio genere, onestamente.

    JW Dovrò disdire l’appuntamento dal parrucchiere, allora.

    Keenan: Sarei davvero curioso di sentire il commento del primario Reid al nuovo colore.

    Jack Keenan, ridacchiando per la prima volta negli ultimi minuti, si alza, appoggiando le braccia al davanzale e avvicinandosi ancora di più alla finestra.

    JW Forse stai chiedendo troppo a questo Randy.

    Keenan: Non è nulla che non chieda anche a me.

    JW Appunto.

    Jean Wilson si alza a propria volta, raggiungendo Keenan davanti alla finestra e appoggiando la propria mano su quella del nativo di Atlanta.

    JW Chi dice che abbia bisogno di quel tipo di responsabilità?

    La ragazza si sporge leggermente in avanti, per guardare negli occhi Keenan.

    JW Chi dice che ne abbia bisogno tu?

    Ancora nessuna risposta da Keenan, che si limita a scrutare fuori dalla finestra.

    JW Forse dovresti solo pensare a goderti il viaggio.

    JK ridacchia leggermente.

    Keenan: Non so nemmeno se mi ricordi come si faccia.

    JW Per quale ragione farsi picchiare ogni due settimane se la cosa nemmeno ti diverte più?

    Keenan sospira.

    Keenan: Ce ne sono più di un paio.

    I due rimangono in silenzio per qualche secondo.

    JW Va bene, mi arrendo, credi pure quello che vuoi. Ma, se questo Randy riuscirà a mostrarti qualcosa, è che non puoi imporre agli altri di fare lo stesso.

    La ragazza avvolge un braccio attorno al fianco di Keenan, per poi abbracciarlo da dietro.

    JW Nè impedire loro di chiedersi se possono fare qualcosa per te, e cosa.

    Keenan: Jean...

    JW Lo so, Jack. Lo so. Fai fatica a fidarti, lo so, ma...

    Keenan si volta verso la Wilson.

    Keenan: Jean, c’è una sola persona in questa stanza di cui faccia fatica a fidarmi. E non sei tu.

    JW Jack, ne abbiamo già parlato.

    Keenan: Esatto, ne abbiamo già parlato.

    Keenan tira a sé la ragazza, abbracciandola leggermente. Torna il silenzio nella stanza, ma solo per qualche secondo. Quando i due si staccano, JK torna a parlare.

    Keenan: Comunque, c’è una cosa che potresti effettivamente fare per me. Se ti va, naturalmente.

    JK si guarda attorno, con aria sospettosa. La Wilson appare confusa.

    JW Che succede?

    Keenan: Scusa, dopo una frase simile mi aspetto sempre un commento di Samantha Hart.

    JW Samantha Hart?

    Keenan: Un altro aspetto del mio ambiente di lavoro che non vuoi approfondire.

    JW Ehm… okay. In ogni caso, certo, di cosa si tratterebbe?

    JK esita per un secondo.

    Keenan: Potresti venire a cena con me.

    Jean Wilson alza un sopracciglio.

    JW Uh. Sì, certo.

    La ragazza fa spallucce.

    JW Onestamente, mi sarei aspettata qualcosa di ben più preoccupante.

    Il viso di Keenan si piega in un sorrisetto.

    Keenan: Aspetta a dirlo.
  11. .

    Just another Winter story – Appendix #2



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    Un appartamento semplice, arredato con gusto moderno, illuminato a giorno. Proprio la luce pomeridiana, prima ancora dell’orologio appeso alla parete, suggerisce l’orario. C’è silenzio nella casa, tutto sembra immobile. Le immagini si spostano dalla cucina ad un soggiorno piccolo e pulito. Sul divano, in pelle bianca, è seduta una figura femminile.

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    Jean Wilson, in maglioncino azzurro e pantaloni della tuta, è intenta a leggere un libro. L’immagine non ci consente di leggere il titolo scritto sulla copertina. Immersa nella lettura, per poco la ragazza non si accorge del suono del campanello. L’infermiera sistema un segnalibro nella pagina cui era arrivata ed appoggia il volume su un piccolo mobile, quindi si dirige all’entrata. Seguiamo la ragazza superare il corto corridoio e accostarsi allo spioncino, per controllare chi sia sull’uscio. I suoi lineamenti si induriscono, le sue labbra si stringono. Jean Wilson si ferma per un istante sul posto, come indecisa sul da farsi. Quindi sospira, aprendo la porta e mostrandoci chi stia aspettando all’entrata.

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    Jack Keenan indossa una giacca scura sopra una camicia grigia, il suo pantalone avorio è piuttosto elegante. In una mano, il nativo di Atlanta ha una borsa piuttosto ingombrante ed apparentemente pesante, ma ciò non sembra metterlo in difficoltà. Almeno, non quanto mantenere un sorriso stirato sul volto.

    Keenan: Ciao, Jean.

    JW Jack.

    Keenan: Sono venuto qui per scusarmi. Per l’altra sera.

    Keenan rimane in silenzio solo un istante, non lasciando alla ragazza il tempo di intervenire.

    Keenan: Sono consapevole di essere fuori tempo massimo, non ti preoccupare.

    JW Bene, l’importante è che tu lo sappia.

    Se queste parole sono un colpo per Keenan, lo incassa senza tradire alcunchè.

    Keenan: Ci tengo comunque a ripeterti che quel che ho detto era ed è vero. E non ha nulla a che vedere con te. Non ti ho mai mentito su nulla, Jean. Né ho mai voluto farti male.

    Keenan sospira.

    Keenan: In ogni caso, non è più rilevante, ora.

    JK si schiarisce leggermente la voce.

    Keenan: Comunque, non è per questo che sono qui. Non solo, almeno. Non ti ho mai ringraziato abbastanza per tutto quello che hai fatto per me, con quel mio amico.

    JW Questo non è vero, Jack.

    Keenan scuote la testa.

    Keenan: No, lo è. Credimi, è così.

    JK solleva leggermente la borsa che tiene nella destra, da cui sentiamo provenire un leggero tintinnio.

    Keenan: Vorrei rimediare almeno a questo.

    JW Jack, dico sul serio, non è necessario.

    Keenan: Jean…

    Keenan si interrompe di colpo, come alla ricerca delle parole giuste. Quando torna a parlare, il suo tono è più basso, quasi dimesso.

    Keenan: Per favore.

    Tocca alla ragazza rimanere in silenzio per qualche istante. Alla fine, annuisce.

    JW Va bene. Lasciala pure dentro.

    Jean Wilson si fa leggermente da parte, lasciando entrare Keenan in casa. Il nativo di Atlanta attraversa la porta e si ritrova nel corridoio d’entrata. Alle sue spalle, la porta non si chiude. JK muove qualche passo, quasi incerto, guardandosi intorno. Fa per appoggiare la borsa a terra, a fianco della porta che conduce ad una cucina – almeno, in base a quanto l’inquadratura ci permetta di vedere – quando il suo sguardo viene catturato da qualcos’altro. Di fronte a lui, all’imboccatura di un piccolo studio, un pianoforte a muro. Nero lucido, un panno scuro a coprire i tasti. Jack Keenan si blocca a pochi passi dallo strumento. Jean Wilson rimane immobile ad osservarlo, un sopracciglio leggermente alzato.

    Keenan: Immagino sia tardi per quella promessa, no?

    La telecamera torna su Jean Wilson. Per qualche istante, la ragazza pare combattuta.

    JW Non faccio mai promesse che non posso mantenere.

    Per la prima volta da quando è entrato, Keenan si gira verso la ragazza, che chiude la porta d’entrata.

    JW Un pezzo. Quello ti avevo promesso, quello avrai.

    Senza dire altro, l’infermiera con un cenno della mano invita Keenan a spostarsi. Invito che il wrestler accoglie rapidamente, entrando nel piccolo studio e prendendo posto su una sedia, in un angolo. La borsa che porta con sé viene appoggiata a terra, di nuovo con un tintinnio. Jean Wilson solleva la copertura dai tasti del pianoforte e prende posto davanti allo strumento. Dal proprio cellulare, la ragazza fa partire una base strumentale, che un paio di piccole casse iniziano a diffondere. Quindi, appoggia le dita sul piano, alza e abbassa leggermente il piede a terra, e comincia a suonare.



    Le dita della ragazza danzano sui tasti neri e bianchi, riempiendo l’aria, sovrapponendosi al suono diffuso dalle casse. Non c’è spartito, ma Jean Wilson suona il pezzo a memoria, senza esitazioni, senza errori. Pianoforte e violino registrato si inseguono, si rincorrono, si uniscono. Jean Wilson chiude gli occhi, le sue sopracciglia si alzano e si abbassano come piccoli direttori d’orchestra. Passa almeno una decina di secondi prima che la ragazza li riapra e, per la prima volta da quando ha iniziato a suonare, incroci rapidamente gli occhi di Keenan… nei quali qualcosa sta luccicando. Jean Wilson smette di suonare, solo la base strumentale prosegue.

    JW Jack… tutto bene?

    Keenan non risponde subito. I suoi occhi, ancora lucidi, si abbassano sulla borsa che ha portato con sé. Dall’impugnatura della stessa spunta il collo di una bottiglia di vino.

    Keenan: Quella sera non te l’ho detto… quel mio amico mi ha rimandato tutto quel che gli avevi portato, sai?

    JK ha una scrollata di spalle.

    Keenan: Dopo tutto quel che hai fatto, mi sembrava il minimo ringraziamento lasciarle a te. Puoi farne quel che vuoi, non mi interessa. Sarà sempre meglio che abbandonarle in qualche angolo di casa mia.

    Keenan alza di nuovo lo sguardo verso la ragazza, che ha voltato le spalle al piano e sta guardando lui.

    Keenan: Te l’avevo detto, no? Ogni volta che una persona si avvicina a me, dopo un po’ se ne pente.

    Inaspettatamente, Keenan ridacchia.

    Keenan: Non che tu avessi bisogno di una nuova prova della cosa, certo.

    JK si zittisce. I due rimangono in silenzio per qualche istante, lasciando spazio alla musica.

    JW Di cosa sei alla ricerca, Jack?

    Jack Keenan sembra doverci pensare un istante.

    Keenan: Non lo so, Jean.

    JK sospira.

    Keenan: Di non sentire il peso della responsabilità sulle mie spalle per qualche minuto, forse. Di provare la sensazione di aver fatto la cosa giusta senza che tutto vada a puttane dopo. Di serenità. Di un senso di appartenenza. Di un senso di famiglia.

    Keenan sbuffa leggermente.

    Keenan: Forse molto meno di questo, forse molto più. Non lo so.

    Di nuovo, il silenzio. Di nuovo, le note del violino.

    JW E perchè sei qui?

    Per la seconda volta, inaspettata come la prima, risuona una risatina secca di Keenan.

    Keenan: Scusami, scusami. Stavo pensando ad una persona che, una settimana fa, mi ha detto che non c’è nulla di male nel fare quello che ci va.

    JK scuote la testa.

    Keenan: Non so rispondere neanche a questo, Jean. Mi spiace.

    Keenan sospira. Il suo sguardo incrocia quello di Jean Wilson.

    Keenan: Sembrava semplicemente il posto giusto in cui cercare.

    Il violino aumenta d’intensità, poi cala improvvisamente. Jean Wilson osserva Jack Keenan, un’espressione imperscrutabile dipinta sul volto. Inaspettatamente, scuote la testa.

    JW So già che me ne pentirò.

    Keenan: Cosa inten…

    Jean Wilson si alza dalla sedia e si avvicina a Keenan, chiudendo le proprie labbra sulle sue prima che possa finire la domanda. Gli occhi di Keenan si spalancano. Il violino va pian piano spegnendosi, le ultime note si diffondono nell’aria. Jack Keenan solleva piano le proprie braccia verso la ragazza, come per allontanarla da sé… ma cinge i suoi fianchi, rispondendo al bacio. I suoi occhi si chiudono, ancora lucidi. Le mani di Jean Wilson gli accarezzano la nuca. Il pezzo termina, la musica si spegne. Resta il silenzio. E i due, nelle braccia l’uno dell’altra.
  12. .

    Just another Winter story – Appendix



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    20 punti. Una freccetta centra il primo spicchio del bersaglio, perpendicolare al centro, distante pochi centimetri. Sul tabellone sovrastante, il punteggio passa da 248 a 268. Le luci del bersaglio si spengono e riaccendono, indicando il passaggio di turno. Una figura entra nell’inquadratura, di spalle, per raccogliere le tre freccette conficcate nel bersaglio, a poca distanza l’una dall’altra. L’uomo si volta per tornare al proprio posto, finalmente riusciamo a vederlo in volto.

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    Il viso di Keenan si piega in un sorrisetto ironico.

    Keenan: Goditi pure il tuo ultimo turno..

    La telecamera si sposta, mostrandoci il suo interlocutore.

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    JW Parole coraggiose, per qualcuno che sta per tornare a 0.

    Jean Wilson prende posizione dietro la linea di tiro. La sua freccetta, di colore giallo, danza lentamente avanti e indietro nella sua mano, un paio di volte, prima di prendere il volo. 13. Il display passa da 213 a 228.

    Keenan: Dicevi?

    JW Dovevo solo allinearmi. Ho ancora due freccette.

    Jean Wilson stringe gli occhi, prendendo la mira.

    JW Ma ne basterà una.

    Detto questo, la ragazza lascia partire la freccetta… che si conficca nello spicchio sotto il numero 20. A una manciata di centimetri, però, dal tratto corrispondente a 20 doppio. Sul display, il punteggio passa a 248.

    Keenan: Strike due.

    JW Il terzo è per te.

    L’infermiera allinea meglio i piedi nell’area di tiro, chiude un occhio. La freccetta oscilla leggermente nella sua mano, quindi prende il volo verso la metà superiore del tabellone… ma più a destra rispetto allo spicchio del 20. 18. E, quindi, 266. Jean Wilson, che aveva già un’espressione di trionfo sul volto, abbassa rapidamente le braccia, sbuffando. Quindi, si volta verso Keenan, puntandogli un dito contro.

    JW Questo era un avvertimento per il prossimo turno, sappilo.

    Keenan sorride, un sorriso beffardo.

    Keenan: Apprezzo il tentativo. Tuttavia, mi spaventeresti di più minacciandomi di farmi un prelievo, se è questa la tua mira.

    La Wilson colpisce con un pugno alla spalla Keenan, che ridacchia. Il nativo della Georgia recupera le proprie freccette, verificando che la punta di nessuna si sia piegata.

    Keenan: Ti ho mai detto che un mio vecchio collega era anche giocatore di freccette, a tempo perso? Ha partecipato in più competizioni, anche internazionali, se non ricordo male.

    JW No, non lo sapevo. Era un tuo amico?

    Keenan non risponde, ma la sua espressione lo fa al posto suo.

    JW Avrei dovuto immaginarlo. Quante volte ve le siete date?

    Keenan: Un paio. Alla prima, gli ho slogato una spalla.

    Keenan si mette in posizione, con le gambe tese e parallele. Tiro preciso. 20 punti. 288 totali.

    Keenan: Alla seconda, credo ne sia uscito con una distorsione alla caviglia. Non ne sono pienamente certo. In ogni caso, si è ritirato due incontri dopo.

    Jean Wilson alza platealmente gli occhi al cielo, provocando una risata di Keenan.

    Keenan: Te l’ho già detto, non posso escludere di avervi mandato qualcuno in reparto, in un’occasione o nell’altra.

    JW Precisamente la ragione per cui sono diventata infermiera. Aiutare idioti incapaci di risolvere i conflitti fuori da un ring.

    La ragazza sospira.

    JW E’ stato questo tuo collega ad insegnarti a giocare a freccette?

    Keenan: Oh, no, no.

    La seconda freccetta di Keenan prende il volo. JK ha mirato al 13, per chiudere la partita. La freccetta, però, si conficca a lato dello spicchio mirato. 0 punti.

    JW Si vede.

    Keenan ridacchia. Prende l’ultima freccetta, si mette di nuovo in posizione.

    Keenan: Non preoccuparti, si può imparare anche ad Atlanta.

    13 punti. La freccetta atterra proprio nel mezzo dello spicchio, dove è più largo, e la macchina si illumina a colori rosso e giallo, proclamando silenziosamente a tutto il pub la vittoria di Keenan. Quest’ultimo si volta verso Jean Wilson, un sorrisetto tatuato sul volto.

    Keenan: Mi dispiace averla chiusa, ma qualcuno aveva parlato di un avvertimento per il prossimo turno. Sempre meglio prevenire.

    JW Sei uno stronzo.

    Keenan ridacchia.

    Keenan: Già sentita, questa.

    Jack Keenan recupera le proprie freccette dal tabellone. I due raccolgono un boccale di birra ciascuno, andando a sedersi ad un tavolino libero, poco lontano.

    Keenan: Riprendendo qualcosa che stavi accennando prima… mi sono reso conto di non averti ancora chiesto la ragione per cui sei diventata infermiera. E’ sempre stata la tua vocazione?

    Jean Wilson sorride.

    JW In realtà no.

    Keenan si limita a rispondere con una espressione interrogativa, lasciando continuare la ragazza.

    JW Quando ero più giovane, sognavo di diventare una pianista.

    Keenan attende qualche istante prima di prendere la parola.

    Keenan: Poi cosa è successo?

    JW Mio padre lavorava in una banca. Poi, beh, è arrivato il 2008. Lui ha perso il posto e io ho realizzato che la scuola per infermieri sarebbe costata molto meno del conservatorio. E mi avrebbe assicurato un posto di lavoro più sicuro.

    Keenan: Mi dispiace.

    La ragazza sorride di nuovo.

    JW Non devi. Diventare infermiera era comunque un buon secondo posto. Non l’ho mai sentita come una rinuncia.

    La ragazza beve un sorso di birra, svuotando il proprio boccale.

    JW E poi, non ho mai smesso di suonare. Non ne ho fatto un lavoro, ma è rimasta una passione.

    Jean Wilson flette leggermente le dita.

    JW Inoltre, se lo vuoi sapere, le dita da pianista sono molto adatte a maneggiare siringhe.

    Keenan: Ma non freccette.

    JW Zitto.

    Keenan torna serio.

    Keenan: Sarei curioso di sentirti suonare, prima o poi.

    Jean Wilson si sporge leggermente in avanti.

    JW Chissà, potresti averne l’occasione. Dipende da quello che offri.

    Con un cenno del capo, Keenan indica il bancone alle proprie spalle.

    Keenan: Un altro giro può bastare?

    L’infermiera lascia cadere lo sguardo sul proprio orologio da polso.

    JW No, grazie. Domani attacco presto, è ora che io rientri.

    La ragazza spinge lontano da sé il boccale vuoto. La sua mano si sposta quindi, appoggiandosi sull’avambraccio di Keenan.

    JW Diciamo che, per un pezzo, ti saranno sufficienti i giri che hai già offerto.

    Keenan: La prendo per una promessa.

    JW Lo è.

    Keenan: Ottimo.

    Keenan si scosta leggermente per alzarsi e raccogliere il proprio cappotto dalla sedia.

    Keenan: Hai ragione, si è fatto tardi. Ti riaccompagno.

    JW Grazie.

    Anche la ragazza si alza, prendendo una giacca lunga ed una sciarpa. I due lasciano sul tavolino i boccali vuoti, quindi si dirigono verso l’uscita del pub.

    (un po’ dopo)



    Inquadratura fissa su una strada secondaria, in un quartiere residenziale, illuminato a notte. Nessuno nei dintorni. Nessuno, se non due figure che vediamo avvicinarsi in lontananza, una più alta, la seconda più bassa, dai lunghi capelli biondi. Quello che arriva ai microfoni, delle loro chiacchiere, è un brusio indistinto – che si fa più forte e più comprensibile man mano che i due si avvicinano. Jack Keenan e Jean Wilson si fermano davanti ad una porta.

    JW Grazie per la serata, Jack. Sono stata bene.

    Keenan: Anch’io, Jean. A presto.

    I due si abbracciano per un paio di istanti. Jack Keenan si stacca dall’abbraccio. Le braccia di Jean Wilson rimangono strette attorno al suo collo. Keenan sembra quasi sorpreso davanti allo sguardo deciso della ragazza. L’infermiera si alza leggermente sulle punte dei piedi, avvicinando il proprio volto a quello del nativo di Atlanta… il quale, con delicatezza, la spinge all’indietro, allontanandola da sé. Jean Wilson stacca le proprie braccia dal suo collo.

    JW Che c’è..?

    I due secondi di silenzio che seguono sembrano decisamente più lunghi.

    Keenan: Io...

    Keenan boccheggia, come fosse alla ricerca delle parole.

    Keenan: Io… non posso, Jean. Mi dispiace.

    JW Perchè?

    Di nuovo quel silenzio.

    Keenan: Perchè sei molto più di quanto io meriti.

    Uno schiocco nel buio. Keenan si allontana all’indietro. Sul viso gli si dipinge una espressione sorpresa, sulla guancia un segno rosso, dove la ragazza lo ha colpito con uno schiaffo.

    Keenan: Jean...

    JW Non provarci, Jack. Non provarci nemmeno.

    L’espressione della ragazza è dura come la pietra. I suoi pugni chiusi, lungo i fianchi.

    JW Mi prendi per una stupida? Cos’è, la nuova versione del “non sei tu, sono io”?

    Keenan: No, Jean...

    JW Lo vedo, Jack. Vedo con quale facilità, dal nulla, diventi freddo e distaccato. Ma usciamo comunque da un mese, ormai. Non significa niente, lo so, ma speravo che almeno fossi abbastanza maturo da non inventarti una scusa del cazzo.

    Keenan: É la verità...

    JW Jack...

    Keenan: Lo è.

    Keenan sospira.

    Keenan: Ogni volta… ogni volta che una persona si avvicina a me, dopo un po’ di tempo se ne pente, Jean.

    JK fa un piccolo passo di lato.

    Keenan: Ne ho avuto un’altra prova giusto un paio di settimane fa.

    Il nativo di Atlanta scuote la testa.

    Keenan: É nella mia natura. Non so perché, non so quando, non so come… ma so che, se ti avvicini a me, prima o poi deluderò irrimediabilmente anche te. E ti perderò.

    Keenan espira a fondo.

    Keenan: É successo troppe volte, di recente. Non voglio che accada di nuovo. E potrebbe già essere successo, tutto sommato.

    Jean Wilson è rimasta in silenzio per tutto questo tempo.

    JW Ne hai così paura da rinunciare a priori?

    Keenan: Sì.

    JW Questo è ancora più stupido di quel che hai detto prima.

    Keenan abbassa lo sguardo.

    Keenan: Semplicemente… non voglio metterti i miei pesi sulle spalle.

    JW E se io volessi che tu lo facessi?

    Nessuna risposta. Jean Wilson muove un passo verso Keenan.

    JW E se io volessi che tu ti aprissi veramente con me, per una volta?

    Keenan: Non è quello che vuoi davvero, credimi.

    JW Questo ti chiederei di lasciarlo decidere a me.

    La ragazza si avvicina di un altro passo a Keenan.

    JW Ti ho detto qual è la mia massima aspirazione. Aiutare idioti incapaci di risolvere i conflitti fuori da un ring.

    La battuta strappa una risatina nervosa a Keenan.

    JW Non chiedo molto, Jack. Solo… parlami. Dimmi qualcosa di quello che senti. Di quello che è successo due settimane fa. Di quello che ti spaventa.

    Jean Wilson muove un altro passo, ora è di nuovo attaccata a Keenan.

    JW Fai almeno un tentativo.

    La ragazza appoggia una mano sul braccio di Keenan, facendoglisi ancora appresso. JK non muove un muscolo, rigido. Sul volto gli passa una ombra scura. Nessuno fa una mossa o dice una parola per almeno una decina di secondi. Alla fine, Jean Wilson scuote la testa.

    JW Senti, Jack, non posso attendere una vita. Vorrei conoscerti meglio. Vorrei fare un passo in più… ma, se tu non vuoi lo stesso, non rimarrò ferma ad aspettare una persona che conosco da poco. Lo capisci, questo?

    Lentamente, Keenan annuisce. Il suo sguardo è imperscrutabile.

    JW Se sei disponibile almeno a tentare, è il momento di dirmelo. Se te ne vai, sarà la tua risposta definitiva.

    I due si guardano per qualche secondo ancora. Quindi, con delicatezza, Keenan libera il braccio dalla stretta della ragazza e si avvia per la strada. Jean Wilson rimane ferma per un paio di istanti, quindi scuote la testa e si dirige verso il vialetto di casa. La telecamera segue Keenan, che si allontana a passo lento. Il suo sguardo è duro, ma qualcosa pare luccicare in un suo occhio. Tutto ad un tratto, Keenan si volta. La luce del lampione illumina un vialetto vuoto, una porta chiusa. Jack Keenan rimane fermo per un istante. Scuote la testa, si volta di nuovo. Questa volta non vediamo i suoi occhi. Si allontana definitivamente nella notte.
  13. .

    Just another Winter story – Part 3



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    Atlanta, Piedmont Park. Il manto erboso del parco è coperto da un sottile strato nevoso, che conferisce una luce diversa ai grattacieli della città, in lontananza. Alcune persone passeggiano per le strade che tagliano il prato, dei ragazzi si rincorrono, la (poca) neve che sono riusciti a raccogliere stretta nei pugni. Le telecamere non seguono nessuno in particolare, però, anzi si alzano, andando a sorvolare e passando attraverso la finestra di un attico che si affaccia sul parco. Ci accoglie ora un ambiente moderno e luminoso, nel quale troviamo una figura decisamente conosciuta in una situazione per lui decisamente insolita.

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    Jack Keenan, difatti, ha tra le proprie braccia un bambino. Il neonato, che non può avere più di due o tre mesi, sembra dormire, cullato dal Pain Deliverer – il quale, a onor del vero, non pare dimostrare grande esperienza nello stringere il bambino. Questo sembra spiegare lo sguardo preoccupato dell’uomo che sta osservando la scena.

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    L’avvocato ha la barba incolta e gli occhi segnati da leggere ombre scure. L’apprensione che traspare dal suo sguardo, in ogni caso, non si trasmette alla sua voce.

    Casey Keenan: Allora, zio Jack?

    Keenan rimane in silenzio per qualche secondo, come in contemplazione.

    Jack Keenan: E’ la cosa più bella che abbia mai tenuto tra le braccia.

    Casey Keenan ridacchia leggermente alla frase del fratello. Casey raccoglie il bambino dalle sue braccia, appoggiandolo poi con dolcezza nella sua culla e coprendolo con un lenzuolo azzurro. JK si affaccia a propria volta alla culla.

    Jack: Buonanotte, Arty.

    I due fratelli si allontanano dalla culla ed escono silenziosamente dalla stanza, spegnendo la luce. Solo una volta fuori dalla camera, JK torna a parlare.

    Jack: Nonno Arthur sarebbe stato orgoglioso, sapendo del nome.

    Casey Keenan sorride.

    Casey: Molto. E’ stato papà a suggerirlo.

    Jack: Mi sembra giusto, le tradizioni vanno rispettate.

    La risata di Jack Keenan si spegne quasi subito.

    Jack: E’ solo l’influenza di zio Jack o dorme sempre così tanto?

    Casey Keenan alza le sopracciglia. Il gesto accentua le piccole ombre attorno ai suoi occhi.

    Casey: Oh, di giorno dorme sempre come un angioletto. Deve pur compensare per la notte.

    Jack: Toccato un tasto dolente?

    Casey: Ti dirò, ho scoperto che qualche ora rubata al sonno per preparare memorie difensive non mi ucciderà. Certo, se aggiungi quelle passate a cambiare pannolini…

    Jack: Te l’ho già detto, dovresti prenderti qualche mese dal lavoro.

    Casey: Se volessi dire addio a qualsiasi barlume di lucidità, sì, perché no.

    Casey Keenan ridacchia.

    Casey: Ti ringrazio, Jack, ma davvero ne ho bisogno. Sto già delegando più di quanto mi fossi riproposto. E comunque, Arty ha Anne a completa disposizione 24 ore su 24. Non potrebbe desiderare attenzioni in più.

    Jack Keenan alza le mani.

    Jack: Okay, okay, come preferisci. Riconosco una causa persa quando ne vedo una.

    Casey: Grazie per il peluche, tra parentesi. Anche se penso che Arty sarà legalmente in grado di intendere e di volere quando sarà abbastanza alto da guardarlo negli occhi.

    Jack: Uh, figurati. E’ una sciocchezza. Sembra che debba aspettare che Arty sia maggiorenne per dargli i regali veri.

    Le sopracciglia di Casey Keenan si corrugano in uno sguardo vagamente inquisitore.

    Casey: Questo lo vedremo.

    Jack: Su, sappiamo entrambi che non potrete avere voi due ogni prerogativa. Lasciamo a zio Jack l’area di competenza di zio Jack.

    Jack Keenan ricambia lo sguardo con un sorrisetto beffardo.

    Jack: Che mi dici di Aaron e Paula? Come stanno prendendo la loro seconda vita da nonni?

    Casey: Mamma, se possibile, è ancora più presente di Anne. Ti giuro, in alcuni momenti sembra quasi che Arty stesso voglia chiedere un time-out.

    Jack Keenan scoppia a ridere.

    Casey: Quanto a papà, ovviamente è molto più contenuto, ma si vede lontano un miglio quanto sia orgoglioso e felice. Insomma, ha superato i 70 ormai, penso stesse iniziando a chiedersi se avrebbe mai visto un nipote.

    Jack: Non a caso per anni ti ho detto di darti una mossa.

    Casey: Nessuno ha mai detto che fossi la loro unica chance.

    JK ridacchia di nuovo.

    Jack: Io? Andiamo, Casey, non scherziamo.

    Casey Keenan fa spallucce.

    Casey: Se lo dici tu... comunque, perché mi chiedevi di mamma e papà? Non sei passato da loro?

    Jack: Non ancora, sono appena arrivato. Passerò a casa stasera o domani. Rimarrò qui qualche giorno, quindi si potrebbe anche organizzare qualcosa tutti insieme.

    JK dà una scrollata di spalle.

    Jack: Vi inviterei io, ma non credo che l’Holiday Inn sia la destinazione migliore per una delle prime escursioni di Arty.

    Jack Keenan muove qualche passo in direzione dell’uscita, seguito dal fratello.

    Jack: In ogni caso, ho portato qualcosa anche per te, Casey.

    Il Pain Deliverer si dirige invece all’attaccapanni e raccoglie la propria giacca, ma senza indossarla. Sotto la stessa è appesa una sacca che abbiamo già visto. Keenan la raccoglie, producendo un leggero tintinnio metallico. Sotto lo sguardo del fratello, Jack Keenan appoggia la sacca sul tavolo più vicino, quindi ne estrae il contenuto.

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    La cintura di TWC Tag Team Champion brilla alla luce della lampada che si trova sotto il tavolo. Per la prima volta, scritto a eleganti lettere sotto il logo della TWC, possiamo leggere il nome “Ecstasy of Gold” sul titolo. I fratelli Keenan studiano per qualche istante la cintura.

    Jack: Non so se ti fosse arrivata la notizia. Io e Lance abbiamo vinto queste, un paio di settimane fa.

    Casey: Complimenti. Sono molto felice per voi.

    Jack: … vorrei fossi tu a tenerla.

    Casey Keenan si volta di scatto verso il fratello. Sul suo volto sono dipinte almeno una decina di domande. Quella che esce dalle sue labbra tradisce la sua deformazione professionale.

    Casey: Non dovresti tenerla con te, per contratto?

    Jack: L’originale, certo. Quella deve sempre rimanere in possesso della TWC ed essere portata in giro e ostentata dai campioni. Tuttavia, devi sapere che, ogni volta che qualcuno vince una cintura, gli viene consegnata anche una replica.

    JK fa spallucce.

    Jack: Un grosso spreco di materiale, ne sono consapevole. Ma nel nostro business funziona così.

    Keenan si schiarisce la voce.

    Jack: In ogni caso, non c’è nessuna regola che mi obblighi ad averla con me. E io vorrei che la tenessi tu, se non è un problema.

    Casey: Perchè?

    Jack Keenan sospira.

    Jack: Perchè l’ultima volta che ho avuto un titolo come questo tutto è andato a puttane, Casey. Tutto. La mia vita personale, il lavoro, voi. E tutto lo ha fatto senza che me ne accorgessi fino a quando era quasi troppo tardi. Si può avere una seconda occasione, nella vita. Una terza? Non lo so.

    Keenan appoggia il proprio dito sulla cintura, con forza.

    Jack: Non mi sono tirato indietro dalla possibilità di vincere questa perché non posso tirarmi indietro dalle mie responsabilità. Perché penso di poter fare ancora qualcosa di buono, e questa mi può aiutare.

    Ora JK passa il dorso della mano sul Tag Team Championship.

    Jack: Sul lavoro porterò con orgoglio l’originale di questo pezzo di metallo e farò tutto quello che è in mio potere per tenerlo con me e dargli il lustro che merita. Ma, quando esco dall’arena e torno a casa, non ho bisogno di un costante promemoria di quello che ero, di una parte di me che potrebbe ancora esistere.

    Jack Keenan punta il proprio sguardo in quello del fratello.

    Jack: Perciò mi sentirei più tranquillo se questa la tenesse per me una persona fidata.

    Tra i due cala il silenzio per qualche istante, rotto da una nuova domanda di Casey.

    Casey: E perchè io?

    Jack: Perchè è giusto.

    Keenan stringe leggermente la mano a pugno.

    Jack: Ho passato metà della mia vita ad ignorare le tue alzate d’occhi, i tuoi commenti sarcastici, i tuoi rimproveri più o meno diretti. Ho sempre pensato che tu fossi invidioso dell’attenzione che mi veniva data e del fatto che tutto mi venisse permesso. E, naturalmente, ero invidioso di te. Per tutto questo ti ho già chiesto scusa. Il punto è che mi sono accorto tardi – troppo tardi – di come tu sia sempre stato, volontariamente o meno, la mia bussola morale.

    JK tossicchia leggermente per schiarirsi la voce.

    Jack: Hai sempre saputo meglio di me cosa fosse giusto e cosa no. Hai sempre saputo quando stessi danzando sulla linea di confine e quando avessi superato il limite. E sappiamo entrambi quanto io abbia ancora bisogno della mia bussola morale. Probabilmente ne avrò sempre bisogno.

    Il Pain Deliverer indica di nuovo la replica della cintura.

    Jack: So di chiederti molto. So che non hai bisogno di un altro bambino da tenere d’occhio. E so che forse non potrai mai fidarti di me fino in fondo. Ma proprio per questo sei la persona giusta.

    Jack Keenan si ferma. Cala il silenzio tra i due. Casey Keenan osserva il fratello con una strana luce negli occhi, quasi incuriosito.

    Casey: Sei cresciuto molto, Jack.

    Casey Keenan si passa la mano nella barba incolta. Il suo sguardo si sposta sulla cintura.

    Casey: Va bene, la terrò qui. La custodirò per tutto il tempo che ti servirà e te la restituirò non appena ne avrai bisogno.

    Jack: No. Non “quando ne avrò bisogno”.

    JK scuote la testa.

    Jack: Solo quando tu penserai di poterti fidare abbastanza di me da restituirmela.

    Casey Keenan annuisce lentamente. Nei suoi occhi c’è di nuovo quella luce di poco fa.

    Casey: Va bene, Jack. Te lo prometto.

    Jack Keenan annuisce a propria volta, allontanandosi leggermente dal tavolo su cui è appoggiata la cintura

    Jack: Grazie, Casey. Vuol dire molto.

    Tra i due fratelli cala di nuovo il silenzio. Anche questa volta dura poco, ed anche questa volta è Casey Keenan a romperlo.

    Casey: Senti, se hai ancora un po’ di tempo, c’è una proposta di cui vorrei parlarti.

    Jack: Certo.

    Casey Keenan raccoglie la cintura dal tavolo, portandola con sé verso una stanza, seguito dal fratello. I due entrano nella camera. La porta si chiude alle loro spalle.

    (un po’ dopo)



    Jack Keenan esce dalla casa ed il cancello si chiude dietro di lui. Bardato in un grosso cappotto, il Pain Deliverer si avvolge una sciarpa rossa intorno al collo. Un suo respiro profondo si tramuta in una nuvoletta davanti ai suoi occhi. Il membro degli Ecstasy of Gold prende una delle stradine che tagliano Piedmont Park, entrando nel parco. Lo seguiamo passeggiare per qualche secondo, superando un gruppo di ragazzini che corrono, lasciando le proprie impronte sul manto nevoso. Tutto ad un tratto, Jack Keenan si ferma in mezzo alla strada. Come la telecamera si avvicina, riusciamo a sentire un leggero suono di vibrazione. Il Pain Deliverer estrae il cellulare dalla tasca del proprio cappotto e legge qualcosa che non riusciamo a vedere sullo schermo. Quindi, porta lo smartphone all’orecchio.

    Jack: Ehi, ciao.

    Ricordi quel che mi hai detto qualche sera fa, sull’essere spaventato da te stesso?

    Jack Keenan corruga leggermente la fronte.

    Jack: Sì, lo ricordo.

    Io non lo sono.
  14. .

    Just another Winter story – Part 2



    28/12/2020

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    Una strada cittadina, illuminata da una sequela di luci di insegne e lampioni, coperta da un sottile strato bianco. Fiocchi continuano a scendere dal cielo, quasi impercettibili. Una macchina scura parcheggia davanti all’entrata di un pub, leggermente illuminata da un arco di lampadine e qualche debole luminaria natalizia. Il motore dell’automobile si spegne e ne esce una figura femminile, ammantata in un cappotto bianco come la sua pelle.



    Elektra Kellis si volta verso la macchina da cui è appena uscita.

    ELK:Era proprio necessario vestirsi così, eh? Devo davvero farmi vedere in giro, in un luogo pubblico, insieme a due individui del genere?

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    Dall’automobile escono ora anche due figure vestite interamente di rosso, con cappelli natalizi e una lunga barba bianca a coprire il volto… non abbastanza da non permetterci di intuire chi si celi sotto quelle barbe stesse.

    Keenan: A costo di ripetermi, direi che era un dovere morale. E poi, una volta tanto Lance ha un abbigliamento più adeguato alla sua età biologica.

    LM:Eppure sono ancora in grado di fare dei perfetti 720 corkscrew springboard reverse splash ad occhi chiusi. E non pensare di essere così lontano da me, giovanotto.

    Keenan ridacchia. Il Pain Deliverer tira fuori una sacca dall’automobile, quindi chiude la portiera. Getta un fugace sguardo al pub davanti al quale è parcheggiata la stessa. Sotto la barba, sembra intravvedersi un sorriso beffardo.

    Keenan: Effettivamente, mi sembra pienamente sensato. Dove altro potrebbe vivere?

    LM:In una gigantesca villa congrua al suo conto corrente?

    ELK:Quella sarà la seconda casa. E la terza. E anche la quarta probabilmente. Chissà quanto paga di tasse.

    ELK:Chissà SE le paga le tasse.

    Jack Keenan si dirige verso l’entrata del pub, per poi deviare leggermente a destra ed entrare invece da una porta a fianco di quella del locale. I due Babbo Natale ed Elektra Kellis fanno il loro ingresso nell’edificio e si ritrovano ad attraversare un lungo corridoio illuminato, prendendo poi le scale. Non passa molto prima di sentire Lance Murdock sbuffare in modo quasi ostentato.

    LM:Devo dire che avevo prospettive ben più interessanti per queste vacanze di Natale.

    Keenan: Considerala una visita di rappresentanza, se preferisci. Un piccolo antipasto della vita da campione di coppia, suppongo.

    LM:E io che pensavo che andare a parlare con i Drake o i Watchmen fosse più che abbastanza.

    Jack Keenan si ferma davanti ad una porta e suona il campanello. Dopo qualche secondo di attesa, si sente una voce da dietro la porta.

    TMP: Chi è??

    LM:Il fantasma del natale passato.

    ELK:E quello presente.

    I due osservano Keenan che scuote la testa ridendo.

    Keenan: Jack Keenan ed una coppia di idioti.

    TMP: NON CI CREDO!

    Ed ecco che la porta si apre.



    Temperance Deckard, sorella di Xander e Becky, apre ai tre, gli occhi spalancati e un grosso sorriso sul volto.

    TMP: Non ci credo!!!

    La ragazza invita i tre a entrare dentro con entusiasmo, e si mette la mano sulla bocca come a cercare di contenere l'entusiasmo.

    TMP: Jack, Lance, Elektra, oh mio Dio. Voi... volete fargli una sorpresa. Parliamo a bassa voce, sono tutti dentro.


    LM:Direi più che questa è una vendetta, una rappresaglia per l'anno scorso...

    ELK:Una sorpresa è esattamente ciò che vogliamo fare. Un po' di spirito natalizio, tesoro. Grazie, Temperance!

    La ragazza invita i tre a seguirla con lentezza.

    TMP: Vi piace il nuovo Crossroads? Vincent me lo ha regalato per celebrare la vittoria del TWC World Heavyweight Championship. Ha fatto lui un regalo a me. Ero troppo contenta. È il papà che ho sempre desiderato, ma non diteglielo. Sua madre ci ha tolto quello precedente e lo ha reso un bistrò, è una bastarda.

    Keenan: Non stai parlando del nostro attuale Presidente?

    TMP: Appunto, una bastarda.

    ELK:Hai sentito, Lan? Ha ricevuto un pub come regalo. Perché io invece non ricevo mai regali del genere?

    LM:Io credo nella parità dei generi ed una donna non dovrebbe essere alle dipendenze del suo uomo quindi perché TU non hai mai regalato a me un pub?

    ELK:Perché tra i due non sei tu quello ritirato che ha subito un'ovvia diminuzione nelle sue entrate?

    LM:Uh... Beh... Touchè. Mi sa che adesso sono nei guai, vero?

    La domanda cade nel vuoto, principalmente perchè il quartetto varca una porta, trovandosi nella sala principale del pub, decisamente affollato.

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    Vediamo Ben Roberts, Spoony e Street Dog Raymond che stanno preparando le birre dietro al bancone. Spoony sta cercando di bere dal rubinetto, ma Street Dog gli tira un coppino sul collo mentre Ben riempie altri due boccali.



    Vediamo Vincent Cross che fa un brindisi con Becky Deckard, un grosso sorriso sui loro volti.

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    E infine, a un tavolino, Xander Deckard e Noah Benson, scuri in volto, due boccali semi vuoti davanti a loro. Ecco che Temperance tossisce, e Lance Murdock si porta dinanzi al quartetto allargando le braccia.

    LM:Ehi! Ricordate quando voi banda di degenerati avete tentato un assalto natalizio alla mia abitazione? Beh, quest'anno ho deciso di ricambiare il favore!

    Elektra lo raggiunge, dandogli una giocosa gomitata nel costato.

    ELK:Tradotto in termini più umani: Sorpresa! E buone feste!

    La stanza è fissa a osservare gli Ecstasy Of Gold. Cross si alza, lentamente.

    VC: Non ci credo.

    ELK:Neanche io posso credere che Lancelot si sia presentato così in effetti. Per il resto, no big deal.

    LM:È tutto vero, grande uomo.

    VC: Bastardi.

    Cross si passa una mano sulla faccia.

    VC: Mi volete far commuovere, cazzo.

    LM:Vedere Lance Murdock fa quest'effetto a molte persone, ti capisco. Non sei certamente il primo!

    Keenan: Ciao, Vin. Non male il posticino, il cambio di gestione ha decisamente fatto bene.

    JK si toglie il cappello da Babbo Natale, usandolo a mo' di ventaglio. Il suo viso sembra arrossato per il caldo.

    Keenan: Okay, direi che questi hanno decisamente servito il suo scopo.

    A queste parole, tanto Keenan, quanto Murdock iniziano a togliersi giubba natalizia e barba finta, appoggiandoli su uno sgabello. Keenan indossa ora una camicia scura, Murdock una dorata che fa quasi rimpiangere il costume da Babbo Natale.

    Keenan: Dicevi di aver promesso di non bere birra fino a Zero Hour, no, Reg?

    Keenan tuffa le mani nella sacca che ha portato con sè, estraendone una confezione natalizia di 50 cl.

    Keenan: Va bene, portare birra in un pub è stupido quasi quanto pensare questa possa essere la tua prima post-PPV, ma, in fondo, che importa?

    Vincent ride leggermente.

    VC: Già, che importa?

    E poi si avvicina ai due.

    VC: VENITE QUA!

    Cross stringe Lance e Jack in un grosso abbraccio! Jack cerca di trarre il meglio dalla situazione in cui si trova, ma la sua mobilità è molto ridotta dalle birre che ha tra le mani e non sembra riuscire a scostarsi nè liberarsi, mentre Lance odia tutto questo e cerca di prendere la mano di Elektra per farsi aiutare, ma la ragazza gli fa la linguaccia e si limita a prendere la confezione di birre, porgendole a Ben Roberts, il quale inizia ad aprire la confezione. Cross prende i due sotto le proprie braccia e si gira, mostrandoli agli altri.

    VC: SIGNORI, I TWC TAG TEAM CHAMPIONS! UN BELL'APPLAUSO!

    Con eccezione di Noah e Xander, decisamente più contenuto, la sala prorompe in un bell'applauso per gli Ecstasy Of Gold. Keenan aggrotta le sopracciglia, sorridendo.

    Keenan: Immagino proprio che nessuno qui sia di Chicago.

    JK si guarda intorno.

    Keenan: Vi direi di fare lo stesso per il nuovo TWC World Heavyweight Champion, ma credo di arrivare decisamente tardi per questo.

    Keenan si volta verso Cross, liberandosi dalle sue grinfie e battendogli una mano sulla spalla.

    Keenan: In ogni caso, complimenti, Vincent. Te lo sei meritato

    LM:Congratulazioni, bello. Spero tu te lo possa godere più di quanto abbiamo fatto noi due.

    I tre quindi si accomodano.

    (Un po' dopo)



    Cross prende un altro sorso di birra.

    VC: E quindi prendo Travis, e non so se abbia messo su massa per l'incontro, ma non me lo ricordavo così pesante, e non so come riesco a schiacciarlo sull'acciaio. Ve lo giuro, era da un po' che non sentivo di star combattendo così tanto non per un titolo, ma per la mia stessa vita. Neanche Jordan, Thaurissan o White ci erano riusciti. Quel figlio di puttana di uno scozzese...

    Lo scenario è cambiato. Cross è al bancone assieme a Jack, Lance e Raymond, con Ben dietro il bancone. Spoony sta riposandosi in posizione del loto accanto a un tavolino, mentre Xander e Noah rimangono più distanziati dagli altri, ma sempre al bancone. Keenan si guarda intorno, alzando teatralmente gli occhi al cielo.

    Keenan: Per curiosità, quante volte avete già sentito questa storia?

    BR: E non sei ancora arrivato alla parte in cui Travis lo guarda con occhi assassini!

    SDR: E le sue braccia che lo stanno privando della vita mentre gli si stringono attorno.

    Keenan sospira.

    Keenan: Siamo davvero certi che i Rossen e i Murdock non siano imparentati?

    LM:Quello sì che sarebbe uno shock, altro che BBB e Sanshkin. Tuttavia considerando le mie origine discretamente umili lo vedo improbabile.

    Cross sorride.

    VC: Credo sia l'unica cosa umile al riguardo di Lance Murdock dal suo debutto in federazione.

    Keenan: Si potrebbe quasi parlare di compensazione.

    VC: E comunque Travis non apprezzerebbe quanto lo state sottovalutando in questo momento, ricordatevelo.

    BR: Mi sembra che tu ne sia uscito bene. Il solito lamentoso.

    Ben prende il bicchiere vuoto da Cross e inizia a pulirlo.

    VC: Tu sai com'è affrontare Travis Miller.

    BR: E lo rifarei, io.

    SDR: Non ci aspettavamo frase diversa da te.

    Al tavolino poco più vicino Temperance sta conversando con Elektra e Becky.

    ELK:Ho visto il tuo match contro Viola, davvero niente male devo dire. Le hai dato una bella lezione.

    BD: È stato il modo migliore per tornare in federazione, senza dubbio.

    ELK:Devo dire che mi ha sorpresa la tua amicizia con Samantha. E' un tipo alquanto... bizzarro. Non capita spesso che qualcuno al di fuori del loro circolo voglia passare tempo con loro, credo.

    BD: Samantha è molto più tranquilla di quanto pensate, davvero.

    ELK:Ho avuto modo di scontrarmici un paio di volte e me la ricordo decisamente il contrario di come la descrivi. Ma in fondo chi sono io per giudicare? Ti prenderò sulla parola.

    Temperance se la ride.

    TMP: Samantha Hart è tranquilla solo dopo due iniezioni di sonnifero!

    Becky sbuffa.

    BD: Tu non mettere becco, Temmie. E tu Elektra... potresti tornare per verificare di persona. E magari vedertela contro la sottoscritta, mi piace andare a caccia di veterane. Soprattutto considerando che le veterane TWC sembrano essere tutti afflitte dalla sindrome della bellezza assoluta.

    ELK:Esagerata! Il fatto che fossimo le prime magari ci dà una certa aurea ma sono solo un fantasmino pallido. Specialmente a quei tempi. Non hai idea di quanto mi piacerebbe tornare nel quadrato, non c'è notte che non lo sogni... Ci sono così tante incredibili atlete con le quali mi piacerebbe scontrarmi. Siete messo decisamente meglio rispetto a quando me ne sono andata. Purtroppo se voglio continuare a camminare il sogno non può essere trasportato nella veglia.

    Becky sospira. Temperance si incupisce e si mette le mani sotto il mento.

    TMP: Sarebbe un mio Dream Match! Peccato...

    BD: Immagino che questa proposta di stare lontano da Lance per avere a che fare con la sottoscritta non ti alletti molto. E dire che sembra molto più preso da Jack che da te.

    ELK:Sono davvero lusingata ma sono felice così, grazie. La luce dei riflettori ormai iniziava a darmi fastidio ed ormai del mio ruolo da roadie per tenere a bada quelle due teste calde non c'è particolarmente bisogno. Mi sentivo fuori posto sotto le telecamere, ma solo perché non è più sotto i riflettori non vuol dire che il nostro rapporto si sia incrinato. Anzi, quest'anno è stato forse il più pacifico e gradevole che abbiamo mai avuto. Non ricordo quand'è stata l'ultima volta che siamo stati in grado di goderci così tanto tempo insieme a casa, nella tranquillità.

    Elektra getta uno sguardo verso il marito.

    ELK:Per quanto riguarda Jack... Ben venga qualcun'altro disposto a caricarsi del peso di Lance Murdock! Non ho nulla da temere. Anche se ormai inizia ad essere difficile evitare tutte le fan art e fan fiction a tema sugli EoG.

    BD: Peccato. Ma ehi, per una come te valeva la pena tentare.

    ELK: Assolutamente!

    Le due brindano, mentre al bancone Jack sospira.

    Keenan: Perdonami, Reg, mi ricorderesti ancora quanto fosse pesante Miller? Pochi minuti fa mi pare fossi arrivato a 2 metri e 50 di altezza per 180 chili di muscoli, sbaglio?

    Cross alza gli occhi al soffitto, sospirando.

    VC: Nemesis 2018, poi vieni a dirmi quanto sia poco pericoloso Travis Miller.

    LM:Per non parlare dell'edizione 2019 dove ha completato il lavoro ai miei danni.

    Keenan: Stiamo pur sempre parlando di un incontro che ho vinto.

    VC: Beh, Travis è arrivato più vicino a finire il regno di Jack di chiunque altro.

    LM:Modestamente però serviva decisamente qualcosa in più per rompere quel regno.

    Keenan: Una decina di scale?

    LM:Non mi sembrava fosse un problema a Night of Gold. O durante il Medal of Honor.

    Keenan si limita a fare spallucce. Cross sorride, prendengo un altro sorso di birra.

    VC: Beh, Tag Team Champions, mi sembra che per un team di persone che si è uccisa per un titolo mondiale vi state trovando decisamente bene.

    Keenan rivolge a Cross uno sguardo divertito.

    Keenan: Considerando le premesse, sì, direi che poteva andare peggio.

    LM:Decisamente. E' stato comunque un bel momento vedere tutto il pubblico apprezzare i tuoi sforzi e gioire con te per il compimento di un percorso. Dopo tutti questi anni non perde ancora il suo effetto.

    Jack guarda perplesso il suo partner che annuisce vigorosamente.

    LM:Ma questo è soltanto l'inizio, adesso comincia il lavoro vero, da veri e propri ambasciatori della divisione di coppia. Sperando di non dover mai più avere a che fare con Montoia e gli altri ceffi. Due ppv in un solo anno solare sono più che abbastanza per un'intera vita, grazie.

    VC: Gli dai troppa importanza.

    Una leggera ombra sembra passare sul volto di Keenan.

    Keenan: Su, lasciamo il passato al passato e il futuro al futuro almeno per il momento, Lance.

    LM:Questo è un buon proposito al quale posso brindare.

    Keenan si volta leggermente verso il tavolino occupato da Xander Deckard e Noah Benson.

    Keenan: Lo stesso consiglio vale per voi. Ogni scontro tra noi e i Predators, Zero Hour... che ne dite di lasciarlo al passato, almeno per stasera? Venite a fare due chiacchiere. Come state?

    Noah e Xander sbuffano in contemporanea, poi si guardano di sottecchi.

    XD: Non c'è molto da dire. Io sto uno schifo.

    Keenan: Hai fatto una lavanda gastrica, voglio sperare.

    XD: Anche per quello sto uno schifo.

    Keenan: Uno schifo è comunque meglio di "distributore di gasolio umano", no?

    XD: Immagino di sì.

    Xander sospira.

    XD: È tutto finito. John ha chiuso ottenendo quello che voleva, e un altro reperto TWNA lascia le scene e si porta un pezzo di tutti nel processo.

    LM:Nonostante tutto mi mancherà scontrarmi con i Predators, ormai avevamo basi solide. Ed è sicuramente un peccato che l'ultimo scontro tra noi sia finito così.

    XD: Mancheranno anche a me. Abbiamo elevato la divisione di coppia così tanto da spingere Virgil a far rinascere i titoli, non è una cosa da poco.

    Xander sospira.

    XD: Spero solo che sia in pace.

    VC: Hai detto tu che era quello che voleva. Credo sia stato giusto così.

    BR: Ma vi sentite? Ne parlate come se fosse morto. Non è successo niente.

    Keenan: Nulla di nulla. Del buon vecchio filo spinato in faccia non ha mai fatto male a nessuno.

    LM:Caro vecchio filo spinato in faccia. Niente ti batte!

    Ben Roberts si rivolge a Keenan.

    BR: Disse quello che conosce Chris Drake.

    Keenan: Sbaglio o con questo stai cercando di darmi ragione?

    Ben trattiene una risata, poi si rivolge a Noah.

    BR: Pure tu, Noah. Smettila di fare quel broncio.

    NB: Sono stato eliminato per primo.

    BR: Solo perché ti ha preso alle spalle.

    VC: E poi gli hai reso tutto con quel calcio nelle palle.

    LM:Avrai ben altre occasioni durante la tua carriera per tenere quel broncio con giusta causa, ma oggi non è una di quelle. Prova a vederti il titolo del mondo scippato dopo qualche minuto.

    Keenan ridacchia.

    Keenan: Decisamente confortante, bravo Lance.

    JK sorride all'indirizzo di Benson.

    Keenan: Noah, stai parlando con due delle persone più ambiziose che abbiano mai poggiato piede in TWC, probabilmente. E, con tutta la nostra cieca determinazione, io e Lance ci abbiamo comunque anni per arrivare in cima alla montagna. Avrai altre occasioni, non ti preoccupare. Prendi quel che è successo a Zero Hour come un modo per saggiare il terreno e capire se soffri di vertigini, prima che sia troppo tardi.

    Il Pain Deliverer si guarda intorno, compiendo un circolo con la mano, a indicare Cross, Roberts, Raymond e il resto della compagnia.

    Keenan: E, in ogni caso, se ti è di consolazione, ricorda che partirai sempre da un gradino più in alto di quanto non avessi fatto io, finchè hai persone di cui puoi fidarti attorno.

    Noah prende un altro sorso.

    NB: Se lo dite voi.

    Sbuffa.

    NB: Ma se Thunder prova a mettersi in mezzo un'altra volta io lo spacco di botte.

    VC: Ecco, questo è un buon proposito.

    LM:Non credo ci sia qualcuno sulla terra contrario all'idea di vedere Thunder mazzuolato.

    Murdock getta uno sguardo verso il tavolo delle signore.

    LM:Perdonatemi, vado a controllare cosa sta succedendo lì. Pochi minuti dopo essere entrato qui mi sono ritrovato in debito di un pub, meglio prevenire altri danni. Poi Becky mi sembra un po' troppo vicina per i miei gusti.

    Murdock si allontana dal gruppetto. Xander Deckard e Noah Benson tornano a ritirarsi nel proprio semi-mutismo, mentre Ben Roberts e Street Dog Raymond afferrano un paio di stecche e si dirigono verso un tavolo da biliardo. Quanto a Spoony, sembra piombato in uno stato ascetico di qualche genere. Al bancone rimangono solo Jack Keenan e Vincent Cross. Keenan beve un sorso di birra, quindi sospira.

    Keenan: Insomma, Vincent.

    Keenan si ferma per un istante. Sorride.

    Keenan: Ce l'hai fatta.

    Cross sorride a propria volta.

    VC: Sembra proprio di sì. E posso dire lo stesso di voi. Io entro nell'olimpo dei campioni del mondo, voi dei campioni di coppia.

    Cross allarga il proprio sorriso.

    VC: Niente male per il primo a essere apparso a Indoor War, non trovi?

    Keenan ridacchia.

    Keenan: Speravo che, almeno ora che sei campione, ti lasciassi alle spalle questa vanteria inutile. Dovrei ricordarti che il primo a essere apparso, ad esempio, in TWNA fu Tidus?

    JK scuote la testa, ma la sua espressione torna seria, stemperando la battuta.

    Keenan: Ho pensato molto a quel che mi hai detto un paio di settimane fa, Vincent. Probabilmente hai ragione tu.

    Il Pain Deliverer sospira.

    Keenan: Devo davvero lasciar andare.

    Cross rimane in silenzio qualche istante, come per pensare alla risposta. Poi sospira.

    VC: Beh, se questo è quello che senti di volere davvero, allora sono contento tu abbia deciso così.

    Keenan annuisce, rimanendo in silenzio per qualche istante. Il Pain Deliverer va quindi a raccogliere, dallo schienale della propria sedia, la sacca da cui prima ha estratto la confezione di birra. Notiamo ora che la sacca non è vuota. Keenan picchietta leggermente con una nocca sulla stessa, producendone un suono metallico.

    Keenan: Non serve ti dica cosa ho qui.

    VC: Basta che non la sporchi come i No More Heroes.

    JK congiunge le proprie mani davanti al suo volto.

    Keenan: Penso di essere cresciuto rispetto all'ultima volta. Di aver imparato qualcosa. Quanto, non lo so. Credo abbastanza, ma non posso accontentarmi delle mie stesse convinzioni. Non stavolta, non ancora. Ho bisogno di garanzie.

    Keenan lancia uno sguardo significativo a Cross.

    Keenan: Non sono mai stato capace di fidarmi acriticamente, Reg. Tuttavia, negli ultimi tempi non mi hai dato ragioni per pensare di non potermi fidare di te. Non smetterò di tenere d'occhio la situazione, naturalmente... ma perchè la cosa non può essere reciproca?

    JK inspira a fondo.

    Keenan: Quello che intendo è che, se succedesse di nuovo... se ricadessi... se il Kingpin dovesse rifarsi vivo... avrò bisogno di qualcuno che mi conosca abbastanza da accorgersene per tempo, e che io sia pronto ad ascoltare.

    Il campione di coppia si protende verso Vincent Cross.

    Keenan: E, se fosse troppo tardi o inutile... che sia abbastanza forte da fermarmi con ogni mezzo necessario.

    Keenan guarda negli occhi l'ex rivale di una vita.

    Keenan: La cintura che porti alla vita comporta delle responsabilità. Questa è una di quelle. Puoi essere tu quell'uomo, Vincent?

    Cross sembra pensarci ancora una volta.

    VC: Idiota.

    Poi prende un sorso di birra, mentre Keenan lo osserva esterrefatto.

    VC: Il fatto che tu possa anche solo pensare di poter ritornare quell'uomo mi offende, davvero. Andiamo sul TWC Network a recuperare il Keenan che chiedeva a Murdock di rispettarlo, dai. Chiediti cosa mancava a quel Jack. Così vincente, sì, eppure così piccolo. Così solo. Eravamo tutti più piccoli, allora. Oggi schiacceresti il te stesso del passato, Jack. E se tu tornassi a quei giorni...

    Cross prende un altro sorso di birra.

    VC: Io ti schiaccerò, e non mi servirà nemmeno "ogni mezzo necessario". Ho giurato a me stesso che mai più avrei permesso a me stesso o ad altri di ritornare ai punti più oscuri della loro vita. Abbiamo perso Beverly Bailey per questo. Stavamo per perdere Eddie Jordan per questo. Stavamo per perdere Kevin, Alice, Ayumi Nick, Leon, e me. Stavamo per perdere tutti. E adesso che anche Elizabeth sembra essere in un luogo oscuro, non posso che sperare di potermi fidare di Kevin per tirarla fuori. Altrimenti...

    Il campione del mondo sospira.

    VC: Mai più. Mai più.

    Quindi fissa Keenan.

    VC: Quella cintura mi dona una grande responsabilità. La responsablità di essere uno standard, un valico. E ora che l'ho raggiunto intendo esserlo per tutta la vita. Non manderò tutto a puttane come una volta. Questo è un imperativo. E non consentirò ad altri di farlo. E se, come dici tu, Jack Keenan dovesse mandare tutto a puttane, un'altra volta...

    Cross prende un profondo respiro.

    VC: Allora non esiterei a schiacciarti con estrema perizia la testa contro il mat ring finché il tuo cervello non tornerà quello di adesso. Puoi contarci. Con te come con chiunque altro. Ma non ingelosirti, tu avrai un trattamento speciale.

    Keenan sorride e alza il proprio boccale verso quello di Cross.

    Keenan: Questo è precisamente ciò su cui contavo.

    Cross fa un brindisi.

    VC: A me che ti prendo a calci in culo.

    Keenan: A un brindisi che non avrei mai pensato di fare.

    I due bevono, poi poggiano i boccali sul bancone.

    VC: Se osi farlo perché perdi i titoli di coppia e Lance non ti soddisfa più e robe del genere giuro che ti faccio cadere un palazzo in testa per la tua stupidità, altro che Ultimate Pub Brawl.

    Keenan: E se tu riesci a mandare a puttane il tuo regno non scomodarti a prendere un nuovo pub, perchè ti farò crollare addosso quello. Spero tu ne sia consapevole.

    Le telecamere si allontanano dai due, il resto della conversazione si perde in un bisbiglio, cui si sovrappongono le altre in atto nel locale. Una inquadratura dall'alto ci mostra per qualche secondo ancora tutti i presenti nel bar, quindi il collegamento sfuma.

    Edited by The Hawk - 31/12/2020, 09:54
  15. .
    Superstar Of The Year
    1) + 4 Matt Thunder
    2) + 3 Vincent Cross
    3) + 2 Lukas Sannhet
    4) + 1 Gregory Montoia

    Woman Of The Year
    1) + 4 Alice Angel
    2) + 3 Elizabeth Duval
    3) + 2 Ayumi Haibara
    4) + 1 Roxie Vektor

    Face Of The Year
    1) + 4 Eddie Jordan
    2) + 3 Randy White
    3) + 2 Kevin Manson
    4) + 1 Alice Angel

    Heel Of The Year
    1) + 4 Lukas Sannhet
    2) + 3 Matt Thunder
    3) + 2 Damien
    4) + 1 Jane Murphy

    Newcomer Of The Year
    1) + 4 Kaze
    2) + 3 Mr. Shepard
    3) + 2 Benjamin Walker (too soon, lo so, ma è un voto sulla fiducia)
    4) + 1 Cosmic Takuya

    Most Improved Wrestler Of The Year
    1) + 4 Denise Galanti
    2) + 3 Billy Mercer
    3) + 2 Elizabeth Duval
    4) + 1 Matt Thunder (di nuovo qui anche l’anno in cui è campione? Eh ragazzi, è più forte di me)

    Non Wrestler Of The Year
    1) + 4 Mr. Shepard
    2) + 3 Virgil Brown jr.
    3) + 2 Daniel Carson (nessuno pensa mai a lui, pikkolo ancyelo)
    4) + 1 Sylvie Rossen

    Comedy Wrestler Of The Year
    1) + 4 Samantha Hart
    2) + 3 Spoony
    3) + 2 Roxie Vektor
    4) + 1 Manhattan Project

    Partnership Of The Year
    1) + 4 Monolith
    2) + 3 CloudstellinaChaserspuntoesclamativo
    3) + 2 Watchmen
    4) + 1 Predators

    Show Of The Year
    1) + 4 Alpha Horizon – Night 1
    2) + 3 Zero Hour – Night 1
    3) + 2 War of Change – Night 2
    4) + 1 War of Change – Night 1

    Feud Of The Year
    1) + 4 Kaze vs Billy Mercer
    2) + 3 Elizabeth Duval vs Roxie Vektor
    3) + 2 Lukas Sannhet vs Leon Black
    4) + 1 Gregory Montoia vs Damien

    Match Of The Year
    1) + 4 Kevin Manson vs Eddie Jordan, Zero Hour (N1)
    2) + 3 Medal of Honor match, War of Change VI (N2)
    3) + 2 Vincent Cross (c) vs Randy White, Extreme Rules match, Alpha Horizon (N1)
    4) + 1 Ayumi Haibara (c) vs Jessica Morton, War of Change VI (N1)

    Promo Of The Year
    1) + 4 Viola e Alice tornano insieme, News from Indoor War
    2) + 3 Casa Manson,
    3) + 2 Confessions II: A moment slowly passing, News from Indoor War
    4) + 1 I 21 chilometri, News from Indoor War

    Shocking Moment Of The Year
    1) + 4 L’assalitore dei coniugi Manson è Jane Murphy
    2) + 3 Matt Thunder ritira Big Black Boom
    3) + 2 Damien cerca di impiccare Viola – Medal of Honor match, War of Change VI
    4) + 1 Landi posta effettivamente casa Manson

    Comedy Moment Of The Year
    1) + 4 Sam Hart vs The Syndacate – Zero Hour
    2) + 3 La prima Stunner di Roxie Vektor – Alpha Horizon
    3) + 2 Samantha Hart esce dall’ufficio di Virgil Brown jr. pulendosi le labbra – Indoor War #107
    4) + 1 Damien ruba 20 dollari a Gregory Montoia nel mezzo di un match – Medal of Honor, War of Change VI

    Theme Of The Year
    1) + 4 Skillet – The Resistance (Drake ‘n’ Hart Connection)
    2) + 3 Three Doors Down – Kryptonite (Gregory Montoia)
    3) + 2 Linkin Park – Forgotten (Noah Benson)
    4) + 1 Dead Souls – Kill the Past (Travis Miller)
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